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PdV Sesta partita

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2017 07:10
10/03/2017 12:49
 
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Alto Membro del Concilio
Dio della Guerra
The White Walker
Cap VI. Il leone e il Drago
Pdv Tywin Lannister e Aerys Targaryen

Lord Tywin stava sonoramente applaudendo la vittoria di Ser Gregor al primo turno della danza, dove un aitante Ser Brynden nulla aveva potuto contro la possenza della montagna. 
 "Non avrei potuto scegliere un campione migliore" pensò Tywin. 

All'improvviso un ragazzo gli si porse davanti, con un messaggio chiuso dalla ceralacca reale. Incuriosito, Tywin prese il messaggio e lo nascose sotto al mantello. Dopo aver ringraziato il corriere con una moneta di argento, si diresse con le sue guardie del corpo in un luogo più appartato, per leggere la missiva. 

In inchiostro nero, le poche parole vergate sulla pergamena lo chiamavano al cospetto del Re, che un tempo aveva già servito come primo cavaliere. 

"Informate il resto della delegazione che questa sera avrò un impegno. Voi due invece, seguitemi." Con queste parole Lord Tywin si diresse all'ala nuova del maniero di Harrenhal, dedicata ad ospitare la famiglia reale. 

Dopo pochi minuti, lui e due guardie del corpo arrivarono all'ingresso. Tywin non badò ai convenevoli quando si presentò ai soldati del drago posti davanti alla porta: 

"Sono Lord Tywin Lannister, protettore dell'Ovest e Scudo di Lannisport. Il Re mi ha convocato. Lasciatemi passare." 

Poi si rivolse alle due guardie in rosso porpora: "Voi due invece, aspettatemi qui."

"Maestà, Lord Lannister è qui." 

Erano trascorse alcune ore da quando aveva inviato Wessel Celtigar a intercettare Lord Tywin per convocarlo presso di sé. 
 Ore che Aerys aveva passato con un umore pessimo. Non aveva affatto digerito l'uscita di tutti i suoi cavalieri dalla Giostra, onta solo parzialmente riscattata dalle vittorie di Ser Arthur Dayne e di Ser Barristan nella danza. Rhaegar lo aveva deluso anche alla danza, lasciandosi sconfiggere da Quellon Greyjoy. Certo, il vecchio pirata seppure non più nel fiore degli anni restava un avversario temibile. Un energumeno dalla forza smisurata, ricordava bene le sue prodezze nell'Essos ai tempi della Guerra dei Re da Nove Soldi. Eppure, c'era qualcosa di Rhaegar che non gli tornava... Come se il figlio non avesse giostrato né combattuto al cento per cento delle sue possibilità. 
La voce del giovane Wessel lo aveva distolto dai suoi pensieri cupi. Si ricompose, sforzandosi di riacquistare tono austero. 

"Prego, fatelo entrare." 

Accompagnato con un sorriso da Celtigar, Tywin fece il suo ingresso nella sala dove il Re aveva fatto predisporre un ambiente atto ai ricevimenti formali. 
 Il Lord di Castel Granito aveva un viso indurito e severo, i capelli erano ormai scomparsi dalla sua testa, presenti solo come una folta criniera intorno alle tempie e fino alle guance. 
Nei suoi occhi un'espressione mista di curiosità e biasimo, di dovere e dubbio. 

"Accomodatevi, Lord Lannister. E' da tanto tempo che aspettiamo questo momento." 

Con un cenno della mano, il Re congedò il suo attendente e invitò Lord Tywin a sedersi. 
 I due si scrutarono con uno sguardo intenso, e per qualche secondo nessuno dei due proferì parola.

Tywin attese di udire il chiudersi della porta alle sue spalle, prima di fare un passo avanti. 
Si sganciò il pesante mantello di velluto porpora, ponendolo su un mobile all'ingresso. 

A quel punto, conscio dell'impazienza di Aerys, poggiò lentamente il ginocchio coperto di acciaio sulla dura pietra del pavimento, con un suono secco e nitido che rimbombò nel silenzio assordante della stanza. 

