Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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PdV Sesta partita

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2017 07:10
02/02/2017 23:24
 
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Gawayn avanzava nella boscaglia. Il viaggio era stato lento e difficile. Lui era abituato a muoversi veloce, mischiandosi tra la gente comune mentre questa volta aveva dovuto seguire sentieri nascosti e lontano da tutto e da tutti. Era andata bene, o meglio, lo sperava. Quei quattro energumeni dell'Est che scortavano il forziere stonavano come un dorniano alla barriera. Gli altri due invece, il cavaliere e quell'uomo pallido e misterioso, erano più discreti e apparentemente sapevano come non dare nell'occhio. Il viaggio attraverso l'Uncino era durato quasi un mese, il doppio di quello che ci avrebbe messo da solo, ma alla fine ce l'aveva fatta. Era arrivato al cerchio di platani. Poteva scorgere tra i tronchi, in lontananza, la piccola radura che tanto amava. Incoccò una freccia a sonaglio e la lanciò al vento. Pochi attimi dopo due fischi fecero eco al rumore della sua freccia. Sorridendò riprese ad avanzare verso lo spiazzo.

"Gawayn, mio giovane amico, bentornato. Ti aspettavamo con ansia" esordì non appena lo vide un improbabile sacerdote dai lunghi capelli neri, alto ma ben piazzato, soprattutto in vita.
"Ryen" gli si fece incontro il giovane abbracciandolo, "quanto cazzo di tempo, quei quattro giargiani si notano a miglia di distanza ...è un miracolo se non ci hanno trovato!".
"Ma c'eri tu, ecco perchè sono qui sani e salvi" poi si rivolse ai nuovi arrivati "Benvenuti, prima delle presentazioni bevete. Bevete acqua o vino e mangiate pane salato. Poi parleremo" e tornò ad abbracciare il giovane non rpima di aver fatto segno a dei giovani di portare quanto promesso ai suoi ospiti.

Dopo circa una mezz'ora quasi tutto il gruppo della foresta era ammassato attorno ai nuovi arrivati e al carro, pieno di curiosità e speranza.
"Bene" incominciò il sacerdote pulendosi le mani in una tunica sgualcita. "Io sono Lotho Ryen, il pastore di queste pecorelle smarrite. E voi dovreste essere la nostra nuova speranza. Sbaglio?"
L'uomo pallido in veste nera sorrise. "Mi hanno chiamato in molti modi ma mai Speranza. Quelli sono" disse rivolgendo la mano ai quattro colossi dell'Est "..uno, due, tre e quattro... ma non si offenderanno se li chiamerete Hey tu. Qui alla mia destra c'è il vostro nuovo addestratore, una volta era Lord di un paesino più a nord, ora è Lord dei vestiti che porta. Rispettatelo e vi insegnerà a combattere, oltraggiatelo e vi insegnerà a morire. Si Chiama Lord Axe".
Il soldato fece appena un cenno e proseguì nel mangiare pane bere vino.
"Come promesso dai miei committenti sul carro troverete mezzo milione di dragoni d'oro, cento archi rinforzati e duecento spade"
I Quattrò scoprirono il contenuto e un brusio di stupore e soddisfazione prese piede tra gli uomini della foresta.
Partì un mandolino...
"Fratelli!!! finalmente è arrivato
il carico tanto agognato
ed ora, prima di festeggiare
con gentilezza dobbiam ringraziare
questo Lord dall'avversa sorte
e questo tizio che pare la Morte!!!"

L'uomo misterioso parve non gradire e dopo aver fissato un attimo il cantastorie si rivolse a Ryen. "Chi è il saltimbanco?". Lord Axe mise mano alla spada. Il silenzio ripiombò. Ryen cercò di intervenire ma il bardo partì lesto.

"Così mi offendete o signore
dritto dritto al mio onore
la mia lingua è tagliente ed acuta ho la mente
se non vuoi in culo un bel dardo
chiamami Mancelion, il Bardo"

Stavolta Ryen non si fece cogliere più di sorpresa e anticipando tutti urlò. "Ora che ci siamo presentati tutti, festeggiamo. Gawayn porta il vino speziato!!! E tu Mancelion suona per divertire non per tediare!!!". Il gruppo si mosse e i bicchieri danzarono, pieni o vuoti ma danzarono fino a mattino.

Un corvo parti dal Bosco del Re direzione Essos. Ryen, coricato su di un sacco i grano, vide l'animale spiccare il volo e soprattutto vide la direzione da lui intrapresa.
"Essos" mormorò.
"Si ma ...città libere... baia... o peggio..." aggiunse flebile il bardo, appoggiato al troco vicino, il mandolino al fianco e gli occhi chiusi.
Un sacerdote fissava il cielo a Est..
Un bardo faceva finta di dormire.
Un Lord decaduto affilava la spada da qualche parte li attorno.
Un cavallo con un uomo pallido e vestito di nero partirono lentamente dal bosco.
[Modificato da Mance 23/02/2017 19:02]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
07/02/2017 12:39
 
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Cap. 1. Prigioniero
Pdv Aerys
Tre settimane prima del Grande Torneo di Harrenhal

Il Principe

Sulla follia di Aerys della Casa Targaryen, Secondo del Suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame, marito infedele e violento, padre snaturato e geloso, molto si è detto e molto si è scritto, nelle ballate dei menestrelli e nelle cronache dei maestri.
Quel che non si è detto e che mai verrà scritto è che io, Rhaegar Targaryen, Principe di Roccia del Drago ed Erede al Trono di Spade, ho tradito mio padre, ho cospirato per spodestarlo e ne sono divenuto il carceriere.
Potrei dire che l'ho fatto per il bene del Regno, non è così che si giustificano tutte le ribellioni?
La verità è che l'ho fatto per me stesso, perché il mio Destino non si sarebbe potuto compiere se mio padre ci avesse trascinati tutti nel baratro, insieme con una storia di trecento anni.
E l'ho fatto per Rhaella, mia madre.
Non ho mai desiderato il potere, prima capire chi fossi e cosa le profezie si attendessero da me. L'Inverno sta arrivando ed io sarò il sole che scalderà e il Reame degli uomini quando il freddo li stringerà nella sua morsa. Così è scritto.
Eppure in nessuna delle profezie che ho letto, in nessuno degli orizzonti del cielo che ho fatto scrutare dai più preparati maestri e mistici del Regno, mai alcuno riuscì a cogliere una pallida ombra di ciò che nelle scorse settimane si è verificato.
Che i veggenti si siano sbagliati? Che colui che poteva distruggere la nostra casata sia infine la forza che la farà risorgere?

Il Valoroso

Tutto avvenne durante un Concilio Ristretto. Il Re Aerys II sogghignava sornione alle innumerevoli blandizie riservategli dal suo Primo Cavaliere, Owen Merrywheater. Questo patetico individuo faceva risuonare la sua fragorosa risata per ogni minima arguzia o battuta del Re, non importa quanto stupida o povera essa fosse. Ruffiani, adulatori, opportunisti. Facendosi coraggiosi nella loro avidità si erano avvicinati al Drago senza temerne più il soffio, manipolandolo, prendendosi gioco di lui, senza curarsi della caduta del Regno fintanto che nelle loro tasche entravano dragoni, terre, donne e onori. Ma il compito della Guardia Reale è quello di servire, non di giudicare. E per quanto sdegno Aerys potesse procurarci con il suo comportamento degli ultimi anni, noi avremmo continuato a servirlo, ciechi e muti fino alla nostra morte, se non ci fosse stata rivelata una verità capace di mettere in dubbio tutto il nostro operato. Una volta che sapemmo ciò che costoro avevano compiuto, per non non esistette più una scelta. Dovevamo agire, e quel giorno li arrestammo tutti spade in pugno.
Fu il Principe Rhaegar a metterci a parte del fatto che gli allora membri del Concilio, la Mano del Re Lord Merrywheater, Lord Qarlton Chelsted Maestro del Conio, Lord Lucerys Velaryon Ammiraglio Reale e Lord Symond Staunton Maestro delle Leggi, avevano cospirato per anni per entrare nelle grazie del Re spodestando casate ben più blasonate e uomini ben più meritevoli di loro.
Avevano incuneato come stiletti le loro velenose parole nella mente del Re, provata da lutti, rovesci e disgrazie personali che, a onor della verità, avrebbero provato qualunque uomo.
La morte prematura del Re Jaehaerys suo padre, il matrimonio infelice con la sorella Rhaella, reso ancora più freddo e insopportabile dagli innumerevoli aborti patiti dalla povera donna, erano stati colpi durissimi per la mente del Re, colpi che avrebbero avuto bisogno, per essere sopportati, dell'amore e dell'affetto sincero di chi si trovava intorno a lui.
Costoro invece avvelenarono la mente del Re con dubbi e insinuazioni, gli resero odioso agli occhi il figlio primogenito Rhaegar, che tutto aveva in sé per rendere orgoglioso il padre, lo allontanarono dall'amicizia e dal consiglio sicuro di Lord Tywin e dei suoi più fidati consiglieri e, nel far ciò, non si accontentarono di utilizzare le parole e le false lusinghe.
Per essere certi di centrare il proprio scopo, essi per anni somministrarono al Re Aerys un ignobile veleno, il Flagello del Cuore, ottenuto da alcuni rari funghi che non crescono sul nostro continente, ma che sono assai conosciuti a Essos. Gli effetti del Flagello del Cuore crescono col crescere del tempo cui si è sottoposti alla sua assunzione, agiscono sulla mente favorendo la depressione, il senso di alienazione, di solitudine, la rabbia e le emozioni violente. I sintomi di tale veleno ci sono stati a lungo sconosciuti, e mai saremmo stati capaci di identificarne gli effetti se non grazie alle conoscenze di un uomo... o forse dovrei dire meglio una persona, che è originaria per l'appunto del Continente Orientale.

L'uccellino del Ragno Tessitore

Non c'è vicolo ad Approdo del Re che non abbia orecchie. Gli scarichi delle fogne osservano, le finestre respirano, il passante che ti cammina accanto e finge di comprare una mela pende in realtà dalle tue labbra. La casualità non esiste, e chissà che colui che si china per raccogliere la borsa che ti è caduta in terra non ce l'abbia magari gettata egli stesso, per sbirciare la fattura della lama che porti sotto la camicia. In questo intricato dedalo di sotterfugi e intrighi, esiste una razionalità precisa. Tutte le strade riconducono a una matrice comune, tutti i fili a un comune tessitore.
Io sono uno dei fili del Ragno. O uno dei suoi uccellini, se volete.
Il mio Maestro non ci rivela nulla di quelli che sono i suoi piani, le sue valutazioni, i suoi scopi. Ognuno di noi non coglie che un effimero tassello del mosaico. Se catturati, non saremo costretti a dire ciò che non conosciamo.
Non so dire chi il mio Maestro preferisca fra il Re e il Principe. Non so per chi parteggi, se sia schierato, se abbia un fine nell'aiutare l'uno, o l'altro, o entrambi, o nessuno dei due.
Posso solo dire che per quasi sei mesi ho origliato dietro i muri, rannicchiato sotto i letti, ero lì dove le ombre si separano dalla luce, lì dove la vista cede all'oscurità. E ciò che ho scoperto vale un Regno, perché è incredibile ciò che gli uomini rivelano quando non temono di essere ascoltati.
Ero nascosto nelle ombre della Fortezza Rossa quando Rhaegar venne alla porta di Ser Arthur Dayne una notte, sconvolto, le mani tremanti per la rabbia, gli occhi vitrei, come se una verità inconfessabile avesse squarciato la sua anima in due.

“Lo avvelenano, Arthur... Da anni. Lui e mia madre... Tutti quei piccoli Targaryen mai venuti al mondo o morti nella culla... E tutto per l'avidità di un manipolo di miserabili.”

Allora capii che il mio Maestro lo aveva aiutato.
Tè della Luna, il più potente abortivo esistente nel nostro Reame, servito per anni alla Regina Rhaella come se fosse un rimedio contro le doglie e i dolori del parto.
Flagello del Cuore invece per suo marito il Re, diluito nel Latte di Papavero e servito a beneficio di un Re vessato da troppi dolori e da troppe angosce, allo scopo, dicevano questi cortigiani corrotti, di garantirgli un po' di quiete e riposo.
A lungo ho pensato che il mio Maestro covasse un sincero odio per il Principe Rhaegar. Forse un odio dettato dalla fascinazione di quest'ultimo per profezie, maghi, oracoli e magia, tutte cose che il Ragno disprezza sopra ogni altra cosa. Forse perché si deve a un Mago e alle sue arti oscure la mutilazione che ha fatto smettere il mio Maestro di essere un uomo. O almeno così ho sentito dire da qualche altro uccellino...
Eppure, nonostante la sua genuina antipatia per il Principe, stavolta il Ragno mi ha chiesto di aiutarlo. O forse semplicemente stava aiutando se stesso? Se aiutando Rhaegar si aiutano i Targaryen a mantenere intatta la propria dinastia, la domanda che mi faccio è: esisterebbe Varys il Ragno senza la dinastia Targaryen?

Il Folle

Hightower e gli altri membri della Guardia Reale ci presero mentre eravamo a Concilio. Ricordo che fecero irruzione nella Sala con le spade sguainate, che ammanettarono e incappucciarono Merrywheater e gli altri Lord ivi riuniti, ricordo che solo Pycelle e Varys furono lasciati andare.
Mentre venivano portati via, vidi mio figlio avvicinarsi verso di me. Il suo volto era triste.
Io ero frastornato, forse troppo basito per reagire, e le mani del Toro Bianco mi tenevano fermo in una morsa dalla quale non riuscivo a sottrarmi.

“Padre, perdonami. Presto, con l'aiuto degli Dei, starai meglio. Allora parleremo.”

Mentre il cappuccio di cotone grezzo calava su di me occludendomi la vista, ricordo che maledissi mio figlio, il giorno in cui venne al mondo, maledissi i suoi libri, la sua moralità, Connington e Dayne e tutti coloro che lo sostenevano, dissi che li avrei bruciati tutti, che li avrei sciolti nell'altofuoco fino all'ultimo.

“Aye, e poi piscerò sulle vostre carni liquefatteeeeeee!!! AHAHAHAHA! Si... Si, brucerete tutti! Brucerete tutti! IHIHIH! Mai sfidare il Drago... Il suo fuoco ti consumerà! OHOHOH! Hai sfidato il Drago... ora brucerai nella sua ira!”

Solo settimane dopo compresi dove ci avevano portato, perché restammo incappucciati per tutta la durata del viaggio.
Fummo imprigionati nel Tamburo di Pietra, la fortezza centrale di Roccia del Drago. Mio figlio aveva fatto allestire una grande cella di modo che sembrasse quasi la camera di un Lord.
Ci venivano serviti tre pasti al giorno, un attendente rispondeva a tutte le nostre necessità, ma non alle nostre domande sul perché fossimo lì, su quali fossero i piani di Rhaegar, su quanto sarebbe durata la nostra prigionia.
Interpellai più di una volta i Lord miei Consiglieri, compagni di prigionia, per chiedere loro cosa avessero fatto, come era possibile che una congiura di quella portata avesse potuto consumarsi sotto i loro occhi senza che se ne accorgessero. Biascicarono scuse e riprovevoli banalità, nel tentativo mal riuscito di placare la mia irritazione.
Rhaegar aveva fatto predisporre nella nostra cella un palchetto, illuminato dalla luce di Sette candele, sopra il quale erano riposte, all'interno di ceste foderate di velluto, tre grosse pietre... Avrei detto tre uova di Drago. L'ultimo Drago, una creatura scheletrica e malaticcia, debole nella struttura e con ali malandate, nacque centotrenta anni fa e morì poco dopo. Da allora le uova di Drago sono state poco più che esotici ornamenti di ricchi collezionisti decadenti.
Perché dunque mio figlio me le faceva trovare lì? Che senso aveva quel gesto? E dove le aveva prese?
Certo, anche io conoscevo le voci secondo le quali nei sotterranei di Roccia del Drago erano celate numerose uova di Drago, eppure nessuno le aveva mai trovate.
Passarono giorni interminabili.
Ogni nuova alba portava con sé una maggiore insofferenza nei confronti della compagnia cui mio figlio mi aveva costretto. Quelli che erano stati fino a poco tempo fa i miei migliori consiglieri, improvvisamente e inaspettatamente cominciavano a sproloquiare alle mie orecchie soltanto una serie infinita di banalità.

“Maestà, nessuno può resistere al Drago, vostro figlio il cospiratore se ne accorgerà presto vedrete!”, diceva l'uno.

“Quando i vostri Lord Protettori si renderanno conto dell'inganno di Rhaegar, sangue scorrerà a fiumi!”, incalzava l'altro.

“L'esempio di Duskendale non è bastato, serve un'altra punizione esemplare!”, insisteva un altro ancora.

“Tacete, per i Sette! Mio figlio non è uno sciocco, e vale più di voi tutti messi insieme. Aspettiamo quel che ha da dire prima di sproloquiare assurdità, in ogni caso qui siamo impotenti, non possiamo fare nulla se non attendere che egli si presenti a noi. I Lord Protettori non verranno in nostro aiuto, per loro un Drago vale l'altro, e probabilmente, nessun Drago varrebbe anche di più.”

La mia insofferenza nei confronti di costoro cresceva però stranamente la mia rabbia sembrava più controllata. Già dopo alcuni giorni mi resi conto che riuscivo a trattenermi, che pensavo più lucidamente, che apprezzavo il silenzio delle parole che favoriva la riflessione della mente, piuttosto che lasciarmi distrarre dal chiassoso starnazzare adulante di persone prive di concetti e di idee significative.
Provavo un'attrazione quasi magnetica nei confronti delle uova che mio figlio aveva posto nella nostra stanza. Mi ritrovavo a fissarle per ore e ore, quasi in stato di trance. Sentivo uno strano richiamo, atavico direi, un'ancestrale empatia che sembrava far vibrare quei gusci impietriti e la mia anima delle medesime corde. Era tutto frutto della mia immaginazione?
Le mie domande dovettero attendere giorni per ottenere risposta. Poi, un pomeriggio freddo e noioso, mentre languivo nel silenzio mesto di chi ozia nella sua prigionia, la porta della mia cella si aprì.

Il Principe

Feci prelevare mio padre dalla sua cella, era finalmente giunto il momento di parlargli in privato. Era trascorsi diversi giorni da quando l'avevo fatto imprigionare insieme al suo Concilio Ristretto, giorni durante i quali egli aveva mangiato e bevuto cibi accuratamente controllati da me. Speravo che la presa del Flagello del Cuore sulla sua mente si fosse allentata, che senza rendersene conto i suoi pensieri si andassero schiarendo, che egli potesse scorgere del vero in quello che sarei andato di lì a poco a rivelargli.
Lo feci condurre nella mia stanza privata, dove avevo fatto collocare due sedie l'una di fronte all'altra attorno a un semplice e piccolo tavolo rotondo ma decorato di una ricco drappo di seta color porpora, che presentava in più punti ricamato in fili d'oro lo stemma della nostra casata.
Il suo aspetto era ancora orribile.
I capelli scarmigliati e sporchi, lunghi fino alla vita. La barba cespugliosa e incolta. Le unghie gialle e innaturalmente lunghe.
Ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Quel velo di appannamento che vi avevo scorto prima di trarlo prigioniero mi pareva che fosse scomparso. Avrei sentito le urla, gli strepiti e le minacce del vecchio Aerys fin da minuti prima che giungesse nella mia stanza.
Il nuovo si presentava a me in un silenzio tombale.

“Padre...” esordii.

Aerys si sedette, compostamente, mi osservò a lungo e poi disse:

“Devo dunque dare credito a ciò che il mio Primo Cavaliere e il mio Concilio hanno sempre detto di te, Rhaegar? Sei un traditore?”

“Sì e no... La risposta dipende da voi.”

“Cosa intendi dire?”

“La domanda è un'altra, padre. Come vi sentite? Ditemi sinceramente. E' cambiato qualcosa in voi?”

Il Re

La sua domanda mi colpì. Riflettei sulla risposta... Mi sentivo diverso, questo sì. Lo avevo notato già dai primi giorni della mia prigionia. E' come se mi fossi improvvisamente liberato di tutta l'angoscia e di tutto il dolore che mi bruciavano dentro. Come se mi sentissi in qualche modo più... sereno. Pur nella condizione di prigionia in cui versavo, pur nella possibilità di vedermi spodestato da mio figlio.

“Sì...”, risposi. Scrutai gli occhi di Rhaegar, il sorriso che gli affiorava sul viso. “Hai qualcosa a che fare con questo... cambiamento?”

“Padre, quello che sto per dirvi potrebbe costarmi la vita, perché sappiate che in ogni caso io sono intenzionato a liberarvi. Non ho mai voluto nuocervi, credetemi quando vi dico che quel che ho fatto è stato tutto concepito nella speranza di poter salvare la nostra Dinastia e il Regno.”

“Continua...”

“Ricordate chi eravate un tempo, padre. Un uomo colto, generoso, affascinante, risoluto, un eroe dei campi di battaglia di Essos. Voi e Rhaella siete coloro dalla cui discendenza sarebbe nato il Principe che fu Promesso. Vostro nonno Aegon ci credeva, io ci credo, e per anni ci avete creduto anche voi. Avete portato prosperità a questo regno, eravate il migliore amico dell'uomo più capace e più brillante della nostra epoca, Tywin Lannister, e questa amicizia sincera si fondava sul fatto che il Lord di Castel Granito riconosceva in voi le stesse doti che appartenevano a lui. Cosa è successo poi? Come è possibile che il Aerys il bello, il generoso, il coraggioso, si sia trasformato in... questo?”

Fu crudele da parte di Rhaegar mettermi di fronte alla mia immagine deturpata. Avrei voluto strappare quello specchio dalle sue mani e ridurlo in mille pezzi. Odiavo ciò che vi vedevo riflesso. Odiavo mio figlio, in quel momento, e la verità che divampava come un fuoco dalle sue parole.

“Padre, faccio fatica a parlare perché l'ira trattiene le mie parole, ma voi... Voi siete stato avvelenato, per anni. Quei mediocri Lord e Signori dei quali vi siete circondato, allontanando me, allontanando Tywin, allontanando i più meritevoli fra i vostri fedeli servitori, si sono fatti strada con l'inganno nelle vostre grazie. Hanno annebbiato la vostra mente con un famoso veleno delle terre orientali, il Flagello del Cuore, vi hanno spinto a credere a ciò che non era vero, a vedere ciò che non esisteva, hanno esacerbato i vostri dolori, hanno strumentalizzato la vostra sofferenza, addolcendola poi con blandizie e parole suadenti, tramutandosi così ai vostri occhi in coloro che alleviavano la vostra pena, da carnefici che erano. E, affinché il loro piano riuscisse, hanno creato essi stessi le ragioni di quella sofferenza, precipitandovi sempre di più verso l'abisso della follia e della disperazione.”

“Come puoi muovere queste accuse? E cosa intendi quando dici che essi stessi hanno creato le ragioni della mia sofferenza?”

“Padre, ma è il vostro stesso corpo a rispondere alla vostra domanda? Scrutate dentro di voi, voi sapete che è vero. Lo sapete perché sono giorni che i vostri pasti sono sani, ciò che bevete è sicuro, la vostra mente si è schiarita, lo sento, vi vedo. Ma se volete sapere da chi ho ottenuto primariamente queste informazioni... Lord Varys mi ha aiutato a carpirle, facendo pedinare giorno e notte i dignitari del Concilio dai suoi uccelletti. Essendo originario dell'Essos non ha avuto problemi nel riconoscere gli effetti e il modo d'agire di uno dei veleni più noti e conosciuti del suo continente, un veleno totalmente sconosciuto nel nostro, invece.
Egli è sempre stato un vostro fedele servo e un mio acerrimo nemico, fintanto che pensava che io fossi una minaccia per voi. Ma quando ha compreso che la minaccia non era rappresentata da me, e che si stava mettendo in discussione la sopravvivenza stessa della nostra Casata, gli interessi miei e suoi non hanno potuto che convergere. Conoscete quando siano fragili i Sette Regni... Sette reami indipendenti governati da un unico sovrano... C'è bisogno di una presa salda da parte nostra o tutto andrà perduto. Mi sono servito di Lord Whent come prestanome per organizzare un grande Torneo ad Harrenhal, un torneo durante il quale parlerò con i Lord, cercherò di unirli intorno alla causa dei Targaryen, cercherò di consolidare il nostro trono attraverso alleanze e rapporti. Il Re Folle non può rappresentare il futuro del nostro Regno, e sono pronto a spodestarlo. Re Aerys II Targaryen invece può ancora avere un futuro. Alla vostra domanda, se sono un traditore o no, potete rispondere solo voi. Siete il Re Folle, o siete Re Aerys II Targaryen?”

Cominciai a tremare, e sentii un gelido brivido attanagliarmi le ossa. Se tutto ciò che mi figlio diceva era vero... Come era possibile che fosse accaduto? Sentii che qualcosa cominciava a spezzarsi dentro di me, quasi fosse la crosta terrestre che cede sotto la pressione della lava incandescente. Il calore saliva, un calore soffocante che faceva ribollire il sangue nelle vene.

“Rhaegar...”, sibilai fra i denti. “Non mi interessa nulla di Whent, di Harrenhal, dei Lord. Rispondi a ciò che ti ho chiesto. Cosa intendi quando dici che Merrywheater e il Concilio hanno creato essi stessi le ragioni della sofferenza del Re?”

Rhaegar abbassò lo sguardo, silenzioso. Forse ciò che stava per dirmi era troppo orribile anche per lui, un delitto inconfessabile che faceva impallidire gli dei e gli uomini. Qualcosa che mi avrebbe definitivamente risvegliato.

“Padre... Il mio cuore si spezza nel dovervi rivelare questa verità. Non siete stato solo voi ad essere avvelenato. Per anni mia madre... Alla Regina Rhaella è stata somministrato per anni il Tè della Luna... Non so come sia stato possibile padre, è evidente che la cospirazione sia molto più ramificata di quanto possiamo immaginare, e arrivi dal Concilio fino ai servitori più infimi delle cucine reali. Non saprei dire dove dei Lord dalle risorse così limitate abbiano potuto trovare i soldi per estendere così ampiamente la loro corruzione.”

“Rhaella...”, il nome di mia moglie mi si strozzò in gola.

Rhaegar vide la disperazione nei miei occhi, la consapevolezza, il dolore di innumerevoli morti colpire la mia coscienza come un maglio sull'incudine della mia mente che, infatti, andò in frantumi.

“Padre... Noi... ci vendicheremo... Ma dobbiamo essere cauti, pazienti. Dobbiamo trovare il sostegno dei Lord. Dobbiamo attenerci alle leggi, agire diplomaticamente, la fase è molto delicata e tutto potrebbe essere preso a pretesto per...”

“BASTA!!!”, urlai, rovesciando il tavolo con una violenza inaudita.

Mio figlio si impietrì e vidi la sua mano destra correre veloce alla spada.

“Rhaegar...” sussurrai... “Il Tè della Luna... Tutti i tuoi fratelli... morti... Solo per l'ambizione di un gruppo di vermi di uscire fuori da fango per rischiararsi al calore di un po' di luce.”

Il Ghiaccio e il Fuoco si combattevano dentro di me. La gelida disperazione che derivava da ciò che avevo appena udito si contrapponeva a un'infuocata voglia di vendetta e di rivalsa.
Mi pervadeva un desiderio bruciante di dare alle fiamme il mondo intero, solo perché in quel mondo respiravano coloro che avevano fatto tutto quel male a me e alla mia famiglia.
Sentii le braccia di mio figlio cingersi intorno al mio corpo in un tenero abbraccio. L'ultima volta che abbracciai Rhaegar egli era solo un bambino. Oggi era un uomo, un Re. Mio figlio.
Una lacrima ribelle si fece largo nella diga dei miei occhi e sgorgò irrispettosa dei miei desideri di trattenerla, rigandomi il viso. Per anni avevo vessato mia sorella, la madre dei miei figli, con ogni tipo di violenza, dando a lei la colpa di tutti i nostri altri figli perduti. Accusandola per la sua debolezza, per la sua inadeguatezza, per la sua mancanza di amore, per la mia mancanza di amore.
Volevo morire. Volevo spegnere quel dolore, il più atroce che avessi mai provato fino ad allora. Stavolta non c'erano droghe e veleni ad appannare o a falsare ciò che provavo. Stavolta la lama acuta della consapevolezza era affondata nel cuore fino al manico e lì sarebbe rimasta fino alla mia morte.

Il Valoroso

Quando il Principe Rhaegar scelse me per accompagnarlo a Roccia del Drago nel momento più buio della sua giovane vita, quello che lo vedeva carceriere del proprio stesso padre, pensai che il fardello che la sua coscienza stava portando doveva essere incredibilmente pesante. Forse egli si sentiva rassicurato dalla presenza di un uomo che aveva servito fedelmente la Casa Targaryen sin dai tempi di suo nonno Jaehaerys. Forse egli pensava di trovare nei consigli morali e nelle decantate virtù cavalleresche di “Barristan il Valoroso” un sollievo per un'azione che doveva averlo turbato profondamente. Negli occhi del Principe si leggeva lo sguardo sofferto di chi è costretto ad agire contro la propria volontà dalla consapevolezza di una responsabilità ineluttabile.
Supervisionavo alla detenzione del Re e dei suoi Consiglieri, premurandomi che tutti i capricci e i bisogni di quegli Alti Lord, che fino a pochi giorni prima avrei difeso con la mia vita, venissero soddisfatti.
Vi chiederete come possa un cavaliere con la mia nomea giustificare quello che agli occhi del mondo passerà come un sordido tradimento, ed anzi prendervi addirittura parte.
A mia discolpa, confesso che persuadermi non è stato semplice. Dopo che Hightower e gli altri membri della Guardia mi ebbero rivelato le verità scoperte dal Principe Rhaegar, e la loro volontà di seguirlo nei suoi propositi per riportare una vera stabilità nei Sette Regni spodestando Aerys, ci fu un momento in cui portai la mano alla spada contro i miei fratelli d'arme.
L'idea di rivoltarmi contro il Re è stato qualcosa che mi ha ripugnato profondamente, ma il dilemma che io e gli altri Cavalieri della Guardia ci siamo ritrovati ad affrontare non è stato tanto se tradire o no fosse accettabile, perché è ovvio che non lo fosse, quanto se il non agire, una volta appresa la verità dell'avvelenamento dei nostri legittimi Sovrani e Reali, non fosse esso stesso un atto di tradimento. Io ho deciso che lo era, ci sono solo arrivato per ultimo.
Nei giorni successivi al confronto fra Rhaegar e Aerys trovai il Re estremamente silenzioso. Quando io e i servi entravamo per portare i pasti, o per rispondere a qualunque altro bisogno i Lord nostri prigionieri ci descrivessero, Aerys molto spesso non alzava neanche lo sguardo verso di noi. Restava il più delle volte intento a osservare l'orizzonte fuori dalla finestra, altre sembrava perso in chissà quali pensieri, mentre fissava le uova di drago pietrificate che Rhaegar aveva fatto porre nella cella. Se non fosse stato impossibile, sarebbe sembrato che il Re fosse intento ad ascoltare quelle uova.

“Un dono di un certo Illyrio Mopatis a Varys.” mi disse al tempo “Pare che il mercante sia un suo amico di vecchia data. A quanto mi dice nell'Essos c'è un vastissimo mercato per uova di questo genere, che ormai sono diventate mobilia di lusso. Il buon eunuco ha voluto 'restituirle', questo il termine che ha usato, alla mia famiglia come pegno di fedeltà e asservimento a Casa Targaryen.”

“Voi avete accettato le uova, Principe, ma accettate anche la sua fedeltà?”

“Per il momento non ho scelta, Ser Barristan. Ho troppi nemici a Corte per non fidarmi di Varys. E se oggi sappiamo la verità... In fin dei conti lo dobbiamo a lui.”

Nelle poche, vacue parole che ci rivolgeva, Aerys chiedeva tappeti, dipinti, sete, per abbellire la sua residenza, diceva, per rendere più tollerabile la sua condizione. Le pareti furono riempite di tende e veli di vario colore, i pavimenti abbelliti con ricchi e pregiati tappeti dalle Città Libere, quadri e arazzi dei migliori maestri trasformarono quella che doveva essere una cella nella camera di un Re. Una camera che il Sovrano condivideva con i membri del suo Concilio, ai quali riservava ogni genere di attenzione, rassicurandoli, tranquillizzandoli, dicendo loro che presto sarebbe tutto finito, condividendo con essi i grandi progetti che aveva in serbo per il Regno, e che avrebbe realizzato con il loro aiuto.
L'ultima strampalata richiesta di Re Aerys fu una vasca per il bagno, ricolma d'olio d'oliva bollente. Diceva che si sentiva sporco... Impuro... Che sentiva il bisogno di liberarsi di quella sozzura, di mondarsi di ogni impurità per rinascere di nuovo.
Nell'ascoltare quelle parole non potei fare a meno di pensare che forse il disegno di Rhaegar di restituire suo padre alla sanità era saltato per sempre. Ma il mio dovere è obbedire e, ancora una volta, lo feci. Mi chiedo se a posteriori, avessi saputo allora quel che seppi in seguito, avrei obbedito ugualmente. La mia coscienza non è in grado di rispondere. Forse c'è del vero quando si dice che dal male può nascere del bene? Forse solo il tempo potrà dircelo.

Fuoco e Sangue

L'attesa era stata quasi estenuante. Dovevo resistere, recitare ancora qualche giorno. Blandire i miei compagni di prigionia, rassicurarli, far credere loro che ero lo stesso Aerys di sempre. Il Folle.
Quello che loro avevano costruito. L'uomo spezzato dal dolore, assuefatto dal veleno, distrutto dalla perdita di innumerevoli figli anch'essi avvelenati nello stesso ventre della madre.
Loro avevano costruito pezzo dopo pezzo la follia di un uomo che oggi, dopo averlo millantato per anni, stava infine diventando un drago. E il mio fuoco era appena arrivato, accompagnato dai modi ossequiosi di Ser Barristan.
Feci deporre la vasca al centro della grande appartamento, la nostra lussuosa cella, che avevo fatto riempire di chincaglierie e oggetti di ogni genere, premurandomi di non badare a spese ma di rispettare un'unica condizione: che fossero oggetti altamente infiammabili. Quadri, tappezzeria, tende, arazzi, avevo allestito la pira sulla quale presto avrei consumato le loro infami vite, insieme alla mia. Il futuro sarebbe stato di Rhaegar. E di Rhaella...
Mentre gli attendenti la riempivano di olio bollente, guardai ancora una volta quelle uova che così a lungo mi avevano accompagnato. Mi piaceva pensare che esse fossero sempre state lì come un faro nella notte della mia follia, mentre, giorno dopo giorno, man mano che il subdolo veleno spariva dalle mie viscere allentando la sua presa sulla mia mente, la lucidità del pensiero tornava a riaffacciarsi alla luce dopo anni di buio.
Nella loro quiete immobile esse sembravano trasmettermi una strana forza. Mi sentivo come se mi stessero sorridendo, se dentro quegli involucri di pietra qualcosa stesse sorridendo. O forse solo digrignando i denti, in un feroce ringhio. Sottile differenza per un drago.
Lasciai uscire gli attendenti, congedai Ser Barristan, attesi vicino alla porta sincerandomi che egli girasse la chiave nella serratura chiudendoci dentro, ascoltando poi i suoi passi ferrati nella splendida armatura mentre si allontanava dalla nostra cella, percorrendo lo stretto corridoio, poi le scale, per sparire poi nel silenzio. Nessuno ci avrebbe disturbato, ora.

“E ora, miei Lord, noi bruceremo.”

Mi gustai lo sguardo attonito di Merrywheater e degli altri traditori. I loro occhi sbarrati mentre leggevano un feroce piacere nei miei. Corsi verso il palchetto con le uova e afferrai una delle candele che ardevano al loro cospetto. La gettai nella vasca con l'olio bollente, che immediatamente prese fuoco.

“Sire, no! Aiuto!”

Mi avventai sulla vasca e la rovesciai in terra con una forza e una violenza che da anni avevo dimenticato di possedere, rammollito nell'esercizio di una vacua follia, dedito a duellare contro un solo avversario indifeso, la mia incolpevole moglie. Quel giorno Aerys sarebbe morto, ma avrebbe portato con sé tutti i suoi nemici. Quel giorno forse non sarei tornato l'Aerys dei campi di battaglia dell'Essos, colui che combatteva per la sua Casa e per il suo onore, ma sarei stato almeno una sua pallida ombra, qualcuno degno di portare il nome dei Targaryen.
L'olio infiammato, al contatto con i tappeti e le tende della stanza, trasformò nel giro di qualche secondo tutta la camera in un immane rogo.
Piombai su Lord Velaryon, lo afferrai per gli argentei capelli e lo trassi a me.

“Verme! Tu un valyriano come me, come hai potuto?!” dissi, scaraventandolo a terra.

Merrywheater aveva già cominciato a bruciare quando gli strinsi le mani al collo.

“Avete avvelenato mia moglie... i miei figli... IL VOSTROOO REEEEEEEEEEE!!!” urlai, lanciandolo fuori dalla finestra, una bruciante cometa di luce nell'oscurità della notte della Roccia del Drago, sulle cui rocce la memoria di quel piccolo Lord che aveva cospirato per essere grande s'infranse per sempre.

Il fumo, il calore, le fiamme, un bagliore incandescente, ormai avvolgevano tutto. Nella mia ira, nella mia vendetta, non mi ero reso conto che solo i miei nemici bruciavano. Solo loro si contorcevano per il dolore, strappandosi le vesti infuocate di dosso, straziandosi le carni con le proprie mani nel disperato tentativo di liberarsi del fuoco.
Le mie vesti erano bruciate, le mie unghie erano bruciate, i miei capelli erano bruciati... la mia barba, andata in fumo. Li vidi cadere a terra, rapidamente tramutarsi in cenere.
Ma la mia carne... no. Osservai il fuoco sulle mie dita, avvolgerle senza ferirle. Giocherellai con le fiamme, accarezzandole con i polpastrelli, mentre tutto intorno a me ardeva.

Sentii Rhaegar e Ser Barristan, accompagnati da un nugolo di guardie e di attendenti, accalcarsi dietro la porta fumante. Non potevano entrare. Il calore era troppo elevato, così come le fiamme,che ormai si levavano fino al soffitto.
Solo quando il fuoco ebbe arso tutto ciò che poteva ardere, solo quando non gli restarono che le possenti mura del Tamburo di Pietra da mordere, ed esse si rivelarono troppo spesse anche per la sua fame, le fiamme si arrestarono.

Mio figlio e il Valoroso entrarono all'alba, quando ormai tutto era finito. Mi trovarono nudo, seduto a gambe incrociate in mezzo alle ossa carbonizzate del mio Concilio Ristretto, sporco di fuliggine e cenere, il mio viso per lunghi anni coperto da un incolto cespuglio di peli finalmente restituito alla luce del sole, le tre uova di drago strette in petto.

Mi sentivo restituito a una giovinezza che avevo dimenticato di possedere. Mi sentivo ardere nell'anima, eppure il mio corpo non ardeva.
Osservai Rhaegar e Ser Barristan. Mi alzai. Sorrisi.

“Ricordi la domanda che mi facesti, figlio?” domandai al mio erede.

La luce nei miei occhi doveva essere eloquente, la risposta chiara. Rhaegar posò il ginocchio a terra, chinando il capo.

Nel silenzio dell'alba mi parve di cogliere un battito provenire dai gusci pietrificati ai miei piedi.
Sorrisi.
Non oggi... Ma chissà. Presto.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
15/02/2017 14:19
 
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The White Walker
Cap II. Le stanze della Regina
Pdv Rhaella, Arthur Dayne, Aerys.

Il giovane Principe Viserys giocherellava con un drago di pezza sullo sfarzoso tappeto di Myr che adornava il pavimento di una delle stanze della Regina Rhaella Targaryen. 
La Regina si avvicinò al figlio e gli sistemò una ciocca ribelle, che continuava a ricadergli sulla fronte. 
Devo ricordarmi di farla tagliare all'ancella. Oppure potrei farlo io stessa. 
Alla Regina non sembrava vero poter essere così vicina a suo figlio, poterlo toccare, accarezzare, vederlo giocare. 
Le numerose gravidanze interrotte o i figli morti giovani, avevano reso Aerys sospettoso nei suoi confronti. 
Fino a poco tempo prima, a nessuno era permesso di toccare il bambino, nemmeno a Rhaella, alla quale non era neppure concesso di restare sola con lui. 

Durante il lungo e buio periodo del loro matrimonio, il Re era arrivato al punto di confinarla nel Fortino di Maegor, pensando che tutti quegli eredi morti fossero frutto dell'infedeltà della consorte e quindi una punizione degli dei per i suoi tradimenti. Per molti anni due septa condivisero il suo letto, per poterla controllare. 
Un controllo inutile dato che sono sempre stata fedele ai miei doveri di moglie. Ma in quegli anni, il calore e la compagnia delle septa era decisamente più accettabile della semplice vista di mio marito. 

Suo marito scendeva sempre più a fondo nella sua pazzia e nel suo isolamento. Di tanto in tanto veniva ad assolvere i suoi doveri coniugali, sempre infruttuosi, facendo nuovamente peggiorare la situazione. 
Se non fosse stato per la presenza di Rhaegar... le cose sarebbero potute finire in modo decisamente più... tragico. 
 In più di un'occasione si era ritrovata a guardare il suolo, da una finestra spalancata di una delle torri del Fortino di Maegor, chiedendosi come sarebbe stato il bacio della terra e della roccia, che avrebbe cancellato definitivamente tutto il suo dolore. 
 Se ogni volta aveva trovato la forza per voltarsi verso la stanza, dando le spalle alla finestra aperta e a quei pensieri neri, era stato grazie al pensiero di Rhaegar. 

"Mamma... Guarda... Drago... Vola..." Viserys prese il drago di pezza e si mise a correre in tondo per la stanza. 
Il Principino però incespicò sulle proprie gambe e finì a ruzzolare sui tappeti di Myr. 
Rhaella accorse verso il figlio, preoccupata, ma prima che potesse arrivare a lui sentì la sua risata stridula. Rhaella emise un sospiro di sollievo. 
Lo prese in braccio e si gustò quel dolce sorriso che il figlio le stava regalando. Sorriso che le ricordava quello di Rhaegar alla stessa età. 
Rhaella lo rimise in piedi sul tappeto e gli mise il drago di pezza in mano. 
"Fai attenzione, tesoro." 
"Va bene, mamma." Viserys iniziò a sgambettare nuovamente in giro per la stanza. 

La scoperta di Rhaegar, grazie alla soffiata di Varys, riguardo al veleno somministrato a suo marito e al Té della Luna fatto bere a lei, era stata una boccata d'aria fresca. Un peso enorme le era stato tolto dalle spalle e ora anche lei, come il marito, aveva riacquistato serenità e tranquillità. 
 Le sue dame di corte le rinnovavano ogni giorni i complimenti, berciando su quanto sembrasse ringiovanita o di quanto fosse splendente la sua ritrovata bellezza. Rhaella sapeva fare la tara a quelle affermazioni, gonfiate dalla cortesia e dalle circostanze, ma essendosi trovata a osservare la propria immagine, riflessa nello specchio di recente, aveva avuto la conferma della verità di quelle frasi. 


Grazie all'intervento di Rhaegar, ora Aerys era stato depurato dalle tossine, però c'era come un verme che continuava ad erodere le viscere della regina. 
 Viserys era riuscito a sopravvivere, ma il suo concepimento era avvenuto quando il Re era ancora sotto effetto del veleno. Come avrebbe influito questa cosa, sulla crescita del piccolo principe? 
Rhaella prese in braccio il figlio e si sedette su una sedia, coccolandolo dolcemente. 
"Mamma... ho fame..." 
"Faremo arrivare qualcosa dalle cucine, piccolo mio." 
"Dov'è il mio fratellone?" 
"Aveva delle faccende da sbrigare con tuo padre... Sarà presto di ritorno..." 
Qualunque cosa accada, piccolo Viserys, non ti farò mai mancare il mio amore... così come è stato per Rhaegar... 

Mentre Viserys si appisolava tra le sue braccia, Rhaella si chiese se, ora che il marito era rinsavito, avrebbe potuto amarlo. 
Amarlo? No... In fondo non l'ho mai amato. Forse potrei imparare ad apprezzarlo... come regnante e come padre dei nostri figli. 
 Il nostro matrimonio è stato tutto fuorché pieno di amore. 

Le profezie e le leggende avevano segnato la sua vita, e forse continuavano a farlo. 
Rhaegar le aveva raccontato di come Aerys fosse sopravvissuto al fuoco e alle fiamme. 
E di certo, Rhaella non poteva dimenticare il giorno in cui mise al mondo il suo primogenito, appena fuori dal palazzo di Sala dell'Estate avvolto dalle fiamme. 
Suo padre Jaehaerys II fu convinto da una strega dei boschi portata a corte da Jenny di Vecchie Pietre a far sposare i suoi due figli. 
La strega profetizzò che dalla loro unione sarebbe nato "il principe che è stato promesso". 

Quanta sofferenza a causa di quella profezia.... Quanto dolore... Ma se questo è il volere degli dei, non posso fare altro che piegarmi ad esso. 
 E aggrapparmi stretta all'amore per i miei figli, nelle difficili prove che verranno. 

Ser Arthur Dayne, la Spada dell'Alba, era ritto in piedi di fianco alla porta della stanza della regina Rhaella. 
Dall'interno riusciva a sentire le risate e i gridolini del Principe Viserys e le dolci raccomandazioni della madre. 
 Dall'esterno, invece, arrivavano attutite le voci di cavalieri, attendenti, stallieri e servitori di ogni tipo: fervevano i preparativi per il viaggio che li avrebbe portati al Grande Torneo di Harrenal. 

In meno di un'ora ser Barristan sarebbe arrivato a dargli il cambio della guardia, così ser Arthur avrebbe potuto prepararsi per il viaggio. 
Non che abbia bisogno di molto tempo... Una Guardia Reale ha ben pochi averi e fa della semplicità un suo punto di orgoglio. La cosa più preziosa che possiede è la vita che è pronto a sacrificare per il suo sovrano. 

Da un angolo del corridoio spuntarono due guardie con l'emblema dei Targaryen sulle armature e sui mantelli. 
D'istinto Arthur si irrigidì, pronto ad entrare in azione all'istante qualora si fosse reso necessario. 

"...più cocciuto di un mulo! Ti ho già detto che il lord Cervo non rinuncerà al divertimento di spaccare le ossa a qualche cavaliere durante la grande mischia." 
"Ma la mischia è pericolosa, e Robert non ha nemmeno dei figli... Se succede qualcosa metterà nei guai le Terre della Tempesta." 
"Ma cosa vuoi che gliene fotta a quello! Finché può incornarsi con gli altri, martello da guerra in pugno... Vedrai che spettacolo vederlo combattere!" 
"E tu sei più sordo del vecchio Ben Cobber! Non stai proprio a sentire quello che ti dico..." 
"Oh, vuoi scommettere? Tre monete d'argento che il Baratheon scenderà in campo." 
"Tre monete e due turni di notte..." 

I due svanirono dietro un altro angolo. A malapena lo avevano degnato di uno sguardo. Arthur si rilassò nuovamente e si concesse un sorriso. 
Un cavaliere della Guardia Reale deve essere invisibile, finché non è richiesto il suo intervento. 

Ad Arthur non pesava stare fermo immobile per lunghe ore. Spesso sfruttava quel tempo per riflettere, sempre teso nello sforzo di raggiungere la perfezione dell'ideale cavalleresco. 
Proprio durante quel turno di guardia era giunto alla conclusione che non poteva rimandare oltre ciò che doveva fare. 

Bussò lievemente alla porta e attese che la Regina lo invitasse ad entrare. 
"Mia Signora." Arthur chinò rispettosamente il capo e poi richiuse la porta alle sue spalle. 
La Regina stava adagiando il Principe addormentato su morbidi cuscini, poi si voltò sorridendo. 
"Arthur, ci sono problemi?" 
"Nessuno, mia regina. La situazione nella Fortezza è tranquilla. Tutto il trambusto è confinato nel cortile interno." 
 "Posso fare qualcosa per te, ser?" chiese cortesemente la Regina. Arthur e Rhaegar condividevano una forte amicizia, nata fin da quando erano giovanissimi. Arthur considerava la Regina Rhaella come una seconda madre. E la Regina sapeva bene che, così come lei aveva avuto suo figlio a cui aggrapparsi per non cadere nella disperazione, Rhaegar aveva avuto l'amico Arthur a mitigare la sua malinconia sempre presente come un ombra nei suoi occhi violetti. 
"Temo che sia l'opposto, mia signora. Sono io che devo chiedere se c'è qualcosa che posso fare..." 
Arthur attraversò la stanza a grandi passi e mise un ginocchio a terra, proprio di fronte alla Regina; il capo chino. 
 "...qualcosa che posso fare per ammenda delle mie colpe. Non sono stato in grado di assolvere ai miei doveri, non sono stato in grado di proteggervi come avrebbe richiesto il mio ruolo. Il fatto che ora sia tutto finito, non diminuisce il peso del mio fardello." 
La Regina pose una mano sulla testa del cavaliere. La mano scese ad accarezzargli la guancia, poi scese fino a fargli sollevare il mento. 
"Rialzati, Arthur." Il cavaliere si alzò, mentre la Regina gli dava le spalle e andava ad accarezzare dolcemente Viserys. 
Il silenzio riempì la stanza e Arthur iniziava a sentirne tutto il peso. 
La Regina continuava a dargli le spalle. 
 "Arthur... Non so dire se avresti potuto fare di più per impedire o interrompere ciò che era stato orchestrato. Ma il mio dolore risale a ben prima che tu fossi investito membro della Guardia Reale." 
Rhaella finalmente si voltò verso di lui, con un sorriso triste sulle labbra. Continuò: 
"Ho messo la mia vita al servizio di un piano più grande. Forse persino gli eventi di questi ultimi mesi fanno parte di quel piano. 
 Gli dei hanno benedetto mio marito preservandolo dalle fiamme. Mi chiedi se c'è qualcosa che puoi fare? Puoi fare come me: essere ligia al dovere e accettare ciò che gli dei hanno in serbo per noi. Mio marito Aerys è importante agli occhi degli dei? Proteggilo. Proteggi lui, proteggi mio figlio Rhaegar, proteggi mio figlio Viserys. Non preoccuparti per me. Io ho già accettato il mio destino." 
Arthur annuì solennemente. 