Ma Tywin non era uno stupido, e sebbene si divertisse a far agitare il Re, sapeva quale era il suo potere e la sua follia. Cercò di sciogliere la tensione usando il suo tono più mellifluo: 

"Mi avete fatto chiamare, Sire?"

Aerys rimase dispiaciuto dell'atteggiamento di Tywin, un atteggiamento che lo aveva colpito già la sera del banchetto. Era evidente che il Lord di Castel Granito covava un'ostilità mai sopita nei suoi confronti, e d'altra parte, come poteva fargliene una colpa? 

"Lord Tywin" disse con cortesia e con un sorriso, "vi ho fatto convocare sia per il piacere di ritrovare la vostra compagnia dopo così lungo tempo, sia perché c'è qualcosa di cui da settimane desidero mettervi a parte." 

Da quando era tornato ad Approdo del Re, da quando la sua mente aveva ripreso a funzionare lucidamente, Aerys aveva ripreso a guardare Lord Tywin con gli occhi di un tempo. 
 Come un Lord geniale, un comandante valoroso, un amico fidato. Colui che aveva gestito dieci anni del suo Regno in qualità di Primo Cavaliere, e ricordati fra gli anni di maggiore floridezza dell'ultimo secolo. 
 Di fronte al Lord di Castel Granito, soli, in quella stanza dove le etichette e le formalità erano una mera convenzione fra loro, Aerys mise da parte il suo consueto plurale maiestatis, sperando di acclimatare il suo interlocutore con dei modi amichevoli. 

"Vi anticipo che ciò che sto per rivelarvi può mettere a rischio la coesistenza dei Sette Regni e la pace del nostro Reame. Ma al contempo getterà luce su molti punti bui della nostra comune e, consentitemelo, non sempre felice, vicenda." 

Prendendosi una breve paura prima di continuare, il Re cercò di leggere nello sguardo di Tywin una qualsivoglia emozione, un sussulto, uno stato d'animo. 
Ma il Leone di Lannisport restava duro e imperscrutabile, sarebbe stato difficile superare la sua corazza. 

"Voi avete conosciuto due Aerys, meglio forse di chiunque altro... Nel bene e nel male. Non vi siete mai domandato perché? Percepisco la vostra ostilità, e non vi biasimo. Sono qui per darvi, dopo tanti e troppi anni, una spiegazione. Una possibile, spero, ammenda per ciò che avete sofferto a causa mia. Ma prima di andare avanti, vorrei conoscere il vostro stato d'animo nei confronti di questo nostro colloquio. Parlate sinceramente, Tywin. Siamo soli io e voi, qui. Faccia a faccia. Parlate con me, con il vostro amico di un tempo, non con il vostro Re. Ditemi ciò che pensate. E non mentite. Lo capirò."

"Solo i vili mentono, vostra Grazia. Il Leone ed il Drago sono animali nobili, e non hanno paura di esprimrsi liberamente o di prendersi ciò che ritengono loro." 

Lord Tywin capì che forse qualcosa era cambiato nel Re, più umile di un tempo, quasi spaventato. Decise che era il caso di assecondarlo e scoprire cosa aveva da rivelargli. 

"Tuttavia vi ringrazio per la libertà concessa. Parlerò liberamente." 

Tywin si sedette sulla sedia posta di fronte allo scranno reale, un sostituto indegno del trono di spade, che tanti anni addietro vide per l'ultima volta sotto le regali natiche di Aerys. 

"Sono amareggiato per le nostre incomprensioni riguardo a mia moglie Joanna. Tutti sanno che la desideravate per voi, e solo i sette sanno quanto lei ha patito il vostro affetto, che lei non ricambiava affatto. Lasciai il mio posto al vostro fianco, pricipalmente per allontanarla da voi, Sire." 

Le parole di Tywin volevano essere dure quanto sincere, quindi non si fece cura di addolcire la realtà dei fatti. Ma sapeva anche che avrebbe dovuto chiudere la sua chiosa con un concetto più allietante e propositivo, per il bene dell'Ovest. 