Qualcun altro bussò alla porta. Era l'attendente della Regina. 
 "Vostra altezza, è richiesta la vostra presenza per i preparativi del viaggio. I servitori sono pronti a caricare tutto ciò che indicherete e che vi servirà ad Harrenal." 
"Prendete in braccio il Principe Viserys, senza farlo svegliare, se possibile." 
L'attendente fece come ordinato, Viserys si agitò quando fu sollevato dai cuscini, ma appoggiato alla spalla dell'attendente, continuò a dormire. 
Uscì dalla stanza, seguito dalla Regina. Arthur chiudeva la breve processione in silenzio. Un'ombra bianca che seguiva Rhaella. 
Rhaella... Avresti meritato una vita piena di gioia e di amore. Ma cercherò di fare come dici... Cercherò di assecondare il progetto degli dei. Sperando non ci portino al fondo dei sette inferi.

Arrivato dinnanzi alle stanze della Regina, Aerys vide Rhaella uscire, preceduta dal suo attendente con in braccio il piccolo Viserys, e seguita da Ser Arthur Dayne. 
 Ormai mancavano soltanto poche ore alla partenza per Harrenhal. Cento armigeri Targaryen lucidavano le loro armature e affilavano le loro spade nei cortili della Fortezza Rossa, cento cavalli bianchi venivano lucidati e puliti dagli stallieri, bardati con i colori della Casa del Drago. Cento bandiere inneggianti al motto della famiglia valyriana, issanti il loro stendardo, venivano fissate attraverso un'asta alle selle dei destrieri. Un tripudio di stoffe, colori e draghi a tre teste. Aerys voleva che l'impressione suscitata dall'arrivo della Corona ad Harrenhal fosse grandiosa. 
Il Re si avvicinò a rapidi passi alla sua consorte, interrompendo il suo mesto incedere. 

"Mia signora..." disse con dolcezza "Permettete una parola?" 

Rhaella acconsentì con un cenno del capo, uscendo dal piccolo corteo avvicinandosi al marito. 

"Vi prego, in privato." disse Aerys indicandole nuovamente le sue stanze. 

Con espressione interrogativa sul volto, Rhaella entrò nuovamente nelle sue camere, seguita dal Re. Aerys provava un imbarazzo che non avrebbe creduto, non dopo ventidue anni di matrimonio. Un matrimonio infelice. 

"Rhaella... Io... è la prima volta che parliamo da quando... Sono tornato." 

Aerys sentiva una strana contrizione stringergli il cuore, provava un indescrivibile senso di colpa nei confronti di quella donna, sua sorella, una devastante, totalizzante tenerezza nel pensare al dolore che le aveva procurato, un bisogno quasi assoluto di fare ammenda. 
 Eppure... Eppure c'era qualcosa di più, qualcosa di inconfessabile, qualcosa che lo aveva spinto a vincere il suo orgoglio e a trovarsi lì, in quel posto, in quel momento, davanti a quella donna che ora lo guardava con occhi del tutto privi di amore. 

"Noi..." proseguì sforzandosi di mostrare una certa fierezza "So bene che il nostro matrimonio è stata una scelta di nostro padre Jaehaerys. So bene che non c'è stato mai affetto fra noi, nonostante i nostri figli. Io... Ho sbagliato con te, Rhaella", ammise infine come sconfitto dai suoi sentimenti. 

"Ti ho sempre trattata come se fossi un peso per me, disonorandoti per anni con amanti senza alcun valore, incolpandoti per i nostri figli mai nati, per quelli morti ancora nella culla... Pensavo che fossi tu... I tuoi tradimenti... O forse solo la maledizione degli Dei per un matrimonio senza amore. Poi, qualche settimana fa..." 

Mentre diceva queste parole il Re si lasciò cadere sulla sponda del letto, la mani nei capelli biondissimi, come provato dal ricordo di tutta la sofferenza di due decenni che tornava in tutta la sua brutalità a inondargli la mente. 

"Qualche settimana fa, per la prima volta in venti anni... Ho capito che quei pensieri non erano i miei. Ho capito che quell'Aerys non ero io. O forse era la parte più frustrata, più addolorata, più spezzata di me, la parte più folle e disperata, quella che ogni uomo tiene rinchiusa dentro di sé, nei recessi più reconditi del proprio inconscio, e che il maledetto veleno di Merrywheater, di Velaryon, di Staunton e degli altri ignobili traditori avevano tirato fuori, riducendomi a... a..." 

Rhaella lo scrutava freddamente. Sul suo bellissimo volto non aleggiava la forma di una singola espressione, tuttavia la parola che riuscì a sibilare, e che il Re quasi si rifiutava di proferire, la disse lunga sui sentimenti che le animavano le viscere. 

"...un mostro." 

Aerys fissò la moglie con aria spaurita. Chinò il capo, annuendo triste. 
Si rendeva conto che tale doveva essere agli occhi della donna. Un mostro, e niente di più. 

"Un mostro... Hai ragione. Come potrei darti torto, dopo tutto quello che ti ho fatto? Ma gli Dei mi sono testimoni, Rhaella..." disse osservando le dita della mano destra che si stringevano in un pugno di tale forza che le ossa delle falangi scricchiolarono nello sforzo. 

"...Con queste mani io li ho uccisi tutti. Per quello che ti hanno fatto. Per quello che hanno fatto ai nostri figli. Per quello che hanno fatto a me." 

Aerys tornò ad alzarsi in piedi, prendendo la Regina per le spalle, con determinazione. La Regina istintivamente si ritrasse, impaurita. Il Re dovette rendersi conto della sua reazione, perché immediatamente la lasciò. 

"Rhaella... Io... non so più chi sono. Sono l'Aerys della mia giovinezza, pieno di difetti, i difetti della gioventù, arrogante forse, molto sicuro di me, vanesio quanto la bellezza dei vent'anni può spingere ad essere. Ma un uomo buono, un uomo giusto, penso, valoroso. O sono il mostro che oggi vedo riflesso nei tuoi occhi? Come può una moglie vedere così un marito? E come può un marito accettare che l'immagine di sé che ha la propria moglie sia dettata da un passato che è accaduto, che è reale, ma per il quale egli non si sente responsabile, non si sente artefice? Come posso esprimerti come mi sento? Vorrei resuscitare quei vermi per ucciderli ancora, e ancora, e ancora, e di nuovo. E poi ancora, e ancora. Finché non mi abbiano restituito venti anni della nostra vita!" 

Si avvicinò alla finestra della stanza della Regina, scostò le tende di seta e gettò il proprio sguardo fuori dell'orizzonte. 
 Non sarebbe riuscito a dire quelle parole guardando negli occhi Rhaella, non quegli occhi vitrei e inespressivi. Si risolse dunque a dare le spalle alla sorella e moglie, sperando che questo gli avrebbe dato il coraggio di andare fino in fondo. 

"Ciò che ti ho fatto è imperdonabile. A Roccia del Drago ero disposto a morire, pur di vendicarmi. Il destino e gli Dei hanno voluto che sopravvivessi. Non so cosa avrei preferito, Rhaella... Non so se posso vivere ancora sopportando il tuo sguardo. So solo che quando Rhaegar mi ha rivelato la verità, non è stato solo odio ciò che ho provato... Un'onda di amore, di tenerezza, di calore nei tuoi confronti mi ha investito. Come avevano osato persone così infime, così mediocri, fare tutto quel male... A TE?!" 

Il Re si volse verso la Regina, avvicinandosi a lei con un lampo di orgoglio negli occhi. 

"Spero che tu potrai perdonarmi un giorno moglie mia, perché io non potrò mai farlo. Convivrò sempre con ciò che ho fatto, non importa se sotto gli effetti del veleno o no. Quelle azioni pesano sulla mia coscienza. So solo che se gli Dei mi hanno concesso di vivere ancora, se gli Dei hanno voluto che io continui a sedere su questo Trono, è perché vogliono che io faccia ammenda. A cominciare da te. E lo farò." 

Prese la mano destra della moglie e la portò alla bocca, sfiorandola delicatamente con le labbra. 

"E non perché devo, o perché il senso di colpa me lo impone. Ma perché è quello che mi dettano i miei sentimenti per te." 

Così dicendo, si avviò ad uscire dalle reali stanze della consorte. 
Sul viso appariva un'aria più serena, come se Aerys si fosse liberato da un immenso peso. 

"Desideravo dirtelo prima della nostra partenza per Harrenhal", sorrise. 

E, così dicendo, uscì.

La Regina aspettò qualche istante e poi tornò nel corridoio. 
Ser Arthur le rivolse un'occhiata interrogativa, ma lei fece un lieve cenno di diniego con la testa. Non voleva parlarne. 

Seguì l'attendente verso le scale che portavano al piano inferiore, mentre rimuginava sulle parole del marito. 

Il sentimento che traspariva dalla sua voce l'aveva colpita. Ma non era in grado di capire quanto fosse sincero e quanto di quel sentimento fosse invece un semplice riflesso della voglia di rivalsa e vendetta nei confronti dei traditori. 

Rhaella sapeva che il marito non poteva essere biasimato per le sue azioni degli ultimi anni. Ma lei era consapevole che i problemi erano iniziati ben prima... 


Rhaella seguì l'attendente in una delle sue stanze. Si sedette su una comoda sedia nel centro della stanza e lasciò che l'attendente le mettesse il figlio tra le braccia. 
Ser Arthur si mise in piedi da qualche parte alle sue spalle. 
 I servitori aprivano i suoi bauli e i suoi armadi e le mostravano vestiti o accessori. Lei annuiva o scuoteva il capo e i servitori provvedevano a fare la divisione tra ciò che la Regina avrebbe avuto bisogno ad Harrenal e quello che avrebbe lasciato nella Capitale. 
Non userò nemmeno metà della roba che mi toccherà portare dietro. 

Dopo qualche minuto, iniziò ad assolvere a quel compito in modo meccanico, lasciando che la sua mente vagasse di nuovo verso tempi lontani. 

I problemi iniziarono ben prima del nostro matrimonio. Non avrei mai dovuto innamorarmi di Ser Bonifer. Fin dall'inizio sapevo che non aveva natali abbastanza nobili per ambire di chiedere la mia mano. Invece ho lasciato che fosse il cuore a guidarmi... E Aerys questo non me l'ha mai perdonato... 

Suo fratello Aerys era presente sugli spalti quando Ser Bonifer Hasty la nominò sua Regina di Amore e Bellezza. Aerys notò sicuramente lo scambio di sguardi che c'era stato, al torneo... e al banchetto che seguì. 
Quando poi loro padre decretò che Aerys e Rhaella si sarebbero sposati, il verme della diffidenza serpeggiò fin da subito tra di loro. 
Non lo amavo... E sapevo che da Principessa non avrei mai avuto il privilegio di un matrimonio d'amore... Ma ero pronta ad eseguire i miei doveri e ad avere la pazienza necessaria per costruire insieme qualcosa di bello e piacevole per entrambi. Speravo che con il tempo da parte di entrambi potesse nascere qualcosa di più... Ma fin dall'inizio le cose non andarono per il verso giusto. 

Il fatto di essere bendisposta verso il marito, ne alimentò la diffidenza. Aerys pensava che le buone maniere nascondessero un amante o chissà quali altri oscuri segreti. E sul loro rapporto scese il gelo. 
Forse dovrei incolpare solo me stessa... 

I servitori chiusero i bauli destinati ad Harrenal e iniziarono a trasportarli fuori dalla stanza. 

Di lì a poco avrebbero lasciato la sicurezza della Fortezza Rossa. Si sarebbero mostrati apertamente di fronte a folle numerose e soprattutto di fronte agli Alti Lord. 
 Per quanto voci e pettegolezzi sul loro matrimonio erano diffusi in tutti i Sette Regni, la Regina sapeva che, per il bene del regno, avrebbe dovuto metterli a tacere, dimostrando quanto la loro unione fosse stabile e... felice. 

Le bugie migliori sono quelle che si basano su un fondo di verità. Attraverso la nostra unione ho avuto in dono due splendidi figli. Sono loro che mi rendono felice... È su questo che devo iniziare a costruire tutto il resto.

Mentre la Regina stava ancora scegliendo i vestiti da portare con sè a Harrenal, dalla porta entrò ser Barristan, per il cambio della guardia. 

"A te affido la custodia e la protezione del Sangue Reale." Arthur recitò la formula di rito. 
"Fino alla morte." rispose di rimando Barristan. 

Arthur diede una pacca amichevole e più informale al confratello, mentre prendeva il suo posto. 

Fece un inchino di fronte alla Regina, che lo congedò con un cenno della mano. 

Arthur scese le scale finché uscì nel cortile interno della Fortezza Rossa. Era il delirio. Ma un delirio che andava trasformandosi man mano in un caos ordinato. Avvicinandosi l'ora della partenza, i preparativi erano pressocché ultimati. 

Dayne cercò con lo sguardo un giovane stalliere che conosceva, finché non riuscì ad individuarlo. 
"Danny!" 
"Agli ordini, ser." Un giovane ragazzo, vestito con una tunica grezza marrone e con in mano una sella, stava uscendo da una delle scuderie. 
 "Danny, ragazzo. Prendi qua." Arthur gli allungò due monete d'argento. Il ragazzo posò a terra la sella e nascose le due monete in una tasca dei pantaloni macchiati di fango. "Fai in modo che il mio destriero e il mio corsiero, con i rispettivi finimenti, siano preparati e fatti partire insieme alla carovana. Ma prima di tutto, sellami il palafreno. Devo andare in un posto prima della partenza." 
"Dove, ser?" 
Arthur gli diede un leggero scappellotto. "Un cavaliere deve forse rendere conto al proprio stalliere? Sbrigati..." 
Danny corse verso la zona dedicata alla scuderia reale e tornò indietro dopo pochi minuti, porgendo a ser Arthur le redini del suo palafreno bianco. 
Dayne aveva imparato da tempo a non dare i nomi ai propri cavalli. Per lui erano semplicemente "il palafreno", "il corsiero" e "il destriero". 
Montò in sella e rivolse un sorriso a Danny: "E comunque, per rispondere alla tua domanda... Devo andare a ritirare un regalo." 
Prima che il ragazzo potesse dire qualunque cosa, diede di speroni e si lanciò fuori dalla Fortezza Rossa. 
[Modificato da Mance 15/02/2017 14:20]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
15/02/2017 15:39
 
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The White Walker
Cap III. L'adunata della valle
PDV Jon Arryn, Yohn Royce, Anya Waynwood, Denys Arryn.


Erano trascorsi alcuni giorni da quando Maestro Colemon aveva inviato le convocazioni ai Lord della Valle ed ora erano quasi tutti li nella Sala Grande del Nido dell’Aquila. 
 Gli unici assenti erano i Lord delle tre isole del dominio Arryn che per questioni di tempo avevano comunicato che avrebbero navigato direttamente verso Padelle Salate e ci avrebbero raggiunti al guado di Lord Harroway’s Town. In quel momento pensandoci ricordai che non avevo ancora dato ordine a Maestro Colemon di inviare una missiva a Lord Hoster per la richiesta di attracco nel porto di Padelle Salate. 

"Miei Lord, benvenuti al Nido dell’Aquila" dissi rivolto alla gran folla che si trovava ai piedi del trono di legno-ferro bianco su cui ero assiso. 
 Tutti tacquero quindi continuai "Come avete potuto leggere dalla convocazione che vi ho inviato, un grande evento sta per svolgersi nei Sette Regni e la Valle è chiamata a prendervi parte insieme a tutte le grandi Case dei Sette Regni. Lord Whent ci ha invitato al torneo ed il Re ci ha invitato a rinnovare il nostro vincolo di fedeltà nei confronti della Casa Targaryen. Vi sarà giunta notizia dello scioglimento" sarà la parola appropriata pensò Jon rivolgendo un pensiero alle storie che si raccontavano su Aerys e l’altofuoco "del Concilio Ristretto. Re Aerys farà dunque le sue scelte ed i Sette non vogliano che queste ci proiettino in qualche catastrofe dopo anni di pace. Dunque tocca oggi a noi discute su chi inviare al Torneo e cosa eventualmente la Valle potrà offrire e chiedere al Re". Mi zittì ed attesi di sentire chi sarebbe stato il primo a proferir parola. 
Lord Yohn Royce il Bronzeo attendeva che lo schiamazzo di voci dei lord e cavalieri, tutti ansiosi di proporre se stessi come degni di rappresentare la Valle al torneo di Harrenhal, scemasse prima di intervenire. 
 Sperava in cuor suo che lord Arryn restringesse la cerchia delle persone con cui confrontarsi ad al massimo una decina fra i nobili più importanti della Valle, invece a quella adunata erano circa una cinquantina. 
 "Come si può discutere di una cosa così importante in mezzo a questo berciare di aquilotti a molti dei quali non sono cresciuti neanche gli artigli, e al gracchiare di vecchi corvi che dovrebbero pensare di più al futuro delle proprie famiglie e dei propri sudditi invece che avere l'ardire solo di immaginarsi ancora capaci di poter partecipare ad una tenzone di così alto livello?!?!?" urlò ad un certo punto lord Royce. 
L'intera adunanza smise di parlare e discutere, e tutti si girarono a guardare il signore di Runestone, splendido ed imponente nella sua armatura di bronzo. 
 A rispondergli fu per primo il giovane ser Lyn Corbray, secondogenito del lord di Heart's Home, ottimo guerriero, voglioso però più del sangue che della gloria "Ci meravigliavamo infatti come mai lo splendido lord Yohn il Bronzeo non avesse ancora avanzato la sua candidatura. Lo sappiamo tutti mio lord che ti credi il migliore, e che sbavi all'idea di rappresentare la Valle di Arryn a questo torneo. Solo sei consapevole che gli anni passano pure per te, e temi che nella nostra splendida valle sia fiorito un guerriero migliore di te" 
 "Ti sbagli ser Lyn. Io non mi credo il migliore, io sono il migliore! Di certo migliore di te. Ma non sono qui per caldeggiare la mia persona a portare le insegne di Arryn ad Harrenhal. 
Io sono qui per far desistere tutti voi da questa follia che vi ha pervaso e vi ha oscurato gli occhi. 
La Valle di Arryn non deve prendere parte a questo assurdo torneo, ecco perchè sono qui". 
 Il silenzio che scese sull'assemblea fu più rumoroso dello schiamare di pochi minuti prima, ma soprattutto lo sguardo di lord Jon Arryn per un attimo fu più tagliente del vento che soffiava sulla montagna.

Jon rimase spiazzato. Si aspettava qualche resistenza di qualche Lord, poco incline all’ubbidienza quali i componenti della casa Grafton, ma mai mi sarei atteso che un così importante Lord sostenesse una simile pazzia. 
 Lord Yohn Royce, uomo audace, intelligente e riflessivo, proponeva una non partecipazione della Valle ad un così importante evento? Si chiedeva se stesse sognando. 
"Lord Yohn, per quale assurdo motivo la Valle di Arryn non dovrebbe inviare una propria delegazione al Torneo indetto da Lord Whent e sostenuto dal Re?"
La domanda di lord Arryn fece quasi sorridere Yohn Royce, se non fosse stato per il contesto così importante. 
 "Mio lord, non sono solito discutere questioni di tale rilevanza con sbarbatelli che puzzano ancora di latte di capra o con vecchie mummie che stentano a stare in piedi. Anzi mi meraviglio lo facciate voi... 
Chiedo pertanto un'udienza privata per poterne parlare liberamente solo io e voi" 
Il boato di insulti e potreste che ne seguì fece temere per un breve attimo lord Yohn che al Nido dell'Aquila stesse attaccando un drago. 
A Lady Anya non piaceva affatto la piega che stava prendendo la cosa. 
Dagli insulti e alle grida si era passato agli spintoni e agli sputi, qualcuno addirittura aveva messo le mani sull'elsa della spada. 
Lady Waynwood non ne era sicura, ma tra questi le sembrava di aver visto ser Lyn Corbray. 
Decise che era quello il momento di intervenire, prima che si arrivasse all'irreparabile. 
 "Miei lord, cavalieri, un attimo di attenzione per favore" disse con voce squillante ma decisa. Lady Anya non aveva la forza e la temerarietà di lord Yohn, ma era una che quando parlava la gente ascoltav attentamente. 
 "Anche io come tutti voi sono rimasta esterefatta dalle parole di lord Royce. Mi chiedo cosa potrà mai esserci di così pericoloso per la Valle di Arryn nel partecipare ad un evento che verrà narrato dai cantastorie nei secoli a venire. Ma nonostante questo, tutti noi conosciamo bene lord Yohn. Sappiamo che non è un pazzo. Se lui teme che qualcosa in questo torneo può nuocerci avrà le sue ragioni. 
Però, siccome non voglio che altri decidano per me, pretendo di partecipare a questo incontro con lord Arryn. E oltre me propongo altre quattro persone. 
Lord Belmore, lord Hunter, lord Nestor Royce e ser Denys Arryn, più ovviamente lord Arryn e lord Yohn. 
Sette...come gli Dei. Che possano illuminarci di saggezza e darci il giusto consiglio." 
Sulla sala scese d'improvviso la calma. 
 L'intera assemblea guardava lord Jon Arryn adesso.
Lord Yohn aveva la sensazione di stare camminando su una lastra di ghiaccio sottilissima. 
L'intervento di lady Anya era stato un intervento intelligente, e la posta in gioco era troppo alta per compromettere tutto con una posizione severa e ferma. 
 Per quanto i nomi proposti da lady Waynwood non sarebbero stati i nomi fatti da lui, suo fratello Nestor compreso, e fatta eccezione per ser Denys, lord Yohn decise di farsi più accomodante, anche perché gli sguardi dei presenti su lord Arryn potevano indurre il lord del Nido a decisioni drastiche, ottenendo l'effetto contrario da quello che voleva Yohn. 
 "Per me va bene" disse rompendo il silenzio dell'adunata "Ammetto di avere forse esagerato, spinto dalla troppa foga. È chiaro che a questa assemblea vi sono anche lord e cavalieri degni di considerazione e il cui onore non è affatto in discussione. Tra questi certamente i nomi citati da lady Anya. 
 Mi rimetto alla saggezza di lord Arryn. Che partecipino in sette a questa udienza, in modo che tutta la Valle si senta rappresentata. Ma, in nome degli Dei, vi chiedo di ascoltarmi. Sono certo che le mie parole vi apriranno gli occhi". 

Fino a poco prima che lady Anya riportasse la calma nella sala il boato creato dal vociare di quasi tutti i presenti nella Sala Grande era assordante, ma Jon non ci faceva caso. Il suo sguardo era fisso in quello di Lord Yohn. 
"Silenzio, silenzio, silenzio…" Maestro Colemon aveva provato a riportare l’ordine nella sala. 
Le parole di Lady Waynwood lo avevano in parte calmato ma si alzò ugualmente dal trono. 
 "Mi vergogno oltremodo per il comportamento di alcuni di voi. Avete dimostrato che su qualcosa Lord Yohn ha detto il vero" disse dopo che Yohn aveva accettato la proposta di Lady Anya. 
 Dopo una breve pausa riprese "Ser Lyn, nella mia casa, la vostra spada deve e dovrà sempre rimanere nel proprio fodero e questo vale anche per gli altri cavalieri che hanno messo mano all’impugnatura della spada. Riguardo a voi Lord Yohn moderate i vostri giudizi. Sono qui presenti Lord e Lady vostri pari e vi inviterei a ringraziare Lady Anya per la sua mediazione nei vostri confronti" 
 Continuai "Ho convocato questa adunanza per discutere di qualcosa di importante con tutte le rappresentanze delle nobili case a me legate da vincolo di fedeltà e così sarà. Al contempo però gran parte di voi non si è dimostrata all’altezza di discutere ed esprimere opinioni valide. Lady Anya accolgo la vostra richiesta, ma solo parzialmente. Discuterò di quanto dobbiamo discutere con il Lord o la Lady, come nel vostro caso, di ogni singola Casa qui oggi presente e Ser Denys che rappresenterà i cavalieri del Nido dell’Aquila. Maestro Colemon vi prego di far provvedere a che gli altri nostri ospiti siano servirti nei loro bisogni. Ser Vardys, vi prego di far uscire chi non sarà della riunione" 
 Mentre il maestro e il cavaliere eseguivano gli ordini voltatosi Jon si diresse allo scranno e si risedette. Guardava la folla uscire dalla sala ed incrociò lo sguardo di Ser Lyn. 
 "Ser Lyn voi dovete restare. Prendete pure posto presso quel tavolo" disse indicando un lato della Sala Grande "questo incontro vi sarà da lezione per il futuro quando sarete Lord" 
Una volta chiuse le porte rivolse lo sguardo a Lord Yohn sperando che finalmente esprimesse i propri pensieri.
La situazione si metteva peggio di come lord Yohn pensava, e di questo biasimava solo se stesso. Era stato troppo avventato e diretto, avrebbe dovuto tenere un profilo più basso. 
 Ma ormai il dado era tratto, poteva ancora rimediare. Non gli piaceva che fossero presenti tutti i lord della Valle, ma lui non doveva convincere tutte quelle persone, doveva convincerne una sola. Lord Jon! 
"Mio lord" esordì dunque "è a voi che parlo. Per nessun motivo la Valle di Arryn dovrà partecipare a questo torneo.  Il perché mi chiedete?   Ebbene, pensateci attentamente. Sono anni che viviamo nella pace, decine di anni. Dalla fine del regno di Re Aegon V, passando per quello di Re Jaeherys, i Sette Regni hanno vissuto nella tranquillità. 
 Ma sul Trono di Spade ora siede un nuovo Re, affascinante al momento dell'incoronazione, ricordiamo tutti, ma non stabile come suo padre o suo nonno. E le prime avvisaglie le abbiamo già avute.  Non sottovalutate la ribellione di Duskendale e le sommosse della fratellanza del Bosco del Re. 
C'è malcontento nei confronti di questo sovrano. 
 Come ho già detto sono anni che viviamo nella pace, la Primavera è arrivata asseriscono i Maestri, alcuni addirittura annunciano prossimo l'arrivo della Lunga Estate. 
Ma sono solo illusioni.  E questo torneo di Harrenhal ne è la prova.  Ragionate, mio lord. 
 Rinchiusi nel raggio della fortezza di Harrenhal, ammaliati dal desiderio di fama e gloria, vi saranno migliaia fra lord, lady, cavalieri, armigeri, popolino, guitti, mercanti, prostitute, truffatori e mendicanti. 
E tutti provenienti da ogni angolo dei Sette Regni, tutti con le loro storie, le loro rivalità, i loro odi e le loro brame. 
 Cosa pensate possa mai succedere in un luogo nefasto come Harrehal, dove verranno ammassati contemporaneamente casate nemiche come Stark e Bolton, Greyjoy e Mallister, Tully e Frey, Bracken e Blackwood, Tyrell e Florent, Baratheon e Targaryen, Martell ed Yronwood. 
Il tutto controllato dai pochi soldati male addestrati di lord Whent? 
E a far da arbitro dall'alto del suo Trono il nostro sovrano, Re Aerys II, le cui voci sulla sua instabilità mentale sono giunte fino a noi. 
 In più, il torneo è solo un contorno ad un evento ancora più importante. La nomina del nuovo Concilio Ristretto di Approdo del Re. E questo non farà altro che aumentare le inimicizie delle più grandi famiglie per aggiudicarsi gli scranni a quella tavola. 
La Valle di Arryn non vive di forti rivalità come nel resto del Westeros, è vero, ma ci sono anche da noi invidie ed astio. 
Non lasciamo che questo torneo faccia attecchire il seme dell'odio anche nelle nostre terre. 
Restiamone fuori, lasciamo che gli altri lord si cullino nei loro sogni di gloria, che li porterà solo alla distruzione. 
Guardiamo dalla nostra rigogliosa Valle cosa accadrà. Non avremo preso parte a nessun inimicizia particolare restandocene nei nostri castelli. 
Accetteremo il nuovo Concilio a cose fatte, ovviamente, inviando una delegazione ad Approdo del Re, quando il pericolo della corsa alle cariche sarà scongiurato.
Restiamo fuori dai sogni di gloria mio lord. 
Nella Valle di Arryn non inseguiamo fama e gloria, nella Valle di Arryn vige solo l'Onore" 
 Tacque, pregando in cuor suo di essere stato convincente. Ma la pressione su Jon Arryn di tutti i lord e lady della Valle era quello che lord Yohn Royce temeva di più. 
Perchè nonostante le sue parole lui sapeva bene che la maggior parte dei presenti non desiderava altro che fama, gloria e potere. 
E Harrenahl e il suo torneo attirava assetati di fama, gloria e potere più di quanto il miele attirasse i mosconi. 
"Ma che cazzo sta succedendo qui?"...Ser Denys Arryn non riusciva a credere a quanto aveva finora ascoltato. Un torneo come mai se ne erano visti nei Sette Regni, capace di oscurare quelli che anni prima aveva tenuto Tywin Lannister per festeggiare i dieci anni di incoronazione di Aerys Targaryen e successivamente la nascita del principe Viserys. 
 Lord Royce era un fiume in piena, assolutamente ai confini dell'insolenza e dell'insubordinazione per la fermezza con la quale si stava opponendo alla volontà di Jon Arryn, lord di Nido dell'Aquila e Protettore dell'Est, di partecipare a questo torneo indetto da Lord Whent per festeggiare la fine dei rigori invernali e l'avvento della Primavera, cosi come dichiarato dai Maestri della cittadella. 
 Lord Whent era il lord di diritto del maniero di harrenhal, il più imponente del Westeros. eretto da Harren il Nero quale futura dimora della sua stirpe destinata, secondo lui, a governare le Isole di Ferro e le terre dei fiumi, era stato bruciato dal calore incandescente dei draghi di Aegon il Conquistatore. Blasone, prestigio e lignaggio non gli facevano certo difetto ma...denaro? 
 Dall'annuncio del maestoso torneo non aveva fatto altro che chiedersi chi ci fosse dietro l'organizzazione dell'evento, cioè chi stesse davvero tirando fuori l'oro necessario all'allestimento, ai premi per i vincitori, alle bevande e al cibo necessario al sostentamento del gran numero di persone attese. Difficile trovare una risposta; se infatti ben pochi erano coloro che potevano possedere un patrimonio cosi consistente, era altrettanto vero che per un motivo o per l'altro sembravano essere difficilmente sospettabili di aver messo mano ai forzieri. 
 Più la discussione fra Lord Royce e suo zio andava avanti, maggiori erano le inquietudini, i dubbi, le perplessità e le domande che l'erede di casa Arryn si poneva, domande alle quali solo il tempo avrebbe dato risposta. 
"Lord Yohn, comprendo le vostre parole ed i vostri dubbi, ma avete parlato solamente per supposizioni. Come voi stesso avete detto la Valle non vive grosse rivalità, non sarà dunque problema della Valle gestire le problematiche che la vicinanza di case rivali creerà al torneo. Allo stesso tempo perso che ad un tale evento il regno dell’Est non possa e non debba mancare. Dove voi vedete possibilità di guerra io vedo invece possibilità di allungare la pace." feci una pausa per sottolineare quest’ultimo passaggio. 
 "La continua composizione dei Concili Ristretti fatta da Aerys con cavalieri di Case minori da lui facilmente controllabili senza mai sentire i Protettori dei Sette Regni ha contribuito a creare quei malumori di cui voi parlate ed ha portato alla creazione di Concili Ristretti deboli e che non hanno avuto riguardo per il popolo dei Sette Regni. Lord Royce, della gloria del torneo non mi importa nulla, Casa Arryn non può però offendere Re Aerys e gli altri Lord Protettori con la propria assenza e non può non presiedere con il proprio Onore a ciò che sta dietro il Torneo di Harrenhal e che voi avete elencato." 
"Zio Permettetemi una parola, anche se ne pronuncierò qualcuna di più". "Sono d'accordo e più che favorevole al fatto che le nobili Casate che compongono l'Est e sono sotto la Vostra lungimirante benedizione e Protezione possano partecipare ad un così grande evento, ma non ritengo infondate le argomentazioni di Lord Royce in merito ai pericoli che un assembramento di cosi tante casate e vessilli possa cagionare. 
 Anche l'Est come gli altri Regni sono un insieme di tante nobili ed orgogliose casate, come le dita che compongono una mano; a differenza di altri però, noi siamo in grado di chiudere queste dita e raccoglierle in un pugno affinchè le dita siano più resistenti se colpite e, a loro volta, colpire di rimando per danneggiare i nostri nemici. Qui però è diverso, molto diverso. 
 Nemici ce ne sono, ma nessuno di noi è in grado di scorgerli. Zio, sinceramente, secondo voi Lord Whent ha le disponibilità finanziarie per potersi permettere un torneo tale da far apparire uno straccione Tywin Lannister? Chi sta finanziando il passatempo del Signore di Harrenhal? 
 Offendere Re Aerys e la Corona sarebbe la peggiore delle cose da fare, sappiamo tutti in quali rischi incorre colui o coloro che il Re non annovera fra i suoi amici, figuriamoci se compissimo un atto di tale scortesia. 
 Vogliamo chiedere a Lord Darklyn, mio omonimo nel nome? Vero, non possiamo, perchè la casata darklyn, una delle più antiche dei Sette Regni ha cessato di esistere per ordine di Aerys Targaryen ed è adesso il vessillo di casa Rykker a sventolare su Duskendale. 
 Vi chiedo pertanto il permesso, Zio, di recarmi sotto le insegne di casa Arryn ad Harrenhal, sede del torneo, e rappresentare nella Giostra l'onore della Valle e di tutti i suoi valorosi Cavalieri" 

Ser Denys sapeva di aver parlato in modo aperto, come gradiva suo Zio si facesse quando si dovevano prendere importantissime decisioni, ma sapeva anche che alla fine spettava solo ed esclusivamente a Jon Arryn prendere una decisione definitiva e che alla fine anche il Bronzeo si sarebbe piegato ai voleri del suo Lord. 
 Nessuno avrebbe macchiato il proprio onore arrecando vergogna a Lord Jon, a casa Arryn e alla Valle tutta rischiando oltretutto non solo la collera del Nido dell'Aquila, ma anche quella di Lord Whent e di Lord Hoster Tully, suo Protettore, nonchè addirittura le eventuali possibili feroci ritorsioni nientemeno che del Trono di Spade e della famiglia Reale. 
"Ser Denys sono lieto della vostra candidatura." 
 Jon Arryn fece una pausa e poi proseguì "Sono più che d'accordo che ad Harrenahl ci potrebbero essere dei pericoli. Anzi che ci saranno dei pericoli. E', e sottolineo è, però più pericoloso non presenziare ad un tale evento. Come vedrebbero Aerys e gli altri Lord l'assenza della Valle? Questo è d'obbligo chiederselo." 
 "Casa Arryn parteciperà dunque a questo evento e quale vostro Lord chiedo ad ognuno di voi di dare la propria approvazione a questa scelta partecipando voi stessi o inviando un uomo di vostra fiducia che possa rappresentarvi. Naturalmente non dimentico le vostre Lady che potranno allietare le danze serali di festa". 
Yohn Royce aveva fallito e ormai l'aveva capito. 
 La cosa che più gli bruciava non era il sorriso beffardo ed insolente che gli rivolgeva in quel momento ser Lyn, ma la consapevolezza che se fosse riuscito a parlare in privato con Jon Arryn avrebbe convinto il lord della Valle a non partecipare al torneo di Harrenhal. 
 Purtroppo, nonostante fosse partito prima che a Runestone arrivasse il corvo dal Nido dell'Aquila, era arrivato troppo tardi, e la pressione esercitata da tutti gli alti lord della Valle aveva ormai ottenebrato la mente di lord Jon. 
 "Bene mio signore" esclamò allora Yohn Royce "Se questa farsa dovrà per forza avere luogo, incuranti quali siete tutti della sicurezza della nostra Valle, vi chiedo almeno licenza di non averne parte alcuna. Lord Jon, sapete bene che non potrete costringere me e alcun uomo o donna di Runestone a seguirvi ad Harrenhal. Che la cosa avvenga senza alcun astio o altro dissenso tra noi, ve ne prego. Concedete quindi la possibilità di lasciare il Nido a me e ai miei uomini domani stesso, affinchè possiamo ritornare presto alle nostre case e ai nostri cari. 
 Nessun male vi auguro, anzi pregherò i Sette che nulla vi accada nel tetro maniero che fu di Harren il Nero, e che i miei nefasti pensieri vengano prontamente smentiti. Non ci sarebbe uomo più felice nei Sette Regni nell'ammettere di essersi sbagliato. Inoltre, siccome è chiaro che porterete nelle Terre dei Fiumi tutti i più importanti lord e cavalieri della Valle, avrete certamente bisogno di un uomo di fiducia che aspetti il vostro ritorno e che amministri l'Est in vostra vece". 
Alle parole di lord Yohn Royce, Anya non potè trattenersi dallo scoppiare in una divertita e fragorosa risata. 
Tutta l'assemblea si voltò a guardarla. 
 "Perdonatemi miei lord e cavalieri" disse "ma è stato più forte di me. Che stupida sono stata. Anche io come ser Denys ero quasi convinta della buona fede di lord Yohn, e i suoi dubbi mi sembravano anche abbastanza giustificati. Ma ora è chiaro che il suo è stato solo un giochetto, riuscito tra l'altro anche male, per ottenere da lord Arryn l'onore di farne le veci in qualità di Protettore dell'Est durante l'assenza di lord Jon dalla Valle" 
Si voltò a guardare Yohn Royce e gli puntò un dito accusatore contro. 
 "Sei stato abile mio lord, ma troppo frettoloso. Non da stupide rivalità ancestrali dovremo guardarci, non da gelosie e sogni di gloria all'ombra delle torri in rovina di Harrenhal. Dovremo invece guardarci le spalle, qui in casa nostra, nella nostra Valle che più volte hai citato come amata. E non da casate lontani e nemiche dovremo proteggerci, ma da uno dei più importanti lord dell'Est. Dovremo guardarci da te!" 
Di nuovo un boato misto tra proteste, esclamazioni di stupore e vociare di persone esterefatte riempì la sala. 
 "Tu intendi prendere il potere e tramare alle spalle di lord Arryn, mentre lui e i suoi più importanti e fedeli cavalieri saranno nelle Terre dei Fiumi. Questa è l'unica verità che si cela dietro la tua pantomima di oggi". 
 Lady Anya Waynwood forse non se ne era resa conto, ma nella sua decisa accusa si era portata a pochi passi da Yohn Royce, praticamente erano l'una di fronte all'altro.
Doveva ammetterlo. A parti invertite lord Yohn Royce avrebbe pensato le stesse cose gridate ora ai quattro venti da lady Waynwood. 
Yohn Royce era stato uno stupido. Forse davvero l'età avanzava anche per lui, come asseriva ser Lyn Corbray. 
 Forse avrebbe dovuto restare a Runestone, nella sua casa con sua moglie e i suoi figli. Sarebbe stato più utile rimanendo tra le sue mura rispetto a quello che aveva ottenuto andando al Nido. 
 Non solo non era riuscito a convincere Jon Arryn a non partecipare a quello stupido torneo, ma anzi era riuscito a farsi accusare di tramare alle spalle del lord per prendere il possesso della Valle durante la sua assenza. 
 La lastra di ghiaccio sottilissima che sentiva sotto i suoi piedi poco prima si era spezzata già da un po', considerando il gelo che sentiva lungo la schiena, nelle ossa, in ogni muscolo. 
 Ma lui era Yohn Royce il Bronzeo, signore di Runestone, il più grande e valoroso lord della Valle di Arryn. Non poteva farsi trattare come un mistificatore qualsiasi. 
 "Lady Anya" disse dunque "Qualche anno fa, e se tu fossi stata un uomo, molto probabilmente dopo queste parole non avresti avuto più la testa, e l'ultima cosa che avrebbero ricordato di te sarebbero state le menzogne che hanno causato la tua morte. 
Ma dopo tanti anni so contenere il mio impeto. So ragionare prima di agire. Anche molto velocemente" 
Si girò di scatto dando le spalle alla lady di Iron Oaks e guardando lord Jon Arryn 
 "E perché dovrei adirarmi poi? Per delle stupide menzogne che tentano solo di confondere la realtà. Vi ho messo in guardia da quello che troverete ad Harrenhal, mio lord. Siete libero di fare la vostra scelta e di accettarne le conseguenze, nel bene o nel male. Ma sapete bene anche voi che in un momento così importante, dove tutti i Sette Regni saranno ammassati in un unico luogo, non potete lasciare la Valle senza una guida, anche se momentanea, sicura, decisa, abile e che soprattutto abbia la vostra fiducia. 
Non considerate la mia persona in questo ruolo. Ho sbagliato a propormi. Forse avrei pensato le stesse cose di lady Anya se fossi stata al suo posto. 
Altri lord possono governare la Valle in vostra assenza. 
Mio fratello Nestor ad esempio, o ser Vardis, uomini che in effetti sono molto più vicini a voi di me. 
Quello che vi chiedo ora è di poter abbandonare questa adunata e potermi ritirare le mie stanze. 
Come vi ho detto, domani partirò presto con i miei uomini per far ritorno a Runestone, sconfitto e povero nell'animo per il mio fallimento." 
Lord Yohn Royce fissava ora fortemente lord Jon Arryn. 
La parola fine a quella terribile adunata doveva metterla lui. 
"Lord Royce, prima che prendiate la strada verso Runestone, potrei avere l'onore ed il piacere di avervi al mio personale desco? Le dure, sferzanti ed impietose parole di Lady Anya sono probabilmente andate ben oltre le sue reali intenzioni e, come voi ben sapete, molto spesso la fragilità del loro sesso induce spesso le donne a non soffermarsi appieno sulle frasi che pronunciano." 
Fu naturale per ser Denys prendere il braccio del Signore di Runestone per portarlo in disparte ed evitare che animi altrettanti agitati potessero far definitivamente degenerare la situazione 

"Mio Lord, voi sapete fin troppo bene come vanno le cose in questo mondo e di come siano mutevoli certi...animi. Mio zio sente moltissimo il peso delle sue responsabilità ed il motto della nostra Nobile casa è impresso quasi come un marchio a fuoco nella sua mente de nel suo cuore. E' un fedele suddito della Corona, come noi tutti. 
 E' pertanto con un duplice scopo che io mi accingo a partire per Harrenhal, mio Lord. Cercherò di distinguermi nel torneo per tenere alti i nostri vessilli e l'onore della Valle tutta, ma voglio cercare anche di scoprire cosa si nasconde dietro a questo torneo cosi fastoso ed opulento; centinaia di Lord, cavalieri e uomini della più variegata risma tutti presenti sotto lo stesso cielo non può essere solo una coincidenza. Troppo denaro è necessario per questo evento e ripeto quanto detto nella sala, Lord Whent questo denaro non lo possiede e non esiste banchiere con un minimo di senno che elargirebbe una somma cosi cospicua praticamente ad interesse zero, perchè non vi è merce di scambio che egli possa offrire di rimando. 
 So, Mio Signore, che sto per inerpicarmi in un periglioso cammino, ma per la sicurezza della Valle non possiamo comportarci come quegli esotici animali del Southorious che quando vedono un pericolo infilano la loro testa dentro un buco nella sabbia. La testa parrebbe essere al sicuro, questo è vero, ma il culo resta in alto e troppo scoperto. 
Spero accettiate il mio invito a cenare insieme prima che Voi ripartiate." 

Con un cenno di sincera ammirazione verso l'uomo che aveva di fronte, Ser Denys si accomiatò e guadagnò celermente l'uscita. 

Jon scoppiò in una fragorosa ristata e ciò creò imbarazzo nei Lord e Lady presenti nella sala. 
 "Miei Lord e Mie Lady, vi ho chiesto di partecipare a questa riunione per esporre ogni vostra opinione. Lord Yohn ci ha solo espresso le sue perplessità ed ha cercato di suggerire una soluzione che lo tenesse lontano da Harrenal. Ciò che io vedo nelle sue parole è solo questo. Solo il tempo dimostrerà se ho ragione, per cui Lord Yohn voi rimarrete qui al Nido dell'Aquila e darete il vostro supporto a Maestro Colemon nella gestione della Valle in mia assenza. Pongo molta fiducia in voi in quanto mio fedele vassallo. In assenza di Ser Denys la Porta Insanguinata non avrà un comandante per cui sostituirete anche lui in questo ruolo. Consultatevi con lui per avere informazioni sui clan della montagna. E' quindi vostro obbligo dimostrare a Lady Anya la sincerità delle vostre parole ed a Ser Lyn ed agli altri Lord che avete offeso le vostre capacità. Se non ci fossero altre obiezioni vorrei sapere chi mi accompagnerà ad Harrenal." 
 Cominciò quindi la parte più tediosa dell'adunanza, ma Maestro Colemon riuscì a dirimere tutte le insulse questioni sollevate dai presenti. Molti Lord e Lady si proposero e tutte le casate avevano un rappresentate tranne i Royce. 

"Lord Yohn in rappresentanza della vostra famiglia parteciperà vostro fratello spero!" e il Lord di Runestone acconsentì almeno a quello. 

"Bene, deciso tutto scioglierei l'adunanza comunicandovi che in quanto vostro Lord Protettore parteciperò al torneo cercando di portare in alto l'Onore della Valle. I presenti mi vedranno giostrare e dare battaglia nella Grande Mischia." 