"Si tratta comunque di acqua passata. Mia moglie è morta mettendo alla luce il mio ultimo erede, e la sua anima non può più essere turbata da nessun mortale, neanche da un mortale che siede sul trono di spade. Desidero solo che la sua memoria sia onorata, e che i suoi sacrifici siano utili al benessere dell'Ovest."

Aerys ascoltò con attenzione le parole del Signore dell'Ovest. Aveva tralasciato altre situazioni ambigue e ostili fra loro due occorse negli anni, per concentrarsi su una, una soltanto. Joanna. 
Quanti imperi, quanti regni, erano finiti a causa di una donna? 

"Neanche io sono un vile, Lord Tywin. Ho amato vostra moglie Joanna, prima però che diventasse tale. Ma chi poteva non amarla? Era una donna mite, saggia, bellissima, aggraziata oltre ogni dire. Ubriaco per il dispiacere di essere stato incastrato da mio padre in un matrimonio infelice, mentre voi, il mio migliore amico, convolavate a nozze felici con una donna che amavo, non ho saputo trattenere la lingua e vi ho insultati entrambi..." 

La mente del Re corse a quell'episodio del banchetto nuziale fra Tywin e Joanna, quando Aerys, che aveva bevuto smodatamente, se ne uscì infelicemente asserendo come fosse un peccato che i suoi precedessori avessero abolito il diritto di prima notte. Si vergognò di essere stato tanto meschino, nei confronti di un uomo non solo leale e valido, ma soprattutto potente oltre ogni immaginazione. Che gesto stupido... 

"Ma Lady Joanna scelse Voi. Amava voi. Non ci fu mai dubbio su questo, anche se le chiacchiere di qualche menestrello impudente osano giocare su questioni cui non dovrebbero avvicinarsi. Ho sbagliato, Lord Tywin, mi sono comportato in maniera volgare. Per gelosia, sì. Gelosia della vostra abilità, della vostra felicità. Quanto è stato stupido tutto ciò da parte mia? E quanto sarebbe stupido perpetrare questo circolo vizioso, qui, ora, da parte vostra? Possono le mie scuse, fatte con umiltà da un uomo a un altro uomo, non da un Re a un proprio feudatario, aiutarvi a rendere meno aspro il ricordo di ciò che ho fatto?" 

Aerys fissò il proprio interlocutore intensamente, negli occhi azzurri di ghiaccio. Nel mettersi a nudo di fronte a un uomo cui aveva fatto del male, il Re sentì di aver riacquistato una grande forza interiore. In passato avrebbe negato ogni cosa, avrebbe accusato Tywin di lesa maestà o di qualsiasi altra cosa pur di mortificarlo, avrebbe detto che un Re non poteva sbagliare perché in quanto tale egli era ontologicamente infallibile. 
Anni fa, la sua debolezza interiore, la sua fragilità, lo avevano fatto comportare così e anche peggio. Ma oggi egli era un uomo nuovo. 
 La sua mente corse per un attimo alla sua cella dorata di Roccia del Drago, ai corpi carbonizzati dei suoi traditori, alla stanza incendiata e ridotta in cenere, e a quel "tu-tum-tu-tum-tu-tum" che gli era sembrato di percepire da quei gusci pietrificati che Rhaegar aveva voluto mettere vicino a lui, e di cui da allora non aveva avuto più notizie, lasciandone la gestione direttamente al figlio. 
Egli stesso, tuttavia, si sentiva come se fosse appena "nato", uscito fuori da uno di quei gusci. Come era possibile quella sensazione? 

"Per le sofferenze che ho inferto, volontariamente o meno, a voi e a vostra moglie io vi chiedo di perdonare il vostro Re, Lord Tywin. Per il bene del Regno e per la memoria di Joanna, che non possiamo onorare come meriterebbe perpetrando il dissidio fra noi. E questa sarà l'ultima volta che farò il suo nome, per non turbare la sua pace e perché so che così vi piace. 
 Ma per le sofferenze che ho patito io... E di cui ora vi metterò a parte... Chi verrà mai a chiedere scusa a me? Chi mi ripagherà di tutto il dolore che ho provato?" 

Aerys strinse il pugno con violenza, nei suoi occhi lampeggiava un'odio inestinguibile. 
Anche se i cospiratori erano morti, il pensiero che potesse esserci ancora nel Regno qualcuno a loro legato che ancora respirava non lo faceva riposare la notte. 

"Quel che sto per rivelarvi, milord, è un dato che noi gettiamo sulla mappa di questo Regno. E una volta gettato, non potrò trarlo più indietro."

Tywin osservò il Re cospargersi il capo di cenere con occhio attento. Voleva individuare in lui un segnale di menzogna, cercava una scusa per essere sgradevole nei suoi confronti, un motivo di litigio. 

Ma non ne trovò. Aerys sembrava sincero. Un momento di lucidità nella follia quotidiana, o il Re era davvero rinsavito? 

"Casa Lannister è uno dei pilastri fondamentali per garantire la pace e la prosperità del Westeros, Sire. Sono dispiaciuto che abbiate sofferto, e se vorrete mettermi al corrente della situazione, non potrò negarvi la dovuta assistenza."

Ormai era arrivato fin lì, e non poteva tornare indietro. Raccontare tutto a Lord Tywin era un rischio. E se ci fosse stato proprio lui dietro le azioni di Merrywheater e degli altri congiurati? 
 Lui più di chiunque altro ne avrebbe avuto motivo, per le offese e gli smacchi subiti in passato per l'agire della Corona. Ma qualcosa diceva ad Aerys che non era Tywin l'uomo dietro quelle azioni orribili. Qualcosa che non sapeva spiegarsi, che andava contro la logica e la ragione. 
 Quindi gli raccontò tutto. Gli raccontò della sua prigionia a Dragonston, del piano di Rhaegar di sostituirlo, delle azioni nefande del suo Concilio Ristretto, dell'avvelenamento suo e della moglie Rhaella, di come la sua follia fosse stata costruita, pilotata, al fine di allontanare le persone meritevoli come Tywin dalla corte sostituendole con mediocri e ambiziosi personaggi, che tutto avevano da guadagnare da un Re debole e incapace di intendere. 
 Gli raccontò della sua vendetta, di come la portò a compimento, di come si fosse sentito un uomo nuovo e rinato in mezzo a quelle fiamme che non avevano scalfito il suo corpo. 
Quando ebbe finito, sapeva di aver lanciato un dado di fronte agli Dei. 
 Se Tywin fosse stato dietro ciò che gli era accaduto, la guerra sarebbe scoppiata, tremenda, orribile, senza quartiere. Lui stesso non avrebbe trovato pace se non nella vendetta, piena e totale. Spero con tutte le forze che il Lord di Lannister fosse al di sopra di ogni sospetto, che si indignasse per ciò che aveva sentito, che circostanziasse tutte le offese ricevute dalla Casa Reale, e che comprendesse i motivi dell'agire folle di colui che mai folle si era dimostrato in precedenza. 

"Ebbene Lord Tywin, ora sapete tutto ciò che c'è da sapere. Penso che i vostri occhi possano testimoniare meglio di chiunque altro che ciò che vi ho detto è vero. Perché voi vedete, sapete, che io non sono colui che ricordavate. Sono semmai più simile a colui che un tempo chiamavate amico. So che non lo negherete, Tywin,"

Tywin rimase sorpreso dalle parole del Re, che come un fiume in piena si scagliava contro Merrywheater e il concilio. Dopo che ebbe finito, aspettò qualche secondo e rispose: 

"Maestà, non nego che le vostre parole abbiano senso. Ma le accuse che portate avanti sono molto pesanti, e non credo che fuori da Approdo del Re fossero arrivate voci di questo tipo. Certamente non a Castel Granito." 

A questo punto Lord Tywin capì dove voleva arrivare il Re. Denigrando il concilio ormai sciolto, era tempo di assegnare nuove cariche, e di circondarsi di nuove persone fidate. Tywin non era certo nuovo, ma evidentemente il suo essere fidato sopperiva a questa mancanza. 

Se il Re avesse distribuito cariche, Tywin doveva accertarsi che una fetta di queste andasse a casa Lannister, per difendere i propri interessi a lungo termine. 