Un latrato di proteste si levò nella sala. 
Mio Lord alla vostra età... 
Mio Lord è pericoloso... 
Mio Lord cadere da cavallo... 
Mio Lord la mischia è pericolosa...
[Modificato da Mance 15/02/2017 15:51]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
15/02/2017 17:12
 
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Cap IV. La catena di Mace Tyrell
PDV Mace Tyrell e Leyton Hightower

Poco prima della partenza per Harrenal
"Si Willas è corretto. Ti Piace?" 
"Si padre" 
"E cosa ti piace di più di questa pianta?" 
"Il fatto che pur di sopravvivere si avvinghi ad altre più forti e robuste di lei... e vinca!" 
 "Bravo Will, al fico strangolatore non importa chi gli sta attorno. Si insinua, sorregge, aggrappa e non molla.... non molla mai.... e cresce ...cresce FORTE!" disse Mace sorridendo. 
 "Un po come te. Prendi pure esempio. Cresci forte tra una selva di finti alleati e falsi amici. Circondali e sfruttali per porti al di sopra di loro fino a che saranno loro a dover dipendere dal tuo essere, solo allora potrai guardarti attorno e sapere quanto sei cresciuto FORTE!!!" 
"Si padre" disse pensieroso il piccolo Willas, erede di Altogiardino, sette anni e già acuto, almeno secondo quello che diceva Olenna. 
"A me non piace mica papà, sai?" disse uno vocina dietro di loro. 
Alerie era sopraggiunta con in braccio il suo secondogenito, Garlan, di quattro anni. 
"Ah no piccolo mio? E perchè, se mi è concesso?". 
"Perchè fa del male!". 
"A volte per il bene del proprio casato occorre fare del male piccolo. Comunque più avanti ti spiegherò. Quindi dimmi, quale pianta ti piace di questo giardino?". 
 Alerie sorrideva mentre il bimbo, con l'indice al mento osservava tutto quello che cresceva in quel parco, motivo di invidia in tutto il Westeros. A Mace piaceva quel luogo. Piaceva quanto il sorriso di Alerie, le domande di Garlan e le risposte di Willas. Li potevano essere loro stessi, una famiglia felice, senza fingere alcunchè. Senza dover scendere a stupidi compromessi per il bene del casato. 
"Quella!!!" lo destò dai suoi pensieri un grido di vittoria di Garlan. 
 Mace osservò il suo viso, poi passò al braccio, quindi alla mano per seguire la direzione indicata proprio dal suo piccolo dito indice... un breve attimo di silenzio. Poi la risata di Mace scoppiò proprompente. Anche Alerie sorrise, facendo imbronciare il volto di Garlan. 
 "Scusa piccolo mio" si sforzò il Signore di Altogiardino "quella pianta si chiama Atropa Belladonna e non è che sia una pianta innocua. Con quella si fa un potente veleno, però Garlan, a tuo favore vi è il fatto che con le sue foglie si fa l'antidoto per un altro veleno altrettanto potente. Perciò caro Garlan sei tanto spietato quanto tuo fratello ma sei più... come dire..." 
"Galante padre!" si intromise Willas. 
"Si giusto, galante. Garlan, il galante." 
I tre risero di gusto quando Garlan fece una smorfia per quel soprannome, ma le risate si smorzarono di colpo non appena la vecchia Olenna si fece viva. 
"Possiamo parlare io e te o hai intenzione di evitarmi tutto il giorno! Comincio ad essere vecchia sai?! Non posso mica starti dietro all'infinito!!!" 
"Si madre avete ragione. Ragazzi andate a fare una passeggiata fino alla vecchia quercia e aspettate li vostra madre che fra pochi minuti vi raggiungerà". 
In meno di un secondo i bambini guizzarono tra i cespugli sparendo dallo loro vista, solo le urla di divertimento di Garlan indicavano la loro presenza. 
"Dimmi Madre, che c'è....". 
"Cosa c'è? Cosa c'èèèè???????? 
 Te lo dico io che cosa c'è. C'è che tuo suocero Leyton Hightower è nella sala grande e ti sta aspettando per andare a quello stupido torneo, e dice che la tua catena è pronta! Sei forse un maestro tu? Certo che no!!! E allora che cosa è questa storia della catena?" 
 "Ah... niente madre... ve lo avrei detto a breve. La Catena di Mace non è altro che un gruppo di otto maestri della cittadella a me estremamente fedeli, cui casa Tyrell ha pagato alimenti e studi da oltre dieci anni. Ognuno di loro andrà come ospite in una capitale dei Setteregni e... a Pike". 
"A Pike? Pfff!!! A Pike li spellano i maestri e te li rimandano indietro a pezzi!". 
 "E' per questo che Torek di Pike, così si chiama quell'anello, andrà la come mastro fabbro, mentre Kasemir andra a Lancia del sole, Otrek a Capotempesta, Irwin a Castelgranito, Alf "Passolungo" al Nido dell'Aquila, Justin a Delta delle acque, Ulf a Grande Inverno e Jes il cieco ad Approdo". 
"Sai che non erano questi i piani. Loro devono credere che tu..." 
"Calma madre Leyton è mio suocero.... sa. Io, te, Alerie e Leyton". 
 "Come fai a dirmi questo con tanta leggerezza! Io sono quella che la gente deve temere e tu sei quello che la gente deve credere di raggirare. E' così che abbiamo sempre scovato i nemici, fingendoci uno sciocco e l'altro arcigno, ma comincio a credere che il ruolo che indossi cominci a calzarti troppo bene. Poi.... Persino un cieco? Sciocco!!!". 
Mace si alzò dalla panchina dove era seduto e posò le mani sulle spalle della madre. 
 "Madre penserai mica che sia cieco veramente? Ha una malattia degli occhi che gli fa apparire l'iride del color pece ...come la pupilla. E ha sempre fatto finta di essere cieco alla cittadella. Non sai quante cose può vedere un cieco madre!". 
"Pazzo allora!!! se Aerys Targaryen lo dovesse scoprire ti riempirebbe il culo di altofuoco e ti darebbe fuoco dal naso!" 
 "Madre ora basta. State tranquilla. Tranne il Fabbro gli altri saranno stimati membri delle varie corti e saranno anche i nostri occhi e le nostre orecchie e all'occorrenza le nostre voci. A Pike... beh sarà poco di più di un uccelletto ma il rischio vale la candela... la flotta Greyjoy è imprevedibile e..." 
"Va beh, va beh... basta ho capito. Ma attieniti al piano. Sono sei anni che lo coltiviamo e ultimamente sta dando buoni frutti! Perciò non rovinare tutto". 
 Mace sorrise ma le sue labbra tornarono serrate nel vedere Alerie accigliata. Lei soffriva nel vedere quel siparietto. Si, Mace non era un secondo Tywin Lannister ma nemmeno quel tontolone che si faceva credere... e lei, tanto amava il Mace del parco di Altogiardino, tanto odiava il tontolone, per quanto garbato e gentile, ma pur sempre imbranato marito che l'accompagnava fuori da Altogiardino o nelle cene ufficiali. Lo detestava. Se il mondo lo avesse visto per quello che era veramente, ma Olenna aveva deciso, un Tyrell forte e uno debole. Era sempre stato così. Lei era la forte e alla morte di suo padre il debole avrebbe dovuto essere lui. Idem sarebbe dovuto essere dopo di lei... e se i conti non la ingannavano Willas avrebbe dovuto essere la nuova rosa con le spine e Garlan quella senza. Odiava questo dualismo, ma ora finalmente lei lo avrebbe spezzato. Portò le braccia all'addome e si intromise. 
"Scusatemi, prima che mio marito parta per Harrenhal io avrei una cosa da dirvi". 
"Ma Alerie, siamo d'accordo, saresti venuta anche tu e al ritorno avremmo deviato per Approdo del Re. Quel diadema che ti ho promesso, ricordi?" 
 "Si caro, lo ricordo benissimo ma non posso" sorrise in maniera innocente, quasi senza volerlo. Quanto la amava Mace in quei momenti. "...non posso perchè, aspetto un bambino". 
 Il mondo si fermò. Mace a bocca aperta non realizzò subito e stavolta sciocco lo sembrò per davvero così come Olenna comprese tutto all'istante. "Speriamo sia femmina! Ci imparenteremo qualche grande casata". 
 "Oh madre piantatela" poi si rivolse ad Alerie "come vuoi chiamarlo?" 
"Ma non lo so... Loras se è maschio e Maergary se è femmina, ma solo se ti sta bene!" 
"Certo che mi sta bene!" e la baciò. 
 Appena Mace si tirò indietro gli occhi di Alerie si sbarrarono. "Padre!" e corse in direzione di un uomo giovanile per la sua vera età, possente che emanava una nobiltà conosciuta a pochi. 
 Leyton Hightower, padre di Alerie e suocero di Mace si avvicinava a loro, braccia aperte e sorriso in volto.

Lord Leyton abbracciò sua figlia con dolcezza e la guardò pieno di orgoglio. "Ho sentito bene? Sarò ancora nonno? Mi fai sentire sempre più vecchio...". 
Alerie era la sua terzogenita ma l'unica che avesse già avuto figli , cosi giovane come suo padre. 
 Leyton stesso infatti si era sposato giovanissimo ad appena 17 anni, unico figlio di Lord Ormund Hightower, diventato timoroso dopo l'ingresso di suo fratello Gerold nella guardia reale che la linea di sangue degli Hightower potesse interrompersi. 
Era confortante vedere sua figlia sposata e felice, l'interesse della Casata troppo spesso finiva per anteporsi a tutto... 

"Vecchio, padre? ...anche per gareggiare al Torneo?". Leyton la interruppe, "Ho da poco compiuto 40 anni , presto entrerò nell'autunno della mia vita, questo torneo sarà uno degli ultimi per me e il primo per tuo fratello Baelor.  Ho lasciato tua madre a governare Vecchia Città in nostra assenza, sarebbe molto contenta se tu la andassi a trovare con i bambini la prossima luna piena. 
Ho dei doni per Garlan e Willas, proprio da parte sua, da Volantis credo". 

Leyton si staccò dalla figlia per salutare Lord Mace, rigorosamente dopo aver presentato i suoi omaggi all'anziana lady Olenna. Trattare per il matrimonio di sua figlia con quella donna era stata una delle faccende più esasperanti della sua vita, "Ti trovo bene mio signore , prima di prepararci a percorrere la Strada delle Rose possiamo passeggiare per qualche momento se ti aggrada..." 


La giornata era splendida, il sole copriva ogni cosa con riverberi dorati, il vento stormiva dolcemente, accentuando la sensazione di vita brulicante che davano tutte quelle piante in fiore in perpetuo movimento, ma Leyton e Mace prestavano poca attenzione a quello spettacolo. 

" La catena è pronta per essere indossata, dopo quasi dieci anni di attesa... 
Mi spaventa come il tempo fugga veloce dalla cima della mia Torre, mi sembrano passati pochi istanti da quando ti ho dato la mia Alerie.  Alcuni anelli saranno ben piazzati , avranno accesso a corvi messaggeri, istruiranno i figli di lord e cavalieri, cureranno tutti costoro, gli presteranno consiglio e li aiuteranno a governare le loro terre... Quanto potere diamo ai Maestri.... troppo spesso tutti ce ne dimentichiamo.  Nessuno a parte te, tua madre e me ne è al corrente, gli anelli stessi non sanno di far parte di una catena , anche se possono certo immaginarlo. 
I messaggi saranno scritti in un codice da me stesso ideato." 

Mace parve soddisfatto. 
 "Bene, alcuni sono poco più che novizi, altri hanno decenni d'esperienza. Sarà una dura prova per loro. Sono solo un poco preoccupato per Maestro Torek a Pike. La segretezza è difficile e per un maestro della cittadella farsi passare per fabbro non deve essere una passeggiata. A Pyke poi, che i sette lo aiutino. Il mio anello di punta invece è motivo di orgoglio per me e per il tuo operato Leyton. Jes il cieco. E' una mezza leggenda a Vecchiacittà. Metà dei maestri lo scansano per aspetto e studi, l'altra metà per il carattere non proprio mellifluo. Ma è sapiente ed estremamente capace. E poi pare ci veda meglio di me e te. Non ti nascondo Leyton che a volte mi imbarazza e altre mi inquieta". Poi allungò la sua mano destra sulla spalla sinistra dello suocero "Comunque sia ben fatto Leyton. Harrenal sarà un evento di quelli che lasciano il segno nella storia, nel bene o nel male e dobbiamo essere preparati. Ora andiamo a mettere qualcosa sotto i denti e poi partiamo. La strada è dannatamente lunga da qui alla casa dei Whent".
[Modificato da Mance 15/02/2017 17:13]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
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Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

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Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
23/02/2017 18:55
 
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Cap V. Lord Caffaren a Sunspear
Pdv di Doran Martell e Bryen Caron

Il Dorne gli piaceva ma erano anni che non ci metteva piede.
Lord Caffaren scese dalla Lady delle Rocce e accompagnato da un piccolo gruppi di assistenti raggiunse il picchetto di soldati dorniani che lo aspettavano al porto di Lancia del Sole.

Non ci fu bisogno di molte parole, in realtà. Quasi tutti sapevano chi fosse e cosa era venuto a fare.
Lord Caffaren sbrigò le formalità necessarie al suo ingresso alla Torre del Sole, dove lo attendeva il suo Principesco interlocutore.

Mentre aspettava l'arrivo di Lord Caffaren, il Principe Doran era seduto nella Sala del Trono. Non era però seduto sullo scranno della sua Casa, il trono con incastonata la lancia dorata, ma su un divanetto posto di lato alla stanza.
Aveva da poco salutato suo fratello e sua sorella, che erano partiti da meno di mezz'ora alla volta di Harrenal. Li attendevano un torneo, delle tavole imbandite e tanti, troppi noiosi convenevoli con lord di ogni genere. Sarebbero stati ancora una volta guardati con sospetto dalla gente del nord, tanto sicura del proprio oscurantismo e delle proprie ristrettezze. Forse però l'aria misteriosa di Oberyn avrebbe attirato qualche giovane ragazza puritana nella sua tenda e... Chissà quante giovani lady avrebbero apprezzato la Vipera durante queto breve soggiorno nelle Terre dei Fiumi.
Sentì alcuni passi sul marmo. Soldati dorniani. L'armatura leggera era inconfondibile, ma c'era anche qualche altro rumore... Meno familiare.

Si aprì la porta, ed entro un giovane. "Mio Principe, chiedo il permesso di far entrare Lord Caffaren."
"Avanti, avanti." disse Doran.
Il nuovo arrivato, sicuro di sè, si fece avanti. Quando giunse abbastanza vicino al divanetto, il Principe gli fece cenno di sedersi sulla poltrona che gli stava davanti.
"Lord Caffaren, ben arrivato."
Tra loro, su un tavolino molto basso, una luminosa scacchiera di cyvasse li attendeva.
L'anziano Lord, entrato solo nella stanza, si inchina lievemente a Doran Martell "Mio Principe, grazie per l'ospitalità." Dice, andandosi a sedere di fronte al suo interlocutore.
"Ah, Cyvasse. Giada e Giaietto, vedo. Questi pezzi sono vostri da molto tempo ma vengono da assai lontano."
"Un occhio attento di un profondo conoscitore di minerali esotici, vedo. Mio Lord, non potevate iniziare con una frase che facesse una migliore impressione di questa." Disse Doran, con un sorriso leggermente tirato da un lato. "L'astuzia non è prerogativa dei colti, ma in essi è decisamente più comune. E questa vostra osservazione mi fa pensare che lo siate."
Prese con la mano destra il Re nero, prima rigirandoselo tra le dita, poi osservando per l'ennesima volta la precisione dell'intaglio.
"Questa scacchiera appartiene alla mia famiglia da quattro generazioni. Come certamente saprete Casa Martell è la più vicina dei Sette Regni alle Città Libere, seconda forse solo a Casa Lannister per il rapporto con la Banca di Ferro secondo alcune voci. Beh, sta di fatto che un mercante di Volantis la portò in dono, forse come ringraziamento per alcune tariffe... Vantaggiose."
Strinse la pedina con una leggera forza, per un attimo i suoi polpastrelli diventarono bianchi.
Sorridendo, riprese: "Conosce le regole?"
"Non posso dire di essere un grande conoscitore del gioco, Principe. I rapporti delle mie terre con l'Essos non sono certamente fitti come quelli della vostra nobile casa. Eppure quando raccogliemmo i nostri soldati e partimmo per le Stepstones, ormai vent'anni fa, quando certamente ero più combattivo di quello che sono ora, ecco" fa una breve pausa "ecco, mi sono concesso qualche partita, nelle lunghe sere di passate negli accampamenti. Non ricordo molto bene le regole, come non ricordo diverse delle parole di bastardo Valyriano che avevamo imparato."
Lord Caffaren socchiude leggermente gli occhi, accarezzandosi la barba "Eppure ricordo che le regole non siano molto diverse da quelle del Westeros. Occorre evitare che il proprio Re venga sconfitto e si hanno a disposizione formidabili soldati per difenderlo, tra cui.."
Allunga la mano verso il drago di Giada "Un drago. Ma.." osserva il pezzo da vicino "Cosa accade se è il Re stesso ad essere un Drago? Continua a dover essere difeso o risulta esso stesso un'arma per sconfiggere il re avversario?"
"Domanda interesante, Mio Lord."
Di sicuro Doran si sarebbe divertito molto con quel dialogo, le elucubrazioni fini a se stesse lo rallegravano enormemente. Chissà, poi, se quello si sarebbe rivelato un modo di conoscere i penseri che aleggiavano nelle Terre della Tempesta per via indiretta.
"Ma, vedete, nel gioco voi stesso siete il Re. Voi comandate lo schieramento e dovete fare i vostri interessi. Potrete quindi essere contemporaneamente il Drago? Ne dubito fortemente. Forse il vostro re potrà anche essere un Drago, ma è del vostro Re che dovete fare gli interessi. E' una differenza sottile, ma sostanziale. E qui arriviamo alla domanda cruciale. Sareste disposto a sacrificare il vostro Drago se questo potesse avvicinare il vostro Re alla vittoria?"
"Qualsiasi forza, mio principe, è al servizio del Re. Il drago stesso se non è al tempo stesso Re. Un drago e perfino un re si può sacrificare per fare il bene del proprio Re, giusto?"
Lord Caffaren fa un chiaro occhiolino al Principe di Dorne.
"Siete arguto come si dice nella Tempesta, Principe. Un raro spirito affine."
"Vedo che avete compreso lo spirito del gioco, mio Lord. Nulla non può non essere sacrificato quando si tratta di vincere al gioco, e a volte la vittoria richiede proprio questo."
Doran sembrava compiaciuto dal complimento ricevuto.
"Mi fa piacere sentire che almeno fuori dal Dorne la mia testa venga apprezzata. Vedete, qui tutti preferiscono il mio giovane, impulsivo, temibile fratello. Si inchinano a me, certo, ma dentro di loro coltivano l'idea che sia mio fratello il vero oggetto di rispetto. Molti non si accorgono che è il mio braccio, ed io la sua mente."
Un respiro, prima di cambiare oggetto del discorso.
"I popoli del nord invece devo dire che sono considerati poco scaltri qui oltre il deserto. Ma ho avuto una piacevole sorpresa con voi, senza alcun dubbio."
"Siamo abituati a combattere le nostre battaglie a modo nostro, Principe, come voi siete abituati a combatterle a modo vostro. E' la diversità delle genti del Westeros a renderci così forti. Ma siamo veramente così diversi? I nostri usi e i nostri costumi sono così lontani da renderci veramente diversi? Un osservatore potrebbe dire che il colore della nostra pelle non è lo stesso mentre un osservatore attento potrebbe dire che i nostri usi e costumi sono molto lontani tra loro." Lord Caffaren fa un gesto deciso con la mano destra, come a voler dar forza al suo discorso "Ma siamo invero così diversi? Non abbiamo mani, occhi, passioni e sentimenti? Non abbiamo gli stessi pensieri, gli stessi desideri?"
Prima di rispondere, si fermò un attimo a pensare.
"Dipende sotto che aspetto, Lord Caffarel. L'estetica non vuol dire nulla, questo è certo. Come sapete ci sono tre "tipi" di dorniani, ed i dorniani della roccia sono molto più vicini a voi che a noi da questo punto di vista. Alti, castani, occhi chiari. Guardatemi e vi spenderete subito conto di quanto io sia differente da tutto questo."
La sua pelle olivastra, i capelli scuri e il suo corpo così minuti rispetto a quello dell'Andalo medio non lasciavano spazio ad interpretazioni.
"Tuttavia il Dorne è unico. Una terra così difficile ci ha abituati a essere furbi: quando voi preferite la forza bruta, noi guardiamo ad altri mezzi. Uniche le difficoltà che della gente deve affrontare, unico il popolo che da loro si forma."
Lo guardò dritto negli occhi, per un attimo senza sbattere le ciglia.
"In ogni caso gli obiettivi umani sono sempre quelli. Ricerca di affermazione, quindi di rispetto, dunque di potere. A quello i dorniani sono tutt'altro che indifferenti, esattamente come voi Lord degli altri regni."
"Ed è giusto che sia così. Non ci sarebbero navi, senza acque da attraversare, nevvero" il lord di Fawnton si appoggia per un attimo al divanetto.
"Sono venuto a farvi una proposta importante, Principe. Sono venuto a chiedere la mano di vostra sorella, la Principessa Elia di Dorne, per il mio Signore, Lord Robert.
Tra qualche giorno, Lord Robert si incontrerà con vostra sorella e le farà probabilmente la stessa proposta."
Lord Caffaren fa una pausa "abbiamo preferito giungere a voi con questa proposta con un certo anticipo rispetto a quella di Lord Robert, giacchè da uomo di pensiero a uomo di pensiero, immagino vorrete dedicare più che una notte estiva a sviscerare questa questione."
"Apprezzo moltissimo questo riguardo nei miei confronti, mio Lord."
Doran non era rimasto così sorpreso dalla proposta, visto che sua sorella era una donna bellissima ed in perfetta età da matrimonio. Tuttavia voleva ben ponderare le implicazioni politiche di questo possibile avvicinamento tra Dorne e Tempesta.
"La proposta è senz'altro interessante. Sicuramente avere dei buoni rapporti con un vicino così importante per la mia terra sarebbe una cosa ottima. Soprattutto di questi tempi: anche se ora pare essersi ripreso, in passato il nostro re ha mostrato alcuni segni di debolezza, se non altro fisica."
Guardò la scacchiera.
"Aiutami a comprendere appieno, però. Si tratta di un sodalizio proposto per il benessere dei nostri due settimi di regno, o piuttosto una minaccia non rivelata nei confronti dell'Altopiano? Si sente dire che il terzo attore della scena stia accumulando uomini e soprattutto soldi, ultimamente."
"Non abbiamo alcuna intenzione di minacciare alcuno, mio Principe. È ora che Robert si sposi e tra tutte le fanciulle adeguate ha preferito chiedere la mano di una Principessa. Perché volere di più e accontentarsi di meno?"
L'anziano Lord si raddrizza, sorridendo. "La Tempesta non ha nulla contro l'Altopiano. Anzi, i commerci con le terre degli alfieri di casa Tyrell hanno portato benessere a tutti.
Se mai ci sentiremo minacciati, vedremo di difenderci, com'è giusto che sia."
Lord Caffaren sorride di nuovo, lasciandosi la barba "lord Caron parlerà con Lord Tyrell al torneo, comunque."
"Quindi nessun secondo fine? Mi fa molto piacere."
Doran ci credeva poco a dire il vero, ma non avrebbe avuto alcun interesse a mettersi contro l'Altopiano. Molto meglio così, l'esercito dorniano si trovava molto meglio a difendere delle montagne che a conquistare cittadine dimenticate dagli Dei.
"Confido che possiate trovare in Lord Mace un interlocutore accomodante e pacifico, così come spero che si comporti in questo modo con mio zio Lewyn. Sapete, ho affidato a lui di gestire le contrattazioni che ci saranno ad Harrenal."
Ripensando alla sorella: "Vedremo cosa dirà Elia di Lord Robert, appena ritornerà nel Dorne. Come sapete qui diamo molta importanza alle donne, e non mi piacerebbe forzare mia sorella. Ma sono sicuro che il vostro signore saprà impressionarla convenientemente."
"Molte cose si possono dire di Robert Baratheon. Una di queste è che certamente sappia come impressionare." Lord Caffaren traffica con un astuccio di cuoio che ha con sè e dopo averlo slegato accuratamente lo svolge, di fianco alla scacchiera.
"Come spesso accade in queste evenienze, mi sono permesso di redarre una bozza. Come potete vedere" dice voltando i fogli contenuti nell'astuccio verso il Principe di Dorne "Vorremmo anche risolvere tutte quelle piccole faccende territoriali che sono rimaste in sospeso tra i lord delle Marche. C'è anche una faccenda più personale legata a Lord Caron: qualora voleste farci l'onore di firmare questa alleanza davanti agli Dei e agli uomini, il Lord di Nightsong vorrebbe anche proporvi di accogliere presso i vostri meravigliosi Giardini uno dei suoi figli."
Lord Caffaren fa un sorriso enigmatico e si appoggia nuovamente al divano.
"Ottimo, ragionerò molto meglio nei prossimi giorni con una bozza tra le mani. E naturalmente siete invitato a restare qui in questi giorni di meditazione. Ma vi prego, descrivetemi più in dettaglio quello che intendete prima che io legga le parole scritte."
Doran voleva innanzitutto vedere quanto Lord Caffarel fosse sicuro di quello che stava proponendo.
"Naturalmente per quanto riguarda il figlio di Lord Caron i Giardini dell'Acqua lo accoglieranno molto volentieri, sono sicuro che sotto il sole dorninano crescerà sano e forte. E con la mia famiglia, ancora di più. Ma sentiamo: che cosa mi dite riguardo alla faccenda delle Marche?"
"Per migliaia di anni sono state terreno di scontro tra le terre della Tempesta, il Dorne e l'Altopiano. Ora come ora, l'Altopiano controlla solamente la punta occidentale, con le terre di Casa Peake e Tarly.
Il resto della regione è ormai diviso tra uomini della Tempesta e Dorniani, con un piccolo vantaggio territoriale di questi ultimi.
Con il trattato che vi lascerò, abbiamo cercato di sistemare tutti i contenziosi territoriali, i diritti sui passi e sulle strade, oltre che sulle aree di sosta e sui pozzi, sulle montagne e sulle colline. I dettagli sono tutti compresi ed annotati."
Mentre parlava, Lord Caffaren continuava ad indicare le varie zone sulla mappa, così che il suo discorso fosse maggiormente chiaro.
"Per quando riguarda i figli di Lord Caron, pensate di preferire Bryce o Rolland? Rolland è il figlio naturale di Lord Caron, avuto anni prima che prendesse in sposa Talda Dondarrion, da cui ha avuto Bryce.
So che, come per le donne, anche per i bastardi fate eccezione, qui a Dorne"
"Molto bene, Lord Caffarel. Vaglierò con attenzione ogni postilla del trattato per assicurarmi che non ci sia compreso nulla che possa infastidire i lord delle Montagne Rosse. Credo che sarà comunque doveroso avvisare almeno i lord di Blackmont, King's Grave e Wyl del fatto che stiamo prendendo in cosiderazione una simile questione e mandare loro una copia della bozza per quello che concerne le Marche. Tutto questo prima della nostra eventuale firma."
Risolto così il primo argomento, riprese: "Sì, qui da noi anche i figli avuti al di fuori del matrimonio sono trattati con il giusto rispetto. Tuttavia, viste le vostre usanze, direi che nel caso in cui l'alleanza venisse firmata sarebbe meglio che fosse l'erede a venire qui da noi. In fuuro potrebbe essere davvero molto utile sia per il Dorne che per la Tempesta avere un Lord capace di capire gli interessi di entrambi i nostri popoli, credo sarebbe quasi paragonabile ad una benedizione degli Dei per le nostre terre."
"Certamente, Principe. Sarebbe però interesse di Lord Bryce e mio che non vi basaste, per la scelta, sulle nostre usanze.
In fondo, stiamo rivolgendo i nostri propositi proprio al Dorne e abbiamo parlato prima di come sarà la Principessa Elia ad avere l'ultima parola. Scegliete con i vostri pesi e le vostre misure.
L'offerta è valida anche se questa proposta di alleanza non venisse firmata."
"Benissimo. Allora potete scrivere a Lord Caron anche oggi stesso, perché arrangi i praparativi per la partenza del figlio. Può venire non appena desidera, il Dorne lo aspetta a braccia aperte." Disse quasta frase con tono particolarmente onciliante; ed in effetti era molto contento di questa piccola proposta collaterale.
"Resterei per l'erede, in ogni caso. Per quanto io stesso sia convinto della necessità di trattare i figli illegittimi con rispetto e dignità, ciò che dà valore a questa permanenza è la possibilità di avere un futuro Lord delle Marche a noi amico. Serve che il ragazzo sia destinato alla responsabilità, perché i rapporti a cavallo delle Montagne Rosse possano cambiare."
"Chiederò al vostro Maestro di provvedere all'invio di un corvo, dunque."
Lord Caffaren si raddrizza nuovamente "Avete altro da chiedere, mio Principe? Ho momentaneamente finito le proposte da fare."
"Direi che il nostro dialogo ci ha già dato molto a cui pensare. E visto che abbiamo deciso di prenderci qualche giorno per riflettere e per vedere come vanno le cose nelle Terre dei Fiumi tra mia sorella ed il vostro Lord, direi che possiamo salutarci per adesso. Naturalmete appena fuori dalla stanza troverete alcuni uomini che vi mostreranno i vostri alloggi: spero che troverete la sistemazione confortevole. Per qualsiasi cosa, sappiate che potete chiedere di me e venirmi a disurbare senza problemi, Spero di poter fare lo stesso con voi."
Si voltò verso una finestra.
"Ora Lancia vi attende. Godetevi il sole finché non ci rivedremo. Ed il vino naturalmente; ne troverete sempre una brocca piena nelle vostre stanze."
C'era anche un'altro segno di benvenuto che attendeva il Lord nella sua stanza. Non sapendo se fosse sposato o meno, e non conoscendo nemmeno la sua fedeltà coniugale nel caso lo fosse, Doran aveva riservato al suo ospite tutte le sorprese del caso. Avrebbe sempre potuto rifiutare, tanto.
Era importante sapersi fare degli amici, questo il Dorne lo sapeva.
"Di qualsiasi cosa abbiate bisogno, fosse anche la compagnia e le parole di un anziano Lord della Tempesta, rimango a vostra disposizione, Principe."
Lord Caffaren si alza dal divano, si inchina brevemente, poi esce dalla stanza lasciando Doran alle sue faccende.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
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Cap VI. Il leone e il Drago
Pdv Tywin Lannister e Aerys Targaryen

Lord Tywin stava sonoramente applaudendo la vittoria di Ser Gregor al primo turno della danza, dove un aitante Ser Brynden nulla aveva potuto contro la possenza della montagna. 
 "Non avrei potuto scegliere un campione migliore" pensò Tywin. 

All'improvviso un ragazzo gli si porse davanti, con un messaggio chiuso dalla ceralacca reale. Incuriosito, Tywin prese il messaggio e lo nascose sotto al mantello. Dopo aver ringraziato il corriere con una moneta di argento, si diresse con le sue guardie del corpo in un luogo più appartato, per leggere la missiva. 

In inchiostro nero, le poche parole vergate sulla pergamena lo chiamavano al cospetto del Re, che un tempo aveva già servito come primo cavaliere. 

"Informate il resto della delegazione che questa sera avrò un impegno. Voi due invece, seguitemi." Con queste parole Lord Tywin si diresse all'ala nuova del maniero di Harrenhal, dedicata ad ospitare la famiglia reale. 

Dopo pochi minuti, lui e due guardie del corpo arrivarono all'ingresso. Tywin non badò ai convenevoli quando si presentò ai soldati del drago posti davanti alla porta: 

"Sono Lord Tywin Lannister, protettore dell'Ovest e Scudo di Lannisport. Il Re mi ha convocato. Lasciatemi passare." 

Poi si rivolse alle due guardie in rosso porpora: "Voi due invece, aspettatemi qui."

"Maestà, Lord Lannister è qui." 

Erano trascorse alcune ore da quando aveva inviato Wessel Celtigar a intercettare Lord Tywin per convocarlo presso di sé. 
 Ore che Aerys aveva passato con un umore pessimo. Non aveva affatto digerito l'uscita di tutti i suoi cavalieri dalla Giostra, onta solo parzialmente riscattata dalle vittorie di Ser Arthur Dayne e di Ser Barristan nella danza. Rhaegar lo aveva deluso anche alla danza, lasciandosi sconfiggere da Quellon Greyjoy. Certo, il vecchio pirata seppure non più nel fiore degli anni restava un avversario temibile. Un energumeno dalla forza smisurata, ricordava bene le sue prodezze nell'Essos ai tempi della Guerra dei Re da Nove Soldi. Eppure, c'era qualcosa di Rhaegar che non gli tornava... Come se il figlio non avesse giostrato né combattuto al cento per cento delle sue possibilità. 
La voce del giovane Wessel lo aveva distolto dai suoi pensieri cupi. Si ricompose, sforzandosi di riacquistare tono austero. 

"Prego, fatelo entrare." 

Accompagnato con un sorriso da Celtigar, Tywin fece il suo ingresso nella sala dove il Re aveva fatto predisporre un ambiente atto ai ricevimenti formali. 
 Il Lord di Castel Granito aveva un viso indurito e severo, i capelli erano ormai scomparsi dalla sua testa, presenti solo come una folta criniera intorno alle tempie e fino alle guance. 
Nei suoi occhi un'espressione mista di curiosità e biasimo, di dovere e dubbio. 

"Accomodatevi, Lord Lannister. E' da tanto tempo che aspettiamo questo momento." 

Con un cenno della mano, il Re congedò il suo attendente e invitò Lord Tywin a sedersi. 
 I due si scrutarono con uno sguardo intenso, e per qualche secondo nessuno dei due proferì parola.

Tywin attese di udire il chiudersi della porta alle sue spalle, prima di fare un passo avanti. 
Si sganciò il pesante mantello di velluto porpora, ponendolo su un mobile all'ingresso. 

A quel punto, conscio dell'impazienza di Aerys, poggiò lentamente il ginocchio coperto di acciaio sulla dura pietra del pavimento, con un suono secco e nitido che rimbombò nel silenzio assordante della stanza. 

Ma Tywin non era uno stupido, e sebbene si divertisse a far agitare il Re, sapeva quale era il suo potere e la sua follia. Cercò di sciogliere la tensione usando il suo tono più mellifluo: 

"Mi avete fatto chiamare, Sire?"

Aerys rimase dispiaciuto dell'atteggiamento di Tywin, un atteggiamento che lo aveva colpito già la sera del banchetto. Era evidente che il Lord di Castel Granito covava un'ostilità mai sopita nei suoi confronti, e d'altra parte, come poteva fargliene una colpa? 

"Lord Tywin" disse con cortesia e con un sorriso, "vi ho fatto convocare sia per il piacere di ritrovare la vostra compagnia dopo così lungo tempo, sia perché c'è qualcosa di cui da settimane desidero mettervi a parte." 

Da quando era tornato ad Approdo del Re, da quando la sua mente aveva ripreso a funzionare lucidamente, Aerys aveva ripreso a guardare Lord Tywin con gli occhi di un tempo. 
 Come un Lord geniale, un comandante valoroso, un amico fidato. Colui che aveva gestito dieci anni del suo Regno in qualità di Primo Cavaliere, e ricordati fra gli anni di maggiore floridezza dell'ultimo secolo. 
 Di fronte al Lord di Castel Granito, soli, in quella stanza dove le etichette e le formalità erano una mera convenzione fra loro, Aerys mise da parte il suo consueto plurale maiestatis, sperando di acclimatare il suo interlocutore con dei modi amichevoli. 

"Vi anticipo che ciò che sto per rivelarvi può mettere a rischio la coesistenza dei Sette Regni e la pace del nostro Reame. Ma al contempo getterà luce su molti punti bui della nostra comune e, consentitemelo, non sempre felice, vicenda." 

Prendendosi una breve paura prima di continuare, il Re cercò di leggere nello sguardo di Tywin una qualsivoglia emozione, un sussulto, uno stato d'animo. 
Ma il Leone di Lannisport restava duro e imperscrutabile, sarebbe stato difficile superare la sua corazza. 

"Voi avete conosciuto due Aerys, meglio forse di chiunque altro... Nel bene e nel male. Non vi siete mai domandato perché? Percepisco la vostra ostilità, e non vi biasimo. Sono qui per darvi, dopo tanti e troppi anni, una spiegazione. Una possibile, spero, ammenda per ciò che avete sofferto a causa mia. Ma prima di andare avanti, vorrei conoscere il vostro stato d'animo nei confronti di questo nostro colloquio. Parlate sinceramente, Tywin. Siamo soli io e voi, qui. Faccia a faccia. Parlate con me, con il vostro amico di un tempo, non con il vostro Re. Ditemi ciò che pensate. E non mentite. Lo capirò."

"Solo i vili mentono, vostra Grazia. Il Leone ed il Drago sono animali nobili, e non hanno paura di esprimrsi liberamente o di prendersi ciò che ritengono loro." 

Lord Tywin capì che forse qualcosa era cambiato nel Re, più umile di un tempo, quasi spaventato. Decise che era il caso di assecondarlo e scoprire cosa aveva da rivelargli. 

"Tuttavia vi ringrazio per la libertà concessa. Parlerò liberamente." 

Tywin si sedette sulla sedia posta di fronte allo scranno reale, un sostituto indegno del trono di spade, che tanti anni addietro vide per l'ultima volta sotto le regali natiche di Aerys. 

"Sono amareggiato per le nostre incomprensioni riguardo a mia moglie Joanna. Tutti sanno che la desideravate per voi, e solo i sette sanno quanto lei ha patito il vostro affetto, che lei non ricambiava affatto. Lasciai il mio posto al vostro fianco, pricipalmente per allontanarla da voi, Sire." 

Le parole di Tywin volevano essere dure quanto sincere, quindi non si fece cura di addolcire la realtà dei fatti. Ma sapeva anche che avrebbe dovuto chiudere la sua chiosa con un concetto più allietante e propositivo, per il bene dell'Ovest. 

"Si tratta comunque di acqua passata. Mia moglie è morta mettendo alla luce il mio ultimo erede, e la sua anima non può più essere turbata da nessun mortale, neanche da un mortale che siede sul trono di spade. Desidero solo che la sua memoria sia onorata, e che i suoi sacrifici siano utili al benessere dell'Ovest."

Aerys ascoltò con attenzione le parole del Signore dell'Ovest. Aveva tralasciato altre situazioni ambigue e ostili fra loro due occorse negli anni, per concentrarsi su una, una soltanto. Joanna. 
Quanti imperi, quanti regni, erano finiti a causa di una donna? 

"Neanche io sono un vile, Lord Tywin. Ho amato vostra moglie Joanna, prima però che diventasse tale. Ma chi poteva non amarla? Era una donna mite, saggia, bellissima, aggraziata oltre ogni dire. Ubriaco per il dispiacere di essere stato incastrato da mio padre in un matrimonio infelice, mentre voi, il mio migliore amico, convolavate a nozze felici con una donna che amavo, non ho saputo trattenere la lingua e vi ho insultati entrambi..." 

La mente del Re corse a quell'episodio del banchetto nuziale fra Tywin e Joanna, quando Aerys, che aveva bevuto smodatamente, se ne uscì infelicemente asserendo come fosse un peccato che i suoi precedessori avessero abolito il diritto di prima notte. Si vergognò di essere stato tanto meschino, nei confronti di un uomo non solo leale e valido, ma soprattutto potente oltre ogni immaginazione. Che gesto stupido... 

"Ma Lady Joanna scelse Voi. Amava voi. Non ci fu mai dubbio su questo, anche se le chiacchiere di qualche menestrello impudente osano giocare su questioni cui non dovrebbero avvicinarsi. Ho sbagliato, Lord Tywin, mi sono comportato in maniera volgare. Per gelosia, sì. Gelosia della vostra abilità, della vostra felicità. Quanto è stato stupido tutto ciò da parte mia? E quanto sarebbe stupido perpetrare questo circolo vizioso, qui, ora, da parte vostra? Possono le mie scuse, fatte con umiltà da un uomo a un altro uomo, non da un Re a un proprio feudatario, aiutarvi a rendere meno aspro il ricordo di ciò che ho fatto?" 

Aerys fissò il proprio interlocutore intensamente, negli occhi azzurri di ghiaccio. Nel mettersi a nudo di fronte a un uomo cui aveva fatto del male, il Re sentì di aver riacquistato una grande forza interiore. In passato avrebbe negato ogni cosa, avrebbe accusato Tywin di lesa maestà o di qualsiasi altra cosa pur di mortificarlo, avrebbe detto che un Re non poteva sbagliare perché in quanto tale egli era ontologicamente infallibile. 
Anni fa, la sua debolezza interiore, la sua fragilità, lo avevano fatto comportare così e anche peggio. Ma oggi egli era un uomo nuovo. 
 La sua mente corse per un attimo alla sua cella dorata di Roccia del Drago, ai corpi carbonizzati dei suoi traditori, alla stanza incendiata e ridotta in cenere, e a quel "tu-tum-tu-tum-tu-tum" che gli era sembrato di percepire da quei gusci pietrificati che Rhaegar aveva voluto mettere vicino a lui, e di cui da allora non aveva avuto più notizie, lasciandone la gestione direttamente al figlio. 
Egli stesso, tuttavia, si sentiva come se fosse appena "nato", uscito fuori da uno di quei gusci. Come era possibile quella sensazione? 

"Per le sofferenze che ho inferto, volontariamente o meno, a voi e a vostra moglie io vi chiedo di perdonare il vostro Re, Lord Tywin. Per il bene del Regno e per la memoria di Joanna, che non possiamo onorare come meriterebbe perpetrando il dissidio fra noi. E questa sarà l'ultima volta che farò il suo nome, per non turbare la sua pace e perché so che così vi piace. 
 Ma per le sofferenze che ho patito io... E di cui ora vi metterò a parte... Chi verrà mai a chiedere scusa a me? Chi mi ripagherà di tutto il dolore che ho provato?" 

Aerys strinse il pugno con violenza, nei suoi occhi lampeggiava un'odio inestinguibile. 
Anche se i cospiratori erano morti, il pensiero che potesse esserci ancora nel Regno qualcuno a loro legato che ancora respirava non lo faceva riposare la notte. 

"Quel che sto per rivelarvi, milord, è un dato che noi gettiamo sulla mappa di questo Regno. E una volta gettato, non potrò trarlo più indietro."

Tywin osservò il Re cospargersi il capo di cenere con occhio attento. Voleva individuare in lui un segnale di menzogna, cercava una scusa per essere sgradevole nei suoi confronti, un motivo di litigio. 

Ma non ne trovò. Aerys sembrava sincero. Un momento di lucidità nella follia quotidiana, o il Re era davvero rinsavito? 

"Casa Lannister è uno dei pilastri fondamentali per garantire la pace e la prosperità del Westeros, Sire. Sono dispiaciuto che abbiate sofferto, e se vorrete mettermi al corrente della situazione, non potrò negarvi la dovuta assistenza."

Ormai era arrivato fin lì, e non poteva tornare indietro. Raccontare tutto a Lord Tywin era un rischio. E se ci fosse stato proprio lui dietro le azioni di Merrywheater e degli altri congiurati? 
 Lui più di chiunque altro ne avrebbe avuto motivo, per le offese e gli smacchi subiti in passato per l'agire della Corona. Ma qualcosa diceva ad Aerys che non era Tywin l'uomo dietro quelle azioni orribili. Qualcosa che non sapeva spiegarsi, che andava contro la logica e la ragione. 
 Quindi gli raccontò tutto. Gli raccontò della sua prigionia a Dragonston, del piano di Rhaegar di sostituirlo, delle azioni nefande del suo Concilio Ristretto, dell'avvelenamento suo e della moglie Rhaella, di come la sua follia fosse stata costruita, pilotata, al fine di allontanare le persone meritevoli come Tywin dalla corte sostituendole con mediocri e ambiziosi personaggi, che tutto avevano da guadagnare da un Re debole e incapace di intendere. 
 Gli raccontò della sua vendetta, di come la portò a compimento, di come si fosse sentito un uomo nuovo e rinato in mezzo a quelle fiamme che non avevano scalfito il suo corpo. 
Quando ebbe finito, sapeva di aver lanciato un dado di fronte agli Dei. 
 Se Tywin fosse stato dietro ciò che gli era accaduto, la guerra sarebbe scoppiata, tremenda, orribile, senza quartiere. Lui stesso non avrebbe trovato pace se non nella vendetta, piena e totale. Spero con tutte le forze che il Lord di Lannister fosse al di sopra di ogni sospetto, che si indignasse per ciò che aveva sentito, che circostanziasse tutte le offese ricevute dalla Casa Reale, e che comprendesse i motivi dell'agire folle di colui che mai folle si era dimostrato in precedenza. 

"Ebbene Lord Tywin, ora sapete tutto ciò che c'è da sapere. Penso che i vostri occhi possano testimoniare meglio di chiunque altro che ciò che vi ho detto è vero. Perché voi vedete, sapete, che io non sono colui che ricordavate. Sono semmai più simile a colui che un tempo chiamavate amico. So che non lo negherete, Tywin,"

Tywin rimase sorpreso dalle parole del Re, che come un fiume in piena si scagliava contro Merrywheater e il concilio. Dopo che ebbe finito, aspettò qualche secondo e rispose: 

"Maestà, non nego che le vostre parole abbiano senso. Ma le accuse che portate avanti sono molto pesanti, e non credo che fuori da Approdo del Re fossero arrivate voci di questo tipo. Certamente non a Castel Granito." 

A questo punto Lord Tywin capì dove voleva arrivare il Re. Denigrando il concilio ormai sciolto, era tempo di assegnare nuove cariche, e di circondarsi di nuove persone fidate. Tywin non era certo nuovo, ma evidentemente il suo essere fidato sopperiva a questa mancanza. 

Se il Re avesse distribuito cariche, Tywin doveva accertarsi che una fetta di queste andasse a casa Lannister, per difendere i propri interessi a lungo termine. 

"Non nego che sembriate cambiato. Se siete tornato quello che un tempo consideravo un amico, solo il tempo lo potrà dire." 

Tywin si avvicinò e tese la mano al Re. Un gesto riservato ai pari, rischiava di offendere la corona. Ma Tywin decise che sarebbe stato più sincero, verso una persona che aveva avuto gli occhi offuscati dalla nebbia per troppo a lungo. 

"Casa Lannister è disponibile a stringersi intorno alla corona, nel momento del bisogno. E io, Tywin, sarò felice di aiutarvi a scacciare il marcio che c'è ad Approdo."

Il Re si aspettava forse una reazione più viscerale alle rivelazioni che aveva fatto al Lord di Castel Granito. Qui non si parlava di semplici Lord che avevano deluso il proprio Sovrano, ma di cospiratori che avevano osato avvelenare i Reali, portandone l'uno quasi alla totale follia, e la sua consorte a patire innumerevoli sofferenze e aborti, e la perdita di svariati figli. 
Ma Aerys aveva una risposta per la freddezza di Tywin. Un Lannister paga sempre i suoi debiti. 
Non avrebbe ottenuto dall'uomo nient'altro che formalità e condivisione di un reciproco interesse, forse. 
Decise che per il momento gli andava bene così. Il tempo avrebbe deciso se c'era ancora spazio per altro, come giustamente Lord Tywin ebbe a rimarcare. 
Pur con un po' di ritrosia, tese la mano e strinse quella dell'uomo di fronte a lui. 

"La confidenza riservata a questo colloquio mi consente di stringervi la mano senza star troppo a pensare se sia giusto o no. Che gli Dei mi siano testimoni, sono venuto ad Harrenhal con l'intento di fare di voi il mio Primo Cavaliere." 

Aerys strinse la mano di Tywin con un sorriso sulle labbra. Dopotutto era il risultato, quel che contava. Al Lord dell'Ovest interessava guadagnare da quella posizione, per evitare che altre casate gli togliessero la sua posizione di potere. L'avrebbe fatto. Ma non da solo. 

"Da oggi tornate ad essere la Mano del Re, il suo braccio destro, quello armato intendo. Il suo Primo Cavaliere e Consigliere. Spero che in futuro vorrete valutare l'opportunità di diventare anche mio consuocero e padre di una Regina. Tempo fa da Casa Lannister mi pervenne la richiesta di sposare Rhaegar a Cersei. Forse è tempo che quella richiesta venga accettata."

Tywin strinse con decisione la mano del Re. 
Nell'ora del bisogno, la casa reale aveva scelto il Leone, per difendersi da attacchi subdoli e vili. 

"Casa Lannister farà la sua parte, Maestà. Accetto con piacere l'incarico che voi desiderate affidarmi, conscio che non sarà facile stanare i cospiratori. Dobbiamo aspettarci che dietro a Merryweather ci fossero altri, più muniti di conio e soprattutto di ambizioni. Cercherò immediatamente informazioni a riguardo." 

A quel punto Tywin lasciò la presa, e distolse gli occhi dal sovrano. Aerys aveva finalmente accettato la proposta di matrimonio, ma con qualche anno di ritardo. 
 Il Lord di Castel Granito aveva lavorato duramente per combinare quel matrimonio... prima che i due venissero separati da innumerevoli screzi. Al momento Tywin non avrebbe voluto separarsi da Cersei, ma non vi era nemmeno partito migliore di Aerys in tutto il Westeros. E forse anche oltre. 

"Per la questione delle nozze, sua Maestà, casa Lannister sarebbe onorata di mantenere i suoi impegni. Ma gradirei prima che mia figlia completasse la sua educazione e i suoi studi, per evitare di deludere vostra Grazia. Tra qualche anno, sarà la sposa impeccabile che meritate." 

Detto questo, fece un passo indietro ed un inchino, prese il mantello piegato sul mobile e volse l'ultimo sguardo della serata al Re, congedandosi. 

Iniziava la nuova ascesa di casa Lannister al potere.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
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L'incontro con Lord Tywin era stato intenso e, sperava, produttivo. 
 Non era sicuro di essere riuscito a ritrovare l'amico di un tempo, ma la sua sensazione era che la Casa Lannister avesse compreso che Aerys poteva ancora rappresentare il pilastro attorno a cui l'Ovest avrebbe continuato a costruire la sua ricchezza e potenza. 
Lord Tywin era un calcolatore, non un sentimentale. Fintanto che gli fosse convenuto, sarebbe rimasto un suddito leale e affidabile. 
 Con il suo colloquio Aerys aveva voluto spazzare via qualsiasi voce riguardo la sua pazzia, la sua instabilità, la sua ingestibilità come Sovrano. Nel momento stesso in cui i Lannister avessero compreso che quella instabilità poteva nuocere ai loro interessi, non ci avrebbero pensato a lungo prima di dare a un trono traballante la spallata finale. Di questo il Re era consapevole. 

Anche per quel motivo aveva voluto recarsi personalmente ad Harrenhal, di modo da poter stabilire contatti e alleanze basate su un rapporto di fiducia personale con le Casate più potenti e floride, quelle che, nelle ambizioni più segrete e sfrenate, avrebbero potuto un giorno ambire a sostituire la dinastia Targaryen sul Trono di Spade. 

La seconda Casata più potente del Westeros dopo quella Lannister era quella Tyrell. I Signori di Alto Giardini vantavano una differenza sostanziale rispetto ai padroni dell'Ovest. 
 Il padre di Tywin era stato uno sprovveduto, e aveva quasi condotto la sua famiglia alla distruzione e al fallimento. Solo i meriti indiscutibili del figlio, la sua ferocia nel riappropriarsi dei suoi diritti, la sua scaltrezza e determinazione, avevano salvato i Lannister dall'estinzione. E tutto ciò al netto di tutta la loro ricchezza, delle loro miniere d'oro, dei loro eserciti. Erano arrivati a un passo dall'abisso, e si erano salvati solo per il miracolo operato dai Sette Dei di mettere al mondo un genio chiamato Tywin. 

Per i Tyrell il discorso era completamente diverso. Non era il singolo a poter determinare il successo o il fallimento di quella famiglia. L'Altopiano era dominato da un'organizzazione di comprovata efficienza. La Famiglia Tyrell era al vertice di quell'organizzazione. Il suo vertice poteva benissimo anche non essere un genio, ma sarebbe comunque stato sempre, ovunque e dovunque circondato da persone che avrebbero deciso insieme a lui, e che mai avrebbero permesso alla Famiglia di abbassare i propri standard. Questo sistema aveva garantito all'Altopiano secoli di prosperità, l'accumulo di ingenti ricchezze, il fiorire di una cultura senza pari, e oggi quelle terre rappresentavano la sede del Sapere del Regno, la sede del Credo del Regno, la sede degli ideali di Cavalleria abbracciati e condivisi da tutti gli altri Regni. Non le Terre della Corona erano il centro del mondo da loro conosciuto, ma l'Altopiano. 
 Eppure, tutta questa bellezza e ricchezza, nascondeva una grande fragilità. In virtù della sua estensione, in virtù della sua grandezza, l'Altopiano generava nei Regni vicini appetiti e invidie. 
 Senza il sostegno del Trono, senza una politica di alleanze forti, attaccato su più fronti, la bellezza della Rosa sarebbe appassita rapidamente. La caducità di questo enorme Protettorato lo rendeva ancora più prezioso agli occhi di Aerys, il quale sapeva che, agli occhi dei Tyrell, il suo Trono avrebbe rappresentato l'albero naturale alla cui ombra crescere forti e dalle cui radici trarre nutrimento e vigore. 