"Non nego che sembriate cambiato. Se siete tornato quello che un tempo consideravo un amico, solo il tempo lo potrà dire." 

Tywin si avvicinò e tese la mano al Re. Un gesto riservato ai pari, rischiava di offendere la corona. Ma Tywin decise che sarebbe stato più sincero, verso una persona che aveva avuto gli occhi offuscati dalla nebbia per troppo a lungo. 

"Casa Lannister è disponibile a stringersi intorno alla corona, nel momento del bisogno. E io, Tywin, sarò felice di aiutarvi a scacciare il marcio che c'è ad Approdo."

Il Re si aspettava forse una reazione più viscerale alle rivelazioni che aveva fatto al Lord di Castel Granito. Qui non si parlava di semplici Lord che avevano deluso il proprio Sovrano, ma di cospiratori che avevano osato avvelenare i Reali, portandone l'uno quasi alla totale follia, e la sua consorte a patire innumerevoli sofferenze e aborti, e la perdita di svariati figli. 
Ma Aerys aveva una risposta per la freddezza di Tywin. Un Lannister paga sempre i suoi debiti. 
Non avrebbe ottenuto dall'uomo nient'altro che formalità e condivisione di un reciproco interesse, forse. 
Decise che per il momento gli andava bene così. Il tempo avrebbe deciso se c'era ancora spazio per altro, come giustamente Lord Tywin ebbe a rimarcare. 
Pur con un po' di ritrosia, tese la mano e strinse quella dell'uomo di fronte a lui. 

"La confidenza riservata a questo colloquio mi consente di stringervi la mano senza star troppo a pensare se sia giusto o no. Che gli Dei mi siano testimoni, sono venuto ad Harrenhal con l'intento di fare di voi il mio Primo Cavaliere." 

Aerys strinse la mano di Tywin con un sorriso sulle labbra. Dopotutto era il risultato, quel che contava. Al Lord dell'Ovest interessava guadagnare da quella posizione, per evitare che altre casate gli togliessero la sua posizione di potere. L'avrebbe fatto. Ma non da solo. 

"Da oggi tornate ad essere la Mano del Re, il suo braccio destro, quello armato intendo. Il suo Primo Cavaliere e Consigliere. Spero che in futuro vorrete valutare l'opportunità di diventare anche mio consuocero e padre di una Regina. Tempo fa da Casa Lannister mi pervenne la richiesta di sposare Rhaegar a Cersei. Forse è tempo che quella richiesta venga accettata."

Tywin strinse con decisione la mano del Re. 
Nell'ora del bisogno, la casa reale aveva scelto il Leone, per difendersi da attacchi subdoli e vili. 

"Casa Lannister farà la sua parte, Maestà. Accetto con piacere l'incarico che voi desiderate affidarmi, conscio che non sarà facile stanare i cospiratori. Dobbiamo aspettarci che dietro a Merryweather ci fossero altri, più muniti di conio e soprattutto di ambizioni. Cercherò immediatamente informazioni a riguardo." 

A quel punto Tywin lasciò la presa, e distolse gli occhi dal sovrano. Aerys aveva finalmente accettato la proposta di matrimonio, ma con qualche anno di ritardo. 
 Il Lord di Castel Granito aveva lavorato duramente per combinare quel matrimonio... prima che i due venissero separati da innumerevoli screzi. Al momento Tywin non avrebbe voluto separarsi da Cersei, ma non vi era nemmeno partito migliore di Aerys in tutto il Westeros. E forse anche oltre. 

"Per la questione delle nozze, sua Maestà, casa Lannister sarebbe onorata di mantenere i suoi impegni. Ma gradirei prima che mia figlia completasse la sua educazione e i suoi studi, per evitare di deludere vostra Grazia. Tra qualche anno, sarà la sposa impeccabile che meritate." 

Detto questo, fece un passo indietro ed un inchino, prese il mantello piegato sul mobile e volse l'ultimo sguardo della serata al Re, congedandosi. 

Iniziava la nuova ascesa di casa Lannister al potere.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
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