Il terreno era dunque fertile per un approfondita e oculata azione diplomatica. 
Aerys si chiese se Lord Mace Tyrell sarebbe venuto da solo alla sua convocazione, o se si sarebbe presentato con Lady Olenna. 
La donna aveva indiscutibili capacità, forse avrebbe dovuto riservare a lei un posto nel Concilio Ristretto. 

"Maestà, Casa Tyrell chiede il permesso di presentarsi al vostro cospetto rispondendo alla vostra chiamata." 

"Vi ringraziamo Lord Celtigar, e vi preghiamo di far accomodare i nostri ospiti."

Come ci si sarebbe aspettato entrò Mace Tyrell seguito da Lady Olenna e la prima a parlre fu proprio la vecchia Regina di spine. 
 "Maestà, siamo oltremodo felici di questo incontro e anche un poco curiosi, anche se abbiamo notato che Tywin Lannister ci ha preceduto di qualche tempo..." disse con un sorriso e mostrando un lieve inchino del capo. 
 Nel frattempo i servi e lord Celtigar chiusero le porte dietro di loro. Fu in quel preciso momento, mentre Aerys stava quasi per rispondere a Lady Olenna, che Mace fece un passo avanti e parlò, mentre la madre faceva l'esatto contrario. 
 "Perdonateci Maestà, mia madre è famosa in tutto il Regno per le sue spine più che per la Rosa che rappresenta. Appreziamo l'incontro, sappiamo benissimo il perchè avete preferito anticipare quello con Tywin e condividiamo le vostre scelte. Apprezziamo maggiormente però l'aver notato nei vostri occhi una luce nuova, che non vedavamo da anni e anche il fatto che tale luce sia riflessa nel viso della regina Rahella". 
Abbassò il tono della voce "Si sa che le espressioni delle nostre mogli siano lo specchio del nostro operato". 
Poi tornò ad un tono normale. 
"Ci fa estremamente piacere inoltre la vostra presenza qui per il torneo, presenza che permette a tutti di vedere questa nuova luce trasparire dal vostro sguardo. D'altronde voi mi insegnerete che l'apparenza a volte è mille volte più condizionante che la sostanza, anche se questa poi è la linfa vitale di un futuro... direi... sereno e degno di nota. Un pò come il fatto che mia madre mi accompagni inacidita ovunque io vada senza lasciarmi parlare in modo da garantire un minor peso sulle mie spalle. Ma trovandovi così ...ecco... sereno, posso permettermi di condividere tale serenità con voi e date queste premesse partecipare ad un colloquio, di sostanza... per un futuro... appunto, degno di nota". 
Mace doveva chiarire subito col Re, chi si levava di fronte a lui o avrebbe dato adito a tutte quelle voci su un Altopiano più debole rispetto al passato.

Il Re si aprì in un genuino sorriso alle parole di Lady Olenna. 
La Lady di Alto Giardino certamente sapeva come arrivare dritta al punto! 

"Milady, siamo certi che, foste stata al nostro posto, Vi sareste affrettata anche voi a lasciare il primo posto nei colloqui a Lord Tywin Lannister, o ci sbagliamo? E questo la direbbe lunga sull'intelligenza che tutti vi riconoscono", risposte divertito il Re. 

Il Re aveva minimizzato l'uscita di Lady Olenna riconoscendole arguzia e furbizia, doti sempre apprezzate dal Sovrano. Tuttavia Lord Mace ritenne comunque opportuno andare a stemperare i modi diretti della madre, riportando Casa Tyrell al posto che l'etichetta formale le riconosceva, anche se forse non l'opulenza e la potenza, ovvero sia quella di una casa feudale vassalla che si rivolgeva al suo Re in un colloquio ufficiale. 

"Lord Mace vi ringraziamo per il vostro equilibrio e apprezziamo le vostre parole. Come potete constatare di persona le voci che menestrelli e ciarlatani hanno messo in giro sulla nostra persona sono completamente infondate. Ringraziando gli Dei godiamo di ottima salute, abbiamo ritrovato un'unità d'intenti e di sentimenti con la nostra Regina, e nostro figlio promette di diventare un grande Re per questo Regno, anche se magari non un Re guerriero, a giudicare dal suo rendimento in questo Torneo... Ma riteniamo, e siamo sicuro che lo riterrete anche voi, che il nostro Westeros non ha più bisogno di Re Guerrieri, i tempi di Aegon il Conquistatore sono finiti, e oggi noi viviamo in pace, non credete?" 


Un sorrisetto malizioso si stampò sul volto di Aerys. Era perfettamente a conoscenza della vasta, vastissima rete di spie e informatori che Alto Giardino vantava in giro per i Sette Regni. 
 Era bendisposto nei confronti di Casa Tyrell, la considerava il contraltare perfetto per controbilanciare lo straboccante potere di Casa Lannister, e se fosse riuscito a legarle entrambe al suo Trono l'equilibrio dei loro tre poteri avrebbe garantito una pace senza fine ai Sette Regni. Ma voleva toccare con mano quanto Casa Tyrell fosse disposta a spendersi per questo fine, considerando che, dalla pace, sarebbe stata quella che ci avrebbe guadagnato più di tutti gli altri.

Mace sorrise di rimando. Il Re era stato implicitamente chiarissimo e probabilmente aveva ottenuto ciò che voleva dal Lannister o si serebbe posto in maniera differente. "Colgo dalle vostre parole, Maestà, che evidentemente il colloquio con Tywin è stato producente. Tuttavia mi parlate di pace come se vorreste abbracciarla ma temete l'esatto contrario. Posso tranquillizzarvi in questo seduta stante. L'altopiano è sicuramente interessato alla pace. In questo periodo noi facciamo affari e produciamo merci pregiate, nonche riempiamo i granai per l'inverno. Nel contempo abbiamo un esercito tale da impensierire qualsiasi casata in caso di guerra... qualsiasi... Naturalmente una rosa da sola in un campo può essere falciata senza problemi... pertanto ci affidiamo alla protezione della corona ed ai suoi saggi consigli purchè vengano nell'interesse comune". E passò la mano.

Aerys soppesò le parole di Mace Tyrell con attenzione. 
Dietro il miele apparente aveva colto la rivendicazione di potenza della Casata di Alto Giardino, e quel "...qualsiasi..." pesava come un macigno. 

"Il Trono sosterrà Alto Giardino nella stessa misura in cui Alto Giardino sosterrà noi. Abbiamo appena decretato che Ser Quentin Tyrell sia elevato al rango di Comandante della Guardia Reale, un atto da parte nostra che vi testimonia la nostra completa fiducia nella vostra Casata. Non ci fermeremo qui. A voi, Lord Mace, intendiamo garantire un seggio nel Concilio Ristretto come Maestro del Conio. Sosteneteci, e gli onori futuri potrebbero non fermarsi qui." 

Poi gettò uno sguardo a Lady Olenna e, quasi rivolgendosi a lei più che al figlio, chiese con un tono sincero e quasi accorato. 

"Approdo del Re è una coltre di nubi, che spesso lascia intravedere solo una sagoma di ciò che è la realtà. Casa Tyrell ha fondato la sua prosperità anche e soprattutto sulle informazioni, sulla capacità di interpretare e anticipare ciò che accadeva intorno ai suoi vasti territori. Ditemi dunque, da chi dovremmo guardarci? C'è qualcosa in particolare che vi sentite di consigliare al nostro Trono? Parlate sinceramente."

"Oh mio Re, avete sbagliato persona, io metto al loro posto i galli che alzano la cresta. Se volete un certo tipo di informazioni è con mio figlio che dovete parlare." 
 Mace sorrise, neanche il Re aveva capito chi comandava in casa Tyrell, anche se aveva cercato di spiegarglielo. Questo in un certo senso lo rendeva orgoglioso. Il suo operato e quello della madre avevano raggiunto lo scopo prefissato. 
 "Per quanto riguarda la questione del sostegno considerate le mura di approdo abbellite da rose rampicanti e protette dalle loro spine. Per il secondo interrogativo. I Tyrell apprezzano l'analisi dei pettegolezzi, è vero, poichè in ogni diceria c'è sempre un fondo di verità. Ma onestamente non abbiamo prove di trame contro la vostra persona. Sappiamo solo che casa Baratheon si sta legando in maniera abbastanza stretta a Casa Martell e che il Nord sta cercando un accordo con la Valle e i Fiumi. A proposito, ad Approdo vi attende un dono. Utile e dotato, anche se un po poco gestibile, ma non vi anticipo nulla!"

Aerys annuì soddisfatto, le informazioni che Lord Mace gli aveva fornito corrispondevano a quelle che egli stesso aveva raccolto. 

"E mai matrimonio ci fu più gradito, Lord Mace. Nostro nipote Robert, nel suo impeto e furore guerriero, ha quanto mai bisogno di una moglie che sappia indirizzarlo per il meglio. Casa Martell con la sua mitezza e saggezza certamente saprà moderare gli eccessi di gioventù di Robert. D'altra parte ritengo che un Sud legato da vincolo matrimoniale e in pace sia quanto di meglio si possa desiderare. E stesso discorso applichiamo anche alla pacificazione del Nord, qualora l'accordo che mi ventilate vada in porto. Ciò che ci preme è che entrambi questi sodalizi servano a fare da sostegno alla nostra Corona e non da ariete contro di essa, ma non dubitiamo che la risposta sia la prima."

"A proposito di sodalizi. Maestà, perdonate il mio ardire ma il principe Raehgar comincia ad avere un età in cui è d'uopo sposarsi e avere dei figli. Se Elia Martell è prossima a domare l'ira del cervo le scelte chi potrebbero essere... mia madre ha avuto modo di conoscere la giovane lupa... giovane e selvaggia, troppo probabilmente per la grazia del Principe... e allora chi? Le giovani Tully? Troppo onore e altrettanto dovere e poi Lord Tully l'avrebbe rimarcato più volte al banchetto o alla presentazione. Chi altro potrebbe essere? Asha Greyjoy è una bimba e più selvaggia della Lupa... e porta in dote quattro pietre e una ciurma chiassosa... Ah, dimenticavo... Cercei di casa Lannister... che i sette benedicano entrambi". Mace vide che il Re si stava spazientendo ma doveva chiudere il cerchio, ad ogni costo. 
 "Non fraintendetemi Maestà, è sicuramente la scelta più consona e redditizia. Spero abbiano dei figli presto, anzi prestissimo. Sapete, Willas è grandicello ma Garlan, che è di animo gentile e simpatico ha solo quattro anni e mia moglie Alerie potrebbe avere in grembo una bella femminuccia. Come vedete una bella amicizia di queste piccole creature, porterebbe ad un avvicinamente di Lannister, Targaryen e Tyrell... inutile che vi suggerisca i possibili vantaggi, Maestà". E chiuse con un moderatissimo sorriso. Si era spinto in acque pericolose ma era sicuro di averlo fatto con un bagaglio ed una nave all'altezza della situazione. 
 Olenna osservava impassibile ogni minimo movimento del Re.

Aerys non apprezzò particolarmente l'invadenza di Mace Tyrell. Riponeva nell'Altopiano la sua fiducia e ne avrebbe apprezzato l'aiuto, ma era stato pilotato per troppi anni dal suo Concilio per consentire che qualcun altro pensasse di governare al posto suo, ora che la sua mente era tornata a ragionare. 
 Certo, nelle sue parole c'era soltanto saggezza e oculatezza politica. Ma ci era già arrivato da solo a comprendere l'importanza di un legame matrimoniale con la Casa Lannister, non c'era bisogno che Mace Tyrell rimarcasse l'ovvio facendolo apparire come uno sciocco. 

"Lord Tyrell, pensate forse che noi e il Lord di Castel Granito non siamo già giunti alle vostre stesse conclusioni?", disse pacatamente ma con un tono di voce che trasudava severità. 

"Siamo ben consapevoli che Cersei della Casa Lannister è il miglior partito attualmente in circolazione per nostro figlio. Lord Tywin già anni fa, quando Cersei era ancora una bambina, ci fece la sua offerta di nozze, offerta che siamo intenzionati a rinnovare e ad accettare. Tuttavia, non vogliamo imporre né a nostro figlio né alla figlia di Tywin un matrimonio infelice che, alla lunga, porterebbe solo attriti e malumori a entrambe le nostre famiglie. Faremo dunque in modo che i giovani possano conoscersi e apprezzarsi, lasceremo che la natura faccia il suo corso, limitandoci ad arginare e ad agevolare lo scorrere del fiume della vita, senza per questo mutarlo o alterarlo." 

Poi, per non calcare troppo la mano sulle genuine e provvide intenzioni di Mace di essere semplicemente d'aiuto, pur con un'eccesso di zelo, se lo si vuole chiamare così, che aveva rischiato di sfociare nell'invadenza, tornò a un tono amichevole e suadente. 

"Per quanto riguarda coloro che ancora devono nascere, Lord Mace... Forse è un po' presto. Limitiamoci per ora a ragionare di ciò che possiamo fare in questa generazione, per la prossima, se i Sette vorranno, avremo tutta la vita davanti per pensarci."

Lord Mace chinò il capo in segno di accettazione e congedo. Lo stesso fece Olenna, ma quando lei fu sul punto di uscire si fermò e voltandosi al sovrano concluse "Maestà, perdonatemi ma dall'alto della mia età posso consigliarvi di porre maggior attenzione alle generazioni che verranno... dopotutto noi ne siamo i responsabili e se i nostri figli vivranno anni di guerra, non ne saremo noi gli artefici almeno nelle premesse? Comunque sia la grazia della rosa e l'utilità delle sue spine sono al vostro servizio". Un nuovo inchino e uscì.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
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La convocazione di Casa Stark faceva parte della serie di appuntamenti che il Re voleva destinare al colloquio con ogni singola grande Casata del Westeros. 
Tuttavia, ciò che era successo durante la prima giornata del Torneo aggiungeva certamente un po' di pepe all'incontro. 
 Il Nord era talmente lontano, decentrato e desolato che politicamente non rappresentava per il Re né un grande problema, né un grande interesse. Per ora almeno. 
 Riconosceva tuttavia che la famiglia Stark dominava su metà dell'estensione complessiva del suo Reame, per poco popolata che fosse rispetto all'altra metà, e meritava dunque di essere trattata con i riguardi dovuti a un grande Lord Protettore. 
 Purché sapesse comportarsi a modo, però. Le scuse che la giovane Lupa del Nord gli aveva tributato lo avevano compiaciuto, anche se non lo avevano convinto del tutto. 
 Percepiva nella giovane, ma in generale anche nel resto della sua famiglia, quel non so che di selvatichezza indomita che li rendeva così antropologicamente diversi dagli altri Lord del sud. 

Sono Primi Uomini d'altra parte... Sono una razza diversa da quella dei Lord del Sud così come lo sono i valyriani. 

Quel colloquio sarebbe stato interessante. Rickard Stark non era venuto ad Harrenhal, ma aveva inviato il suo Erede, e Aerys sperò che fosse all'altezza del compito riservato al padre. 
 Mandò il suo attendente a ricevere la piccola delegazione del Nord, poi, quando furono alla sua porta e l'attendente gli chiese autorizzazione a farli entrare, disse: 

"Siate i benvenuti. Accomodatevi, vi stavamo aspettando." 

Poco dopo che i membri di Casa Stark furono fatti entrare al cospetto del Re, l'attendente fece appena in tempo a uscire e allontanarsi di poco che già dovette tornare a disturbarli con in mano una lettera. 
"Maestà, vi chiedo perdono per l'intrusione durante un udienza e chiedo scusa anche a Casa Stark per questa intrusione, tuttavia..." 
sospirò, perchè tutto sommato era conscio che avrebbe potuto benissimo essere duramente rimproverato per essersi intromesso. 
" ...il Principe Rhaegar ha mandato questo messaggio per voi, dicendo che era importante vi fosse recapitato immediatamente. " 
 Rimase dunque lì con la lettera sigillata in mano, in attesa di essere rimproverato, di essere cacciato, di consegnare la lettera o congedato. O forse, temeva, tutte queste cose insieme. 
I membri di casa Stark posero i propri omaggi al Re. Lyanna compresa. Controllata da Ned e Brandon, si dimostrò impeccabile, per una volta, forse la prima, sembrò una vera Lady. 
Il tutto durò finché l'attendente non arrivò. "Bene, il principino non c'è, io mi risparmio le scuse..." Un sorrisetto compiaciuto le si stampò in volto. 
 Fortunatamente Brandon cominciò a parlare e nessuno notò l'espressione della giovane Lupa.

Mentre i membri di Casa Stark si mettevano a proprio agio nella camera che il Re aveva fatto predisporre ai ricevimenti ufficiali, Aerys prese la missiva dalle mani di Celtigar con un'aria un po' corrucciata. Rhaegar era a conoscenza del colloquio, ed era anche stato invitato dal padre a presenziarvi. Lo scopo del Re era quello di ottenere le scuse della famiglia del Nord per il loro comportamento inappropriato al Torneo, e voleva che il figlio, che era stato l'oggetto delle offese, magari involontarie e innocue, ma pur sempre tali, fosse presente. 

"Concedeteci solo qualche istante, graditi ospiti" disse il Re. "saremo immediatamente da Voi." 

" Maestà, padre, 

Pur non volendo importunarvi durante i vostri importanti incontri coi Lord di tutti i Sette Regni, ho ritenuto importante provvedere a mandarvi questo messaggio, visto e considerato che so che presto, o forse già quando questo mio messaggio vi giungerà, sarete a colloquio con Casa Stark. 

Ho naturalmente saputo dei commenti che la giovane Lyanna Stark mi ha riservato e della vostra reazione, ovviamente del tutto giustificata ed anche apprezzata, ma l'episodio è per me irrilevante. 

Vorrei consideraste la possibilità di riferire a Casa Stark e a Lady Lyanna in particolare che non mi sono curato minimamente dei suoi commenti, in quanto ero più preso e interessato ad altro,come è normale durante la partecipazione a un torneo e che quindi, men che meno mi sono preso la briga di sentirmi offeso o darmi pena per essi. 

Di conseguenza, non ho trovato alcun motivo valido per essere presente al vostro incontro. 

Auguro a Lady Lyanna di poter assistere a un torneo il più possibile emozionante e divertente ammirando altri ben più validi, agguerriti e adatti cavalieri del sottoscritto. 

Naturalmente lascio a voi, padre, la discrezione su cosa ritenete adatto riferire del mio pensiero. 

Vostro figlio, 
 Principe Rhaegar Targaryen " 

A dispetto delle parole che il figlio gli aveva indirizzato, i sentimenti del ragazzo emergevano chiaramente. L'ipotesi di legarsi alla casa del Nord attraverso un vincolo matrimoniale, che pur per un momento gli era balenata in mente, si scontrava duramente con la volontà di Rhaegar, talmente contrariato dall'atteggiamento di Lyanna da disinteressarsi persino delle sue eventuali scuse. 
 Per un attimo ripensò alla sua giovinezza, al suo matrimonio con Rhaella. A loro non era stato chiesto né il permesso né un'opinione, avevano dovuto obbedire e basta. 
Se così avesse voluto, anche per Rhaegar sarebbe stato lo stesso. Avrebbe obbedito. 
 Ma al Re sembrava prematuro esercitare una simile forzatura. Dopotutto, Casa Stark non era certo l'unica potente Casata ad avere un'erede della stessa età del figlio. 
Anche Casa Lannister aveva un'erede, una leonessa dalla bellezza sconvolgente che non sarebbe stata da meno di Lyanna come futura Regina, anzi. 
 Il Re accarezzò anzi l'idea che un legame del genere avrebbe potuto rinsaldare in via definitiva gli antichi dissapori fra Approdo e l'Ovest, lenendo forse le vecchie ferite di Lord Tywin. Ma non era tempo per rimuginare su quei pensieri, ora. 
Il Nord attendeva, e non era cosa buona far attendere il Nord. 

"Lord Brandon innanzitutto permetteteci di complimentarci con voi per come vi siete comportato in questi primi giorni di lizza. Siete un Cavaliere di notevoli qualità, così come vostro fratello Eddard. Spero che potremo parlare con voi apertamente così come avremmo fatto con vostro padre, Lord Rickard." 


Il Re prese una piccola pausa, scrutando i suoi interlocutori. Nei loro sguardi brillava sicurezza e fierezza, forse troppa, si ritrovò a pensare. Un eccesso di gioventù, che egli stesso aveva vissuto sulla sua pelle, all'inizio del suo Regno. 

"Diteci, dunque, il Nord continuerà a sostenere il nostro Regno? E cosa chiede in cambio?" esordì il Re, venendo subito al punto. Sapeva che gli uomini di Grande Inverno parlavano chiaro e non amavano i giri di parole.

Anche se le formalità di rito erano già state sbrigate, e Brandon non era il tipo d'uomo che amava troppo i salamelecchi, ritenne bene inchinarsi un'altra volta al re. 
 "Maestà - disse - voi ci lusingate." Il giovane si rimise in posizione eretta. "Per quanto riguarda la mia persona e il Nord - proseguì - non c'è neppur bisogno di chiedere, sono tuo fedele suddito come lo è mio padre, e qui e ora parlo in sua vece, il Nord è vostro." 
Brandon Stark si mise una mano in tasca e ne estrasse una missiva. 
 "Per quanto sia forse curioso - disse a re Aerys - questa sera anch'io ho una lettera da consegnarvi."
"Le vostre parole ci lusingano e ci compiacciono, Giovane Lupo. Ed è per tale motivo che, seppur nulla avete chiesto, questo Trono intende concedervi una carica presso il Concilio Ristretto che verrà a breve riformato ad Approdo del Re. Abbiamo pensato alla carica di Maestro delle Leggi, perché la saggezza di vostro padre ci è cara e preziosa, così come gli alti ideali da sempre incarnati dalla vostra casata." 

Aerys intravide fra le mani di Brandon Stark una missiva con il riconoscibile sigillo di ceralacca con le fattezze del metalupo di Grande Inverno. 
 Probabilmente essa conteneva le parole di Lord Rickard. Conosceva l'uomo, si erano incontrati anni prima e il Re aveva condiviso con lui il pazzo progetto di costruire una nuova Barriera alcuni chilometri più a nord dell'attuale, rivendicando alla Corona le terre in mezzo. 
Se non si era presentato ad Harrenhal, doveva esserci un valido motivo. 

"Una missiva dal Nord, immaginiamo dal Lord vostro padre. La leggeremo con piacere, di modo che potrete portargli voi stesso la nostra risposta." 

Detto ciò, accettò da Brandon la lettera, ruppe il sigillo di ceralacca e cominciò a scorrere le righe.

"Vostra maestà Re Aerys, 
le mani di mio figlio vi portano le parole che non ho potuto pronunciarvi di persona. 
 Voglio rinnovare la fedeltà del Nord al Trono di Spade e a casa Targaryen. Finché la vostra persona dimostrerà di saper governare al meglio il regno io non posso che darvi tutto il sostegno possibile. Vi siete dimostrato un re valido e finché non tradirete voi stesso e quello che è stato il vostro agire fin d'ora, il regno godrà di una solida stabilità. E sono convinto che così sarà. 
 Per rendere tangibile la lealtà che il Nord vi riserva, vi chiedo di ospitare mio figlio maggiore, Brandon, ad Approdo del Re, ove sarà mio portavoce e rappresentante del Nord. Purtroppo, come vi ho accennato, molte questioni mi costringono a non abbandonare WInterfell, ma sono certo che mio figlio sarà validissimo in qualsiasi compito gli vorrete assegnarli. In lui scorre il mio sangue e i miei insegnamenti hanno dato frutto. 
Lunga vita al Re! 

Lord Rickard Stark di Winterfell"


Re Aerys lesse compiaciuto le righe inviategli da Lord Rickard che, come ricordava, si dimostrava essere un Lord leale e saggio. 
Ripiegò la missiva fra le dita, con un sorriso stampato sul volto. Poi i suoi occhi si posarono su Brandon Stark. 

"Lord Brandon, pare che vostro padre riponga in voi la sua più completa fiducia. Noi faremo altrettanto. Se lo vorrete, da oggi sarete il nostro nuovo Maestro delle Leggi, nonché nostro gradito ospite nella Capitale del Regno."

Se avesse potuto Brandon Stark sarebbe uscito, avrebbe preso la sua spada bastarda e avrebbe fatto a pezzi qualcosa. E non necessariamente quel qualcosa sarebbe stato un oggetto... apprende il contenuto della missiva di suo padre l'aveva lasciato di sasso, ma in qualche modo si riprese all'istante, dopo tutto era l'erede di un Lord Protettore. 
 "Maestà - concesse persino un altro inchino - il compito affidatomi da mio padre e le vostre parole sono per me motivo di grande orgoglio. Ben servirvi, mio re, è e sarà sempre mio onore."
 In un'altra circostanza probabilmente sua sorella l'avrebbe preso in giro.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

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Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
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Pdv Quellon Greyjoy e Fratellanza

Era passato un giorno, un intero giorno sotto il sole a picco, un intero giorno senza bere, senza mangiare senza la speranza di sopravvivere. 

Robert era appoggiato con la schiena alle sbarre della sua prigione, la gabbia sembrava una di quelle voliere per uccelli che le ricche signore amano avere per casa. Le gambe di Robert spuntavano all’esterno allungate sulla spiaggia. La marea stava salendo e durante la notte l’acqua gli era arrivata al bacino. Il giorno recedente gli lambiva solo i piedi, Robert lo sapeva sarebbe morto. 

Sentiva i suoi compagni lamentarsi, inveire contro loro stessi e contro gli dei, Maledire gli uomini di ferro e l’alleanza senza vessilli. Lui non parlava le labbra erano fessurate dalla sete, Becky al suo fianco non aveva resistito alla sete e aveva bevuto l’acqua di mare e ora stava malissimo. Ma lui non parlava perché non aveva di che lamentarsi, aveva combattuto per la libertà, aveva cercato di convincere gli uomini di ferro a ribellarsi a quel tiranno di Quellon, di quel Lord infame che li affamava per vivere nell’ opulenza, ma gli uomini di ferro erano gente strana, avevano modi di pensare diversi da quelli del continente, l’oro per loro valeva meno dell’ acciaio e il non era la lealtà che offrivano al loro signore ma onoravano la sua forza. “Quellon era il più forte ed era giusto che avesse la fetta più grossa del bottino” gli aveva risposto una volta uno di loro che viveva in una casa fatta di pietra a secco, fango e paglia insieme ad una capra sua unica proprietà. 

Era passata un’altra notte, Robert pensò a sua madre lasciata su Isola Bella, la vide piangere per la sua morte, pensò a suo padre che seppur triste avrebbe accolto con orgoglio la morte del figlio, poiché anche lui sosteneva la Fratellanza e il loro vessillo di libertà. Pensò a Jenny la figlia del fornaio, ai loro sguardi di intesa, ai nomi dei loro figli, alla loro casa con le mura sbancate di calce, a prugno piantato in giardino e a tutte quelle cose che ora sarebbero rimaste del tempo del sogno, nel tempo dei se. 
Robert perdeva sperso conoscenza e la pelle del viso e del petto e delle braccia iniziava ad ulcerarsi per il troppo sole. 

La terza mattina l’acqua gli arrivava allo sterno. Le onde di un mare agitato lo sferzavano continuamente, l’acqua fredda gli schizzava in faccia non permettendogli di riposare. Una volta stremato aveva perso per un attimo conoscenza ed era scivolato sul fondo della gabbia. Una boccata d’acqua l’aveva ridestato e riportato alla tortura delle onde. “Morte....Morte... Morte..” gli sembrava di sentire la sua condanna nello sciabordio del mare. Il sole era tramontato ormai da qualche istante e la marea aveva cominciato a salire. 
 Ecco il momento tanto atteso, l’acqua lo aveva sommerso e anche se lui voleva lasciare scivolare nella dolce morte, il suo corpo non gli e lo permetteva, strenuamente tratteneva l’aria nei polmoni che ora bruciavano come brace viva. Poi accadde, sentì la voce del mare: “Morte, morirai ora.. raggiungerai il freddo cuore del mare.... i pesci divoreranno i tuoi occhi e le tue carni.. la tua anima non raggiungerà i tuoi Dei...la tua anima appartiene al grande Kraken... la tua anima verrà incatenata alle alghe del fondo in un eterne e freddo buio....” 

Le lacrime salate di Robert di confusero con l’acqua del mare che avvolgeva il viso . 

Robert poteva già sentire l'abbraccio gelido degli abissi. 
Sei mio... non resistere... 
 E più provava a lottare più quell'abbraccio lo stringeva a se, freddo ma ammaliante. 
 Ad un tratto un calore improvviso lo rapì, come se quell'abbraccio si fosse ritratto. Sentì un forte dolore al petto poi si levò supino vomitando acqua salate e cercando ansiosamente aria per i polmoni. 
Una giovane donna era li davanti a lui col viso a poca distanza dal suo. 
 Non appena il respiro di Robert si fece più regolare la donna gli diede una pacca sulla spalla "Alzati e cammina". Lo lasciò li e corse verso un altra gabbia sommersa. Alla sua destra Robert vide una trentina di gabbie aperte con altrettanti suoi ex compagni liberi sulla spiaggia. Alla sinistra quella ragazza riportava in vita gli annegati con l'aiuto di due uomini massicci che tiravano fuori le gabbie dal mare. Stranamente tutte le gabbie estratte avevano un sopravvissuto al fianco. In pochi minuti la giovane donna e i suoi amici avevano estratto le ultime sette gabbie dal mare, in tutto quarantanove. I superstiti si raggrupparono attorno a quella salvatrice e i suoi due compagni e nessuno notò il sopraggiungere di un uomo in saio, incappucciato. 
 "Ben fatto Tess..." disse quella figura di cui alcuni superstiti cominciarono a conoscere la leggendaria esistenza. "...molti di voi mi chiamano Il buon padre e fino a che io vivrò anche la fratellanza esisterà e voi sarete come figli per me. Figli e combattenti. Qualcuno vi ha sacrificato ad un Dio freddo e non nostro... ad un Dio nemico. Ora respirate a pieni polmoni, la fratellanza ha ancora bisogno di voi!". 
 Detto questo si avvicinò alle onde spumeggianti alte più di lui quasi a sfidarle e concluse "Questi sono i MIEI di figli, non i tuoi... non ti permetto di prenderli, ne ora, ne mai". 
 Un ondata più alta provò a sfidarlo una seconda volta ma nemmeno una goccia d'acqua salata lo bagnò... "Non oggi e ne mai!" ripetè prima di incamminarsi verso Est. 
 "Non state li impalati" disse Tess ai sopravvissuti increduli "alzatevi e camminate" e si incamminò, verso ovest.

La settimana successiva, dopo una seconda sconfitta della Fratellanza ad Orkmont...

“La volta scorsa Ged giù alla Baia vi ha ammazzato troppo velocemente, io non farò questo errore” Alzò il pugno verso il cielo, “Argh” rispose gli uomini di ferro in coro. “E ora che i loro polmoni si riempiano di mare, sempre ammesso che qualcuno non abbia qualcosa da dire.” Scrutò i 27 uomini legati ed inginocchiati davanti ad altrettanti barili ricolmi di acqua salata. L’equipaggio afferrò i prigionieri per le spalle pronti a spingere le loro teste nel barile. Era calato un cupo silenzio sul ponte della Murena, solo lo sciabordio delle onde come una lugubre preghiera sottolineava la scena. 

“Puoi ucciderci, ma non fermerai mai la Fratellanza senza Vessilli,” un uomo sulla quarantina calvo e rubicondo si mise a gridare in direzione del capitano. “La libertà è in ogni battito del nostro cuore, sino a che anche un solo uomo sarà sotto il giogo di pers...” Fu sufficiente un solo gesto della mano del Capitano Ark e tutto fu compiuto. Solo un sussulto di braccia e gambe, “la danza dell’annegato” veniva chiamata della gente delle isole, e poi solo il freddo abbraccio del mare. 

Tess rimase in silenzio osservando la scena, rimase in silenzio guardando i suoi compagni morire, rimase in silenzio mentre le corde le derivano i polsi e le caviglie. Un'unica lacrima di sangue solcò il suo viso colando lenta dall’occhio tumefatto. Ad Orkmont era stata una battaglia difficile, quando da giorni la Fratellanza aveva uomini in ogni isola dell’arcipelago e ora era giunto il momento di stringere il cappio intorno al collo del Tiranno di ferro. La sommossa era scattata a Blacktyde ma la sorte aveva fatto si che la Quarta flotta di ferro incrociasse proprio in quelle acque. Solo il provvidenziale intervento di Tess e del “Buon Padre” avevano fatto la rivolta non venisse annegata nel sangue. Il vivo fuoco della ribellione aveva così infiammato i cuori dei distaccamenti di Orkmont che in cerca di rivalsa avevano preso d’assalto il villaggio ai piedi del castello dei Tawney e seppur all’inizio anche grazie alla presenza di Tess quale leader carismatico erano riusciti ad avere la meglio, i rinforzi provenienti dal mare avevano sgominato i loro ranghi e le loro speranze. 

“Allora Tess “alzati e cammina”, veniamo a noi” il capitano strinse con la mano destra il viso della donna legata all’albero maestro facendola mugolare. “vuoi provare a tirare in piedi questi poveri sventurati che non sono morti in battaglia solo per annegare come un pesce in una botte?” Lo sguardo di lei era carico di astio. Lui con un manrovescio la fece sanguinare. 
 Ark si girò di spalle e il sole baluginò sul rosso delle foglie di ortica cesellate sull’armatura si mise a camminare tra le botti e i cadaveri dei suoi nemici. “Buttate a mare questi rifiuti, che almeno nutrano i pesci!” gli uomini scattarono rapidi al suo ordine, gettando i copri nel mare. “ Salpate l’ancora e prendiamo un paio di leghe dalla costa, che siamo quasi alla fine.” Così dicendo Ark Tawney tornò a girarsi con un sorriso malevolo verso Tess. 

La Murena raggiunse il largo. “Allora, veniamo a noi, Tess.” Il capitano parlava con voce melliflua, “non potevo certo ammazzarti come gli altri.” poi fece una pausa mentre la ciurma lo ascoltava in trepidante attesa. “Il Kielhalen. Trenta giri di chiglia. Il grido del capitano scomparve nelle urla della esaltate degli uomini. 
 “Ti spiego cosa accadrà” il capitano camminava su e giù sul ponte dandosi un tono e tenendo una voce volutamente saccente. “Ora legheremo una cima alle tue caviglie, la corda dal parapetto di babordo passerà sotto la chiglia della nave raggiungendo il parapetto di tribordo e una volta recuperata la cima ti legheremo i polsi. Tu sarai sospesa a mezz’aria, poi cinque uomini di ferro e i tre compagni che ci sono li accanto a te inizieranno a tirare la fune facendoti girare attorno alla Murena. 
 Appena la tua testa si immergerà i miei uomini smetteranno di tirare lasciando la tua vita in mano ai tuoi compagni sino a che riemergerai, allora la ciurma ricomincerà a tirare. Tutto questo sino a che non farai trenta giri o finché non tirerai le cuoia.” Il capitano sorrise di nuovo. 
 “Luke, forza, iniziamo.” Un giovane ragazzo con i capelli bruni afferrò una cima che era arrotolata accanto ad una cassa, poi si buttò in mare. Dopo qualche minuto riemerse sulla fiancata destra della nave e si arrampicò rapidamente sulla scaletta di corda consegnando la cima nella mano del Capitano Ark. 

“Bene iniziamo” 

"Beh" disse Tess "vuoi star li per molto, o cominciamo?!". La ragazza aveva contato gli uomini sulla nave lunga "Murena". Erano sessanta, più il capitano. 
Mentre veniva legata la ragazza rideva. E più lei rideva più la ciurma si innervosiva. 
Gli uomini del capitano cominciarono a far scorrere la corda. 
"Capitano, dimenticavo... due ad ogni giro..." e rise nuovamente. 
Nessuno capì con esattezza il significato di quelle parole e tutti pensarono ad un delirio della ragazza, dovuto alla probabile e imminente morte. 
 Come i Greyjoy smisero di tirate quella corda i tre confratelli si diedero da fare per evitare l'annegamento della loro salvatrice. Il tutto durò pochi secondi. Si sentirono due tonfi e subito dopo Tess fuoriuscì dall'acqua tossendo e sputando. 
 Ark fu sorpreso quando vide Tess ricominciare a ridere mentre alla corda avveniva l'avvicendamento. Poco prima di riimmergersi la ragazza aggiunse alle sue risate. "Altri due capitano!" e sprofondò in acqua. Sentendo quelle parole il capitano si girò a guardare i componenti della ciurma. Non arrivò nemmeno a metà della conta quando a poppa si sentirono altri due tonfi e subito dopo i colpi di tosse di Tess che usciva dall'acqua. 
"Uomini a bordoooo ...Trovateli!!!" poi si voltò verso quelli che stavano tirando la corda "Voi continuate o giuro che dopo vi lego come quella puttanella!!!". 
 Tess riemerse quattro volte e ogni volta due uomini dei Greyjoy sparirono nelle onde del mare. La ciurma cercava sottocoperta e sulla tolda ma non riuscì a vedere nessuno fino a che Tess si trovò a mezz'aria sulla nave. La ragazza era allo stremo ma continuava a ridere tra un colpo di tosse ed un altro. Il capitano si accorse che i cinque uomini alla corda avevano smesso di tirarla per guardare dritti a prua. Sulla punta un uomo vestito di un saio consunto era immobile. Alto e snello, nella penombra del cappuccio si potevano intravedere due labbra sottili e una carnagione pallida. Lentamente quella figura prese una piccola ampolla dalla tasca e la portò alla bocca. Quando ritrasse il contenitore vuoto quelle due linee sottili che prima erano rossicce divennero di un blu vivido. 
Ark tentò di comandare la sua uccisione agli uomini ma le parole gli si stopparono in gola. 
Il Buon Padre parlò "Anha Vazhak yeraan thirat" e dalle balaustre salirono almeno una trentina di altre figure incappucciate. 
Dalle mani che arpionarono il legno duro della nave si potevano notare arti scarni e pallidi con unghie lunghe e resistentissime. 
In pochi secondi mezza ciurma venne scaraventata in acqua, non prima di essere stata privata del cuore, strappato e gettato sulla tolda. 
Il capitano Ark cadde in ginocchio mentre altri uomini delle isole di ferro si arrendevano e Tess veniva liberata dai tre confratelli. 
Il Buon padre si avvicinò al capitano, atterrito da quella magia orientale. 
"Sai cosa ti ho detto?". 
Ark non rispose ma negò con il lento movimento di un volto in preda al panico. 
"Ho detto che ti lascerò vivere." 
Tess si avvicinò ridendo. 
 "Si, pezzo di merda. Vivrai, perchè da ora siete tutti della Fratellanza. La onorerete e la seguirete fino alla morte. Ora alzati e cammina! Dobbiamo assaltare un altra isola, ma prima dobbiamo reclutare altri stronzi come te!". Tess rise un ultima volta, Ark prese il timone con uno sguardo vuoto e il Buon padre si ritirò sottocoperta, con tutte quelle.... quelle... "cose". 


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
04/04/2017 17:22
 
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The White Walker
Cap X. 2° Seduta - Sulle proposte del Gran Sacerdote
PDV Ser Arthur Dayne, Doran Martell, Lord Gulian Swann, Anya Waynwood, Balon Greyjoy, qQuellon Greyjoy, Doran Martell, Mace Tyrell e Aerys Targaryen

A Lord Tully venne consegnato un messaggio da parte di Lord Quellon che recitava:
Alla cortese attenzione del senato del Re, del concilio ristretto e di sua Maestà Re Aerys II Targaryen.
In qualità di Sommo Sacerdote sono qui ad avanzare delle proposte, o meglio ad esporre delle necessità per tutti i Sette Regni.
1- Chiedo ai Guardiani della Notte e a casa Stark di organizzare oltre la barriera una spedizione per recuperare un albero diga dalla foresta stregata. Tale albero che dovrà essere maestoso e in salute confidando anche nella consulenza dei maestri della cittadella che si sono specializzati nello studio della botanica e abbiano perciò nella loro catena l’anello di oro rosso , rappresenterà presso il Grande tempio di Approdo del Re gli antichi Dei. Pertanto dovrà essere trasportato vivo con la certezza che possa attecchire nella sua nuova dimora, dentro al parco degli dei che verrà costruito nella ristrutturazione del Tempio di Belor.
2- Alla cittadella chiedo di inviare presso approdo una squadra di maestri che siano specializzati nella costruzione di canali e del movimento delle acque e che e abbiano perciò nella loro catena l’anello di stagno e di acciaio. Essi dovranno pianificare una rete di canali e di acquedotti che portino l’acqua salata dal mare alla vasca che verrà costruita dinnanzi al tempio di Belor. Essa rappresenterà il Dio Abissale, i pellegrini e i credenti attraverseranno questa vasca in segno di purificazione prima di accedere al tempio.
3- Verrà istituita una forza armata del Clero, ogni uomo dei Sette Regni che vorrà farne parte sarà ben accetto. Come per la Confraternita dei Guardiani della Notte anche questa milizia redimerà i peccati e i crimini a chi deciderà di entrare a farne parte, sempre ammesso che vengano accettati i dettami della confraternita stessa e che il comportamento sia eticamente accettato dal clero stesso. Rimetto al “Senato del Re” la scelta di del nome di tale forza armata. Essa dipenderà direttamente da Sommo Sacerdote, e in quanto tale ordino che il suo primo incarico sia che venga portata alla completa estinzione la fratellanza Senza vessilli, in quanto essa è guidata da un sedicente figuro che si fa chiamare Buon Padre e che cerca di convertire al proprio culto eretico le genti dei Sette Regni, con false promesse di prosperità e giustizia.
4- Simbolo del culto, In quanto Sommo Sacerdote non solo dei Sette, ma del dio Abissale e dei Vecchi dei credo sia necessario trovare un simbolo che sia comune a tutte e tre religioni e che possa abbracciare in modo pacifico e fecondo il credo di ogni uomo dei Setti Regni. Per questo indico un CONCORSO APERTO A TUTTI GLI ARTISTI del regno per trovare tale simbolo. Ogni proposta dovrà essere fatta pervenire entro una luna al Senato del Re che voterà quale sarà l’icona della nuova Fede. Essa verrà poi riprodotta nel Rosone principale del tempio di Belor
5- Costruzione del “Palazzo della fede” ad Approdo del Re. Tale struttura sorgerà in primis nella capitale del Regno in essa dimoreranno e terranno delle lezioni e delle orazioni allo stesso tempo Septon, preti del dio abissale e Sacerdoti degli antichi Dei. Questo luogo sarà un fulgido esempio di fraternità e di cooperazione tra le diverse culture.
7- Il grande tempio di Belor, pur mantenendo la statua e la sua storia, verrà dopo le modifiche chiamato il Tempio delle Religioni o la Casa degli Dei.
6- A livello economico la ristrutturazione del Tempio, la fondazione del “Palazzo della Fede” e l’istituzione dell’ armata del clero credo si aggiri intorno ai 30 milioni di dragoni, chiedo al Senato del Re, al neonato concilio ristretto, in particolare a Mace Tyrell Maestro del Conio e a Sua Maestà Re Aerys II Targaryen di trovare tale somma

Vi ringrazio per l'attenzioni che la benedizione di tutti gli dei sia su di voi.


Hoster ripiegò la pergamena appena giunta e la infilò nella manica della tunica.
Con che grinta e determinazione il nuovo Gran Sacerdote stava agendo per unire religiosamente il Reame; per Lord Quellon provava grande stima ed anche una profonda ammirazione ma dubitava che la gran parte del continente avrebbe approvato la dissacrazione del Tempio di Baelor e dei Sette Dei.
Di suo governava già un territorio dove le tre religioni coesistevano pacificamente da anni, a Riverrun stessa si trovava un Parco degli Dei e nei porti agivano sacerdoti del Dio Abissale.
Ora si sarebbe visto come il resto del Reame avrebbe accettato tutte le modifiche.
Fece convocare il Senato e aprì la seduta:
"Egregi Senatori e Senatrici,
vi ringrazio per la vostra presenza ed apro ufficialmente la seconda seduta di questo nobile consiglio.
Oggi vi devo presentare la proposta del Gran Sacerdote Quellon atta a rinnovare il Tempio di Baelor ed a riformare sostanzialmente i culti nel Regno.
A tal riguardo vi informo che si procederà alla realizzazione di un Parco degli Dei, fornito di un vero Albero Diga che la confraternità della notte e Casa Stark dovrebbero provvedere a fornire aldilà della barriera; si creerà anche, tramite vasche canali ed acquedotti creati dai Maestri che la Cittadella fornirà, una vasca per il culto del Dio Abissale.
Inoltre per difendere l'unione dei culti e ricacciare dal Reame ogni culto estraneo alle Tre Fedi, il gran Sacerdote chiede la creazione, sullo stile della Confraternità dei Guardiani della Notte, di una forza armata cavalleresca, il cui nome e il cui sostentamento verranno vagliati da noi in questa seduta.
Per operare queste modifiche il Gran Sacerdote ci informa altresì della necessità di reperire 30 milioni di dragoni d'oro e ci chiede di legiferare affinchè tale somma sia raccolta il prima possibile.
Lascio a voi la parola riguardo al primo punto.
Per il secondo propongo che la suddetta spesa sia suddivisa in questa maniera :
- la Corona, ricavando poi i maggiori guadagni dalla presenza di un così importante luogo di culto, finanzierà con 18 milioni di dragoni il tutto;
- alle Casate Lannister, Martell, Baratheon, Arryn e Tyrell si chiederà un contributo di 1 milione da versare alla corona come tassa straordinaria;
- a casa Stark ed a casa Greyjoy si chiederà un contributo di 2 milioni ciascuna in quanto principali interpreti delle fedi minori;
- infine a casa Tully si chiederanno 3 milioni in quanto depositaria sul proprio territorio di tutte le religioni.
Che il dibattito venga aperto."

Septon Alester alzò gli occhi al cielo, invocando silenziosamente il Padre e ringraziando tutti i Sette per avergli permesso di arrivare in tempo per quella seduta.
Fin dall'istituzione del Senato del Popolo, l'Alto Septon aveva incaricato lui di mettersi in viaggio per Harrenal e prendere posto presso la nuova istituzione per rappresentare il clero e verificare che i fedeli dei Sette Dei non venissero danneggiati da nuove proposte.
Il fatto che fosse arrivato in tempo per discutere di una questione riguardante la religione nei Sette Regni, era certamento un segno del progetto divino riguardo la vita degli uomini.
Si alzò prendendo la parola.
"Nobili Lady e nobili Lord,
consentitemi di rispondere subito alla proposta fatta dal nuovo Sommo Sacerdote del Concilio Ristretto del nostro Re.
E consentitemi, miei nobili colleghi, di esprimere immediatamente la mia perplessità....
Sì, perché capisco quale sia l'intento di Lord Quellon e anche quale sia l'obiettivo che vuole raggiungere, ma trovo che la soluzione che propone non sia la più adatta.
Il Grande Tempio di Baelor è consacrato ai Sette Dei.
Ristrutturarlo per fargli comprendere anche spazi per le altre religioni significherebbe innazitutto dissacrare quelle mura.
Inoltre, si obbligherebbero i fedeli a condividere spazi di preghiera e culto, quasi a voler uniformare le diverse religioni.
Ebbene, ritengo che la vera forza e ricchezza delle religioni che sono presenti nel Continente Occidentale sia la loro diversità.
Cercare di uniformarne riti e luoghi di culto porterebbe invece a un appiattimento di questa diversità.
E ancora... coloro che adorano gli antichi dei, credo che mal sopporterebbero l'idea di venirli ad adorare nella città caotica che è Approdo del Re, e ancora di più l'idea di sradicare un albero diga e trasportarlo da oltre la Barriera fino a una città così a sud. Gli antichi dei vivono nelle folte foreste, non confinati tra pareti di pietra.
E anche coloro che adorano il Dio Abissale credo non vedano di buon occhio questo progetto che confina la presenza del Dio a una piccola vasca contenente acqua di mare, quando invece il loro Dio abita le vastità degli oceani e degli abissi.
La convivenza pacifica tra le varie religioni non solo è cosa buona e giusta ma è auspicabile e desiderabile da parte di ogni uomo.
Ma invece di proporre progetti di questo genere, anche molto dispendiosi -e non posso fare a meno di pensare a come potrebbero essere spesi altrimenti tutti quei soldi, per aiutare della povera gente- credo sarebbe sufficiente un po' di apertura mentale e di cuore da parte di ciascuno.
Apertura che proprio sulle Isole di Ferro è mancata in tutti questi anni. Isole che hanno impedito al Culto dei Sette di aprire templi, per portare il conforto della Madre, la giustizia del Padre a coloro che le abitano.
Lasciate quindi il Tempio di Baelor così com'è.
Se volete, aprite nuovi luoghi di culto nella capitale per le altre religioni che rispettino le loro peculiarità.
Ma non dedicatevi a progetti troppo dispendiosi...
In fondo, si chiede anche di costituire un esercito per reprimere nel sangue la nascente ribellione della cosiddetta Fratellanza Senza Vessilli, ma credo che parte delle cause che hanno portato questi uomini a sollevarsi in rivolta contro i loro lord, sia proprio una tassazione troppo dura, che lasciava ben poco a loro per vivere degnamente secondo quanto guadagnato con la fatica del lavoro. Una spesa del genere credo che infiammerebbe ancora più gli animi invece che portare la pace e la convivenza.
Che la Vecchia possa illuminare la nostra discussione verso una soluzione saggia e giusta."

Luthor attese la fine del discorso della delegazione Reale e poi prese la parola.
"Onorevoli colleghi, non perderò tempo in inutili preamboli. Casa Tyrell vota si alla rappresentanza dei vari Culti ad Approdo. Vota no al cambio del nome del tempio. Vota no alla costituzione di una armata dei vari culti. Il passato ci sia da esempio. Se Quellon vuole una sua armata per sconfiggere la Fratellanza.... compri cento navi lunghe e duemila marinai che le governino! Coi suoi denari! Casa Tyrell ha versato e versa già molto nelle casse della corona!" E detto questo si sedette.

Ser Tobald trafficava con delle pergamene mentre ascoltava quello che gli altri avevano da dire. Lo stupì molto la risposta del delegato Tyrell, veramente sintetica rispetto a quella che si aspettava da un senzatore.
Visto che nessuno parlava da qualche secondo colse l'occasione per dire la sua. Si alzò in piedi appoggiandosi al banco con le mani tremanti.
"Signori, come ben sapete il Dorne ha sempre visto di buon occhio l'accettazione ed il rispetto di ogni minoranza. Ricorderete infatti la presenza degli orfani nella nostra terra, che sempre hanno potuto venerare Madre Rhoyne lungo le sponde del Sangue Verde. Non vedo perché rifiutare quindi un progetto volto a preservare la concordia tra le religioni del continente tramite l'integrazione. Se gli uomini di ferro si sentiranno maggiormente rappresentati con un sistema di canali e vasche ad Approdo, perché negarlo loro? E presumo che anche per gli uomini del Nord la sensazione sia analoga, anche se spero che sentiremo a breve un loro senatore parlare per loro.
Credo invece che creare un'ennesima forza armata possa solo creare disturbo, anche perchè si correrebbe il rischio che diventi ricettacolo di criminali in cerca di facile espiazione. Finché questo accade su una Barriera dall'altra parte del continente ci può andar bene, ma quando questo dovesse accadere sul nostro suolo ci preoccuperemmo non poco.
In breve, il Dorne approva la ristrutturazione del Tempio e la distribuzione delle spese; rigetta invece la creazione della forza armata del clero."

Pur attendendo il suo turno, ser Hasty non chiese la parola ma arrivato il giusto momento, si alzò in piedi con uno sguardo di profondo disprezzo.
"I lord delle Terre della Tempesta hanno accettato di buon grado e con profondo entusiasmo di prendere parte alle riunioni di un tal nobile consesso, convinti che fosse un organo utile, anzi, che sia tuttora..
Ma esiste un limite alle empietà che un qualsiasi uomo mortale può generare e urlare in pubblico.. Tanto più nel momento in cui, fortuitamente potremmo dire, ci si ritrova a coprire una carica di così alto livello spirituale"
Poi come calmandosi, incrociò le mani dietro di sè, e parlando all'intera platea:
"Non per tutti voi, milord e miladies, ma forse per alcuni, credo sia d'uopo rammentare che il Padre è portatore di ordine, di giustizia, e di vita stessa.
La Madre accoglie la vita e l'amore, è misericordia e conforto.
Il Guerriero lo si prega e lo si acclama per la vittoria, per il successo, per il coraggio nell'affrontare le insidie e i pericoli.
La Fanciulla tutela le nostre figlie, e quelle di esse e tutte coloro che sono a venire.
Il Fabbro è il martello che imprime il benestare degli dèi alle nostre azioni e con il suo colpo le porta a trionfo, mentre la Vecchia ci dà giudizio, temperanza, saggezza, memoria.
E infine lo Sconosciuto, che rappresenta tutto ciò che è segreto, insondabile ma certo, come la Morte.
E' con il benestare di tutti i Santi Sette che il Westeros ha ottenuto infine una pace duratura e che nulla mette in discussione, sotto il dominio Targaryen e con il Trono di Ferro ben piantato in questa città.
Non serve, ne sono certo, stimolare le profonde conoscenze e l'immarcescibile memoria dei presenti riguardo al patto che dura da molto più di un secolo tra Jaehaerys I il Conciliatore e il Culto.. Esso prevede che il Culto e l'intera schiera dei suoi fedeli riconosca nella dinastia Targaryen l'unica dinastia legittimata a regnare, in quanto essa non solo riconosce il Culto dei Sette, ma lo difende e aderisce a esso.
Ora arriva la proposta da un.. Greyjoy, di portare culti minoritari e di impiantarli all'improvviso nella Capitale del Westeros.
Ho poc'anzi elencato le forze e le preghiere cui facciamo appello per ciascuno dei Santi Sette. Mi chiedo, da quando esiste il Dio Abissale ed esistono gli Uomini di Ferro, per cosa esso è stato invocato, a quale scopo e con quale risultato? Mi spiace se per alcuni istanti tralascio il vostro notevole e profondo sforzo, milord Greyjoy, nel ripulire con un solo soffio di vento, interi secoli di razzie, di schiavismo, di massacri e di brigantaggio. Noi lo apprezziamo davvero, potete credermi. Ma finora l'intensità e il colore della Luce che questo Dio Abissale ha calato sulle teste sui pensieri e sulle azioni dei suoi fedeli, è sotto gli occhi di tutti, è storia.
Approdo del Re, se potete perdonare la metafora, è stata finora centro ardente da cui gli Andali prima e casa Targaryen poi hanno liberato le fiamme dell'ordine, della legge, del benessere e della giustizia.
Approdo del Re è, e deve rimanere, Faro per l'intero Westeros. E non esiste Faro più lucente e puro di quello che emana la Luce proveniente dai Sette.
Se lord Quellon Greyjoy è in grado di ripulire, oltre che il nome delle Isole di Ferro, anche i doni di temperanza, di equilibrio e di nobiltà che il Dio Abissale concede loro, avrà la mia eterna stima. Ma questo è ancora tutto da dimostrare.
Come da dimostrare giusto e saggio sarebbe l'ipotesi di impiantare anche un forte culto dei Sette anche in tutti i castelli e i villaggi del nord, o in ogni Isola di Ferro.
Dunque, pur rispettando la libertà di ciascuno di poter pregare gli Dèi che preferisce, consapevoli delle conseguenze delle proprie scelte sulla propria anima, ci dichiariamo assolutamente e irreversibilmente contrari alla proposta del nuovo Alto Septon.."
si fermò per un brevissimo istante, poi con un ghigno continuò.
"Dovremmo chiedere a un Septon o a un Maestro qual è il motivo del nome che si è scelto per il titolo di Sommo Sacerdote.. sarebbe molto istruttivo.
Per quanto riguarda invece la fondazione di una forza armata pia e devota, possiamo ritenerci entusiasti dell'idea, a una condizione:
che esso abbia il compito di combattere e ricacciare manifestazioni pubbliche di qualsiasi tipo atte a coltivare il culto di divinità non accettate nei Sette Regni, e che sia baluardo di difesa del Culto dei Sette e di nessun altro (se non coincidenzialmente), nonchè monitoratore della moralità dei Sette Regni, ma allo stesso tempo sia indubbiamente esterno e indipendente dal controllo dell'Alto Septon e dei Più Devoti, mettendo invece al suo vertice un uomo, un Lord la cui devozione e pietas verso i Sette siano irreprensibili.. anche fondando una carica apposita, qualora Nostra Maestà lo ritenga necessario.
Qualora questa opzione non venga considerata, le Terre della Tempesta dichiarano la loro totale contrarietà anche a questa ipotesi.
Vi sono rischi che non possiamo correre.
E sopra a tutti, quelli di violare il patto con gli dèi e dileggiare la loro santità, con scelte teatrali e impulsi irrazionali.
Vi sono Torri interne alle mura, crollate le quali tutto il sistema difensivo crolla. Quelle torri non vanno toccate, e vanno difese a ogni costo.
O le Tenebre della bestialità, degli impulsi, del disordine ci inghiottiranno".

Lord Luthor mise la testa fra le mani e involontariamente si trovò a ridere della farsa che gli si parava di fronte. Levate le mani si accorse che la sua risata, per quanto involontaria e sommessa era stata udita da molti, che di rimando lo osservarono. Dovette alzarsi e spiegare quell'atteggiamento.
"Perdonate la mia reazione miei Lord, lady e cavalieri. Pensavo fosse un ordine del giorno semplice e repentino. Mi sbagliavo.
Davvero volete discutere sulla moralità della religione e sulla necessità che una armata in sua difesa venga creata coi soldi della corona, soldi che in gran parte diamo noi attraverso le tasse reali?
Sulla moralità... volete dare a tutti la stessa possibilità di professare il culto? Non saranno certo un giardino o una piscina d'acqua salata a turbare i fedeli dei sette recandosi al Tempio. Costruzione invece che deve il suo nome ad una persona precisa con un nome preciso e tale deve rimanere per lo stesso rispetto che si deve dare ad ogni culto.
Infine perdonatemi ma una armata che difenda la fede... quale? ...patrocinata da chi? ...e chi sarà a comandare questa armata indipendente nel cuore di Approdo? Sentendo le parole di Ser Bonifer Hasty ho realizzato che perfino in questa sede sia entrato il gioco del trono. Non che ne sia sorpreso. Ma alla seconda seduta... su problemi ridicoli peraltro. Ser Bonifer asserisce di affidare tale armata ad una guida meritevole. Allora giochiamo a questo gioco del trono, ma apertamente. Dalle sue parole dovrebbe essere uno che venera i sette perché le altre religioni possono marcire nelle loro terre d'origine, in sostanza. Tagliamo quindi fuori Stark e Greyjoy. La Corona non potrebbe nominare uno dei suoi membri poichè le reazioni sarebbero di accuse di nepotismo familiare e di voler chiedere soldi per una armata personale. Fuori anche i Targaryen. Non si potrebbero nominare nemmeno degli esponenti Lannister. Figuratevi le sollevazioni... una armata ad Approdo sotto la guida indiretta del Primo cavaliere.... fuori i Lannister. I Tully... piu o meno vale lo stesso discorso... Hoster Tully col suo senato ha acquistato molto potere. Le malelingue potrebbero sostenere che le sue mosse siano quelle di presiedere l'istaurarsi di una repubblica con lui come presidente. Veniamo a noi Tyrell... ahahahah ecco per cosa ridevo... se noi Tyrell avessimo una armata per la difesa della fede alle pendici del tempio fareste a gara tutti per insinuare alle orecchie del Re che ormai è la Rosa a comandare nella Capitale e le conseguenze per la mia famiglia le potrebbero immaginare tutti. Fuori i Tyrell... Veniamo agli Arryn, che per me sono i più meritevoli di fiducia ma lo sanno anche i porci che hanno rifiutato un alleanza pochi giorni fa con la Corona. Secondo voi il Re dovrebbe dare il comando di una armata nella capitale a persone che gli hanno appena negata l'alleanza. Chi rimane? Ohhh i Martell e Ser Bonifer con tutti i Baratheon. Alleati e da come si è presentato Ser Hasty stesso... strenui difensori dei Sette. Ecco signori perchè mi è scappata una risatina. Perdonate la maniera. Pensavo fossimo qui per il bene del regno, non della famiglia che rappresentiamo. Rinnovo i voti favorevoli di casa Tyrell al giardino e alla piscinetta salata. Il tempio di Baelor è e resterà sempre il Tempio di Baelor per colui che l'ha voluto e il rispetto dei Sette. Per l'armata.... casa Tyrell non darà un solo dragone d'oro per una armata che potrebbe rivelarsi come in passato una scheggia impazzita o peggio uno strumento per qualcuno "Meritevole" di controllo su Approdo. Questo è quanto".

Lord Hoster intervenì di nuovo:
"Vi prego di moderare i toni, il bene del Regno è il nostro scopo ma qui siamo seduti anche e soprattutto per rappresentare i nostri territori.
L'eterogeneità è caratteristica fondamentale del reame e questa sede ne è la dimostrazione e la manifestazione.
Apprezziamo dunque ogni intervento, da qualsiasi parte provenga e a qualsiasi parte voglia andare a parare.
Tutt'al più evidenzio che per posizione presa abbiamo già raggiunto la maggioranza dei voti contrari alla creazione di un ordine cavalleresco religioso.
E a quanto mi dicono le nuove voci giunte da Approdo anche il re ha rigettato tale creazione.
Continuiamo quindi, nei toni il più rispettosi possibili, la discussione sull'equità religiosa."

Pur alzando la mano per chiedere parola, lady Anya non attese le venisse data e alzandosi dal suo posto iniziò a parlare.
"Colleghi Senatori" disse perentoriamente per richiamare su di sè l'attenzione dei presenti "Devo ammettere che Casa Arryn, che io qui rappresento come capodelegazione della Valle, era molto preoccupata alla notizia della nomina di lord Quellon a Gran Sacerdote dei Sette Regni. Temevamo non tanto che Re Aerys abbracciasse la religione del Dio Abissale, ma quanto che anche tutto il Westeros fosse obbligato a farlo.
Tiriamo un sospiro di sollievo nell'apprendere da lord Quellon stesso che questo pericolo è scongiurato, e che anzi vi è piena libertà di culto in tutto nei Sette Regni anche per chi venera i Sette o gli Antichi Dei.
Pertanto se sua Maestà vuole impiantare un albero-diga nel Tempio di Baelor, o costruire un altare del Dio Abissale nella Fortezza Rossa, o chiunque nei Sette Regni voglia fare cose simili, chi siamo noi per poterlo o volerlo impedire?
Ricordo a voi tutti che molte casate, alcune secolari, da Nord a Sud hanno adibito i propri Parchi degli Dei affinchè si potesse venerare più di un culto, quindi consentirlo ora ufficialmente non sarebbe una novità.
La Nobile Casata Arryn è però contraria alla creazione di un esercito di stampo religioso. Il motivo è che, come abbiamo detto poc'anzi, essendoci libertà di culto delle tre religioni principali, quale delle tre rappresenterebbero e difenderebbero questi soldati? Tutti e tre mi risponderebbe lord Quellon. Ma questo vorrebbe dire creare delle fazioni armate all'interno di un organo militare che dovrebbe essere coeso per sua natura. E cosa accadrebbe se una o più di queste fazioni dovesse ribellarsi contro le altre, o contro la Corona stessa?
Il Trono di Spade saprebbe intervenire per difendere prima di tutto sè stesso e poi l'intero Regno?
Questo è il nostro primo dubbio.
Ne abbiamo un altro ancora però, forsa ancora più importante e sul quale invito tutti voi a riflettere.
La libertà di religione è una nobile cosa senza dubbio, ma lord Quellon e Re Aerys fanno riferimento solo ai Sette, agli Antichi e al Dio Abissale.
Ma se domani dovessero sbarcare nel Westeros Preti Rossi di R'hllor, o adepti dell'Arpia dalla Baia degli Schiavisti, o Uomini senza Volto fedeli al Dio della Morte, o altri uomini che adorano divinità che ora magari neanche conosciamo, la libertà di culto varrebbe anche per loro?
Non a caso, senatori, ho citato religioni che praticano roghi, sacrifici umani e assassinii su commissione.
Stiamo camminando su un filo sottilissimo e neanche ce ne siamo resi pienamente conto.
La libertà di culto è sicuramente una grande vittoria, ma le guerre di religione sono, per contro, altrettanto una grande sconfitta".
Detto questo si sedette, sperando di aver aperto gli occhi a tutti.

Poi fu Lord Drumm a prendere la parola:
"Miei lord, forse è bene ricordare in questa sede l'enorme contributo che Lord Quellon sta dando per una reale unificazione delle Isole di Ferro ai Sette Regni.
Egli intende far vedere a tutti che gli Uomini di Ferro non sono volgari razziatori e pirati, ma al contrario validi guerrieri.
E l'abbiamo dimostrato combattendo al vostro fianco durante la Guerra dei Re Novesoldi.
Nelle Isole Lord Quellon sta incoraggiando i matrimoni tra Uomini di Ferro con lady dei Sette Regni: egli stesso ha da poco sposato una Piper."
Lord Drumm fece un cenno amichevole verso la delegazione Tully e poi riprese.
"Ha bandito la schiavitù, ha pubblicamente disprezzato l'usanza di prendere mogli di sale ed ha invece invitato i Maestri della Cittadella in tutti i castelli delle Isole.
Addirittura nelle Isole sono venuti anche alcuni septon: posso confermarvi che il mio buon amico Lord Harlaw ne ha uno a Dieci Torri, che si sta prendendo cura della biblioteca."
Lord Drumm fece quindi una pausa, scrutando le reazioni dei presenti e all'improvviso pose una domanda a tutto il consesso:
"Come dovrebbero sentirsi quindi gli Uomini di Ferro se, dopo tutte queste aperture verso le leggi, gli usi e la cultura dei Sette Regni, venisse loro negata la possibilità di pregare ad Approdo del Re?"
Guardò con occhi severi gli altri delegati e si sedette.

Ser Tobald si alzò ancora una volta, ed iniziò a parlare in modo calmo, mostrandosi sicuramente superiore ad altri che avevano optato per una via ben più aggressiva.
"Vedo che Lord Luthor ha un problema che potrebbe invalidare il suo lavoro in questo consesso. Pare infatti che egli sia sordo. Mi chiedo: come può un uomo neppure capace di ascoltare e dare significato ad un centinaio di parole lavorare per un senato?
Il delegato Tyrell evidentemente non ha ascoltato me ed il senatore della Tempesta. Dice che vogliamo lavorare per appropriarci della forza del clero, ma non si è accorto che io stesso ho votato contro la proposta. E anche casa Baratheon l'ha fatto in pratica, consigliando di apportare modifiche che mai verranno accettate. Vogliamo allora appropriarci di qualcosa osteggiandone la nascita?
E ancora, non si accorge che i voti di casa Martell sono concordi a quelli dell'Altopiano e opposti a quelli della Tempesta. Mi chiedo a questo punto se il problema sia di sordità o di comprendonio. Propendo per la seconda.
Voglio infine ricordare che casa Martell vuole unirsi al delegato Greyjoy nel sottolineare l'encomiabile lavoro che Lord Quellon sta facendo per avvicinare le Isole ai Sette Regni. Mai il supporto del Dorne potrà mancare ad un progetto di pacificazione e integrazione, che preservi comunque le specificità di ogni territorio come il Greyjoy ha proposto. Che la vasca sia costruita, e che con essa gli Uomini di Ferro possano sentirsi veramente rappresentati in un continente che, almeno per la maggior parte, vuole accoglierli."

Luthor prese la parola. "Vedete ser, nessuno ha citato il vostro nome. Ho solo fatto rimarcare che Ser Bonifer si è dichiarato prima paladino della fede e poi ha instaurato un discorso che portava alle conclusioni che ho fornito io. Nessuno ha detto esplicitamente che i Martell volessero appropriarsi della suddetta armata. Ma che ai Baratheon questo andasse bene... ecco è un altro discorso. Se non posso averlo io ma lo può avere il mio unico alleato.... va bene lo stesso. Pertanto Ser non date ad altri titoli che avete dimostrato con le vostre parole di meritare benissimo voi stessi. Se non capite questo semplice gioco... tornate a fare castelli di sabbia nel deserto e non tediate quest'organo con finte lezioni di intelligenza... sterili. Chiedo perdono a Lord Hoster ma se la sua persona ha invitato alla calma me per aver fatto un esempio del tutto logico mi aspetto ben più severi provvedimenti per una persona che in questa sede ha insultato esplicitamente un suo membro."

Ser Bonifer Hasty attese il giro di interventi senza mai staccare gli occhi di dosso da Luthor Tyrell.
"Per il rispetto che ho verso questo consesso e verso la mia persona, eviterò di rovesciare addosso al rappresentante dell'Altopiano anche solo la metà degli insulti che egli ci ha rivolto.
Non è un problema di sordità, ser Tobald.. è probabile che chi è abituato a mangiare con le mani si trovi in difficoltà a parlare di galateo e a usare posate. Non si può fare una colpa. Ciascuno padroneggia meglio ciò in cui è più esperto. Spiritualità o loschi giochi politici, a ciascuno il suo.
Voi vedete raggiro, falsità, secondi fini dove era l'anima a parlare. E prima di esibirvi in lezioni di logica da esperto politico raggiratore, potevate almeno chiedere alla mia persona un nome.. e sareste rimasto stupito nell'apprendere che, qualora mi fosse stato chiesto il nome di un lord, egli non sarebbe appartenuto nè alle Terre della Tempesta, nè tantomeno al Dorne..
Lascio a voi stesso, se ne siete in grado, di realizzare quanto infami siano state le vostre parole e sporchi i vostri pensieri, Luthor Tyrell. E che il Padre sia testimone di quanto accaduto poc'anzi."
E infine discostò lo sguardo verso l'intera platea.
"Abbiamo dunque ascoltato tutti i pareri, e rimaniamo della nostra opinione. Avvalorata, peraltro e nonostante la diversità di voto, dall'intervento di lady Waynwood. Voi milady parlate di sacrifici e di pratiche abominevoli tra i fedeli di culti, questi sì, dichiarati estranei e nemici dei Sette Regni.
Intanto però costruiamo pozze nelle quali gli Uomini di Ferro possano venire ad affogare i loro giovani, e dal Dio Abissale proclamare di prendere forza per... per cosa?
Perchè confermo quanto detto da altri, stimiamo lord Quellon Greyjoy per il nuovo corso che sta cercando di dare alla storia del suo popolo.. ma se i risultati verranno ottenuti, e se saranno duraturi, solo il tempo potrà dirlo.
Che i Sette tutelino la sua salute e la sua vita, ma siamo tutti mortali.. Cosa accadrà qualora lord Quellon venisse a mancare? Se tutto andrà per il meglio, nulla.
Ma se gli Uomini di Ferro torneranno a essere i razziatori, stupratori, schiavisti che sono sempre stati nella loro storia passata, noi qui, oggi, avremo non solo concesso loro con troppa facilità e superficialità, sedi di rappresentanza, libertà e pari diritti in quella che è la Capitale del Culto dei Sette, ma avremo insultato la nostra devozione ai Sette e i Sette stessi.
Ma vogliamo tutti sembrare generosi, solidali, in nome di un tutto particolare e inedito sentimento di fratellanza...
Bene allora, se la maggioranza è questo che vuole, allora si facciano vasche per pescecani e parchi per culti estranei al sentire del popolo delle Terre della Corona.
Ma che coloro che beneficiano di queste nuove possibilità, gratuitamente, si impegnino ad aderire a questo nuovo sentimento di fratellanza e di uguaglianza, e costruiscano a loro spese un Grande Tempio dedicato ai Sette nelle loro rispettive capitali, o in città di pari dignità sui loro territori, e che esso sia tenuto in perfette condizioni, con la dignità e la devozione che si deve al culto che la maggioranza dell'intero popolo dei Sette Regni segue.
Se non si fa questo, allora tutto questo discorso e questa discussione può essere ridotto a una semplice definizione, che di certo riecheggerà in tutti i Sette Regni.
Empia Ipocrisia di nobili annoiati".

Lord Hoster replicò:
"La proposta di Ser Hasty non può che venire accolta da questo consesso e dalla persone del Gran Sacerdote.
L'apertura di Approdo ad edifici e costruzioni di nuovi culti non può che essere seguita dalla completa apertura di sedi religiose quantomeno nei punti tipici delle stesse.
Ove sarà possibile impiantare Parchi degli Dei che sia fatto.
Nei porti e nelle baie popolate che si installino sacerdoti del Culto Abissale con le loro tipiche sedi.
Per quel che riguarda l'istituzione militare tanto vale lasciar decadere l'argomento.
Fazioso è accusare parti avverse alla propria politica e cercare di portare acqua al proprio mulino interpretando a proprio vantaggio i discorsi e le proposte,Lord Luthor.
Ed irrispettoso verso tutto l'emiciclo e le persone che ivi rappresentano i propri popoli e signori accusare di menomazioni e di inadeguatezza al ruolo,ser Allyrion e ser Hasty.
Qui proponiamo, qui valutiamo, qui promulghiamo.
Ma non sono un padre che rincorre i propri figli; continuerò a richiamare all'ordine ed al rispetto, ma siete tutti cavalieri insigniti e senatori del Regno.
Starà a voi comportarvi come meglio ritenete. "

Lord Bar Emmon si alzò:
"Miei nobili Signori, Casa Targaryen è perplessa. Ci si chiede come sia possibile che la religione, la quale di per se stessa dovrebbe costituire una fonte di serenità e di quiete dell'animo, possa invece sconvolgere le passioni fino al punto di trasformare un pacifico dibattito in una aperta e ostile guerriglia. Il Re ha a cuore la Pace del Regno, ed è proprio per questo motivo che ha deciso di garantire pari dignità a tutti i culti del Westeros. Non vuole che la differenza di religione venga presa a pretesto per insurrezioni, per ribellioni, per guerre, per alimentare ciò che ci divide rispetto a ciò che ci unisce.
La religione degli Antichi Dei era qui da millenni prima dell'arrivo di Casa Targaryen, con quale diritto potrebbe Casa Targaryen decretare di bandirla? Erano fedeli degli antichi dei le spose dei Primi Uomini che i nobili andali sposarono, e quei figli che garantiranno poi le linee di discendenza della grandissima parte dei Lord qui riuniti conobbero nella propria infanzia il culto dei Sette e quello degli Antichi Dei, a un tempo, così come ugualmente si vuol bene a una madre e a un padre.
Le Isole di Ferro sono state per secoli quasi un corpo estraneo rispetto al resto del Continente, odiate, temute, isolate. In virtù dell'Antica Via, ma anche in virtù della loro religione. Cosa propone dunque questo Senato? Di mettere al bando il culto del Dio Abissale? Questo vorrebbe dire distruggere le Isole di Ferro, perché i suoi uomini combatterebbero fino all'ultimo per difendere le loro radici. Casa Targaryen considera già un successo clamoroso che Lord Quellon, forte del suo carisma, sia riuscito a convincere i suoi ad abbandonare l'Antica Via. E questo successo va premiato con l'inclusione, con l'integrazione, non con la soggezione. Uno sforzo da parte delle Isole di Ferro di emanciparsi dal loro isolazionismo merita la risposta aperta e benevola da parte della Corona. Il Culto del Dio Abissale non è un culto delle Città Libere, non è qualcosa di estraneo, di alieno, è qualcosa che appartiene ai Sette Regni, che è nato e si è sviluppato qui, che è parte integrante, seppur minoritaria, della nostra civiltà. Elevare a parità tre fedi, non significa elevare a parità tutte le fedi.
Si dà riconoscimento a tutti i popoli del Westeros riconoscendo che, se le loro religioni sono tutte ugualmente degne di rispetto, essi stessi sono tutti ugualmente cari agli occhi del Re, senza che ci sia qualcuno che conta di più e qualcuno che conta di meno.
Questo è il senso del programma del mio Re Aerys Targaryen. E se qualcuno lo vuol tacciare di ipocrisia, allora io ringrazio i Sette, gli Antichi e il Mare per aver messo sul Trono un Sovrano dall'animo aperto come lui, piuttosto che un guerrafondaio che avrebbe dilaniato il Regno in interminabili guerre di religione, per imporre qualcosa che semplicemente non può essere imposto: ciò in cui credere."

Ser Hasty si sollevò in piedi lentamente, quasi fosse infastidito nel dover riprendere la parola, poi piantò lo sguardo truce verso il lord di Sharp Point.
"Sono costernato di dover tornare sull'argomento, poichè è ben chiaro che alcuni dei presenti o hanno difficoltà a comprendere quanto si dice, o vi è malizia nel non voler ascoltare.
Lord Bar Emmon, nessuno qui ha parlato di voler mettere al bando alcun culto, che le Isole di Ferro continuino pure a venerare questo Dio degli Abissi e buona fortuna.. qui si disquisiva della proposta di Lord Quellon Greyjoy, in qualità di nuovo Alto Septon (la cui funzione un tempo era ben diversa da quella che gli si vuole attribuire oggi), di impiantare il culto del Dio Abissale nella città del Culto dei Sette. Spero si capisca che si tratta di due questioni diverse, vero?
Per quanto riguarda voi, lord Tully, noto con piacere che almeno siete in grado di ascoltare, a differenza di altri.. tuttavia, avete frainteso o stravolto le mie parole. Se i Greyjoy e gli Stark, per le Isole di Ferro e per il Nord, chiedono a gran voce sedi dei loro culti ad Approdo, che allora per equilibrio costruiscano sedi del Culto dei Sette nelle loro città più importanti..
Ma che da questo ne scaturisca l'ordine per ogni porto di avere un tempio del Dio Abissale.. oooh, beh, posso garantirvi sin d'ora che questo non è assolutamente nella mente nell'animo e nelle intenzioni delle Terre della Tempesta, a meno che non venga imposto da Nostra Maestà.."
E prima di rimettersi a sedere, si ferma a metà..
"D'altronde, apprendiamo da lord Bar Emmon, che parla in nome della casa Targaryen per sua stessa ammissione, che non stiamo disquisendo su una proposta di Lord Greyjoy, ma di una volontà già dichiarata di Nostra Maestà..
Ordunque, pur volendo credere fermamente nell'utilità di questo senato,..
abbiamo parlato abbondantemente di tassazioni reali, ma erano già state decise e rese pubbliche con un editto..
ora discutiamo di questa a mio avviso insana ed empia proposta dell'Alto Septon, ma il portavoce di casa Targaryen afferma che questa è la volontà di Nostra Maestà..
Davvero, vi sono altri ordini del giorno che volete proporci come argomento di discussione, la cui conclusione deve comunque aderire alle decisioni già prese dal Nostro Re? Poichè, in questo caso, le Terre della Tempesta si dichiareranno già in anticipo favorevoli a qualsiasi cosa, e potremo tornare ad amministrare e governare le nostre terre, sempre che i Sette abbiano ancora intenzione di vegliare e tutelare su noi e i nostri popoli".

Lord Bar Emmon rispose immediatamente:
"Siete voi qui che non ascoltate, Lord Hasty" riprese con estrema tranquillità il Lord di Punta Acuminata "forse siete troppo occupato dalla vostra stessa prosopopea."
"Se ritenete che il Senato sia inutile vi invito a lasciarlo, sapremo ben fare a meno della vostra presenza. Forse preferire te servire la vostra casata in Concilio Ristretto, dove potrete riportare al Re di persona ciò che così arditamente sostenete qui.
Casa Targaryen è concorde nell'offrire a tutti i culti una sede nella capitale di Approdo del Re. Perché Lord Quellon o Lord Brandon, o il loro seguito, non dovrebbero poter pregare i loro dei solo perché lontani dalle loro terre per servire la Corona? Approdo è la capitale del Regno tutto, non solo di chi crede nei Sette.
Il Re crede fermamente in questo concetto, si.
Ciò che certamente non vorrà imporre è che ci sia un tempio del Dio Abissale in ogni altra città. Questo preferirebbe lasciarlo agli accordi fra le singole casate. D'altra parte non vedo per quale motivo un Greyjoy dovrebbe venire a pregare nella Tempesta, terra così poco ospitale a vostro sentire, a meno che non vigano rapporti di reciprocità con le Isole."
E tornò a sedersi.

Ser Hasty rimase seduto, osservando lord Bar Emmon sproloquiare.. e solo allora un sorriso, appena accennato, più simile a un ghigno, gli si stampò per alcuni secondi.
Poi scosse la testa, e tornò serio, contorno vivace al tono secco e grave della voce:
"Il Re, per bocca di lord Bar Emmon, si è già espresso dunque a favore della proposta di lord Quellon Greyjoy. E quel che decide.. Nostra Maestà.. è di per sè legge, e dunque ci adeguiamo alla saggezza regale".

Lord Luthor si alzò e prese la parola. "Lord Hoster, avete comunicato già che il senato ha espresso voto sfavorevola alla conposizione di un esercito della fede. Potete comunicare a lord Hasty per cortesia i parziali sulla libertà di culto? Credo possiate considerare casa Greyjoy favorevole data la situazione. Una volta ottenuti parziali e totali allora.. in quel caso e forse nemmeno... avrà ragione l'insolenza di ser Bonifer. Dico forse nemmeno perchè è un delegato a parlare e non il re. Delegato è anche Septon Alester, che è di opinione trasversale. Quindi già da questo si può evincere una situazione ambigua e di discussione. Continuate a dire che il re decide e il Re impone. Questo senato è propositivo, non decisionale Lord Hasty. Se non vi aggrada potete lasciare il vostro scranno ad una persona più consapevole e quindi costruttiva".

Hoster si alzò di nuovo:
"Miei Lord e Lady
al momento abbiamo a favore della proposta di renovatio templii da parte di Lord Quellon i territori dell'Altopiano, del Dorne, delle Isole e della Corona, per un totale di 45 voti contrari alla proposta si schierano i territori Baratheon ed i territori Tully, per un totale di 29 voti.
Chiedo perdono a Lady Anya ma non ho completamente inteso le posizione dei territori della Valle
Chiedo ai delegati Lannister e Stark di esprimere altresì il loro parere, essendo essi stati molto taciturni finora.
Concludo poi spiegandovi le posizioni mie e delle Terre dei Fiumi.
Come illustrato in apertura sui nostri territori coesistono da sempre le tre religioni maggioritarie del Westeros e la popolazione vive nel rispetto e nella pace.
Ma da quello che abbiamo percepito da questa discussione vi è un profondo rancore covante negli altri territori tra le varie Fedi e quindi, per volontà di ordine pace e giustizia, non possiamo permettere un voto favorevole verso qualcosa che potenzialmente potrebbe distruggere dall'interno il Reame e causare disordini e sommosse.
Invito dunque ad esprimere il proprio voto a casa Arryn, Lannister e Stark. "

"Colleghi senatori" disse la lady di Iron Oaks alzandosi dal suo seggio "credevo fosse chiara la nostra posizione. Se Re Aerys intende allestire il Grande Tempio di Baelor come meglio gli aggrada noi non abbiamo nulla in contrario.
Dal canto nostro nella Valle molti Parchi degli Dei hanno al loro interno Alberi del Cuore per permettere di pregare chi è fedele agli Antichi. Dopotutto il nostro legame con il Nord è forte da secoli. Molte delle nostre case hanno addirittura parentele di sangue con quelle del Nord. Quindi nella Valle di Arryn la libertà di religione non è una novità".

Lord Hoster chinò il capo:
“Vi chiedo nuovamente perdono Lady Anya per non aver inteso subito le vostre parole.
Dichiaro dunque, per raggiungimento del quorum, chiusa la votazione e la seduta e delibero affinchè dal concilio ristretto si provveda alla messa in atto del progetto del Gran Sacerdote.
Ser Hasty e Ser Allyrion gradirei interloquire con voi in privato terminata questa seduta; a breve vi convocherò presso i miei alloggi se vorrete concedermi l'onore.”

Septon Alester si affrettò ad alzarsi:
"Lord Hoster, perdonatemi..
Forse ho frainteso le parole di Luthor Tyrell... Ma sia lui sia l'Alto Septon, che parla attraverso la mia voce, sono sì d'accordo con una rappresentanza delle altre religioni ad Approdo del Re, ma vi chiediamo di non profanare il Grande Tempio, che è invece dedicato ai Sette.
Costruite un parco degli dei, costruite una vasca... ma non fatelo all'interno del Grande Tempio."

Lord Bar Emmon unì la sua voce a quella del septon:
“Effettivamente, Lord Hoster, andrebbe specificato QUALI delle proposte del Sommo Sacerdote siano state approvate da questo consulto e quali, invece, bocciate. Le stesse casate che si sono schierate a favore di alcune proposte, vedasi Casa Tyrell o Targaryen, ne hanno sonoramente bocciate delle altre, vedasi ad esempio la creazione di un esercito del clero oppure la creazione di un tempio del Dio Abissale in ogni città dei Sette Regni. Riteniamo infatti che Approdo sia più che sufficiente, come spazio di tolleranza e di coesistenza fra le varie religioni del Rea”me, che poi si esplicano territorialmente nelle regioni e nei paesi tradizionalmente ad esse fedeli.

Lord Allyrion disse:
"Miei signori, credo che Lord Hoster intenda come approvata la prima proposta del Sommo Sacrdote, ovvero la creazione di un parco degli Dei e di una vasca nella capitale. Che poi questi vengano costruiti nel Tempio dei Sette, credo sia ancora da discutere. In ogni caso, Casa Martell già si dichiara favorevole ad ogni soluzione: non ci interessa tanto se le modifiche verranno apportate al tempio in sé o al circondario, ci interessa che effettivamente ogni abitante dei Sette Regni possa guardare ad Approdo come ad una città sacra."
Respirò.
"Prima di tornare a sedermi, rispondo a voi, Lord Hoster. Sarà un onore per me poter parlare con voi, credo e spero sia altrettanto per il delegato della Tempesta. Ditemi solo quando e dove dovrò presentarmi e, vi prego in nome della mia schiena, di concedermi prima almeno qualche ora per stendermi su di un morbido letto."

Lord Drumm ebbe come primo impulso quello di alzarsi, prendere la parola ed attaccare Ser Bonifer Hasty, che aveva appena definito insana ed empia la proposta di Lord Quellon.
“Mmm aspetta... forse mi conviene essere più prudente” pensò Lord Drumm mentre si stava per alzare, irato e paonazzo in viso.
Quindi, si risedette e con attenzione seguì l'evolversi della discussione.

Lord Hoster chiuse la seduta:
“Esattamente come inteso da ser Allyrion.
A noi spettava disquisire e valutare l'accettabilità della proposta stessa e nella missiva che invierò al Gran Sacerdote sarà esplicato ogni dubbio pervenuto in questo dibattito.
Ricapitolando a beneficio di tutti, niente esercito, si alla costruzione di luoghi di culto ad Approdo che non sino invasivi nei confronti del Tempio di Baelor, no all'obbligo per tutte le città di dotarsi degli stessi luoghi di culto.
Dichiaro chiusa la seduta.
Buon riposo a tutti in attesa del prossimo dibattito”

Hoster andò a scrivere il resconto per il Re:
Vostra Maestà,
si è da poco conclusa la seconda seduta, questa volta riguardante le decisioni del Gran Sacerdote.
A voto quasi assoluto si è impedito la creazione di un esercito religioso.
Si è invece approvata la delibera per costruire luoghi di culto per gli Antichi Dei e per il Dio Abissale ad Approdo, purchè non interferiscano con la precedente struttura del Tempio di Baelor.
Per l'ennesima volta vi riporto i dissidi evidenti tra le Casate del Sud del reame, dissidi che sfociano in aperti dissensi ed in pesanti insulti ed accuse tra le stesse.
Temo per la pace nel Regno, ma forse sono solo brividi e timori di chi ormai giovane non è più.
vostro umile servitore
Lord Hoster Tully


La risposta del Re non tardò ad arrivare:
Lord Hoster,
come sempre vi siamo grati per la vostra sollecitudine.
Abbiamo appreso da un colloquio con il Principe Lewyn Martell di esistenti dissidi nelle Marche Dorniane, dissidi che, a un primo ascolto, ci sono apparsi gravi.
Abbiamo invitato il Principe a recarsi ad Approdo per partecipare ai lavoro del nostro Concilio Ristretto e poter così estendere la sua preoccupazione per la situazione nelle Marche a tutta la Corte. Forse un incontro a tu per tu con Lord Mace Tyrell, anch'egli presente al Concilio, potrà scongiurare il peggio.
Voi continuate a sforzarvi di rendere tutte le Casate del Westeros partecipi delle dinamiche politiche d'attualità, è importante che il sentimento di unità e di coesione resti alto nella percezione dei nostri Lord vassalli.
Cordialmente,
Re Aerys Targaryen
[Modificato da Mance 04/04/2017 17:23]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
04/04/2017 17:29
 
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Cap XI. Vecchie profezie e vecchie conoscenze
PDV Aerys Targaryen, Ser Arthur Dayne e Bryen Caron

Nel loro viaggio per visitare le diverse capitali dei Sette Regni, Aerys aveva scelto di recarsi per prima a Delta delle Acque, che era anche la città più vicina ad Harrenal.
Quella notte avevano montato l'accampamento alle pendici di Cuore Alto, una collina molto alta che svettava nel paesaggio pianeggiante delle Terre dei Fiumi.
In passato era stato un luogo sacro per i Figli della Foresta. Ora il popolino ne evitava la cima, ritenendola infestata dai fantasmi dei Figli della Foresta massacrati dal re andalo Erreg.
Ser Arthur montava la guardia al di fuori della tenda del Re. Era ormai notte inoltrata quando Aerys lo chiamò all'interno.
Il Re era vestito di tutto punto.
"Ser Arthur, procuratevi una torcia. Mi accompagnerete sulla cima della collina."
"Vostra grazia, è una scelta saggia? Con il buio rischiamo di ruzzolare giù e romperci l'osso del collo."
"La persona con cui devo parlare, la posso incontrare solo di notte. Quanto al resto... confido che mi affererai in tempo, nel caso." sorrise quasi in tono di sfida, dimostrando di aver ormai preso la decisione.
Arthur fece un inchino e uscì a prendere una torcia.
A dispetto di quanto aveva pensato, non fu una salita particolarmente difficile. Dopo un primo tratto abbastanza impervio avevano trovato e imboccato un sentiero che saliva sicuro verso la cima.
Proprio sulla sommità Arthur e il Re attraversarono un cerchio composto da una trentina di tronchi di albero-diga tagliati di netto.
Arthur spostò la torcia che teneva in mano, cercando di individuare la persona che doveva incontrare il Re, ma non vedeva nessuno.
Stava iniziando a pensare che non ci fosse proprio nessuno da incontrare e che il Re stesse dando nuovamente segni di follia, quando una voce alle sue spalle lo fece voltare di scatto, sguainando Alba, pronto a difendere il Re.
"Ohi, ohi, che male alle ossa. Le ossa mi fanno male quando soffia il vento e qui il vento soffia sempre.
Cavaliere metti via quella cosa... Se anche volessi farvi del male, non è con quella che mi fermeresti."
Poi fece un suono strano, che Arthur valutò essere una risata.
La luce della torcia aveva illuminato una vecchia, piccolissima, che camminava lentamente appoggiandosi a un bastone contorto. Aveva capelli bianchi così lunghi che quasi toccavano terra. Aveva la pelle molto pallida e gli occhi sembravano rossi, ma Arthur non era sicuro se fosse solo un riflesso della luce del fuoco.
"Sei più vecchia di quanto ricordassi." disse Aerys.
"Oh, e tu sei stato tante cose dall'ultima volta che ti ho visto. Sei stato più folle, più severo, più rabbioso... ora cosa sei?
Cavaliere, vedo che mi stai puntando ancora addosso la tua spada... ah, ma vedo solo ora che è una spada come nessun'altra...
Ho sentito parlare spesso di Alba... questa è la quarta... mmmm no, quinta volta che la vedo."
Arthur spostò lo sguardo su Aerys, che annuì. Ripose quindi la spada.
Quello strano essere ora aveva rivolto la sua curiosità e i suoi occhioni rossi a ser Arthur.
"Se hai la spada sei una Spada dell'Alba. Questo dice già molto di te. Vi avevo sognato, naturalmente, ma pensavo fosse un sogno di cose che avrebbero potuto essere e che non sono... Sapevo che eravate al grande torneo, ma pensavo che una volta finito sareste tornati verso est alla vostra città rossa.
È molto strano... Non riesco a vedere il vostro futuro... È come se un qualche bambino capriccioso continuasse a sbattere un bastone nell'acqua di uno stagno. L'immagine riflessa continua a cambiare senza stare mai ferma. Tu per esempio..." la vecchia si era avvicinata a ser Arthur e porse una mano. Arthur cautamente allungò la propria. Lei l'afferrò e si mise a scrutarne il palmo, mugugnando pensierosa. "...vedo quella tua bella spada bianca coperta di sangue, tanto sangue, forse anche il tuo... Poi vedo una torre tra le montagne rosse di Dorne con una donna che urla, ma questa immagine ormai sta svanendo del tutto."
Arthur esclamò: "L'ho vista anche io quest'immagine. Al Torneo, mentre stringevo la mano di Eddard Stark..."
"Non mi stupisce... In fondo sei un Dayne... Sangue potente quello di Dayne. Non quanto quello di Targaryen, ma potente... Potente in modo diverso...
Comunque lasciami finire... Vedo una donna con gli occhi violetti e una donna con il sole tra i capelli. Vedo una montagna colpita da una stella cadente e franare a valle in mille pezzi. Vedo un cavaliere bianco combattere contro un kraken, fino a sconfiggerlo, tagliandogli tentacolo dopo tentacolo. Ma anche se il kraken è morto uno dei tentacoli più piccoli afferra il piede del cavaliere e lo fa cadere a terra. Infine vedo una strada che si divide e poi ancora e ancora e ancora fino a perdersi in infinite ramificazioni oltre l'orizzonte."
"Se hai finito di predire il futuro alla mia spada giurata, forse potresti dedicarmi un po' del tuo tempo. Tieni, ti ho portato un regalo..."
Da sotto il mantello, Aerys le porse un'otre di vino, che lei prese immediatamente, bevendo subito un primo lungo sorso.
Mentre beveva Aerys continuò:
"Quando mio zio Duncan, il "Principe delle Libellule", sposò Jenny di Vecchie Pietre, lei ti portò a corte con sé.
Si diceva che fossi una strega dei boschi, e quando profetizzasti che dall'unione di sangue tra me e mia sorella Rhaella sarebbe nato il Principe che fu Promesso, mio padre Jaehaerys fece subito disporre il matrimonio.
Quella profezia ha messo in moto gli eventi fino a questo punto. Fino a questo momento...."
Arthur osservava il Re cercando di capire cosa volesse fare.
Dayne pensava volesse farsi predire il futuro, oopure chiedere conferma se il Principe Promesso fosse Rhaegar. Per un attimo pensò addirittura che Aerys volesse uccidere quella vecchia per aver condizionato così pesantemente la sua vita e indirettamente quella dei Sette Regni.
Arthur non potè fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto in quest'ultimo caso...
Da qualche minuto, anche Bryen Caron stava osservando la scena. Decise poi di avvicinarsi alla Spada dell'Alba dall'estrema destra, lontana una decina di metri dal Cavaliere, così che non lo scambiasse per un brigante o un assalitore e non lo affettasse malamente.
Sarebbe stata invero una incredibile partenza se alla seconda sera di viaggio Lord Caron fosse stato aperto in due dalla Spada dell'Alba.
Attese quindi a mani aperte e braccia basse, ben lontane dal fodero che portava sulla schiena, che il cavaliere desse cenno di averlo riconosciuto, prima di avvicinarsi.
Aveva anche cercato di non disturbare la sequela di sciocchezze di cui stava parlando la Vecchia, avendo cura di giungere alle sue spalle.
Ma quello era un posto strano.
Aerys osservò Lord Caron portarsi alle spalle della vecchia. Aveva concesso a lui e a Gulian Swann, in virtù delle lodevoli prestazioni da loro offerte al Torneo, di accompagnarlo nel suo viaggio insieme alla sua Spada Giurata. Forse meditava anche di convincerli a servirlo come Guardie Reali, chissà... Anche se per dei Lord padri di famiglia sarebbe stato un bel dilemma da sciogliere. Per il momento si accontentava di poter meglio conoscere quei Lord delle Marche, spesso territori misconosciuti e dimenticati, eppure capaci di partorire così prodi guerrieri.
"...In questo momento però mi viene il dubbio che a mio padre tu abbia propinato solo una sequela di fantasticherie, vecchia. Parli di cose che avranno luogo decenni a venire, e non ti accorgi di chi ti si avvicina a pochi metri?" proseguì indicando il Lord di Canto Notturno.
Sorridendo malizioso, sfidò poi la vecchia e al contempo si sforzò, conoscendo l'arguzia della strega, di mettere in imbarazzo Lord Caron, punendolo dunque per quella curiosità che sconfinava nell'insolenza.
"Cosa prevedete per questo Lord così temerario da seguire il suo Re, nel cuore della notte, per lidi impervi e sconosciuti, all'incontro di persone che vivono sospese fra la realtà e la fantasia? Un premio e una punizione per tanto spavaldo coraggio. Dicci cosa attende la Casa Caron nei prossimi anni."
La vecchia emise di nuovo quel suono che sembrava una risata.
"Oh, mi fai un torto... Se uno guarda un albero, noterà i rami e le foglie... E non le formiche che salgono e scendono lungo il suo tronco. Eppure le formiche sono lì...
Quando uno vede un drago e un cavaliere bianco... ebbene, un usignolo è ben poca cosa."
La vecchia rise di nuovo.
"Un drago apre le sue grandi ali e agitandole genera venti e tempeste. Un usignolo apre le sue ali e può solo cercare di volare sfruttando quei venti, cercando di non farsi spazzare via."
Arthur era scocciato dalla presenza di Lord Caron. Seguire e origliare i discorsi del Re poteva essere interpretato come tradimento, anche se era uscito allo scoperto e si era fatto riconoscere. Valutò che era meglio chiedere al diretto interessato, cercando di eliminare ogni fraintendimento.
"Lord Caron, cosa vi porta qui in cima, nel cuore della notte?"
"Ero curioso di vedere se le voci fossero vere, Ser. Se ci fosse veramente una Maegi. Sono, ahimè, un uomo molto curioso."
Lord Caron si avvicina alla Spada dell'Alba "Fortunatamente non credo di aver ascoltato segreti di stato quindi spero di potermi tenere la testa e di poter cercare di sfruttare il vento generato dalle possenti ali della Maestà nostra"
"Vecchia, sei sempre troppo esagerata nei tuoi giudizi. D'altra parte non hai mai voluto risparmiare né mio padre, né me. Lord Caron si è segnalato come uno dei migliori Cavalieri del nostro Regno, spiccando fra le spade più valorose che hanno combattuto al Torneo di Harrenhal. Per questo motivo ho voluto chiedergli di accompagnarmi nel mio viaggio per i Sette Regni, sono certo che il popolo apprezzerà di poter salutare dal vivo uno dei Campioni del Torneo. Assecondami dunque nella mia curiosità, e sazia la curiosità di Lord Caron... Voleva vedere se le maggi esistono realmente, dagli una prova del tuo potere, predici il suo futuro."
"Ah, abbiamo quindi un usignolo, giostratore!" la vecchia chiocciò, divertita dalla situazione "Che già sapeva chi fossi e che già sa quanto sto per dirgli! Ha studiato, Bryen Caron, Padre di Bryce, Bianco o Arancione. Dalle tue azioni dipenderanno i colori del tuo figlio maggiore che ora vive sotto l'ombra del sole e della lancia.
Brynden sarà Cavaliere e poi Lord, quando sarai freddo e orizzontale, perchè verrà il giorno che gli anelli che hai forgiato in gioventù a nulla serviranno, se non a riempirti le tasche!"
Gracchiò di nuovo, sistemandosi sul suo tronco "E Rolland sarà gioia di molte e rovina di tanti, Lupi ucciderà e taglierà Rose, e lo stesso Leone riconoscerà il suo valore, per quanto troppo tardi."
"Mi avete dato da pensare, strega. Ma non sono preoccupato. Ognuno è padrone del proprio destino. E quale che siano le mie azioni, i miei figli faranno, quando sarà il momento, le scelte che riterranno più giuste."
"E anche tu le farai, Lord Caron! Oh, se le farai. Perchè quando il tempo avrà imbiancato le tue tempie e seccato il tuo cuore, nulla ti rimarrà se non il ricordo di quelle scelte e la gloria e il terrore che avranno generato nel cuore degli uomini. Il gigante ti teme e ne ha ben donde!"
"Beh, Lord Caron, dovreste ritenervi soddisfatto, disse ser Arthur.
Ha previsto che vivrete tanto a lungo da avere le tempie imbiancate.
Molti uomini sarebbero disposti a tutto per avere la stessa certezza."

Per quanto mi riguarda, non mi interessa che la mia morte sia più tardi possibile. Non mi interessa tanto il quando, quanto il come.[/I. Pensò Dayne
Arthur scrutò il proprio Re.
L'arrivo di Lord Caron doveva aver scombussolato i suoi piani. Non riteneva plausibile che avesse fatto tutta quella scalata nel cuore della notte solo per rinfacciare a quella creatura le sue vecchie profezie.
Gli eventi accaduti a Roccia del Drago dovevano aver riacceso in Aerys la sete di misteri e soprannaturale e questa vecchia avrebbe potuto forse dargli le risposte che cercava.
Ma il volto del Re non lasciava trasparire nulla e Dayne non poteva aver la certezza di aver interpretato nel modo corretto la situazione.
"Sinceramente, Ser, mi importa più dei miei figli che di me e pare che ne vedranno delle belle!"
Lord Caron si fa improvviamente pensoso.
"Arrivati a una certa età della propria vita tutti gli uomini smettono di pensare a loro stessi e si preoccupano dei loro figli, che in qualche modo sono il ricordo di sé che resterà sulla terra dopo che essi saranno morti... È questa forse l'unica forma di immortalità cui può ambire un uomo, la conservazione della sua memoria."
Aerys si avvicinò alla vecchia, il suo volto risplendeva alla luce delle fiamme.
"Vecchia amica, sono venuto fin quassù per conoscere se ciò che profetizzasti quando ero poco più di un ragazzo è ancora valido... O se il futuro che aspetta me e la mia casata è cambiato, se io sono cambiato, se esiste un modo per mutare il destino che le stelle hanno scritto per noi. Dimmi cosa vedi fra le nebbie imperscrutabili del tempo, dipana il velo dell'insondabile e lasciami scrutare nel futuro... saprò ben ricompensarti."
La vecchia emise un lungo sospiro.
"La domanda dimostra una certa dose di saggezza da parte tua.
Molti pensano che le profezie sono come pietre ferme all'interno del fiume del tempo.
Ma se il fiume è abbastanza forte anche le pietre possono cominciare a rotolare a valle.
Il destino può essere cambiato... Ma alcune cose trovano sempre il modo di tornare a come erano state previste.
Gli dei hanno i loro modi di agire.
Il futuro che attende te e la tua Casata è in continuo mutamento. Ogni sentiero che prenderai ti aprirà nuove strade, ma ti impedirà di percorrerne altre per sempre.
Quello che dissi riguardo alla tua discendenza è ancora valido... ma forse non come lo ritieni tu.
Il Principe che fu promesso nascerà dalla discendenza di Aerys e Rhaella Targaryen.
In un modo o nell'altro gli dei faranno in modo che ciò accada."
"Le tue parole mi confortano" ammise Aerys, "la mia famiglia ha sacrificato la sua vita, e la sua felicità, a questa profezia. Speriamo che i Sette non disattendano al nostro sacrificio. Ma ora è per noi tempo di tornare al nostro campo, può darsi che più avanti nel tempo i nostri destini torneranno ad incrociarsi, vecchia amica, saprò sempre dove trovarti."


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
04/04/2017 17:36
 
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Cap XII. Volare con ali altrui
PDV Aerys Targaryen, Ser Arthur Dayne e Bryen Caron.

L'indomani sarebbe giunti finalmente a Seagard, pronti per la seconda tappa del loro viaggio.
Non che non ci fossero taverne, in quel particolare angolo dei Sette Regni, ma la stagione era ancora più che mite e invitava al bivacco.
Per lo più, da quanti anni Aerys non usciva effettivamente dalla sua tana? Un po' di aria gli avrebbe fatto certamente bene.
Lord Caron pensava che anche prendere un po' di sole avrebbe fatto bene al Re.
Giunta la sera, poi, lo invitò direttamente nella sua tenda. Non sarebbe stato certo come il padiglione reale ma gli usignoli non sono certo draghi.
Ser Arthur scortò il Re fino alla tenda di Lord Caron.
Quando erano ancora sufficientemente distanti per non farsi sentire dall'interno del padiglione, Arthur chiese al Re:
"Vostra grazia, volete che vi accompagni all'interno? So che Caron non oserà fare nulla di avventato qui all'accampamento, ma da quando ci seguì sulla cima di Cuore Alto, quella notte, non mi fido di lui."
Il soggiorno a Delta delle Acque era stato breve ma interessante.
Aerys non aveva voluto soffermarsi troppo a lungo nella Capitale delle Terre dei Fiumi perché la gente di quelle lande aveva già avuto modo di "salutare" il Sovrano durante tutti i giorni del Torneo. Nondimeno non aveva voluto privarsi del piacere di vedere da vicino lo splendido maniero dei Tully, e la visione della grazia, dell'eleganza di quelle possenti mura perfettamente integrate nello scenario naturale, con canali d'acqua che attraversavano le partizioni di roccia e tagliavano a metà intere sezioni della fortezza contribuendo alla sua solida difesa lo avevano fortemente suggestionato.
Si disse che al cospetto di una tale bellezza architettonica forse la Fortezza Rossa non era poi un gran che, ma si rispose che in fondo Approdo del Re era un'unica, immensa, grande fortezza, e che costringere un esercito a combattere casa per casa era assai più dispendioso e sanguinoso che impiegarlo nell'assedio di un maniero pur enorme.
Attraversando le terre dei Tully erano infine giunti a Seagard, pronti ad imbarcarsi per le Isole di Ferro. Aveva ricevuto da Lord Bryen Caron l'invito ad andare a passare un po' di tempo in compagnia nella sua tenda.
Le notti erano lunghe e silenziose, ed anche il Re avrebbe apprezzato un po' di cameratismo da tenda come ai tempi ormai passati delle guerre nell'Essos, quando era un giovane e promettente cavaliere.
"Ser Arthur, voi siete la mia spada giurata. Vale a dire la mia ombra. Non c'è bisogno dunque che me lo chiediate, dove sono io, dovete essere anche voi."
A queste parole il Cavaliere dell'Alba scostò il pesante drappo giallo con l'insegna dell'Usignolo che faceva da ingresso alla tenda del Lord di Nightsong, aprendo la strada al Sovrano. Entrambi sarebbero stati ospiti di Lord Caron quella notte.
"Ah-ah, Maestà, Ser Arthur" Lord Bryen si alza in piedi andando ad accogliere i suoi ospiti "ben trovati, ben trovati."
La tenda del Lord di Canto Notturno non è affatto dissimile da quelle che si sarebbero potute vedere ai tempi della Guerra combattuta alle Stepstones.
"Accomodatevi! Avete mangiato?"
Il tavolo da campo è clamorosamente ingombro di corrispondenza e vari rotoli di pergamena.
La pergamena in cima a quel caos presenta una mappa del Westeros con l'itinerario che la delegazione reale avrebbe seguito.
"Stavo finendo di calcolare i tempi.."
Appoggiato alla mappa c'è infatti una sorta di grossa V in legno.
"..con un cimelio della mia gioventù alla Cittadella"
"Lord Caron" proruppe il Re osservando l'immane valanga di carteggi e scartoffie che riempiva il tavolaccio della tenda "si direbbe che stiate ricevendo missive da tutti i Sette Regni!"
Approfittando dell'ospitalità offerta dal Lord di Canto Notturno, Aerys afferrò la prima seggiola da campo che gli capitò a tiro e si mise comodo.
"Questa tenda profuma di passato... Ci tornano alla mente ricordi di guerra e di vittoria, quando il Re era nostro padre e noi vivevamo soltanto per distinguerci in battaglia... Voi, piuttosto" disse volgendo lo sguardo su Bryen Caron "sembra che non siate sempre stato un guerriero? Sono vostre quelle catene?"
"Aye Maestà. Ero il terzo figlio e nessuno si sarebbe aspettato che diventassi Lord.
Mio padre, su consiglio di Maestro Balmore, decise di mandarmi alla Cittadella.
Purtroppo, dopo 4 anni di studi sono stato richiamato a Nightsong per prendere il posto di mio padre.
Una epidemia uccise lui e i miei fratelli. Non ho potuto effettivamente indossare la Catena di maestro ma le conoscenze" dice indicandosi la testa "bè, quelle sono rimaste."
Lord Bryen armeggia con una sacca che ha alla cintura e ne estrae diversi anelli.
"Due anelli d'oro per l'economia e la gestione. Due anelli di argento per la medicina e l'anatomia. Un anello di ferro per l'arte della guerra e.."
Estrae l'ultimo "un anello di acciaio di Valyria per la magia e l'occulto.
Il mio vecchio maestro sapeva della Vecchia di Cuore Alto e quando abbiamo posto l'accampamento sotto la collina non ho potuto resistere alla tentazione di scoprire se fosse ancora viva"
"Molto, molto interessante Lord Caron..." disse il Re colpito da quel racconto "siete un uomo dai molteplici talenti, abbiamo fatto bene a chiedervi di aggiungervi al nostro seguito. Ma diteci, fra le materie che avete fatto vostre, come mai proprio magia e occulto? La dottrina dei Sette che tanto domina sulla Tempesta non ha molto a che spartire con la magia, con il misticismo, ci incuriosisce questa vostra attrazione e vorremmo saperne di più."
"La curiosità è il mio male, Maestà. Per quanto io possa essere fedele e devoto ai Sette ci sono cose che trascendono i loro operato e che sono legate agli Dei dei Primi Uomini.
La Vecchia ne è un esempio lampante.
Poi, ovviamente, si può dare peso o meno alle sue parole. Qualcuno direbbe perfino che se non ci si crede, esse non avranno potere."
Bryen porge l'anello di acciaio di Valyria al Re "C'è magia in voi, Maestà?"
Aerys prese fra le mani l'anello d'acciaio valyriano, mirandolo e rimirandolo fra le dita.
In quel metallo poteva percepire un antico potere magico, lo sentiva, così come aveva sentito una forza ancestrale e remota provenire dall'interno delle Uova di Drago, quando era rinchiuso, prigioniero di suo figlio, nella fortezza di Dragonstone.
"Non sapremmo rispondervi, Lord Caron" mentì il Re. "Alcuni dicono di sì, altri, spesso coloro che vogliono delegittimare il nostro Trono, dicono che la magia Targaryen è morta con l'ultimo Drago. Cosa pensa in proposito il Lord di Canto Notturno?"
"Qualcosa ci deve essere, Maestà, se siete uscito dagli incubi in cui eravate sprofondato.
Non voglio certamente dare tutto il merito al sovrannaturale: penso che sia stato l'affetto di vostro figlio a salvarvi veramente.
È anche vero che in lui vive il vostro sangue, per cui potremmo supporre che la stessa magia che vive in voi, vive anche in lui."
Lord Caron si fa pensoso "potremmo discutere di questo fino alla fine del nostro viaggio, senza giungere a una conclusione, non trovate?"
"In effetti avete ragione, Lord Caron" disse con una nota di perplessità nella voce "Anche se gran parte delle voci riguardo il periodo buio che ci ha riguardato sono state esagerate."
Aerys si chiese se il Lord di Canto Notturno potesse essere a conoscenza del suo imprigionamento a Dragonstone da parte di Rhaegar, e di ciò che in seguito era successo.
Finora ne aveva messo a parte, al di fuori dei suoi congiunti e della sua Guardia Reale, soltanto Lord Tywin Lannister.
"Cosa vi ha spinto ad accettare il nostro invito di intraprendere un viaggio per i Sette Regni? Comprendiamo che sia sempre difficile dire di no a un Sovrano, ma si tratta solo di questo?"
"Volevo avere l'occasione di conoscervi, Maestà, e la possibilità di mostrarvi che ci sono uomini validi, nei Sette Regni, anche nelle terre di cui non tutti ricordano il nome. Uomini non solo abili con le armi ma anche con la mente, quantomeno."
[Modificato da Mance 04/04/2017 17:57]


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Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





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04/04/2017 17:38
 
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Cap XIII. Incontro tra Rhaella, Rhaegar, Lewyn e Mace
PDV Ser Arthur Dayne, Rhaegar Targaryen, Doran Martell e Mace Tyrell

Prima di intraprendere strade diverse, Aerys aveva comunicato a lei e a Rhaegar che aveva promesso al Principe Lewyn un incontro, che coinvolgesse anche Lord Mace Tyrell, per cercare di sbrogliare la matassa del meridione del Westeros.
Al momento erano gli attriti tra quelle casate a Sud che rischiavano di incendiare tutto il resto.
Era necessario buttare un po' di acqua sul fuoco, per raffreddare gli animi e cercare di ristabilire pace e tranquillità.
E dovrà essere un Drago a farlo. Decisamente ironico. pensò la Regina.
Rhaegar aveva fatto accomodare Lord Mace e il Principe Lewyn dallo stesso lato del tavolo.
Lui era seduto di fronte a loro, esattamente al centro.
Rhaella aveva posto il proprio scranno un po' più laterale, dallo stesso lato di Rhaegar.
Anche nella scelta dei posti a sedere, Rhaegar ha già dimostrato saggezza. Implicitamente sta mandando loro un messaggio. Ora sta a loro coglierlo. pensò Rhaella.
I servitori portarono vino, un vassoio con della frutta e del formaggio. Poi abbandonarono la stanza.
"Servitevi pure, miei lord. I maestri dicono che la primavera è ormai iniziata. Queste sono le prime albicocche di stagione e sono già dolcissime."
Rhaella ne prese una per sé.
Lewyn si sporse sulla sedia in direzione delle albicocche.
La sedia cigolò nel silenzio della sala.
Non aveva una gran voglia di frutta a dire il vero, anche perché quella di Approdo non avrebbe mai potuto rivaleggiare con quella della sua terra. Ma per non essere scortese, si servì subito. Pane e sale, dicono. A corte, a quanto pare, frutta e formaggio. pensò il Principe dorniano.
Sorrise alla Regina e al Principe. Tornò serio invece quando volse lo sguardo al Tyrell, che non lo stava guardando.
Voleva proprio vedere se avrebbe temporeggiato anche sotto gli occhi della famiglia reale: chissà se invece si sarebbe dimostrato servizievole e accondiscendente in quella sala.
"Credo che sappiate tutti perché il Re ha desiderato questo incontro, come credo anche che Sua Maestà vi abbia già informato riguardo all'origine dei dubbi di Casa Martell. Sono tutt'orecchi per sentire che ne pensate."
E prese a mangiare, aspettando che qualcuno intervenisse.
Mace allungo serenamente una mano e prese un'albicocca. La assaggiò lentamente e poi si pulì bocca e mani con una stoietta appositamente messa a disposizione. "Ottime Maestà, sono sicuro che ce ne saranno di migliori a breve ma dato periodo e posizione sono davvero notevoli." Poi si voltò verso Lewyn "Perdonatemi Mylord ma se casa Martell ha dei dubbi, è casa Martell a dover parlare, non Casa Tyrell. Quindi sforzatevi a non esser tutto orecchi perchè altrimenti la conversazione è già finita". Fece un sorriso e un inchino col capo, dopodichè si protese a prendere una seconda albicocca.
Lewyn sbuffò, divertito.
"Suvvia, Lord Mace, dimostratemi che le voci sul vostro conto non sono vere. Non penso che siate uno stolto, ma se fate così mi fate ricredere. Vedete, so che mio nipote vi ha offerto una collaborazione ancora più di un mese fa. Una cooperazione per preservare la pace nel Sud, che tra l'altro il Re vedrebbe di buon occhio. Voi avete semplicemente evitato di rispondere. Vi chiediamo poi una seconda volta di collaborare, e ancora non dite nulla se non che vi augurate che il Dorne e che la Tempesta non siano in amicizia. Per la terza volta, qui, di fronte alla famiglia reale, Casa Martell è venuta a chiedervi perché siete tanto schivo."
"E per favore, non fate finta di non saperlo. È una cosa di dominio pubblico ormai. Credo che sappiate meglio di me le motivazioni di questo incontro, non chiedetemi di ripeterle ancora una volta. Tanto più che questa riunione è stata voluta dal Re, io ho semplicemente accettato la sua richiesta, trovandola del tutto ragionevole."
Rhaegar se ne stette in silenzio ad ascoltare le prime schermaglie tra Lewyn e Mace senza dire una parola né tradire la minima emozione, limitandosi a osservare entrambi con attenzione, seduto al proprio posto, accuratamente scelto.
Attese qualche momento prima di intromettersi in quella discussione, scuotendo il capo leggermente.
“Principe Lewyn, da quel che sapevo siamo a un incontro amichevole, senza buoni e cattivi, no?” domandò sul finire ma il tono era retorico, l'espressione quieta. Si grattò la testa, sospirando e distogliendo lo sguardo per qualche momento, prima di tornare composto, le braccia portate conserte al petto.
“Dunque, vediamo se ho capito bene..” prese poi a dire, senza osservare nessuno dei due “...Casa Martell non capisce l'atteggiamento di Casa Tyrell, che sembra augurarsi che tra Casa Baratheon e Casa Martell non corra buon sangue. Fin qui ci sono, no?” domandò, spostando l'attenzione sul Principe Lewyn, quasi a cercarne per un istante conferma. Poi, spostò lo sguardo su Lord Mace Tyrell.
“A quanto pare però, Lord Mace ha invece molti meno dubbi sulla bontà delle sue convinzioni.” sospirò, scuotendo leggermente il capo e prendendosi un attimo di pausa.
“Io sono solo un Principe, per cui perdonerete spero se, non essendo un Re, mi azzardo ad aggiungere qualche tassello.” passò ad osservare entrambi “Mentre ero impegnato a cadere da cavallo e farmi strapazzare al Torneo, mi è capitato di sentire una voce...” si sporse in avanti di poco, appoggiando le mani sul tavolo “ ...stando a questa voce, pare che la Principessa Elia stia per avere un marito. Che è Lord Robert Baratheon di Capo Tempesta. Ora, credo che siano d'obbligo delle congratulazioni, Principe Lewyn, che vi faccio con piacere e auguro tanto alla Principessa Elia che a Lord Robert Baratheon che sia felice, fertile e lunga.” spostò poi l'attenzione di nuovo su Mace Tyrell
“Non credo però che voi, Lord Mace, siate contrariato da una giovane coppia che persegue la felicità.”
Fece una pausa, tornando a sedersi con la schiena alla sedia.
“Poi, prima di venire a questo incontro, casualmente stavo dando disposizioni quando, senza nemmeno farlo apposta, mi è capitato di guardare uno splendido arazzo dei Sette Regni e ho pensato che forse potrebbe esserci un altro elemento, ma è un’altra delle cose che non so, essendo come detto solo un Principe.” osservò entrambi, l'aria era calma, serena, quasi rilassata.
“Non è che per qualche fraintendimento, è stata vista una bandiera spuntare dalle parti di un confine, e poi ne è comparsa un altra, e un altra ancora, vero?” domandò, e qui l'espressione si fece più seria, più presente e attenta nell'osservare entrambi, restando silente ma anticipando possibili risposte aggiungendo “Mio padre, al momento, è in viaggio per fare visita a tutti i regni. Personalmente un po’ lo invidio, visitare luoghi incantevoli e prosperi come AltoGiardino, o lo splendore di Lancia del Sole, ammirare l'imponenza di Capo Tempesta...” accenna un sorriso “Ma anche l'opulenza dell'Ovest, le montagne della Valle, gli sconfinati spazi del Nord, le ridenti Terre dei Fiumi...tutti posti meravigliosi. Lo invidio, visto che potrà viaggiare così tanto.” fece un cenno appena col capo, concludendo “Credo sarebbe un viaggio per lui più lieto e una permanenza per noi migliore, se gli recassimo notizia di un clima sereno, no?”
“Sereno e di amicizia. Siamo qui per risolvere ogni controversia, in fondo.”
Lewyn ascoltò le parole del Giovane Drago con grande attenzione. Quando infine smise di parlare, non poté che pensare tra sé che se le azioni della Casa Reale fossero tanto ragionevoli quanto le parole che venivano proferite, la pace nel Sud sarebbe durata centinaia di anni.
Apprezzò sinceramente le parole di Raeghar: in fin dei conti lui stesso era venuto ad Approdo proprio con l'intento di garantire pace e prosperità al Principato.
"Mi congratulo con voi per la vostra raffinata capacità d'analisi, Principe. E non posso che accodarmi al vostro desiderio di pace. Vedete, Casa Martell ha chiesto all'Altopiano una collaborazione proprio per questo. E visto che Lord Mace ha eluso la questione per ben due volte... A questo punto dovrà convincere tutti noi delle sue buone intenzioni - me sicuramente-. Perché, io sinceramente vedo due motivi per tenere un comportamento del genere: o si considera l'interlocutore non degno della propria amicizia, o quella che c'è sotto è un'ostilità inespressa."
Mace prese una nuova albicocca, dopodiché con aria serafica aggiunse. "Mio principe, per quanto mi riguarda il talamo di Robert Baratheon non è argomento di controversia, anzi... di gioia semmai. Quando vi sono in ballo l'amore e la felicità sono il primo a gioire. Questo significherà però anche una alleanza tra Martell e Baratheon... E anche questo potrebbe essere motivo di giubilo, se non fosse per questa missiva privata che mi è giunta". Estrasse la lettera dal farsetto e la porse alla Regina "Ora io sono fedele suddito della Corona e non ambisco a niente che non merito, pertanto se dai lord delle marche... quelli dal lato del cervo per precisazione..." disse rivolto a Lewyn "...mi giunge una missiva del genere sono costretto a riflettere. Posso riassumervi il contenuto, sebbene ogni sfumatura e l'esposizione colorita sino molto interessanti. Mi si invita a stringere alleanza con i Baratheon e i Martell di modo da fare del sud il caposaldo di una coalizione che se avessi voluto avrei potuto avere nel palmo della mano, per decidere il bello e il cattivo tempo nel continente. Ora... a parer mio, il bello e il cattivo tempo lo fa il Re in un Regno, non una coalizione di lord protettori tirata in piedi da un lord della Marca. Ma vi prego leggete, mio Principe e Mia Regina e capirete perchè dubito delle parole di pace dei Martell. Se un sovversivo, probabilmente poichè non ha avuto dalla Corona quanto richiesto, cerca strade alternative e si allea con terzi, parlando addirittura in loro vece...posso anche pensare ad una uscita egocentrica, ma quando a questo ci aggiungiamo un matrimonio e un’alleanza... beh perdonatemi ma allora comincio a dubitare. Comunque se non mi sono spiegato sufficientemente bene, chiedo venia, basterà leggere la missiva". Mace serafico sorrise a Lewyn e prese la sua quinta albicocca.
Rhaella prese dalle mani di Lord Mace la lettera.
Erano accuse molto gravi quelle lanciate dal Lord dell'Altopiano, che avrebbero messo in luce il doppiogioco del Dorne e delle Terre della Tempesta, qualora si fossero dimostrate vere.
Rhaella osservò il contenuto della lettera con espressione greve. Era una lettera completamente bianca.
Rhaella decise di vedere chi dei due avrebbe fatto un passo falso e quindi passò la lettera al figlio senza dire nulla.
Mentre il figlio leggeva, lei passava lo sguardo da Mace a Lewyn, studiando le loro espressioni.
Lewyn rimase sinceramente stupito dalle parole di Lord Mace e dalla lettera che egli consegnò alla regina. Erano accuse davvero pesanti quelle che il Protettore dell'Altopiano stava muovendo alla sua Casa, accuse del tutto infondate. Cadeva male però, il Lord di Altogiardino.
Lewyn sapeva di per certo che nessuna lettera era partita dalle terre della Tempesta o del Dorne diretta all'Altopiano, se non le due che suo nipote aveva fatto inviare dal nuovo maestro giunto da Old Town poche settimane prima. E già questo era abbastanza per metterlo sul chi va là, senza poi contare che la contraffazione era approssimativa e di scarsa qualità.
Ovviamente Mace non era a conoscenza del complesso codice pattuito da Doran e Caffaren a Lancia durante le settimane del torneo. Codice che era entrato in vigore praticamente subito, molto prima che chiunque potesse muoversi per offrire o rifiutare alleanze. Già un paio di cose gli erano saltate all'occhio: non solo il sigillo era in ceralacca gialla e nera, quando il colore pattuito per missive a casate altre era un altro; ma anche la firma, che era riuscito a sbirciare, recitava "Bryen Caron, Lord di Nightsong" e non "Lord Bryen Caron di Nightsong". In più, era certo che non appena avesse visto la lettera avrebbe potuto notare moltissimi altri errori di contraffazione.
A suo nipote mica la carica di Maestro delle Spie era stata proposta per nulla. Le informazioni erano potere, e lo sapeva bene; ogni missiva che contenesse informazioni vitali era cifrata e scritta secondo un sottile formalismo. Perfino le lettere che venivano recapitate a Lewyn ogni giorno dal nipote lo erano, e per le missive tra famigliari il codice era ancora diverso da quelle degli o per gli alleati.
Decise però di recitare ancora per un attimo, tanto per permettere al Lord di Altogiardino di affossarsi da solo ancora un po'.
"O Lord Mace, le accuse che muovere sono davvero infamanti. Vi prego, ditemi chi e quando vi ha scritto questa missiva. Vedete, ci sono alcuni dettagli che proprio non mi convincono. Ma per far capire alla famiglia reale che non ribatterò semplicemente a quello che direte, ma che giocherò d'anticipo da quanto sono convinto delle mie ragioni, scriverò qui, ora" e mostro un pezzetto di pergamena appena tirato fuori da una tasca "quello che secondo me non quadra. Quando poi avrete finito di spiegare il tutto, consegnerò alla Regina e al Principe lo scritto. Sono sicuro che resteranno ben sorpresi di quello che andrò ad annotare."
E prese a scrivere, facendo ben attenzione che nessuno riuscisse a vedere le parole che imprimeva sulla pergamena. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui nel mentre. Poi, quando finì, attese una risposta dal vanesio Lord dell'Altopiano.
Mace sorrise "Non ne dubito, Lewyn. Però io non ho nulla da dire. La Corona nelle persone di Rhaegar e Rhaella hanno letto la missiva. Quella dice tutto... ma visto che avete scritto un piccolo foglietto così indicativo su cosa non quadra... datelo alla Regina e al Principe. Non sono io che devo leggere quello straccetto scritto". E prese la sesta e ultima albicocca. "Ottime" si ritrovò a dire.
Se c'era una cosa che Rhaegar non si attendeva, era un’evoluzione così veloce della situazione con quella lettera tirata fuori dal Lord di Altogiardino, che sua madre per prima prese in consegna leggendola con aria greve, mentre Rhaegar in realtà non tradiva la minima emozione, appariva al contrario rilassato, tranquillo, nemmeno un vago tendersi della linea delle spalle. Seduto comodamente al suo posto, si limitava a osservare entrambi senza traidre nulla, ascoltando ogni passaggio.
Poi, prese dalle mani della madre la lettera e, aprendola con calma, ne analizzò attentamente il contenuto, senza battere ciglio, poi la richiuse, osservando entrambi, il Principe e il Lord, nel mentre che riponeva la lettera nuovamente nelle mani di sua madre, la Regina Rhaella, avendo cura nel farlo di appoggiare poi la mano su quelle della madre, in chiaro segno di aver ben cura della lettera.
Poi, voltandosi, osservò il Principe Lewyn.
“Datemi pure il vostro scritto, Principe. Sarebbe stato meglio ci fosse mio padre che un Principe come me...ma a questo punto, non posso certo tralasciare qualcosa. Datemi pure il foglietto.” disse con calma e annuendo piano col capo, porgendogli la mano per ricevere il foglietto che Lewyn aveva scritto.
Lewyn consegno senza fiatare il pezzetto di pergamena ai Targaryen.
Aveva scritto:
"La contraffazione della missiva è più che palese. Non solo la ceralacca ha colore diverso dal pattuito con i nobili della Tempesta per le missive di questo genere, non solo la firma di Lord Caron è diversa da quella che è stata convenuta, perfino l'inchiostro non è il rossastro scelto per le missive di Casa Martell e Casa Baratheon alle casate terze. Doran non è uno stupido. Il sentore di spie dell'altopiano c'era e sono state prese le dovute precauzioni. Mi scuso per il fatto che la sedicente firma di Lord Caron a fine foglio mi sia saltata agli occhi, data la vicinanza tra chi l'ha letta e me, ma credo troverete il mio servigio più valido con un'analisi al buio."
Proseguì a voce. "Consiglio alla famiglia reale di trattenere me medesimo e Lord Tyrell in questa stessa stanza, anche per giorni se servisse, assicurandovi che informazioni di alcun genere non possano uscire da queste quattro mura. Potrete così interrogare il Lord della Marca o qualunque altro notabile della Tempesta o del Dorne rispetto ai punti che vi ho indicato, e vedrete che le risposte saranno conformi a quanto ho detto."
"Questo semplicemente per dimostrare che questa missiva non può essere stata scritta da un Lord della Marca. Nel caso in cui invece quella lettera non fosse quella a cui faceva riferimento il Protettore dell'Altopiano, anche se penso sia del tutto improbabile, o millantasse che so, che sia una trascrizione, non vedo come possano esserci prove della calunnia che Lord Mace ha espresso nei confronti dei lord della Marca."
Naturalmente non erano solo quelli i punti da cui aveva notato che la lettera era contraffatta, ma era certo che bastassero tre prove a far capire che stava dicendo la limpida verità.
"Senza contare poi che io stesso ho proposto a Sua Maestà un'alleanza formale pochi giorni or sono. Non so veramente come fornirvi ulteriori prove della buona fede del Dorne. Evidentemente le spine avvelenate sono da altre parti, così perfide che non si trattengono dal calunniare vicini di casa scomodi."
Rhaegar aveva letto con tanta concentrazione la lettera portata da Mace Tyrell da ricordarla perfettamente e quindi, quando prese il biglietto dalle mani del Principe Lewyn, non ebbe bisogno di fare confronti se non mentalmente, anche per non apparire meno che esperto di questo genere di questioni. E di fronte a due personaggi di tale calibro anche queste piccolezze avevano il loro peso, lo sapeva bene.
Lesse con attenzione il contenuto del biglietto di Lewyn, parola per parola, quindi lo ripiegò e diede una lunga occhiata a Mace Tyrell, severa e fredda, prima di guardare in faccia Lewyn.
“Le differenze sono evidenti.”> commentò, annuendo.
Quindi si alzò e si diresse alla porta, dove chiamò il proprio attendente, consegnandogli entrambi i documenti dopo aver preso la lettera di Mace dalle mani della madre. L'attendente le prese entrambe in consegna e si diresse spedito altrove.
Rhaegar richiuse la porta e tornò a sedersi al proprio posto.
“La vostra proposta è lodevole, Principe Lewyn, ma tuttavia non posso farlo. Trattenere in un isolamento, per quanto volontario, il Lord di Altogiardino e un Principe del Dorne sarebbe comunque un atto che si presterebbe a svariate interpretazioni e, come sapete, a volte non bastano tutte le spiegazioni del mondo per evitare lo spargersi di voci, interpretazioni e malignità, perchè il pettegolezzo trova sempre orecchie che gli prestino ascolto.”
Rhaegar aveva compreso che la proposta di Lewyn era dettata dal desiderio di dimostrare ancora meglio la verità delle sue parole, ma era anche conscio di come, nella politica, un gesto di buona volontà di oggi poteva diventare motivo di risentimento domani, specialmente quando le notizie, percorrendo grandi distanze, potevano assumere connotazioni anche molto distanti dalla realtà.
“Sono contento di sapere che il Dorne ha desiderio di una amicizia ancora migliore con la Corona, per quanto sul merito è il Re che deve pronunciarsi, ed io sono all'oscuro dei contenuti di questa proposta, visto che ci siamo separati proprio non molti giorni or sono. D'altronde mi scuso per il mio non sapere di questo fatto, ma fino al ritorno ad Approdo era di fatto stabilito che non mi dovessi occupare di governo. Non mi sono neanche occupato di porre fine al mio celibato, pensate” e rise sommessamente, alleggerendo con quella battuta, che era tuttavia la verità, l'ambiente il tono della conversazione.
“Aldilà dei Lord più importanti, nelle marche così come sui confini tra il Dorne e l'Altopiano, c'è stato a lungo uno stato di animosità, se non di aperta ostilità. Ora vige la pace, ma i sentimenti a volte possono essere molto lenti prima di assopirsi, perdendosi in tempi che nemmeno ci si ricorda per rivangare questioni che neanche si sa bene quali siano. L'egoismo è spesso causa di problemi.” argomentò così inizialmente il proprio pensiero, alternando lo sguardo violetto su entrambi.
“Ora, sono alla presenza di due grandi personalità del mio tempo, entrambe con l'ardente desiderio della pace. Ne posso solamente desumere che nessuno di voi abbia in animo di creare dissapori. Le corti sono spesso frequentate, dalle più piccole alle più grandi, da personaggi che perseguono obbiettivi personali, il più delle volte tutt'altro che nobili. Il documento portato da Lord Mace potrebbe provenire proprio dai frequentatori di queste corti.” ipotizzò pacatamente, dopo aver illustrato ampliamente la propria teoria.
“Come ho già detto, sono al cospetto di due grandi uomini del mio tempo, e sono certo che come me, saprete essere risoluti nel trovare la soluzione che tutti cerchiamo. Quella della serenità. E visto che voi, Principe Lewyn” annuisce verso Lewyn e accenna un sorriso “avete proposto di restare il tempo che serve...allora per il tempo che serve possiamo discutere e appianare le questioni.”
Rhaegar sospirò, prendendosi una pausa.
“Dunque, vorrei sentire le vostre proposte per risolvere questa controversia.”
A quel punto attese, aspettando le parole dei due.
Lewyn fu il primo a prendere la parola.
Il discorso del Principe lo aveva a tal punto compiaciuto che per un attimo la faccenda della lettera era scomparsa dalla sua mente. Il Giovane Drago non smetteva di dimostrare acume ed equilibrio, ed il Principe di Dorne era sicuro che di lì a pochi anni sarebbe stato in grado di tenere le redini dei Sette Regni con una professionalità non comune.
"Mio Principe, sono ancora convinto della proposta che ho avanzato a vostro padre. Per quanto l'ultima decisione spetti a lui, sono certo che voi e vostra madre sarete in grado di fornirgli un ottimo consiglio se l'idea del Dorne riuscirà ad essere valida ai vostri occhi.
So che avete un rapporto assolutamente cordiale con l'Altopiano, governato per vostro conto da Lord Mace qui presente che purtroppo non sembra molto intenzionato ad avviare un dialogo con noi. Credo allora che la cosa migliore potrebbe essere dichiarare una formale amicizia tra Casa Martell e la Casa Reale. E mi permetto di suggerire che si vada a tastare il terreno anche con Casa Baratheon, per evitare che resti fuori da questo progetto di pace.
Se poi, fosse anche a due giorni dalla firma di tale dichiarazione, Lord Mace si convincesse che i suoi vicini di casa siano degni di fiducia e fosse capace di spiegare a me medesimo o al Principe Doran il malinteso della lettera, non credo che per il Dorne ci sarebbero problemi ad estendere tale amicizia anche a Casa Tyrell."
Dicendo quelle parole, cercò di trasmettere a chi lo ascoltava il suo interesse a mantenere l'equilibrio nella Marca, che tanto in quei giorni pareva essere instabile.
"Come ho già detto, la decisione spetta a Re Aerys e non voglio mettervi fretta. Vi chiedo soltanto di pensare alla proposta e, nel caso la trovaste valida, di esprimere tale giudizio al Sovrano. Se poi la risposta dovesse arrivare quando sarò già lontano da Approdo del Re, manderò un delegato a firmare per conto del Dorne."
Si sistemò sulla sedia.
"Colgo l'occasione per dirvi che resterò qui per tutta la prossima settimana, in attesa delle nomine del Concilio Ristretto. Da quello che ho capito il Re non richiederà ai membri la permanenza nella Capitale, pertanto se non avete nulla in contrario tra una settimana partirei per raggiungere il Principato, con l'intento di aiutare i miei familiari a governare le nostre amate sabbie."
Mace applaudì sonoramente. Rise e dopo poco sospirò. "Quasi convincente Lewyn. Quasi. Allora, vediamo un attimo di analizzare la cosa. Affidate la vostra difesa ad un 'Maestà alleiamoci subito, ora, indissolubilmente. Questo sistemerà i dissidi. Poi se Mace vuole può accettare, anche in un secondo momento ma l'importante è che fissiamo ora un alleanza tra di noi'. Per risolvere i dissidi nella marca dovete agire nella marca o con me... non potete nascondervi dietro il Trono di spade. Io sono servo fedele della corona e farò quanto ordinatomi, per ora mi è stato chiesto di agire di conto e difendere la Corona. E quello che sto facendo è esattamente quello. Ma vi prego continuate nella vostra mendicante ricerca di alleanza. Noi ci ergeremo a difesa della corona a qualsiasi costo, fosse anche la nostra estinzione". Finì poi guardò il cestino vuoto. "Che peccato, sono finite le albicocche".
"Per quanto riguarda la proposta che ho fatto, starà alla Corona valutarne il valore. Come sempre voi siete qui a criticare senza offrire alcuna soluzione concreta. Se pensate che la mia vada ad intaccare i vostri interessi, fatene una ora oppure dite direttamente che non avete interesse a seppellire l'ostilità coi vostri vicini.
E ve ne prego, moderate il linguaggio. Mi sembrate un bulletto di sette anni più che un Lord Protettore, e non nascondo che queste vostre offese mi stanno facendo passare la voglia di ascoltarvi e di ammettere la possibilità di firmare qualcosa con voi."
Rhaegar fu molto tranquillo nel suo ascoltare le battute che il Principe Lewyn e Lord Mace Tyrell si scambiarono, sospirando appena capendo che si stava passando da un dialogo tra i due a un degenerare verso una discussione che di costruttivo aveva ben poco.
Si voltò verso sua madre, osservandola alcuni istanti in viso per poi appoggiare una mano sulle sue e picchiettarla con un che di rassicurante, poi tornò sui due e prese parola.
“Prima di questo incontro, come è facile immaginare, sono stato avvisato da mio padre che mi sarei dovuto occupare della situazione di tensione che si era creata tra voi, e cercare tanto di porvi rimedio tanto di capirne le ragioni.” cominciò così il suo discorso, portandosi le braccia al petto.
“Ebbene, mi è stato riferito preventivamente che Lord Mace aveva già avanzato i propri timori e sospetti circa gli accadimenti del sud, ma ovviamente, essendo una persona cauta e attenta, si è ben guardato dal fare nomi specifici in assenza di prove, anche perchè è più che evidente che certamente le avrei pretese prima di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi.” sospirò, proseguendo senza ammettere al momento interruzioni “non è a me che è consentito esprimere giudizi, questo spetta al Re. Posso unicamente soffermarmi su quanto è emerso da questo incontro.“
A quel punto spostò tutta la sua attenzione sul Principe Lewyn, gli occhi viola che lo osservavano con attenzione
“Sono venuto qui sapendo unicamente di sospetti, nulla di più, e di tensione tra il Dorne e l'Altopiano e nulla sul tavolo. Ora mi ritrovo con un nome, quello di Lord Bryen Caron di Nightsong, che per quanto ne so è un alfiere di Casa Baratheon, non del Dorne. Dorne che non mi fa mistero di intrattenere con questo dei rapporti di cui non conosco il contenuto, che per sicurezza vengono intrattenuti utilizzando un codice che impedisca possano essere interpretati.” sospirò, piegando di poco il capo di lato “Solo che nel documento che ha portato Lord Mace, Bryen Caron non c'era. Mi avete riferito e ribadito della vostra offerta alla Corona, anche se speravo che ce ne fosse una anche per l'Altopiano, cosa di cui mi rammarico. Dato che nessuno dei due ha risposto in merito, prendendo il silenzio come assenso prendo atto che ci sono truppe che si stanno disponendo lungo più confini all'insaputa della Corona. E un matrimonio importante che non ho ben capito quando sarebbe stato annunciato.”
Si alzò quindi in piedi, aiutando con eleganza sua madre a fare altrettanto “Come ho detto subito, io sono solo un Principe, il mio compito era quindi di incontrarci, parlare, osservare. E io questo ho fatto. Sono venuto, ci siamo incontrati, abbiamo parlato e ho osservato. Ora non mi resta che completare il mio compito scrivendo a Sua Maestà di tutto quanto emerso in questo incontro. Peccato mancasse il Lord di Nightsong, sarebbe stata utile anche la sua presenza.”
Mace fece un inchino al Principe e alla Regina, poi si voltò verso Lewyn e concluse "Mio caro Lewyn, quella lettera era un foglio in bianco. Credete davvero che le mie spie mi mandino delle missive? grazie per aver citato Lord Caron. Avete confermato la mia ipotesi, della quale non avevo alcuna prova scritta. Ora Vi saluto, ho una guerra da preparare". Disse e si voltò lasciando la sala.
Guardando Mace Tyrell uscire dalla stanza, Lewyn non poté che pensare che si stava ficcando in un guaio più grosso di lui. Le sabbie del Dorne non avrebbero accolto la Rosa molto bene, era un fiore così delicato che sarebbe rinsecchito sotto il sole cocente.
Vedeva all'orizzonte una carneficina, questo era certo. E pareva che la Casa Reale avesse già deciso con chi schierarsi... Tutto questo portava ad un'unica soluzione.
Rhaegar non aveva messo sulla questione un sigillo definitivo, nè espresso giudizi, attenendosi scrupolosamente alle consegne del padre, Re Aerys II, per cercare di arrivare a una soluzone pacifica.
Tutte cose che dimostrarono di essere pronte ad andare in pezzi nell'esatto momento in cui Mace Tyrell se ne andò dicendo di dover preparare una guerra.
Sospirò, e osservando sua madre le disse “Madre, concedetemi un momento prima di raggiungervi.” di fatto chiedendole di andare avanti per lasciarlo da solo con il Principe Lewyn.
Quando rimasero soli, Rhaegar si rivolse al principe dorniano.
“Le cose sono andate molto diversamente da come pensavo, Principe Lewyn, e questo mi addolora profondamente. Sono ancora dell'idea che la pace possa essere raggiunta, ma occorre il vostro aiuto. Avete una proposta per la Corona, avete detto. E certo ciò che è emerso riguarda qualcuno che qui non c'era.” parlò con calma, per poi sospirare scuotendo il capo e tornare a osservarlo in viso “Potreste estendere questa offerta all'Altopiano. E unitamente a questo...” fece una pausa “ ...aiutarmi a far venire qui ad Approdo del Re Lord Bryen Caron di Nightsong e far arretrare gli eserciti dalla marca.”
A quel punto fece un leggero inchino e si diresse verso la porta
“Pensateci, Principe Lewyn. Chiedo solo questo. Ora perdonatemi...devo andare a riferire a Sua Maestà. io sono solo un Principe.”
E ciò detto, lasciò la stanza per raggiungere la madre e i suoi prossimo impegni.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
04/04/2017 17:49
 
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Cap XIV. Il cavaliere insanguinato
Pdv Yhon Royce e Denys Arryn

Le trombe squillarono all'ora di pranzo dalla radura. Annunciavano il rientro di cavalieri amici.
Dall'alto della torre di vedetta lord Yohn osservava di quali amici si trattasse.
Un centinaio di uomini a cavallo. Gli stendardi dei Grafton, dei Redfort, dei Corbray e sopratutto il falcone degli Arryn, sventolavano a pochi passi dalla Bloody Gate.
"Aprite le porte" ordinó il Bronzeo prima di scendere in cortile ad accogliere i venuti.
In testa alla colonna c'era Ser Denys Arryn, nipote di lord Yohn è favorito del popolo. Ai suoi lati i lord della Valle che erano partiti per Harrenhal. Tutti tranne lady Anya Waynwood. Il primo a parlare fu però Nestor Royce, lord solo di titolo e suo fratello.
"Yohn, cosa fai tu qui. Avevo lasciato al comando del presidio ser..."
"Il guitto che hai lasciato al comando è nella cella più fetida del posto" lo interruppe lord Yohn "E con lui anche quello stupido Maestro".
Dopo aver fatto rinchiudere ser Raymun Stone e Maestro Donald, il Bronzeo si era occupato personalmente di migliorare le difese della Bloody Gate. Aveva fatto riparare le mura danneggiate, aveva sgombrato il forte di tutti gli uomini inutili. Aveva infine fatto abbattere la vegetazione e gli alberi davanti al passo in modo da poter rendere visibile l'arrivo dalle mura anche di uno scoiattolo. Con il legno ricavato lord Yohn aveva fatto costruire archi, frecce, barili per contenere pece e olio bollente, addirittura due carri per il trasporto di materiale.
Ma era consapevole che non era abbastanza.
"Miei lord" proseguì "di certo vorrete rifocillarvi per poter ripartire subito. Siete di certo tutti ansiosi di far ritorno alle vostre case. Ho fatto allestire una tenda per questa bisogna. Chiederei però a Ser Denys di restare, mio ospite qui a pranzo. Ho delle cose urgenti da discutere con te, cavaliere".
Guardò dritto negli occhi l'erede di lord Jon e attese risposta, sperava positiva. Da quella dipendeva forse il destino prossimo della Valle di Arryn.
"Mio lord, accetto di buona cortesia il vostro invito e vi prometto di fare alla vostra tavola maggiori onori di quelli che voi fasceste alla mia prima della nostra partenza per il maniero di lord Whent."
Ser Denys pronunciò queste parole con la solita sfacciataggine e guasconeria tipica della giovane età e del ruolo che si è chiamati a rivestire nella società. Impulsivo e spesso poco incline alle mezze misure, l'erede di diritto di Lord Jon Arryn notò solamente in una seconda fase che l'espressione del Bronzeo era ben più austera del solito. Cosa stava accadendo? Dalla Valle non erano giunti corvi durante il grande Torneo, pertanto il mistero era ancora più fitto. E Ser Denys Arryn non amava i misteri nè tantomeno i sottintesi
"Lord Yohn, indipendentemente dal vostro desco gradirei conoscere le ultime novità, se ce ne sono. Vedo che sono state rafforzate le misure di difesa della Porta e che i Portali sono stati rinforzati con enormi sbarre di ferro. Arcieri in numero elevato montano la guardia sugli spalti e sulle torrette di osservazioni; i clan delle montagne si sono forse fatti aggressivi?"
Attese la risposta di Lord Royce sperando non tardasse troppo; aveva molta fame...e non solo di cibo.
"Non ci sono motivi particolari che mi hanno spinto a puntellare le difese del passo, cavaliere" disse lord Yohn mentre faceva strada verso la sala che aveva allestito a suo quartiere generale per la durata della sua permanenza alla Bloody. "Anche se durante la nostra discesa uno dei miei uomini è stato aggredito ed ucciso, derubato delle sue armi, non credo ci sia da temere dai clan delle Montagne. Ma da sempre la Porta Insanguinata è l'unico accesso via terra al cuore della Valle, e quindi per questa sua natura deve essere sempre presidiata e ben difesa. Invece lord Jon si fidava troppo di mio fratello Nestor, che sarà un ottimo attendente forse, ma un pessimo castellano."
Fece gli onori a Ser Denys invitandolo ad accomodarsi al suo desco.
"Di questo e di altro dobbiamo discutere Ser. A maggior ragione ora che lord Jon è ad Approdo del Re. A tal proposito cavaliere...che notizie porti da Harrenhal?".
"Mio Lord, non più tardi di una decina di giorni orsono ho inviato al Nido dell'Aquila una missiva a te indirizzata nella quale ti informavo di quanto avveniva; e non mi riferivo di certo alle tenzoni o alle gare che si sono svolte. Devo quindi dedurre che non avete ricevuto il mio scritto e, di conseguenza, il contenuto dello stesso vi è ignoto?"
Ser Denys seguì di buon grado il Lord di Runestone per raggiungere la sala allestita per la consumazione del pasto. Un sorriso increspò le labbra dell'erede della Valle; sfarzo e comodità non erano certo le benvenute nel quartier generale di lord Yohn Royce il Bronzeo. Austero e minimalista come era, si era limitato all'essenziale.
"Mio Lord sarò sincero ed estremamente schietto con voi, non credo che il Torneo fosse solo una semplice manifestazione dove dare sfoggia delle proprie abilità. C'è del fuoco che arde sotto la cenere"
"Evidentemente sono partito dal Nido prima dell'arrivo della vostra missiva. Che il torneo di Harrenhal celasse pericoli sono stato il primo a paventarlo se ricordi. Dimmi dunque cavaliere" chiese Lord Yohn "cosa avete visto durante il vostro soggiorno nel castello di lord Whent?".
"Mio Signore, sono più preoccupato di quanto non fossi quando sedemmo a cena poco prima delle nostre partenze per le rispettive destinazioni. Non temete, non è la febbre, seppur bassa, a farmi assumere questi toni pensierosi. Neppure la mia sconfitta per mano di un oscuro cavaliere delle Terre della Tempesta, sebbene sono sicuro che, qualora dovessimo reincontrarci, lo metterei a culo per terra dieci volte, brucia a tal punto da farmi sragionare. Come forse già saprete, il nostro Lord Protettore, mio Zio, Jon della casa Arryn, ha trionfato nella Grande Mischia, ma non è su questo che volevo ragionare con Voi.
Ad Harrenhal è stato tutto molto, assai strano; dagli avvenimenti e dallo svolgimento delle competizioni agli incontri che si sono verificati prima e dopo ogni gara. Vi era una sensazione strana, come di tempo sospeso in attesa di un qualche evento che, coloro i quali ignorano di cosa si tratti trattengono il fiato in attesa accada, mentre coloro che dovrebbero esserne a conoscenza o addirittura scatenarlo, attendono esclusivamente il momento propizio. Come sospettavamo, Mio lord, il Reame non è affatto unito come parrebbe.
La mano del Re, non intendendo la figura del Primo Cavaliere, ma proprio l'arto del Sovrano, è poco salda ed insicura. Molti Lords ne hanno parlato, sommessamente e all'ombra delle fronde, ma ne hanno discusso; qualcuno preso dalla piacevolezza del vino e di qualche compagnia femminile, in realtà di qualche signorotto dell'Altopiano si maligna anche di compagnie maschili che trastullerebbero nobili e cavalieri, si è spinto a parlare addirittura e senza cautele di proporre un avvicendamento sul Trono, spingendo affinchè il Principe Rhaegar sieda quanto prima sul Trono di Spade, ma sarei proprio curioso di sapere chi sarebbe l'ardito che si prenderebbe la responsabilità di proporlo al Re.
Sia il sottoscritto che il nobile Lord mio Zio siamo stati assai cauti e ci siamo ben guardati dal lasciarci coinvolgere da discorsi e discussioni che potessero generare sospetti sulla Valle, la cui fedeltà al Trono di Spade è fuori da ogni dubbio. Abbiamo evitato libagioni e simposi dove il vino fosse troppo abbondante e dove alcuni personaggi ciarlavano senza pudore alcuno cercando di attaccar briga.
Sicuramente Lady Anya dal suo scranno in questo "Senato" potrà inviarci resoconti continui e più aggiornati nei prossimi giorni, ma credetemi Mio Lord, vi sono eventi che qualcuno ha già messo in movimento e dei quali noi nulla sappiamo.
Avete fatto bene a rinforzare le difese dell'accesso alla Valle. Quanto è vero che il sole sorge ad Est, nessuno passerà per queste Porte senza prima nuotare nel suo stesso sangue."
"Le tue parole mi turbano cavaliere. Come ben ricordi temevo che questa adunanza di tutte le grandi famiglie del regno ad Harrenhal potesse celare qualche secondo fine ancora ignoto. Temo che allontanare i lord Protettori dalle loro sedi per richiamarli nel nuovo Concilio Ristretto del Re sia il primo segnale.
Ottima è stata la scelta di lasciare lady Anya a presidiare la nostra delegazione al Senato. Vedendola minuta e silenziosa gli altri senatori la considereranno innocua, forse. Ma lei sa ascoltare, parlare quando deve e soprattutto riferire, avendo una dote particolare nel notare cose che altri non notano".
Versando del vino nel calice del suo ospite lord Yohn si protese in avanti e continuò "Piuttosto, quello che mi preme è sapere se lord Jon ha lasciato disposizioni particolari e precise per noi tutti. Già al Nido si paventava addirittura di una sua abdicazione, per poter compiere in pieno solo le funzioni di Gran Maestro ad Approdo. Ma conoscendolo non credo sia questo il suo intento, e il suo silenzio in tal senso lo conferma pare.
Tu però sei suo nipote, ser Denys. Il suo protetto ed erede. E sei l'ultimo con cui ha parlato prima di separarvi, ne sono certo. Che ordini ha lasciato lord Arryn dunque. Quest'incertezza crea solo danni nella nostra amata Valle".
"Mio Lord, mio Zio non ha lasciato alcuna disposizione scritta e non ha neppure parlato di tale argomento nei momenti che insieme abbiamo trascorso ad Harrenhal. Era anzi mia intenzione, una volta giunto al Nido dell'Aquila, di inviare un corvo nella capitale affinchè egli invii tali disposizioni tramite le sicure ali di un corvo oppure attraverso un messaggero.
Egli ha preferito occupare di persona lo scranno che Sua Maestà ha voluto elargirci per dimostrare quanto casa Arryn sia fedele alla Corona. Allontanare i Lord Protettori dalle loro sedi, pur essendo una mossa che potesse destare sospetti, è in realtà un segnale che il Re intende mandare all'intero Reame: un Westeros unito dove le dita di una mano, se solleticate, si uniscono in un pugno capace di sferrare colpi devastanti. I segnali che mi hanno invece turbato sono ben altri, mio Lord. Ad Harrenhal si sono visti armati di tutto punto, con equipaggiamenti di ottima fattura e cavalcature di estremo pregio rappresentanti e rampolli di casate diseredate e decadute dall'ultima ribellione dei discendenti del Drago Nero. Come potevano disporre del conio necessario a permettersi armi, armature, cavalcature, tende e padiglioni cosi lussuosi? Che ci sia una mano oscura che li sta finanziando per scatenare una nuova tempesta di spade per i Sette Regni?"
Ser Denys prese il calice che Lord Royce gli stava porgendo e, mentre ne avvicinava le labbra per berne il contenuto, attese la risposta.
Lord Yohn rimase qualche secondo in silenzio a pensare alle parole appena pronunciate da ser Denys prima di rispondergli
"Cavaliere" disse "sicuramente lord Jon temeva che, in una città straniera, qualcuno potesse ascoltare i vostri discorsi, altrimenti sarebbe molto strano il suo silenzio in tal senso. Molto probabilmente aveva anche lui paura di questi cavalieri e lord minori armati ed equipaggiati meglio di altri, appartenenti a casate più blasonate e ricche. C'è poi da capire se c'è qualche legame con queste ribellioni che si stanno scatenando nelle Isole di Ferro.
Proprio per questo, scrivere noi una missiva per Approdo del Re, una lettera tra l'altro nella quale parliamo di cose interne alla nostra valle, sarebbe a mio avviso oltremodo azzardato e rischioso. E' vero che siamo fedeli al Trono di Spade, ma oltre a lord Arryn e a sua Maestà Re Aerys non sappiamo chi altri potrebbe leggere i nostri scritti, e far sapere a terzi che nel Protettorato dell'Est c'è incertezza sul suo governo sarebbe un grosso errore.
Aspettiamo che sia lord Jon a farci avere sue notizie.
Fino a quel momento, fino a quando cioè non sapremo con certezza se lui vorrà adempiere ad entrambi i suoi uffici, di Protettore della Valle e di Gran Maestro, o se addirittura vorrà abdicare in tuo favore da signore della Valle, o se vorrà invece nominare un altro facente funzioni in sua vece, mi sembra chiaro che l'onere di governare l'Est resta a me, come da compito da lui assegnatomi prima di partire per Harrenhal, ricordi?"
Aveva raggiunto il nodo della questione finalmente.
Ora non restava che venirne a capo. In un modo o in un altro...
"Mio Lord, sia io che mio zio abbiamo apprezzato la solerzia e l'abnegazione con la quale avete adempiuto al vostro dovere verso il Lord Protettore che, vi ricordo, è Jon Arryn, del quale chi vi sta parlando in questo momento è il legittimo erede. Debbo rammentarvi che la vostra nomina a facente funzioni ed attendente è stata la diretta e logica conseguenza del fatto che siete stato il Lord con maggiore lustro fra queelli, pochissimi in verità, che non sono partiti per Harrenhal. Pertanto in attesa di disposizioni da parte del Lord mio zio, ritengo che per altrettanta logica, essendo io rientrato nella Valle, spetti comunque a me il governo dell'Est.
Sia chiaro, Lord Yohn, che non vi sto usurpando di nulla nè manifesto ingratitudine nei Vostri confronti, tutt'altro, avete svolto un operato eccelso che merita esclusivamente lodi e riconoscimenti. Ma il dovere ed il diritto di governare in assenza di mio zio deve gravare sulle mie spalle. Sarebbe oltremodo da pavidi e da codardi, quale io non sono, se approfittassi dei Vostri servigi oltre il lecito."
Più o meno era la risposta che si aspettava, e sapeva che difficilmente Ser Denys avrebbe rinunciato ai suoi propositi.
Ma Yohn Royce aveva una carta da giocarsi.
"Cavaliere, ascolta. Protettore ad interim è solo un titolo vuoto. Quello che conta è solo l'interesse della Valle. E la sua sicurezza".
Versò dell'altro vino nelle coppe di entrambi.
"Io non ho alcuna mira particolare o sogno di potere, se è questo che temi. Posso anche mettertelo per iscritto. Inoltre disattendere le disposizioni di lord Jon, fino a suoi ordini contrari, sarebbe un errore per entrambi.
Allo stesso tempo intendo dividere questo onere con te. Un uomo solo non potrebbe mai farcela. Soffiano venti di guerra, portando nell'aria il polline della ribellione. Che cosa accadrebbe se un esercito nemico arrivasse fino a qui? Hai visto in che condizioni era la Bloody Gate, hai potuto vedere chi mio fratello Nestor aveva nominato suo castellano, e hai potuto notare quali sono stati i risultati. Quel guitto di cavaliere ora è in una cella, e le difese sono state migliorate. Ma non basta ser. Chi tiene la Bloody tiene la Valle al sicuro via terra. Allo stesso tempo occorre che anche Gull Town sia controllata, per evitare di contro che minacce via mare possano attentare alla nostra incolumità.
E non posso essere in due posti contemporaneamente Ser Denys. Se dovrò viaggiare fino a Gull Town voglio la sicurezza che ci sia un uomo di polso, leale e coraggioso a presidiare il passo che da l'accesso alla Valle.
E quell'uomo sei tu cavaliere.
Visto il potere conferitomi da lord Jon sono l'unico che può nominarti Cavaliere della Porta Insanguinata. Questo titolo è vacante da troppo tempo, e non è vero che è inutile in tempo di pace, perché in tempi come questi serve a prepararsi in caso di guerra e a fronteggiare ogni possibile minaccia verso la Valle.
Sarebbe una nomina con tutti i crismi della legalità, Ser.
Non rischiamo di metterci contro tuo zio disobbedendo ai suoi ordini, e stronchiamo sul nascere ogni sorta di stupida rivalità tra noi.
Al contrario stabiliremmo così una grande alleanza, per il bene comune dell'Est.
E infine, cosa che non guasta, sarebbe un ulteriore passo da parte tua verso il Trono del Falcone".
Sperava di essere stato convincente, di essere riuscito a persuadere Ser Denys che quella era l'unica strada da seguire. E occorreva farlo uniti. Protese la mano destra verso l'erede di Jon Arryn per scoprire se era riuscito in quell'intento.
"Mio Lord, ritengo che le vostre conclusioni in merito al governo della Valle, pur avendo una propria logica, non possano essere cosi scontate. Non vi è dubbio sulla stima che mio Zio nutre nei vostri confronti, nè sulla fiducia che lo stesso ed il sottoscritto ripongono nella vostra persona. E' pur vero, però, che certe decisioni non possono essere prese esclusivamente su mere congetture formali.
Scriverò a Lord Jon e, se la Sua volontà sarà coerente con quanto da Voi espresso, accetterò le decisioni del Lord Protettore.
Ora vi prego di scusarmi, ma ho saputo che è giunto un corvo a me indirizzato da parte di Lady Anya e, come voi certamente ben saprete, non è cosa onorevole far attenjdere una Signora, fosse anche per una risposta ad una missiva"
Accettò di stringere la mano al Lord di Runestone e sorrise...
Ser Denys uscì e lord Yohn rimase perplesso. Non aveva ottenuto quello che voleva. Anzi, tutto ora era compromesso.
Aveva parecchie cose da fare e doveva riuscire a convincere il nipote di lord Jon.
Doveva farlo in fretta.
Restò circa un paio d'ore a pensare come fare quando bussarono alla porta.
"Entrate" disse il Bronzeo.
"Mio lord" uno dei suoi uomini con un leggero inchino gli porse una lettera "È appena arrivato questo corvo indirizzato a voi e a Ser Denys. Ho pensato di portarlo a voi per primo"
Yohn tolse la ceralacca che recava il simbolo degli Arryn e lesse.
Pochi secondi ci vollero poi alzò il capo e sorridendo ordinó all'armigero "Trovami Ser Denys e portamelo qui. Affari di Regno di cui dobbiamo occuparci per volere di lord Jon. Corri!!!".
Il protetto della Valle voleva notizie di suo zio...ebbene sarebbe stato accontentato.
Gli Dei esistevano dopotutto.
[Modificato da Mance 04/04/2017 19:16]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
09/09/2017 16:49
 
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LA STRADA DELLE ROSE
Pdv Mace Tyrell e Leyton Hightower

Olenna, dalla separazione con suo figlio Mace, era pensierosa. Molto era cambiato dalla partenza da Altogiardino. L'Altopiano a parer suo era salito di prestigio e aveva consolidato il proprio legame con la corona, di contro però aveva perso un cavaliere del calibro di Ser Quentin Tyrell e Mace era bloccato ad Approdo per la nomina di Maestro del Conio. Leyton era impegnato nella sua attività di raccolta delle informazioni ma l'imminente nascita del suo terzo nipote lo distraeva e a volte non era oggettivo e cinico come avrebbe dovuto. L'unico che sembrava imperturbabile era Lord Randyll Tarly. Le sue ferite erano ormai quasi del tutto guarite e aveva passato gli ultimi tre giorni a suggerire una leva straordinaria e il potenziamento delle difese di tutto l'arco difensivo nella marca e lungo il confine Lannister. Questo aveva incuriosito Lady Olenna tanto da spingerla ad un colloquio privato.
La carovana era ferma per far dissetare i cavalli e la Regina di spine ne approfittò avvicinandosi al Lord di Collina del corno.
"Lord Tarly, se non vi disturbo troppo vorrei scambiare due parole con voi, dato che mi avete incuriosito con i vostri piani di rinforzo dei confini."
Lord Tarly si voltò, osservò la minuta donna e le rivolse un secco e breve saluto, rispettoso ma tipicamente in linea con il suo carattere, non certo l'apice della cortesia e del buonumore.
La rottura del braccio avvenuta in una sfortunata battuta di caccia gli aveva precluso la partecipazione al Torneo, di malumore aveva osservato le giostre e ancor più cupamente gli occhi sfuggevoli dei nobili dei Sette regni, aveva ascoltato le parole non dette, un uomo deve sempre poter vedere in faccia i propri nemici.
“Aye, Lord Mace è Approdo con una carica che lo terrà occupato e immerso negli intrighi di Corte, chi governerà l'Altopiano in sua assenza? Lord Leyton sarà anche vostro genero, ma i suoi pensieri in fondo sono sempre e solo rivolti a Vecchia Città, presto o tardi tonerà a rinchiudersi nella sua Alta Torre per mesi, a governare dalle nuvole, circondato dai suoi topi grigi.
So benissimo sei tu adesso a governare Altogiardino, quindi ti conviene ascoltare i miei consigli.”
Lord Randyll prese per le briglie il suo cavallo, con un cenno secco fulminò uno dei suoi attendenti che fece arrivare immediatamente la carrozza di lady Olenna , lentamente su ordine la carovana si rimise in marcia, non amava sprecare tempo, aveva dato solo il minimo tempo necessario per abbeverare e far riposare i cavalli.
Sin dalla partenza informalmente era lui a dirigere la marcia, in quei giorni Lord Leyton non si era fatto vedere molto, vegetava nella sua carrozza adducendo le ferite ricevute alla grande mischia per non cavalcare in testa alla colonna.
Il Lord di Vecchia Città ad essere sincero era uno dei più validi Lord dell'Altopiano, eppure non gli piaceva molto, ma questo in fondo valeva quasi per tutto e tutti.
Cavalcando e accostandosi alla vettura, il Lord di Collina del Corno, più a suo agio riprese a parlare:
“Dobbiamo mobilitare nuove forze certo, la debolezza è il veleno della paura, l'inattività il nettare dei propri nemici. Troppi anni di pace hanno rammolliti buona parte di nostri Lord e fatto imbiancare le tempie di molti nostri soldati.
Le battaglie mia signora si vincono perché ci si mette nelle condizioni di vincerle... e il terreno può sempre essere recuperato, un campo di battaglia essere riconquistato, ma il tempo mia signora è perso e sprecato per sempre.
Se il tempo verrà, dobbiamo essere pronti.
Voglio il comando ad interim delle forze dell'Altopiano fino al ritorno di lord Mace, le nostre forze vanno organizzate come si deve e rapidamente.
Dammene l'autorità e renderò l'Altopiano un giardino irto di rostri d'acciaio.”
Lady Olenna aspettò un secondo prima di rispondere.
"Lord Tarly, sono pienamente d'accordo su gran parte delle cose che mi avete detto. Soprattutto sul fatto che occorre un uomo forte a difesa dell'Altopiano e che voi possiate essere quella persona. Avete carta bianca". Poi attese un secondo... "Ah Lord Tarly, quasi mi dimenticavo, datemi ancora del tu invece che del voi e vi faccio sgozzare nel sonno, guerra o non guerra alle porte". E tese le tendine della carrozza augurandosi che Lord Mace agisse con prudenza nella capitale.
Lord Leyton scese da cavallo, abbassò il cappuccio del malandato e polveroso mantello, guardò verso suo figlio Baelor “Novità durante la mia assenza?”
“Non molte, Lord Tarly sta imponendo un certo passo alla marcia e parla continuamente di rafforzare i confini e di leve straordinarie”
“Bene, bene” borbottò la Voce di Vecchia Città.
Rapidamente salì nella sua spaziosa e sfarzosa carrozza, una specie di piccola casa su ruote, dove soleva viaggiare comodamente ed in intimità, da giorni tutti pensavano che se ne stesse lì rinchiuso.
Si lavò rapidamente cambiandosi gli abiti sporchi, tolse la tinta che avevo reso i suoi capelli neri come gaietto e il trucco che aveva aggiunto rughe sul suo volto... si rivestì non con il consueto velluto, ma con lana verde con sopra ricamata l'Alta Torre e sotto per la prima volta dopo anni al di fuori di un torneo, spiccava una grigia maglia di ferro.
Salì su un cavallo fresco e si diresse verso la carrozza di lady Olenna: “Mia signora, sono tornato con notizie della massima importanza”, con un cenno la vecchia Regina di Spine lo fece entrare.
“Sono contenta che non ti sia accaduto nulla lord Leyton, iniziavo a preoccuparmi, cosa sta succedendo?”
“Io e Lord William Beesbury abbiamo avuto personalmente conferma dalle nostre spie che Casa Martell e Baratheon hanno ammassato definitivamente i loro eserciti, le campagne sono vuote.
Abbiamo cavalcato per giorni nelle vicinanze di Blackmont e Nightsong consultando la nostra rete e per essere sicuri.
Eravamo abbastanza certi che l'esercito Martell dai confini si fosse internato, forse verso la Tempesta-
Quindi, una volta ragionevolmente certi che le fortezze fossero sguarnite, le nostre staffette più rapide hanno informato Mace.
Abbiamo lanciato quasi i due terzi delle Rose Nere, le uniche truppe disponibili, alla conquista di Blackmont, abbiamo ritenuto essenziale occupare uno dei passi montuosi a guardia di Dorne, se saremo costretti ad invaderla potrebbe fare la differenza.
Contemporaneamente Lewyn Martell è stato messo alle strette in un colloquio con Mace ed il principe Rhaegar ad Approdo, l'asse e le macchinazioni Baratheon- Martell contro la Corona iniziano ormai ad emergere.
Lewyn è stato preso sotto custodia dai nostri, pare che alcuni facinorosi abbiano fatto precipitare irrimediabilmente la situazione, purtroppo succedono sempre cose del genere, guerra è stata dichiarata a Dorne.
Da come si muoveranno le altre Casate cercheremo di capire ulteriormente il quadro della situazione, la pace è quasi del tutto compromessa, ma c'è ancora qualche speranza se si avrà il coraggio di arrivare ai nodi del pettine.
Mi preoccupa la ritirata dell'esercito Martell , non presagisce nulla di buono, se si unisce a alle truppe della Tempesta , le loro forze combinate potrebbero tentare qualche colpo di mano, persino contro Approdo stessa.
Tutte le Case si stanno mobilitando ma ci vorrà tempo prima che giungano aiuti, sempre che tutti rimangano fedeli alla Corona.
Se precipiteremo nella guerra generale, Casa Targaryen e Tyrell saranno sole in prima linea.

In questo momento al Senato si discute con foga, ho anche conferma dell'arrivo del re a Pyke.”
Il Lord di Vecchia Città guardò Lady Olenna aspettando la sua reazione.
Olenna respirò profondamente.
"Purtroppo Leyton alcune delle cose che mi avete detto stridono tremendamente. Per prima cosa agli occhi dei più siamo stati noi a violare la pace del Re, cosa peraltro vera. Sebbene noi siamo certi delle macchinazioni dei nostri avversari non possiamo produrre come prova il rapporto di una spia. Mace è stato spavaldo ed intelligente ad attirare in trappola Lewyn... il risultato è stato al di là di ogni aspettativa, ma resta il fatto che tranne un passo falso di un incauto non abbiamo nulla a provare il tutto. Occorre sfruttare il momento oppure le ripercussioni della vicenda saranno tremende. Robert e Doran banchetteranno alla nostra tavola...ma senza di noi.
Seconda cosa Leyton, avete detto che siamo isolati con solamente la corona a proteggerci. Avete torto. La Corona non ci sta proteggendo, ci sta tollerando e questo grazie al lavoro politico delle scorse settimane e alla potenza economica della nostra famiglia. Nel contempo le altre casate, tranne gli Stark, ci hanno contattato tutte e per il momento abbiamo ottenuto una astensione dal loro ingresso in guerra qualunque sia la loro forza. Adesso Leyton, io vi chiedo, ora come ora saremmo in grado di resistere all'urto dell'esercito Baratheon e Martell unito in un unico schieramento?". Leyton inarcò le sopracciglia quasi a chiedersi se Olenna fosse pazza. "Bene Leyton, come pensavo, speriamo che mio figlio procuri alleati, ed in fretta per giunta!".
Lord Leyton sorrise.
“Bisognerà indire per stasera un Concilio di Guerra mia signora, quando la notizia si diffonderà scoppierà un putiferio.
Porto con me anche una copia di una missiva da parte di Mace, ordina ufficialmente di mobilitare tutte le forze dell'Altopiano e mette in allerta tutti i confini con severi controlli per la circolazione di merci e uomini.
I lord dell'Altopiano vorranno essere personalmente informati, rassicurati e ascoltati nelle loro opinioni, inoltre Mace ha affidato il comando dell'esercito a Lord Tarly..... una scelta saggia.”
Lady Olenna sbuffò roteando brevemente gli occhi: “E ovvia direi, cosa che ho già fatto poche ore fa per la gioia di Lord Randyll che non mi ha dato tregua ultimamente, e che Concilio sia , anche se ogni due lune viene fuori un'idea interessante.... oltre al cantare di giovani galli ed il ragliare di vecchi somari!”


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
09/09/2017 16:52
 
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3° Seduta - Su richiesta straordinaria della rappresentanza dell'Altopiano
Pdv Corale

Lord Hoster aprì la seduta:
“Miei Lord e Lady, vi porgo le mie scuse per essere stati trascinati così frettolosamente in aula oggidì ma con una notevole urgenza è stata richiesta questa seduta da parte della delegazione dell'Altopiano.
Io stesso non sono stato messo a conoscenza dei fatti che tratteremo, come voi quindi mi limiterò inizialmente ad ascoltare ciò che Lord Luthor Tyrell avrà da sottoporci.”

Lord Luthor era posto di fronte alla delegazione dell'Altopiano. Stranamente ai lati di questa in quel momento vi erano due cordoni di guardia, formati da dieci cavalieri ciascuno e in assetto da guerra. Si alzò, con la fronte madida di sudore, ma deciso e solenne nel tono.
"Miei Lord e mie Lady. Mi scuso per la celerità della convocazione odierna. Ma elementi importanti hanno spinto casa Tyrell a prendere una posizione netta nello scenario politico attuale del Westeros. Voi sapete quanto i Tyrell siano fedeli alla Corona. Chiediamo pertanto a tutti voi di onorare questa fedeltà, anche se non è questo il tema principale della seduta. Infatti, le nostre spie ci hanno informato settimane orsono di piani atti a deporre la Corona e annientare il casato al quale appartengo. Tali sospetti, di cui non avevamo prova da presentarvi, sono stati erroneamente e implicitamente confermati, anche se solo in minima parte, da un colloquio andato 'male' ad Approdo del Re.
Ora a costo di apparire dei Falchi e dei guerrafondai lo scopo di casa Tyrell è quello di preservare la Corona e il nostro Casato, pertanto è mia intenzione affermare che da questo momento Casa Tyrell è in guerra con casa Martell e casa Baratheon. Chi è in cuor suo fedele alla Corona non ha nulla da temere. Chi sta tramando nell'ombra può solo sperare di rimanerci poichè la nostra famiglia è disposta a tutto pur di difendere lo status quo della Reggenza del continente, perfino alla sua morte. Intendiamo rimanere in questo Senato per dialogare e parlamentare con tutte le fazioni, anche quella con cui siamo in guerra, poichè la nostra è una guerra politica e non di popoli. Chiediamo altresì a Lord Hoster Tully, fedele servo della Corona e nostro alleato, di garantire e proteggere la nostra permanenza in questo luogo. Che gli dei siano testimoni della nostra fedeltà e del nostro impegno nella difesa della Corona". E si sedette pronto a qualsiasi reazione fosse scaturita dal suo intervento.

Appena terminate le dure parole di Lord Luthor un fioco brusio si alzò dai seggi dell'emiciclo senatoriale, elevandosi via via di tono fino a divenire un boato.
Hoster ancora scosso dall'inattesa, anche se già temuta, notizia si alzò dallo scranno e con voce decisa si rivolse ai senatori
"Mantenete la calma ed il silenzio degno di questo luogo!
Lord Luthor le vostre sono parole pesanti, la tensione tra la vostra Casata ed il Dorne e la Tempesta si percepiva fin dalla prima riunione di questo consesso.
Spiegateci ordunque cosa vi ha spinto a siffatta decisione, permettete alle altre Casate di valutare, nel pieno rispetto della sovranità di sua Maestà Aerys.
Vi chiedo inoltre di allontanare la vostra scorta! nessuno può permanere armato in Senato e la vostra sicurezza è affidata, per regio decreto, alle mie forze ed alle mie truppe. "

Lord Luthor si alzò nuovamente, fece un cenno alle guardie e queste abbandonarono la sala.
"Perdonatemi Lord Hoster, non era mia intenzione offendere la vostra persona né minacciare i presenti con le armi. La scorta e solo a scopo difensivo e precauzionale. Nessuno di noi ha intenzione di violare il sacro vincolo dell'ospitalità.
Riguardo alle reali motivazioni stiamo ancora aspettando una missiva chiarificatrice con tutti i dettagli. Posso solo dire che da settimane abbiamo rapporti dalle nostre spie di contatti avvenuti tra la marca e i Martell con l'intenzione di ledere la pace del Re a discapito della mia famiglia ma soprattutto sia stata paventata la possibilità di un cambio di persona sul Trono di spade. Pare che, implicitamente, almeno alla prima ipotesi abbia dato conferma Lewyn Martell in un colloquio privato creato ad hoc tra il Principe, la Regina, Mace Tyrell e lo stesso Lewyn Martell. Di più al momento non posso dire, per non essere vago o dire cose inesatte. Ma la dichiarazione di guerra è stata presentata a Lewyn a voce e personalmente da Lord Mace. Mentre per quanto riguarda i Baratheon, a Lord Robert Mace ha inviato una missiva privata".
Chinò il capo e si sedette.

Mentre tutti gli altri senatori berciavano come galline in un pollaio, i delegati Greyjoy si guardavano tra loro sbigottiti.
"Cazzo, Quellon non mi ha detto nulla al riguardo" sibila Lord Drumm ai suoi vicini.
"Vabbè, comunque vada, a noi Greyjoy la guerra ci piace" conclude con un mezzo sorriso ed un occhiolino il vecchio Lord, mentre pensa alle gloriose imprese passate della sua Nobile Casa.
Anche gli altri delegati Greyjoy sogghignano sotto i baffi.


Anya era esterrefatta. Mai si sarebbe immaginata che quella convocazione del Senato così improvvisa fosse dovuta a fatti così gravi.
I Tyrell dichiaravano guerra a Baratheon e Martell.
Subito pensò a lord Yohn Royce. Lui aveva capito che dietro al torneo di Harrenhal si celava qualcosa di più grave, e non era solo un caso che dopo pochi giorni dalla sua fine tre delle più grandi casate del Sud erano ora in guerra tra loro.
Il tutto mentre notizie di ribellioni arrivavano anche dal Nord, oltre che dalle Isole di Ferro.
"Lord Senatori" si alzò dal suo posto e chiese la parola. "Quello che lord Luthor afferma è gravissimo.
Addirittura lui parla di minacce alla Corona da parte delle Casate Martell e Baratheon. Ovviamente la delegazione Arryn chiede che queste accuse vengano suffragate da prove, e che venga ovviamente data la possibilità agli accusati di difendersi da ciò che gli viene imputato.
Naturalmente saremo i primi a condannare, se provati, ogni tentativo di minaccia al Trono di Spade e ai suoi fedeli sudditi e a chiedere pene severissime per i congiurati.
Ma la cosa che più mi preoccupa ora come ora è che la Corona riesca a mantenere la pace fino all'impossibile. Faccio notare come l'istituzione di questo organo che ci vede ora tutti qui riuniti, e la proclamazione di un nuovo Concilio Ristretto in quel di Approdo del Re, erano stati pensati da sua Maestà proprio per questo intento.
Sarebbe davvero una vergogna per noi tutti ammettere che i lavori del Senato e del Concilio siano falliti senza neanche essere realmente iniziati.
Inoltre molti dei grandi lord dei Sette Regni, addirittura alcuni dei più importanti lord Protettori, sono lontani dalle loro case, dalle loro famiglie, dal loro popolo proprio per adempiere ai compiti loro assegnatogli, in sede di Senato e di Concilio del Re.
Come potrebbero svolgere queste funzioni con l'assillo e la preoccupazione che la loro gente è minacciata dalla guerra?
Non avrebbero la lucidità per farlo.
Chiediamo, pregando che gli Dei ci illuminino tutti, che prima che venga data la parola alle armi si possa far luce con la diplomazia e l'autorità del Re, coadiuvato dagli organi che egli ha appena creato, sulla verità, evitando inutili vittime e spargimenti di sangue in tutto il Regno".

Septon Alester era rimasto sgomento dalle notizie e dagli ultimi accadimenti.
Solo ora, trovava la forza di alzarsi e di prendere la parola:
"Ovviamente l'Alto Septon, insieme con tutto il clero, si augura il mantenimento della pace e della tranquillità nei Sette Regni.
Invoco ora la benedizione dei Sette su questo consesso perché ci guidino a una soluzione saggia e giusta.
Possa la verità essere trovata e difesa ad ogni costo."

Un messo si avvicinò al seggio di Lord Hoster e gli porse un rotolo che il Signore del Tridente lesse con apprensione.
"Signori e signore, un messaggio direttamente dalla marca, truppe dell'Altopiano starebbero impegnando in combattimento truppe del Dorne nei pressi di Blackmont.
Calcolando la distanza coperta dal corvo è presumibile che ora la battaglia sia già conclusa.
Il dado è dunque tratto ed indietro non si torna, a questo punto parliamo di guerra ed attendiamo la parola di Lord Bar Emmon per capire da che parte si schiererà la Corona "

Luthor sapeva che un attacco sarebbe stato mosso, anche se ignorava la destinazione. La cintura Dorniana era un obbiettivo strategico essenziale per penetrare nel cuore del Dorne. Lanciò qualche occhiata agli altri delegati dell'Altopiano. Erano tutti impassibili anche se attenti agli sviluppi della situazione. Si guardava intorno anche lui. Mace li aveva messi in una situazione difficile ma quella guerra andava fatta. Molti adesso avrebbero condannato la posizione e la scelta dei Tyrell ma meglio essere condannati per una scelta giusta che svegliarsi nel bel mezzo della notte col nemico in camera da letto spada in pugno. Mace aveva fiutato un inganno e Lewyn ci era cascato. Ora poco importava dei pareri degli altri Lord. Meglio morire combattendo viso a viso con chi tramava per l'annientamento Tyrell che aspettare rintanati nel proprio castello gridando aiuto ad un westeros sordo e cieco di fronte alla situazione attuale. Luthor si alzò di nuovo "Miei Lord, l'attacco era prevedibile dopo una dichiarazione di guerra, anche se onestamente non ne eravamo al corrente. Comi mi è arrivata la comunicazione della dichiarazione di guerra ho indetto questa riunione urgente. Comunque sia l'attacco comunicato ora vuole solo confermare che Casa Tyrell non sta giocando politicamente. La guerra è ponderata e motivata. Non sappiamo se questa sarà facile e vantaggiosa per la mia Casata, se ne usciremo da vincenti o da perdenti. Sappiamo però che con noi è meglio non scherzare. E questo lo sappiano tutti, alleati e nemici. Siamo tanto dediti verso coloro che hanno stretto patti con noi quanto spietati nei confronti di chi vuole la nostra sconfitta. La corona potrebbe schierarsi a favore o contro di noi o addiritture astenersi. Questo non cambia la decisione presa, poichè frutto di un diritto alla sopravvivenza. Pertanto credo che non ci sia alcunchè da aggiungere. Se non avete altro da chiedere, chiederei a Lord Hoster Tully di chiudere la sessione odierna.

Lord Bar Emmon prese la parola:
"Ho qualcosa io da aggiungere, se permettete, Lord Luthor. Prendiamo atto delle vostre accuse, anche se dalle notizie che ci arrivano da Approdo del Re Casa Martell ha prontamente smentito ogni addebito. C'è tuttavia da aggiungere che sono emersi movimenti sottaciuti di truppe e di missive segrete, addirittura secretate da codici inviolabili, per stessa ammissione del Principe Lewyn, nel Sud del Regno, e tutto ciò completamente all'oscuro di Sua Maestà, il quale è assolutamente determinato a scoprire la verità. Tali movimenti, unitamente al matrimonio fra Lord Robert Baratheon ed Elia Martell, accompagnato da un'alleanza formale fra Dorne e Baratheon, scelte politiche anche queste non suffragate da un benestare della Corona che, se interpellata, certamente avrebbe fatto notare come certi equilibri nell'Altopiano sarebbero potuti essere destabilizzati da scelte troppo frettolose, hanno certamente contribuito a creare in Casa Tyrell una sensazione di accerchiamento.
Non giustifichiamo tuttavia l'utilizzo delle armi come misura preventiva, pertanto intendiamo porci per il momento, di fronte a due Casate che entrambe hanno sbagliato dal nostro punto di vista, in maniera neutrale.
Fino a quando non avremo appurato la verità totale e completa, il Re proteggerà l'incolumità di tutti i suoi ospiti di Approdo del Re, non intende schierarsi a favore di nessuna delle parti in guerra fintanto che non avrà un quadro chiaro e netto della situazione. Ciò detto, chi ritiene di non sentirsi al sicuro in Approdo del Re è libero di lasciarla in qualsiasi momento e senza temere alcunché da parte delle truppe reali e da parte di Sua Maestà.
Speriamo con ciò di dimostrare il nostro equilibrio e la nostra buona fede."


"Mi permetto di intervenire pure io prima che Lord Hoster annunci la chiusura della seduta voluta così in fretta dal delegato Tyrell."
Disse Ser Allyser mentre si alava in piedi.
"Qui ci sono state rivolte accuse di aver cospirato contro la Corona, quando nulla di tutto questo è mai successo. Non abbiamo cospirato neppure contro l'Altopiano, se volete saperla tutta. Casa Martell ha infatti proposto un accordo di alleanza a Casa Tyrell per ben tre volte, ed in tutte e tre le situazioni è stata ignobilmente ignorata. Invece di una risposta, Mace Tyrell ha mandato delle spie a guardare come fossero disposte le nostre difese, evidentemente meditando un attacco già da diverse settimane.
Ed è proprio per questo che il Dorne ha ritenuto necessario istituire una modalità di riconoscimento delle lettere ufficiali. La bassezza della Casa Tyrell infatti avrebbe benissimo potuto portare anche alla fabbricazione di false prove o di indizi fasulli.
A proposito, delegati dell'Altopiano, che prove avete di questa millantata cospirazione?
Io invece ho qui una bella lettera in cui Lord Mace ammmette di spiare il Dorne, credo che voi non possiate dire altrettanto per quanto riguarda le vostre accuse.
Rispondendo infine alla Corona, il Principe Lewyn ha fatto visita proprio al Re in persona per sottoporgli la possibile alleanza ed il possibile matrimonio, di cui peraltro la proposta ufficiale deve ancora ad oggi essere avanzata da Lord Robert alla nostra Principessa."

" Nessun'intenzione di chiudere la seduta "
Hoster non poteva permetterselo, il Senato non era un semplice costrutto perditempo ed in questa occasione poteva dimostrare la sua utilità ed il suo valore.
" Analizziamo piuttosto gli eventi scatenanti e gli eventi scatenati, per esperienza raramente la ragione sta da una parte sola così come i torti spesso son condivisi.
Il giusto uso dell'Equità sta nel comprendere ed analizzare la situazione per formulare il Giudizio Finale.
Il cattivo sangue nella Marca non è una novità, da secoli i Lord delle Marche guerreggiano tra loro instancabili e mai domi.
Voi stessi, cari ser Bonifer ser Allyrion e Lord Luthor, avete nelle scorse sedute usato questa Sala come campo di schermaglia.
Informatori della Corona e del Senato sono comunque già da tempo all'opera per chiarire movimenti e situazioni scomode nel Sud del Reame e non nascondiamo che gli schieramenti di truppe lungo i confini e lungo la strada delle Ossa ci abbiano allarmato.
Non si schierano migliaia di soldati in punti chiave se la Pace regna, bensì si pensa prima alla sicurezza delle guarnigioni votate alla difesa del proprio Popolo.
Inoltre vorreste far la cortesia a questo Senato di spiegare i punti bui, ossia Lord Luthor spiegate l'origine e la motivazione che vi ha spinti ad osservare con attenzione la Marca e voi, Ser Bonifer e Ser Allyrion, spiegate al consesso per quale ragione avreste istituito una linea di comunicazione privilegiata e segreta senza includere in essa la Casa Reale.
Avendo queste informazioni potremmo esprimerci a riguardo ed emettere un giudizio.
Perchè ora quello che ci compete altro non è che indicare al Re la volontà del Reame, se punire o sostenere Casa Tyrell. "

Lord Luthor si alzò:
"Casa Tyrell potrà anche essere punita Lord Hoster, ma non farà un solo passo indietro. Comodo è cospargere di miele le parole e poi tramare nell'ombra. Sono settimane che 90 soldati su cento dei Martell sono di stanza a King's Grave... ripeto 90 soldati su cento... e anche un rapporto maggiore se si escludono gli equipaggi delle navi, che ovviamente non possono stanziare li. E qualche bugiardo, aper tornaconto ha detto altrettanto di noi. Ma sa benissimo che sul confine della marca da Grassy Vale ad Horn Hill vi sono al massimo duemila soldati Tyrell. Eccezion fatta per Altogiardino, ma li vi sono le scuole militari e per giunta vorrei far notare che è la sede del mio casato. Si fanno alleanze segrete e si stringono matrimoni nell'ombra. Alla prima occasione di smentita di tutto ciò una persona del calibro di Lewyn Martell cade in una trappola verbale come un pollo e tira fuori nomi e codici cifrati e ringraziate il cielo che a Mace sia bastato altrimenti chissà cos'altro sarebbe uscito da quell'incontro. Casa Tyrell non può permettersi il lusso di aspettare un’invasione sulle proprie terre. Casa Tyrell è antica e potente. Con noi non si scherza. Se facciamo una domanda la risposta deve essere esauriente, non ci accontentiamo di mezze verità e risposte confuse. Adesso tutti a gridare allo scandalo. Vorrei vedere Voi tutti, miei Lord, e la reazione nel caso l'Altopiano fosse invaso. Scommetto orde di soldati dirette da ogni dove pronte a difenderci. Pfff... La verità è che si credeva Lord Mace un fesso e un senza midollo. Oggi Casa Tyrell ha espresso a tutto il Westeros non solo il suo diritto ad esistere, ma anche quello di non aver paura di nessuno e di esser pronti a tutto pur di reclamare quello che è nostro di diritto e preservare il nome che portiamo. Ci rimettiamo alla Corona, alla quale abbiamo giurato. Tranquillizziamo gli alleati, sia a parole che coi fatti, dimostrando la nostra integrità e forza... coi nemici... beh armi in pugno signori miei".

Lord Hoster riprese la parola:
“Effettivamente la presenza di nove decimi delle truppe dorniane nella marca, considerando la capacità difensiva dei passi e delle fortezze non pare giustificata, soprattutto per l'alto rischio di ribellioni da parte della sedicente Fratellanza e la quindi necessaria protezione dell'intero territorio.
Ugualmente non pare, come già accennato prima, opportuna la creazione di codici segreti tra casate sotto l'ignoranza della Corona rispetto ai medesimi.
Per quel che riguarda il matrimonio entriamo in affari privati tra casate e non credo di poterla ritenere una motivazione valida.
Vi prego Lord Luthor di capire le motivazioni che spingono questa riunione eccelsa a ponderare ogni dettaglio, non si parte già con uno o più colpevoli ma si cerca di trovare il bandolo della matassa.
Gradiremmo ora sentire il parere delle altre parti chiamate in causa.
Purtroppo Lord Caron è ospite su una nave della mia flotta in questo momento e conoscendone la destinazione dubito che potrà in alcun modo difendersi, potrebbe però farlo in sua vece Ser Hasty.”

Ser Allyser si alzò:
"Miei signori, non nascondiamoci dietro ad un dito. Volete forse dirmi che la Porta Insanguinata non è la località meglio protetta della Valle di Arryn? O che il Moat Cailin non è il forte che il Nord con tutta probabilità ha difeso meglio in tutte queste settimane? Non ci volevano certo le spie di Casa Tyrell per arrivare alla geniale deduzione che le Montagne Rosse ospitassero buona parte delle truppe Martell.
E non preoccupatevi, Lord Hoster, le truppe nel deserto erano assolutamente in grado di tener testa alla Fratellanza.
Parliamo poi dei codici segreti. Necessari semplicemente perché la presenza delle spie Tyrell era percepita come invadente. E forza, chiunque nella nostra situazione, con un vicino che rifiuta ripetutamente gli accordi da noi offerti e non fa che minacciarci, avrebbe cercato di fare in modo che non comprendesse gli ordini delle nostre forze armate.
La Casa Reale non ne era in possesso voi dite, e non lo sapeva... Peccato che pure al Re in persona, con una probabilità che è quasi una certezza, unitamente all'accordo che gli era stato chiesto, fosse stato dato un cifrario del tutto analogo. Non l'ha notato, evidentemente; in ogni caso, se il Trono avesse accettato l'offerta di alleanza difensiva, di certo le carte sarebbero state osservate con più attenzione ed il così tanto segreto cifrario sarebbe stato tranquillamente notato. E invece la Casa Reale non ha ritenuto opportuno raggiungere con le due casate dell'estremo sud la stessa vicinanza politica che ha raggiunto con Casa Tyrell. E non sto in alcun modo accusando la Casa Reale di chissà che, sia ben chiaro.
Ora, vi lascio solo intuire il piano geniale: non solo Casa Martell tiene le truppe proprio dove dovrebbero stare, cioè in difesa dell'unico passo montano che porta in casa sua; non solo si allarma per le ripetute spiate dell'Altopiano (tra l'altro dichiarate da Lord Tyrell in persona); non solo un cifrario viene quasi certamente mandato alla Casa Reale, che quindi ha benissimo la capacità di intuire che altre informazioni vengono criptate per evitare gli occhi indiscreti delle spie Tyrell; non solo Casa Martell chiede per ben tre volte un accordo con l'Altopiano, non solo chiede al Trono stesso un'alleanza...
Per gli Dei, è ovvio che la geniale intuizione di Lord Mace Tyrell è che i dorniani stanno tramando per estnguere la sua casata e per ribellarsi al Trono di Spade. Ma per favore...
Non so come Lord Tyrell abbia il coraggio di portare queste argomentazioni in un Senato.
I fatti invece ci sono: Casa Tyrell ha attaccato Blackmont. Volete indagare su Casa Martell? Istituite un processo. Ma avvallare un attacco senza la minima ragione invalida non solo il lavoro di questo consesso sotto ogni punto di vista, ma la vostra stessa capacità di compiere un ragionamento sensato."

Lord Luthor esclamò:
"Perfetto! Si istituisca un processo a casa Martell e se volete pure uno a casa Tyrell. Nel frattempo Casa Tyrell continua con la sua politica. Casa Martell faccia lo stesso".

Lord Hoster riprese la parola:
"Bene miei Lord, avete avuto modo di esprimere le vostre posizioni, prego ora tutti i Senatori di prendersi un giorno o due per riflettere e ponderare i fatti.
La lealtà al Trono e lo spirito di sacrificio per esso possono venir ritenute come giustificazioni per le mosse Tyrell.
D'altro canto ancora nessuno ha prodotto prove tangibili di macchinazioni contro il Trono stesso da parte di Casa Martell.
Per ora si hanno solo prove implicanti i Lord delle Terre Basse della Tempesta, prove tra cui il lapsus del Principe Lewin Martell che per primo ha citato codici segreti volti ad escludere la possibilità di carpire informazioni per altre casate.
E a riguardo di ciò nemmeno il notevole numero di spie da parte di casa Tyrell risulta normale se non per il Sacro Principio di protezione del proprio popolo.
Insomma come dicevo in precedenza il torto e la ragione stanno da entrambi gli schieramenti.
A voi o delegati sta il decidere se valgano più le ragioni o i torti dell'uno o dell'altro. "

Ser Ian Dormouse si alzò in piedi lentamente con qualche schiocco delle ginocchia anchilosate.
“Scusate questo povero vecchio.. ma non ho capito quale sia il problema.. una volta mio cugino è morto perchè ha scoreggiato troppo forte e un fetente gli ha piantato un coltello in pancia per "aiutarlo a sgonfiarsi"..” fece una pausa sperando che qualcuno avesse capito le sue parole ma dalle occhiate perplesse dei suoi vicini capì che forse avrebbe dovuto essere più chiaro.
“Lord Mace si è sentito offeso dalle scorreggie dei Martell e ha tirato fuori il coltello.. non so come andrà a finire ma può darsi che tra qualche settimana una volta che si siano sfogati un pò torni tutto come prima.. bhè.. a parte qualche poveretto che ci è rimasto secco.. c'è sempre qualche poveretto che crepa.. proprio come mio cugino.. mi ricordo ancora come fosse bravo a far correrre il cerchio della botte giù per la collina.. arrivava sempre fino al muretto di casa Lennys, solo per cercare di attirare l'attenzione della bella Semis, ma non è mai riusciato a farlo saltare oltre, poveretto, però lei alla fine gli ha dato un bel premio prima che finisse arruolato a crepare , eh si, proprio un bel bocconcino...” e cadde addormentato sulla sua sedia.


Lord Bar Emmon si rialzò:
“Lord Hoster mi sia semplicemente consentito, dato che la delegazione Martell ha tirato in ballo a sproposito, a mio avviso, la Corona in più di un'occasione nel tentativo di istituire una sua difesa a oltranza, di rimarcare alcuni fatti: la Corona non ha mai ricevuto alcuna missiva da Lord Bryen Caron, pertanto se nelle sue lettere ci sono dei codici segreti, francamente noi ad Approdo non ne abbiamo mai visti. Se poi tali codici erano presenti nelle lettere inviate dal Principe Doran Martell per spiegare i motivi per cui non si è voluto presentare ad Harrenhal nonostante i reiterati inviti del nostro Sovrano, allora saremmo curiosi di sapere tali codici segreti cosa dicessero e cosa contenessero, dato che noi non ci siamo neanche accorti della loro esistenza.
Per quanto concerne il fatto che Re Aerys abbia preferito privilegiare un'alleanza con l'Altopiano o il premiare Lord Tywin Lannister con la qualifica di Primo Cavaliere, beh, francamente mi stupisce che si parli di mancanza di buon senso e di logica e poi si muovano certi neanche troppo velati rimproveri ad un Sovrano che evidentemente aveva tutto l'interesse di legare a sé la Casata più ricca ed estesa del Westeros così come pure la più forte militarmente. Senza offesa per gli altri, è solo una questione di priorità.
Siamo molto dispiaciuti di non essere direttamente confinanti con Casa Martell, noi confiniamo con Casa Tyrell e chiaramente abbiamo interagito prioritariamente con i nostri diretti confinanti. Anche con Casa Baratheon, ma, e questo è dimostrato dalla proposta di alleanza offerta dalle Terre della Tempesta, il prezzo di un sodalizio scritto fra la Corona e i Baratheon era di due cariche in Concilio, richiesta che in questo frangente il Re non si è sentito di accogliere proprio per garantire la più ampia rappresentanza possibile al Concilio Ristretto. Forte di un rapporto di parentela con Lord Robert Baratheon, ha pertanto ritenuto superfluo ostinarsi in un'alleanza firmata che avrebbe comportato l'esclusione di una delle Casate oggi presenti al Concilio dalla Corte, a beneficio di due cariche date a Casa Baratheon.
Questi sono i fatti, e ci tenevamo a ribadirli per difendere il buon nome del nostro Re, nel rispetto delle istanze e delle motivazioni di tutti naturalmente.

Ser Hasty entrò a passo spedito nella sala dove la riunione del Senato era già iniziata.
Si diresse verso il suo posto senza far alcun cenno di saluto, ma prima di sedersi si rivolse con sguardo tetro verso lord Hoster Tully.
"Perdonate, lord Tully, per il mio ritardo e per un'assenza di certo, lo riconosco, non gradevole in questi giorni. Avevo ricevuto incarico di recarmi ad Approdo del Re per fare le veci, temporaneamente, del Comandante della Flotta nel concilio ristretto, ma problemi logistici mi trattengono qui e, in assenza del mio sostituto, chiedo di poter partecipare alla seduta, e venia per il ritardo".
Attendendo la risposta del Reggente del Senato, si sedette poi e, infine, sollevò lentamente lo sguardo verso il rappresentante dell'Altopiano, tenendolo fisso senza batter ciglio.

Lord Luthor si voltò a guardare dietro di lui in cerca di qualcosa ma non trovando alcunché di particolare tornò a guardare davanti a lui facendo spallucce.

Lord Hoster rispose:
"Nessuna necessità di scuse Ser Hasty, mi rammarica non aver saputo prima del vostro viaggio, avrei provveduto ad aiutarvi nello stesso e non vi avrei aspettato assieme a Ser Allyrion per quell'incontro stabilito la scorsa seduta.
Accomodatevi tranquillamente, come già saprete stiamo discutendo riguardo ai misfatti del Sud, e la vostra Casata è stata citata e tirata in mezzo in numerose occasioni "


"Non la mia casata, milord, tutte le famiglie che abitano nelle Marche e, di rimando, tutte le Terre della Tempesta, a quanto mi risulta".
Rivolse nuovamente lo sguardo verso lord Luthor.
"So che voi, lord Luthor, nonostante siate un rappresentante dell'Altopiano in questo consesso, non potete parlare come foste nella mente del Lord Protettore Mace Tyrell.. e questo che vi rivolgo è un velato complimento, sia chiaro.
Ma davvero stiamo parlando di ? In questi pochi giorni sono stato ragguagliato su ogni dettaglio, e solo poche parole sorgono spontanee per descrivere quanto lord Mace Tyrell va dicendo ai Sette Regni interi:
SPROLOQUIO.
MENZOGNA.
IPOCRISIA.
Si accusano le casate Baratheon e Martell di voler unirsi in un'alleanza per creare un fronte che cospiri contro la Corona, e prova di questo sarebbe..cosa? Che il Re non abbia dato il suo benestare a un matrimonio che ancora deve avvenire?
Non mi risulta che, in tutta la storia del Westeros, tra i fondamentali e irrinunciabili compiti del nostro Sovrano vi sia quello di organizzare matrimoni tra le centinaia di casate più in vista dei Sette Regni.. e mi fermo solo a quelle..
Un matrimonio è sempre stato nella nostra tradizione secolare un modo per intessere rapporti più proficui, altre volte per evitare conflitti, altre per la consapevole e necessaria aspirazione di ciascuna famiglia a veder accrescere la propria stabilità.. sia essa economica, politica o dei propri confini..
Se dietro a ogni legame di questo tipo si dovessero vedere complotti o cospirazioni ai danni della Corona..
Quale sarebbe l'alternativa? Dopo aver proposto una rivoluzionaria e bislacca riforma di tutto ciò che è sacro e santo, quale sarà il prossimo passo? Nella mente di lord Tyrell forse vi è un sistema in cui il Re decide ogni aspetto della vita e della politica di ciascuna casata?
Il punto è semplice, miei signori e mie signore presenti.. I Sette Regni, grazie alla lungimirante politica di Nostra Maestà, e nonostante alcuni episodi spiacevoli degli ultimi anni, hanno vissuto un lungo periodo di pace.. e questo periodo di pace ha contribuito a rasserenare i rapporti tra i popoli di alcuni Protettorati, come nel caso del Dorne e della Tempesta, che per secoli hanno vissuto un lancinante conflitto sospeso nelle Marche.
Questo matrimonio, oltre che vedere unirsi due grandi casate, serviva proprio a dimostrare che l'astio del passato poteva essere seppellito, e di questo eravamo convinti che il Re avrebbe gioito.
Siamo ancora convinti che così sarà.
Con l'Altopiano noi della Tempesta non abbiamo un passato eccessivamente burrascoso.. inoltre per rispetto al mio giovane Lord Protettore, non mi addentrerò in disquisizioni su gusti estetici e necessità che riguardano .. come dire, l'ambito strettamente privato e personale.. ma è chiaro a tutti come milady Elia Martell sia una creatura meravigliosa, nobile ed elegante, per cui abbiamo ritenuto fosse il miglior partito cui Robert Baratheon potesse ambire.
Quanto alle accuse e al fulcro delle motivazioni della scelleratezza di lord Tyrell.. ritengo sia quasi umiliante
trattare l'argomento, ma comprendo come ormai sia necessario.
Tralasciando le accuse di cospirazione ai danni della Corona, il signore di Altogiardino basa tutta la sua teoria su carteggi privati di lord Caron, su codici cifrati..
Oltre al fatto che in questo consesso non viene portata alcuna prova di tali carteggi, e che i lord tirati in ballo
negano alcuni aspetti di tali accuse, come saprebbe lord Mace Tyrell tutto ciò?
Avendo inviato spie e informatori nelle nostre terre, ai nostri confini..
Vogliamo evitare di ritenere tale comportamento infame, quanto piuttosto considerarlo una prassi comune?
Lo accetto.
Ma ragioniamo sulle motivazioni di tale comportamento.
Egli afferma di esser divenuto sospettoso nel momento in cui veniva informato di carteggi secretati, e delle trattative di matrimonio e di alleanza, tra il DOrne e la Tempesta. Ma le informazioni che ha avuto le ha ottenuto DOPO aver inviato spie e informatori nelle nostre terre. Il che già presuppone un intento scuro e poco limpido.
L'Altopiano è stato contattato dal Dorne per stipulare un'alleanza o comunque dei trattati che evitassero qualsiasi conflitto tra i tre Protettorati. L'Altopiano non ha risposto.
L'Altopiano ha ottenuto un legame più forte con la Corona di quanto altre casate non abbiano. Forse avremmo dovuto reagire come è solito fare lord Mace Tyrell? Abbiamo forse inteso questo legame come una chiara minaccia alle nostre terre, strette tra quelle della Corona e quelle dell'Altopiano? NO. È politica, come detto prima.
Possiamo accettare e far passare il concetto che, dopo aver constatato come nelle nostre terre girassero spie della famiglia Tyrell, che la stessa rifiutava trattative con il Dorne a noi prossimo a legarsi, il rinforzare a scopo di tutela le Marche con nuove truppe fosse un chiaro segno di volontà di aggressione?
Guardate la realtà, miei signori.
L'Altopiano ha spiato carteggi privati (a quanto lord Mace Tyrell afferma.. poichè quei carteggi privati ancora devono essere portati all'attenzione di noi tutti) e, in sordina, e senza alcuna autorizzazione della Corona, ha attaccato la popolazione inerme e indifesa di Blackmont."

Fece infine una pausa, e il silenzio fu più assordante delle urla, dopo tanto parlare.
"Chi è dunque che aveva truppe vicino al confine con altri Protettorati, e che appena ha avuto l'occasione e dopo essersi informato sulle difese altrui, ha mosso una GUERRA, dopo tanti anni di pace?
L'Altopiano.
La famiglia Tyrell.
Un Lord degno di questo nome, se sospettoso di cospirazioni ai suoi danni e ai danni della Corona, avrebbe dovuto informare nostra Maestà e il nostro lungimirante e giusto Sovrano avrebbe fatto tutto ciò che è in suo potere per indagare, giudicare e sentenziare su quanto stava accadendo.
NO.
Lord Tyrell, che ora pare dichiari di agire in nome e in difesa della Corona, ha deciso di sua volontà che è giunto il tempo in cui nei Sette Regni non agisca la giustizia del Re, ma quella di ciascun lord e ciascun protettorato.
Ha indagato, giudicato e sentenziato come egli più gradiva, e sta facendo esplodere un conflitto, questo sì, che danneggerà la pace dei Sette Regni e la Corona stessa.
Dunque, miei lord, chiedo a Voi..
Chi deve essere l'accusato, da parte di questo consesso il cui scopo è approfondire quanto avviene nei Sette Regni e riportarlo all'attenzione di Nostra Maestà?
Chi sta mettendo in pericolo il benessere di tutti noi?
Cosa è più pericoloso e devastante per la pace dei popoli che voi tutti rappresentate? Le ipotetiche parole di un lord minore delle Marche, o truppe che senza alcuna autorizzazione attaccano città di altri Protettorati?
Io, in questa sede, e nella speranza che le mie parole vengano riportate cme sono state dette al nostro Re,
ACCUSO lord Mace Tyrell di aver cospirato tramite spionaggio, menzogne, studiati silenzi, contro i Baratheon e i Martell, nel momento in cui questi erano fautori di una pace persino più duratura di quella attuale.
E lo accuso di aver, con il suo comportamento e le sue attuali decisioni, di aver messo in grave pericolo la pace di tutto il Westeros.
Chi ha dato mandato e autorizzazione a lord Mace Tyrell di divenire giudice e giustiziere dei Sette Regni? Oggi tocca al Dorne, e vengono minacciate le Terre della Tempesta.
Domani a chi toccherà?
Qual'è la posizione ufficiale della Corona a riguardo?
Poichè se è stata la stessa a dare mandato all'Altopiano di assurgere a ruolo di Grande Giudice, dovremmo essere informati tutti noi di tale decisione.
Diversamente, siamo di fronte a una scheggia impazzita che non noi, ma tutti i Sette Regni non possono in alcun modo tollerare.
E che il Padre ci aiuti e sia garante di quanto è giusto e accettabile".

Lord Luthor si schiarì la voce e con calma prese la parola.
"Mi scuso pubblicamente. Probabilmente sono stato male informato. Perlomeno non sono così informato come ser Bonifer che, bloccato alla partenza per cavilli legali, senza un rappresentante dei Baratheon ad Approdo e arrivato in questo stesso luogo dopo che è stato fatto il discorso di guerra e quindi all'oscuro del suo contenuto ha una padronanza della questione tale da sapere cosa ha fatto Mace Tyrell, cosa si sono detti ad Approdo, perfino ha parlato delle missive inviate all'Altopiano dai Martell e cosa hanno o non hanno risposto i Tyrell, quando questi hanno spiato chi e conosce persino gli intenti di Mace Tyrell di domani. Cazzo!!! Ma voi dovevate fare il maestro delle spie! ...e dei veggenti!!! Comunque sia chiedo nuovamente scusa per la mia ineguatezza a livello di informazioni. Solo ora sentendo le parole di Ser Bonifer Hasty capisco il motivo reale della guerra che si è delineata.
Liberare il mondo dalla presenza di un simile profeta demente.
E non posso fare altro che sostenere la persona di Mace Tyrell fino alla vittoria o alla sconfitta. Ma ora comprendo che questa è una crociata giusta e doverosa".
Luthor tornò a sedersi guardando negli occhi quell'uomo che vantava di sapere scelleratezze che nemmeno ad Approdo conoscevano.

Ser Hasty fece un ghigno impercettibile. Non di soddisfazione, nè di gioia, ma di rabbia repressa.
"Ogni volta che insultate qualcuno in questa sala, lord Luthor, e non è la prima volta, insultate voi stesso e la vostra genìa di apriporte, che già di suo con le azioni scellerate di questi giorni insulta la dignità della Corona stessa".
Mosse lo sguardo dal suo interlocutore, come a volerlo rifiutare, e lo rivolse nuovamente al Reggente della seduta.

Luthor fece nuovamente spallucce e rivolgendosi al suo vicino "E io che volevo sapere cosa avremmo mangiato domani a pranzo... pazienza. Lo scopriremo solo vivendo".

Lord Bar Emmon si alzò:
“Signori, vi prego manteniamo il garbo necessario a una comunicazione fra nobili Lord quali noi siamo.
Ho provveduto personalmente a informare il Re di ogni parola emersa da questo consesso, non ultime, purtroppo, le insanabili contraddizioni che pongono in campi avversi e, ogni minuto che passa meno avvicinabili, le Casa Tyrell e quelle Baratheon e Martell.
È evidente che la Corona si sia venuta a trovare in una situazione di grande imbarazzo e difficoltà. Qualsiasi decisione essa prenda, scontenterà una delle due parti in causa.
L'aggressione a Blackmont è stata proditoria e chiaramente censurabile, d'altro canto l'ammassamento di truppe Martell in un'unica località delle Marche e a distanza di una settimana di cammino dal confine Tyrell suggerisce sia il clima di crescente sospetto e ostilità fra le due Casate, sia il fatto che il Principe Doran non fosse completamente inconsapevole dell'eventualità di un attacco da parte di Mace Tyrell, e che anzi forse quasi se lo aspettasse. Naturalmente con ciò non intendiamo giustificare l'attacco stesso, ma soltanto rimarcare il clima di già guerra aperta se non ancora dichiarata che aleggiava nell'aria da settimane fra l'Altopiano e il Dorne.
Si richiede alla Corona di intervenire per ripristinare la pace, ma è evidente che potremmo farlo soltanto portando il nostro esercito a Sud, oppure chiedendo ad altri di farlo in nostra vece.
E la Corona non è sicura che tali risoluzioni non verrebbero interpretate e strumentalizzate successivamente come una guerra d'invasione.
Il momento è delicato e le decisioni non vanno prese a cuor leggero.”

Lord Hoster si inserì:
“Lord Luthor per l'ennesima volta devo richiamarvi per il vostro comportamento scurrile nei confronti degli altri Notabili qui presenti.
Fate in modo che non ve ne sia una terza o sarò costretto ad allontanarvi dalla seduta.
Riguardo alla questione altro non mi resta che indire una votazione conclusiva.
Chiedo alle delegazioni ivi presenti di esprimersi riguardo alla situazione nella marca Dorniana, il nostro parere andrà ad influenzare le decisioni di sua Maestà e del Lord Primo Cavaliere.
Vi chiedo dunque di esprimere vicinanza o condanna verso le mosse di Lord Mace Tyrell.
Non vi sarà invece in questa occasione condanna o giudizio verso le azioni segrete tra Dorne e Tempesta, se ne riparlerà dopo che un'apposita commissione avrà elaborato ogni prova.
A riguardo del voto Casa Tully ed il Tridente condannano l'attacco di Casa Tyrell ai danni della Marca Dorniana, pur comprendendo l'interesse nella difesa del Reame.
È mio ulteriore interesse avvisarvi che mentre noi discutiamo il Tridente si è mobilitato e la leva territoriale è stata richiamata sotto le armi.
Non è una minaccia verso nessuno ma un bisogno di potenziare le difese per garantire la sicurezza del popolo ed i commerci.
I vostri diritti rimangono garantiti ed ogni cortesia nel trattamento vi sarà sempre dovuta, di questo non abbiatene a preoccuparvi.”

Lord Luthor si alzò in maniera severa. "Lord Hoster, se volete che per la terza volta non debba ricorrere ad indicare i presenti per quello che dimostrano di essere con le loro azioni, fatemi il piacere di moderare anche chi si mette a dare informazioni che palesemente non possono essere veritiere o comunque fornite da terzi che si trovano altrove, o addirittura in luoghi estranei i fatti che quegli stessi dovrebbero testimoniare. È un insulto alla media intellettuale dei presenti. Per quanto riguarda la votazione accetto il vostro giudizio. Casa Tyrell non condanna casa Tyrell per il suo operato. Tanto più che questa riunione è stata indetta per volere mio a testimonianza della mia buona volontà e disponibilità."

Lord Hoster prese ancora la parola:
“Lord e Lady, interrompo la votazione, ormai ha perso il senso dovuto.
Vengo ora informato della dichiarazione di guerra formale consegnata dalla Corona a casa Baratheon.
I Sette Regni versano in guerra, consultatevi con i vostri signori, aggiorniamo il tutto alla prossima seduta.
Dichiaro qui chiusa la 3° seduta del Senato Reale, l'ultima in tempo di pace.
Che i Sette gli Antichi ed il Dio Abissale sappiano guidarci in questi tempi duri.”

Alzandosi dal suo posto lady Anya uscì dalla sala alla testa della delegazione Arryn.
Aveva delle missive da scrivere e da far recapitare alla Valle, inoltre voleva sincerarsi della sicurezza generale ad Harrenhal.
Era ormai chiaro a tutti che il Senato dei Sette Regni, organo voluto da Re Aerys, ora che Tyrell e Targaryen avevano rispettivamente attaccato Martell e Baratheon, non aveva alcuna importanza, potere o condizionamento nella politica e sulle sorti del Reame.
Anzi forse aveva addirittura peggiorato le cose.
A tutti gli effetti quell'organo era stato un completo fallimento.


[Modificato da Mance 09/09/2017 17:27]


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
09/09/2017 17:29
 
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Dio della Guerra
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SEDUTA DEL CONCILIO RISTRETTO

Lord Tywin aveva cenato in maniera frugale con uno stufato di cinghiale e un bicchiere di vino, all'ultimo piano della Torre del Primo Cavaliere, nella quale si era stabilito.
Aveva provato a prendere sonno, ma la preoccupazione era troppa. Si era trovato presto in piedi, intento ad osservare le poche luci presenti nella città dopo il crepuscolo, con una leggera brezza che filtrava dalle finestre.
Là fuori, i suoi figli, il suo erede, avrebbero presto dovuto fare la loro parte se la guerra avesse preso piede. Da qualche altra parte, Lord Bryen Caron e i suoi segreti erano accompagnati dal Re, in viaggio verso Pyke.
Dormire era fuori discussione. Uscì dalle sue stanze, e andò a bussare al giovane attendente che corona aveva messo al suo servizio. Il ragazzo russava così forte che si sentiva da fuori.
Aprì la porta in vestaglia, con in mano una candela e gli occhi ancora socchiusi.
"Ho bisogno che porti nella sala del concilio tutti i rapporti arrivati negli ultimi giorni. Le testimonianze dei cantieri navali di Pyke, dei fabbri dell'altopiano. Le lettere incriminate di Lord Mace e gli appunti del Principe Lewyn. Passerò la notte a studiarli."
Il ragazzo non parve recepire bene.
"Ma mio signore, è notte fonda, dovremmo tutti riposare..."
"Riposerò quando sarò morto, ragazzo. Vedi di sbrigarti!" replicò brusco Tywin.
"E vedi di farmi portare una buona colazione domattina. Una birra, salsiccia nera, uovo bollito e pancetta affumicata con pane nero imburrato. Dimenticati qualcosa, e portare colazioni sarà tutto quello a cui potrai mai aspirare nella vita."
Detto questo, Lord Tywin tornò nei suoi appartamenti per cambiarsi d'abito. quando giunse nella saletta del concilio, l'attendente aveva già provveduto a portare gli scritti da lui richiesti, e aveva acceso le torce alle pareti.
Tywin chiuse la porta, e si immerse nella lettura e nei suoi pensieri.
All'alba arrivò la sua colazione, esattamente come l'aveva chiesta. Tywin ringraziò, perché di carattere era duro ma onesto. Il ragazzo si era impegnato. Gli chiese di rimanere a disposizione, se fosse servito.

Mace Tyrell fece il suo ingresso con un tomo grande quanto uno scudo in mano. Chinò il capo in segno di saluto.
"Milord, vedo che anche voi faticate a dormire. Spero di non essere io la causa di ciò... nel caso me ne dispiaccio. Comunque oltre a pianificare la difesa dell'Altopiano e la fase offensiva dell'immediato, ho portato anche i conti Reali e badato a quello che il mio ruolo di Maestro del Conio mi impone". E fece un sorriso, palesemente tirato però causa la notte insonne.
Il cielo iniziava a rosseggiare ad Est quando Quellon dopo aver superato le guardie all'ingresso varcò la porta della sala del concilio.
Due uomini erano seduti ed intenti a discutere sul fondo del grande tavolo, uno di loro sedeva sul seggio del Primo Cavaliere.
Ecco chi vincerà la guerra, ecco due uomini che è meglio non avere contro. Eccoli qui a tessere trame mentre gli altri membri del consiglio sono ancora nei loro letti. Pensò il Lord Mietitore.
"Buongiorno a voi signori," fece alcuni passi verso il centro della sala "vedo con piacere che come si suol dire dato che il mattino ha l'oro in bocca il Maestro del Conio è già qui" Sorrise in direzione di Lord Tyrell.
La situazione era tesa, il Primo Cavaliere aveva mosso gravi accuse a casata Greyjoy, ma Quellon non era stato di certo colto alla sprovvista, si aspettava di dover chiarire l'incremento della flotta e questo avrebbe fatto davanti a tutti, sfidando chiunque a ribattere alle sue parole.
Raggiunse la sua sedia e si distese comodamente, "Credete che sia il caso che io dica due parole all'inizio di questo conclave per invocare la grazia e la guida di tutti gli dei sulle nostre decisioni?" Si rivolse agli altri due, continuando a dimostrarsi sereno e in qualche modo distaccato, come se quella fosse una normale seduta del concilio e non l'inizio di una sanguinosa guerra che avrebbe di lì a poco sconvolto i Sette Regni.
Poco dopo entrò anche il Principe Lewyn. Aveva sentito l'ultima frase dell'uomo di ferro, e pensò che sarebbe stato carino applicare le tradizioni di affogamento delle Isole ad una certa persona che si trovò davanti.
Infine salutò: "Buongiorno a voi, Primo Cavaliere e Sommo Sacerdote." Sorridendo, si sedette al suo posto.
Lord Tywin si rivolse a Lord Quellon: “Se lo ritenete necessario Lord Quellon, tanto siamo in attesa della casa reale. Nel frattempo, dò il benvenuto a tutti, e spero che la giornata di oggi possa essere utile ad abbassare i toni."
Rhaella fece il suo ingresso nella sala del Concilio.
"Buongiorno a tutti.
Mi fa molto piacere vedervi già attivi e pronti a lavorare insieme per il bene dei Sette Regni."
Mace proseguì serafico. "Ma i toni mio Lord Primo Cavaliere sono sempre stati pacati. Lord Lewyn, che ora fa finta di non vedermi nonostante abbia visto mille dettagli in una lettera bianca, chiusa e nella mano del Principe ha scritto un bigliettino e io ho gustato ben sei dolcissime albicocche offerte dalla Regina. Un bell'incontro sapete? Chiarificatore, pacato e civile. E il principe non ha detto o fatto nulla che possa essere considerato 'alto' nei toni. Siamo tutti Lord qui, non Bruti". E si ritrovò ad allungare una mano oltre il suo immenso tomo... inutilmente. "Ahhh Lord Tywin vi consiglio di farvi portare qualcuna di quelle perle succose della Regina... quelle albicocche si scioglievano in bocca". E fece un cenno col capo come per disimpegnarsi da discorso quando fece il suo ingresso la Regina.
Jon Arryn entrò nella sala in cui si sarebbe tenuta la prima riunione del nuovo Concilio Ristretto. Erano già tutti presenti e seduti così il Lord della Valle, dopo un inchino di fronte alla Regina ed al Principe Rhaegar, si diresse verso l’unico posto rimasto.
“Buongiorno a tutti.”
La tensione era palpabile, ma lui era tranquillo.
Tutti gli invitati in grado di arrivare lo avevano fatto. Il delegato Stark e quello baratheon erano ancora in viaggio verso la capitale.
Tywin estrasse una pergamena, segnò i presenti ed aprì la seduta:
"Primo ordine del giorno: il riarmo di casa Greyjoy e Tyrell. Mi sono arrivate comunicazioni che i vostri cantieri navali e i vostri Fabbri stanno facendo buoni affari.
Potete giustificare al concilio ristretto queste spese?"
Disse rivolto a Quellon e Mace.
Lord Mace rispose: "Casa Tyrell sta rinforzando le difese su tutto il confine sud-est. E le rinforzeremo ulteriormente per poter gestire una guerra di invasione nelle marche. Nulla di più e nulla di meno".
Mace aveva detto senza preamboli la verità e non doveva giustificare ulteriormente la cosa.
"Apprezzo la vostra onestà, Lord Mace". Tywin era rimasto sorpreso della risoluzione dimostrata da Mace Tyrell. Nessuno avrebbe scommesso un dragone bucato su quel soggetto, ma lo avevano sottovalutato.
"A questo punto vi chiedo anche di commentare gli altri ordini del giorno, Lord Mace. Le motivazioni di questo attacco, e le vostre accuse a Lord Caron, con conseguente richiesta di resa incondizionata a casa Baratheon".
Tywin intinse la penna in piuma d'oca nel calamaio, la portò sulla pergamena ed attese la replica di Mace fissandolo negli occhi.
"Prima ve non vi dispiace, vorrei rispondere io al primo punto"
Intervenne Quellon dopo aver scambiato uno sguardo con Mace.
"Innanzi tutto sarei curioso di sapere come l'informazioni della messa al varo di un centinaio di navi lunghe, per quanto non volessero essere celate a nessuno, siano giunte alle orecchie di questo concilio. Poi, come ha appena fatto Lord Tyrell, posso anche io confermare queste informazioni.
Io ho ordinato l'ampliamento della forza navale dell'arcipelago di ferro, come sapete la piaga della Fratellanza ha imperversato tra le mie terre per un'intera l'una e visto che è stata negata la possibilità di strutturare un esercito d'elite con il compito di estirpare l'eresia del "buon padre" dai sette regni, è stato interesse mio e degli uomini e delle donne che mi hanno come guida, quella di rafforzare le difese.
Trovo che sobillare la ribellione contro la Corona sia essa opera di stranieri o di abitanti dei Sette Regni, sia un grave reato e per questo casata Greyjoy utilizzerà tutte le proprie forze per evitare che questo germe si diffonda"
Lord Tywin rispose: "Lord Quellon, la costruzione della vostra flotta non è un segreto. I miei marinai pescatori mangiano nelle taverne delle isole di ferro, talvolta assieme ai vostri uomini dopo una giornata in cantiere.
I miei stessi marinai vedono la deforestazione che ha ormai colpito le vostre terre, visto che ormai tutti gli alberi che avete fanno parte di una nave.
Infine vi faccio notare che la tela per le vostre vele viene importata attraverso le mie terre."
Tywin reputava Lord Quellon un grande guerriero e navigatore, ma si stupiva ogni giorno di più di come le isole di ferro potevano andare avanti sotto il suo dominio.
"In ogni caso, la giustificazione da voi posta è molto ragionevole. La fratellanza vi ha colpito per un mese intero, e mi complimento con voi per non aver ceduto di un passo a quei vermi."
Tywin continuava a scribacchiare mentre parlava. Decise però di terminare la sua risposta sollevando gli occhi dalla pergamena:
"Però Lord Quellon, ritengo avventata qualsiasi azione militare contro altre casate dei sette regni. Mi bastano i grattacapi di Lord Mace, per iniziare bene il mio primo giorno ad Approdo".
Terminato il discorso con Lord Quellon, Mace prese la parola.
"Lord Primo Cavaliere, non so chi vi ha informato dell'accaduto ma di sicuro dovete scegliere meglio gli informatori. Fortunatamente la persona della Regina è qui con noi per poter confermare le mie parole. Mai Mace Tyrell ha fatto il nome di Bryen Caron sia nel bene che nel male. Addirittura mai la mia persona ha fatto nomi di chicchessia. Vi spiego. Settimane orsono la mia rete di spie, mi ha informato di una fitta rete di rapporti tra il Dorne e l'Altopiano che sono scaturiti poi nella proposta di un alleanza suggellata dal futuro matrimonio tra Robert Baratheon ed Elia Martell. In seguito sono state intercettati numerosi tentativi di spionaggio da parte delle gilde di spie Dorniane e Baratheon, attenzione che onestamente è stata ampiamente ricambiata. Casa Martell poi ha tentato, sono onesto, un approccio iniziale. La mia risposta è stata quella di considerare ogni azione diplomatica solo con l'avallo della Corona, cosa che dovrebbe essere sacrosanta se non si ha nulla da nascondere. Evidentemente qualcosa è andato storto perchè l'azione delle spie avversaria è aumentata, tanto che settimana scorsa una spia Baratheon è sfuggita con chissà quali informazioni dal nostro territorio. È stata mia idea poi appena prima del ritorno da Harrenhal, comunicare al Re la volontà di testare la buona fede dei Martell una volta giunti qui ad Approdo. Al colloquio col Principe e la Regina ho dato una lettera in bianco asserendo a voce che conteneva informazioni importanti riguardo lo sviluppo dei rapporti tra Baratheon e Martell... il resto è opera della coda di paglia di Lewyn che ha citato Bryen Caron e dato spiegazioni a priori riguardo alla falsità del contenuto della lettera in quanto sicuramente non cifrata e altre cose che non ricordo. Mi spiace inaugurare questo concilio ristretto con una smentita delle vostre parole ma la Regina può confermare l'esattezza di ogni parola proferita ora dalla mia persona. Tengo a precisare infine che non ho violato il sacro vincolo dell'ospitalità con la dichiarazione di guerra ne con l'attacco preventivo a Blackmont e che ho lasciato rientrare nei rispettivi territori sia Elia Martell, alla quale va il mio rispetto come dama, sia Robert Baratheon, il quale potrebbe spaccarmi la testa con una mano sola se solo volesse. Ecco sono transitati per giorni nelle mie terre, ma al Re ho promesso settimane orsono il salvacondoþo per tutti i presenti ad Harrenal. Quindi il mio agire è dovuto solo a troppi sospetti e a prove implicite fornite direttamente dai diretti interessati. Il loro cincischiare e alcune bugie hanno posto fine alla mia pazienza. Ne pagherò le conseguenze? Beh meglio pagarle per qualcosa che ho fatto che pagarle per essermene stato qui seduto a porgere l'altra guancia. E poi Lors Tywin chi meglio di voi può capirmi... ieri non pioveva come a Castamere... ma noi Tyrell siamo meno plateali...".
Il Principe Lewyn prese la parola con rispetto:
"Lord Tywin, chiedo di poter intervenire un attimo."
Aspettò che il Lord di Castel Granito girasse il capo verso di lui.
"Sono stato zitto fino ad ora visto che non sono stato direttamente interpellato da voi, ma c'è qualcosa di importante da sottolineare rispetto a quanto riferito da Lord Tyrell.
Vedete, la Regina potrà confermare come il nome di Lord Bryen Caron non fosse stato fatto esplicitamente dal Maestro del Conio, ma potrà anche testimoniare come egli abbia parlato di una lettera da lui ricevuta da un certo Lord della Marca, lettera che peraltro non ha mai mostrato a nessuno e che per quanto ne so è semplicemente frutto delle sue fantasie.
Ora, quale Lord della Marca è abbastanza vicino a Lord Robert per poter parlare in sua vece? Già i Lord della Marca non sono molti, se poi consideriamo quelli così vicini al Lord Protettore... L'intersezione degli insiemi si riduce ad un unico elemento. Era ovvio che la sua accusa fosse rivolta verso di lui.
Se tuttavia questa lettera esiste solo nelle fantasie di Lord Mace, l'attacco che il Dorne ha subito è purtroppo reale. Una guerra che non abbiamo mai avuto interesse a cominciare, tanto che siamo stati assolutamente fermi e ben lontani dal riarmo. Contavamo che le istituzioni del Regno -questo Concilio, il Senato e la Famiglia Reale- fossero capaci di convincere il Lord dell'Altopiano a ragionare per un secondo, prima di muovere guerra.
"Se non sono stato esauriente è semplicemente perché questo intervento non mi è stato esplicitamente richiesto da voi. Nel caso vogliate un resoconto più dettagliato secondo il mio punto di vista, non esitate a farmi delle domande. Intanto spero con queste mie due parole di non aver scombussolato l'ordine della riunione."
Mace rise sommessamente. "Perdonatemi Lord Primo cavaliere ma Lewyn ogni volta va caccia di granchi e ne trova parecchi. Mi chiedo perchè mai Doran vi abbia mandato qui. Fate danni su danni" disse poi rivolto a Lewyn. "Onestamente non ho parlato di un fantomatico Lord della Marca ....ma una lettera giunta DAI LORD DELLE MARCHE, QUELLI DAL LATO DEL CERVO. Questo sarebbe saltato agli occhi di Doran. Cosa credete che abbiano fatto, una festicciola comune dove bere vino e scaldare ceralacca per una missiva dove tutti avrebbero impresso il loro sigillo in comune? Lewyn non vi facevo così perverso... Comunque sia, nel caso in cui questo per voi fosse plausibile, non avrei detto nemmeno che quella persona parlasse a nome di Robert. Sono tutte vostre deduzioni basate a loro volta su altre vostre deduzioni. Avete dato conferma alla pista che le mie spie avevano paventato ma di cui non avevo prova. Tutto qui. E voi che fate tante conclusioni su deduzioni di deduzioni non prendetevela se io ho semplicemente tratto la mia conclusione. ...Poi magari la guerra la perdo anche ...e allora potrete imprimere col vostro sigillo tutta la ceralacca che volete..." e alzò le spalle quasi a rendere la cosa in balia del destino.
La rievocazione del ricordo di Castamere non piacque affatto a Tywin. Udendo quelle parole, non poté fare a meno di alzarsi in piedi, lasciando per un attimo da parte tutte le scartoffie poggiate sul tavolo.
Il concilio piombò per un attimo in silenzio, intimorito dalla solennità del Lord dell'Ovest. Lo sguardo che andò a posarsi su Lord Mace, fu a dir poco truce.
"L'insurrezione di casa Reyne non ha niente a che fare con le vostre campagne militari, stimatissimo Lord Mace. I Reyne erano alfieri di casa Lannister, e dunque responsabilità di casa Lannister. Li ho fatti giustiziare fino all'ultimo bambino, e lo rifarei di nuovo.
Al contrario la disciplina di casa Martell non è soggetta al vostro giudizio, ma a quello del Re e di questo concilio.
Giudico negativamente gli intrighi da voi denunciati, ed altrettanto negativamente la vostra volontà di intraprendere azioni militari nella zona."
Poi Tywin rispose al Principe Lewyn:
"Principe Lewyn, la mia domanda è semplice. Esiste, o esisteva fino a qualche giorno fa, un complotto ai danni della Corona o di casa Tyrell? Ve lo chiedo a prescindere dalla vostra responsabilità personale nella faccenda, di modo che possiate indicare a questo concilio eventuali responsabili.
Badate bene alla vostra risposta. La prima cosa che pretendo in nome del Re, è la sincerità.
La seconda cosa che vi consiglio, è di pensare al vostro popolo prima di rispondere."
Rhaegar entrò nella stanza dove si stava tenendo il concilio Ristretto con colpevole ritardo, lo sapeva, tuttavia non poteva di certo mancare in una riunione così urgente. Si chiuse rapidamente la porta alle spalle e salutò i Lord con voce calma
“Perdonate il mio ritardo, stimati membri del concilio ristretto, ma avevo svariate cose di cui occuparmi con urgenza. Sono certo che capirete quanto fare le veci di sua Maestà in determinate situazioni implichi anche una molteplicità di questioni di cui occuparsi, a volte, per quanto si desideri diversamente, da svolgere contemporaneamente, e il mio ritardo è dovuto a questo. ad ogni modo sono certo che la Regina stia svolgendo anche meglio di me il compito di rappresentare la corona.”
Ciò detto, si diresse a prendere parte al proprio posto, accanto alla madre Rhaella.
La Regina prese la parola:
"Scusatemi Principe Lewyn, prima che rispondiate al Primo Cavaliere e al resto del Concilio, dato che sono stata chiamata in causa, mi sembra giusto rispondere.
Confermo quanto detto da Lord Mace. Durante l'incontro avvenuto tra noi, Lord Mace ha consegnato per prima a me la sua lettera. La lettera era completamente bianca. Non capivo cosa volesse ottenere Lord Mace, per cui ho passato la lettera a mio figlio Rhaegar e anche lui, come me, ha deciso di vedere a che gioco stessero giocando i nostri due interlocutori.
Ammetto di essere stata perplessa, poi, delle giustificazioni date dal Principe Lewyn sul sigillo, sul colore dell'inchiostro e sulla firma.
Tutti elementi che, essendo la lettera bianca, non potevano nemmeno essere notati.
E se il colore fosse stato invece quello giusto? E così la firma?
Le giustificazioni a priori date dal Principe Lewyn prima di poter anche solo vedere la lettera mi hanno insospettita, così come l'aver fatto il nome preciso di Lord Caron."
Lewyn rispose:
"Casa Martell nega ogni complotto nei confronti del Re o dell'Altopiano, mio Primo Cavaliere. Per questo continuo a far notare che Lord Tyrell non ha lo straccio di una prova di quello che asserisce.
Chiedo un giusto processo, in modo da far capire al resto del continente se Casa Martell stesse effettivamente tramando qualcosa o se invece è Casa Tyrell a cospirare contro il Dorne è la Tempesta. Trovo in ogni caso che l'attacco mosso sia assolutamente inaccettabile secondo le Leggi in vigore. Non sono certo io il Maestro delle Leggi, che deve arrivare, ma trovo assurdo che un Lord Protettore muova guerra contro un altro Protettorato e un Principato, e resti impunito."
Poi rivolgendosi alla Regina: "Mia Regina, non potete però non dire che il Maestro del Conio aveva appena parlato di una lettera proveniente dalla Marca che avrebbe testimoniato un complotto che non esiste. Credendo fosse quella la lettera di cui sopra, mi sono semplicemente limitato a mostrare che non poteva provenire da un alfiere di Casa Baratheon, e che pertanto non poteva essere una prova. Cosa poi verificata, tra l'altro."
Lord Mace disse: "Scusate Lewyn non vi siete limitato a dire che non poteva provenire da un Lord della Marca, avete detto che era una missiva contraffatta di Lord Caron. Insomma, prima dite che ho citato Lord Caron e non l'ho fatto, poi dite che ho citato un Lord della marca ma ho solo detto in senso lato, poi dite che avete smentito la provenienza della missiva dai Lord delle marche e invece avete citato voi Lord Caron. Vi rendete conto che siete partito accusandomi di una cosa che alla fine avete fatto voi? Devo dire che come difesa eh... non saprei... assomiglia a... ecco ci sono ...ad un bel mucchio di merda!".
Poi si volto verso Tywin. "Mio Lord Primo Cavaliere possiamo passare ad un altro punto e poi ritornare su questo nel caso, perchè almeno avremo deciso qualcosa di utile nel regno e poi chi vorrà partecipare a questo spettacolo grottesco potrà farlo con animo sgombro da questioni più serie".
Tywin lascio terminare sia Lewyn che Mace, e commentò rivolto al principe dorniano:
"Principe Lewyn, prendo atto delle vostre parole. Esse vi fanno onore negli intenti, ma a quanto pare non sempre le vostre azioni hanno rispecchiato questi propositi. La regina in persona conferma che siete caduto un po' troppo precipitosamente in un inganno teso da Lord Mace. Evidentemente avevate qualcosa da nascondere."
Poi verso il lord dell'altopiano:
"Ma lo stesso discorso vale per voi Lord Mace. Attacchi verso altre casate, seppur definibili come difesa preventiva, non sono permessi senza il benestare della corona."
Tywin scrisse una riga sulla sua pergamena, ormai piena da cima a fondo.
"Per cui visto che desiderate passare oltre, passiamo oltre. L'ultimo punto sui cui andrà la discussione è la vostra richiesta di resa incondizionata inviata a Robert Baratheon. Una copia della lettera mi è giunta per volontà dei Baratheon stessi.
Intendete dichiarare guerra a qualcun altro, già che ci siete? In quanto vostro vicino, non vorrei dover prendere contromisure..."
“Se posso esprimere il mio pensiero...” cominciò Rhaegar prendendo la parola “ ...ritengo che il Principe Lewyn parli a nome del Dorne e di Casa Martell. sul tavolo continua a circolare un nome, di una persona che non è chiaro fino a che punto parla a titolo personale o se invece è la voce di altri, o il loro strumento.” fece una pausa, sospirando.
“Naturalmente non spetta a me dire che fare in questa situazione, sua Maestà ha stabilito chi dovesse essere chiamato ad assolvere a questo incarico. La mia semplice proposta, da inserire nelle eventuali altre, è che questo Concilio convochi Lord Bryen Caron di Nightsong ad Approdo del Re per fornire tutte le spiegazioni che si ritengono necessarie...e che contestualmente richieda a Lord Robert Baratheon di intimare a Lord Caron di recarsi ad Approdo del Re. Mi pare più che ragionevole.”
Mace fu lieto di rispondere: "Per rispondere al Principe, credo che la sua richiesta sia più che legittima e logica peraltro. Al Lord Primo Cavaliere invece posso dire che la mia proposta di resa a casa Baratheon era un semplice invito a dimostrarsi a favore della Corona. Mi spiego. Se casa Baratheon è all'oscuro di tutto deve rimediare la sua noncuranza riguardo i suoi nobili alfieri. Ho pensato che il suo intervento contro le truppe Martell e quelle dei suoi Alfieri traditori sarebbe stato un ottimo modo di riscattare la propria posizione. Nel frattempo tutti i suoi averi sarebbero stati congelati dalla Corona. Poi a cose fatte avrei chiesto i miei danni di guerra. Tutto questo a riprova che io non cerco una guerra di espansione. Ma Robert non ha risposto e il problema non si pone. Il fatto che abbia avuto il tempo di passarvi la missiva e non di rispondermi... beh... ho capito il messaggio".
Tywin fu glaciale: “La mancata risposta alla vostra missiva potrebbe essere dovuta al fatto che Lord Robert Baratheon è ancora in viaggio.
In ogni caso, ho accumulato abbastanza elementi per formulare delle proposte, che metteremo ora al voto.
Prendiamo tutti una piccola pausa nel frattempo."

DOPO LE VOTAZIONI DEL CONCILIO

Era tardo pomeriggio, Approdo del Re si stava preparando a chiudere i battenti in attesa di un'ennesima notte di ristoro dopo il traffico giornaliero.
Il Principe Lewyn si aggirava per le strade della città, accompagnato dalla scorta personale, per raggiungere l'uomo che avrebbe fatto le sue veci come diplomatico del Dorne ad Approdo una volta che lui avrebbe preso la strada di casa. Era giunto da poco e alloggiava in un'osteria della parte ricca della città, in attesa di essere ricevuto a Corte.
Era quasi giunto a destinazione quando, in mezzo al trambusto della folla, sentì uno dei suoi compagni che gli sussurrava qualcosa.
Si voltò verso di lui, non avendo compreso le sue parole, e riuscì a leggere il labiale mentre questo ripeteva quello che aveva cercato di dirgli.
Uomini Tyrell.
Tra la folla, che iniziava a scostarsi, intravide una decina di uomini Tyrell, chiaramente riconoscibili dalle casacche riportanti il simbolo della famiglia. Avanzavano verso di loro.
Lewyn non aveva voglia di problemi, semplicemente ordinò ai suoi di svoltare al primo incrocio possibile. Si introdussero in una via piena di commercianti di strada che stavano rimettendo a posto le loro merci.
In mezzo a uomini chini per spostare cassette di frutta e cesti di tessuti, ecco spuntare altri uomini Tyrell. Arcieri, questa volta.
Lewyn ordinò ai cavalieri di fermarsi.
Evidentemente stavano cercando lui. Per un attimo sperò che il quel furbone di Mace non avesse intenzione di rompere la Pace del Re anche nel posto più sacro del Reame, la Capitale.
Si ricordò poi della sorprendente arguzia dell'uomo con cui si ritrovava a trattare, e non poté che prepararsi al peggio. Fermo con i suoi dieci compagni, aspettò che i soldati ostili fossero più vicini.
Will Pyke ed un altro degli uomini Greyjoy si trovavano nei paraggi.
Appena intuirono cosa stava succedendo il capitano degli uomini di Ferro mandò il suo sottoposto da Lord Quellon.
Si tenne in disparte, portando piano la mano sull'elsa della spada e tenendo d'occhio la situazione.
Cazzo milord... in che guaio ci siamo cacciati... pensò mentre aspettava che arrivasse un messaggio da parte del suo signore. E possibilmente anche gli altri uomini della scorta.
Lord Quellon venne raggiunto dalla staffetta, Demin il uno dei soldati con il quale aveva condiviso la strada da Harrenall era in piedi davanti a lui ansimante.
"I Tyrrel stanno preparando un'imboscata al Lord del Dorne che siede con voi al concilio. Will vuole sapere che cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo ammazzare?"
- hanno spine pungenti le rose di Altogiardino, Mace è un folle se pensa di prendere in ostaggio il Principe Lewyn e ancora più pazzo se crede di ammazzarlo in un vicolo come un cane- pensò Lord Quellon
Valutò per qualche istante quale schieramento avrebbe portato maggior profitto all' arcipelago, poi decise che era troppo giovane questa guerra per coglierne il frutto, a fronte sopratutto delle parole del Primo Cavaliere. "Lasciate stare, non è affar nostro, non avvertite i Martell e non appoggiate i Tyrell, sono screzi tra vicini" ripensò a chi aveva usato quelle parole e si domandò cosa avrebbe fatto al suo posto. " Che il Principe Martell rimanga in vita però, porta con te gli altri uomini e vedi di trovare anche l'appoggio della guardia cittadina." Prese poi una pergamena e vergo un paio di righi con una calligrafia praticamente illeggibile dettata dalla fretta poi firmo il foglio e lo affidò a Demin.
Corin Greyoak era una delle dieci Rose Nere partite da Altogiardino con Mace Tyrell. Anche se tra quei dieci soldati d'elite con c'era un vero e proprio comandante, lui, uomo capace con la spada, fedele ed estremamente intelligente, ne faceva implicitamente le veci.
In quel momento i suoi compagni stavano presidiando le stanze di Mace Tyrell. Solo lui e il giovane Sam Blackstone stavano vagando per la città per vedere un poco gli animi del popolo e riferire poi a Lord Mace. Vide più volte le pattuglie Tyrell di soldati semplici, reclutate durante la permanenza ad Harrenhal e il viaggio di arrivo ad Approdo.
Corin non ne era contento, quelli non erano uomini dell'Altopiano ma solamente poco più di mercenari che facevano quello per sfamarsi. Avrebbe voluto vedere la dedizione in campo di battaglia di quei soldati anche se ne conosceva già la risposta.
Come i due cavalieri svoltarono l'angolo videro l'unica scena che Corin non si sarebbe mai augurato. Lewyn Martell circondato da una scorta di dieci cavalieri Dorniani stava muso a muso ad una decina di arcieri della Rosa.
"Sam, corri a chiamare le altre Rose e Mace Tyrell, svelto!". Il giovane cavaliere annuì e corse in direzione opposta, mentre Corin raccolse il suo coraggiò e avanzò deciso.
Arrivò alla testa dei soldati Tyrell quando i due schieramenti si erano già scontrati verbalmente. La situazione era critica.
Avanzò posizionandosi a mezza distanza dei due schieramenti.
"Sono Corin Greyoak, membro delle Rose Nere e della guardia personale di Mace Tyrell". Poi voltò il capo alla sua sinistra e dopo avere fatto un mezzo inchino col capo "Lord Lewyn..." e quindi fu la volta degli uomini alla sua sinistra. "Voi invece, eseguite voltatevi e tornate sui vostri passi, è un ordine". I più erano sul punto di obbedire ma uno degli uomini avanzò fino ad arrivargli a circa un metro di distanza "Ayè e tu chi cazzo sei per darmi ordini. Quelli sono dei dannati Dorniani figli di puttana e noi ci siamo in guerra con loro", a quelle parole un cavaliere Dorniano avanzò verso di loro e si posizionò vicino a Corin dalla parte opposta l'armigero Tyrell.
Corin guardò l'arciere e con calma anche se con un velato disprezzo "Tu sen sei dell'Altopiano, sei un cazzo di mercenario e sei pagato pre eseguire gli ordini, quindi gira il tuo dannato culo e torna nel cesso da cui sei venuto o ti stacco la testa". A quelle parole l'arciere strinse forte l'arco innervosito ma poi sembrò fare un passo indietro a voltarsi. Di rimando il Dorniano rise e cominciò il putiferio.
L'arciere con una velocità impressionante mise una freccia nell'arco, il Dorniano mise mano all'elsa ed estrasse la spada, ma Corin ...era una rosa . Estrasse stiletto con la destra e spada con la sinistra e roteò su se stesso, la testa mozzata dell'arciere cadde a terra con un tonfo secco mentre il cavaliere Dorniano rantolava per una stilettata che dalla zona ascellare aveva raggiunto il cuore. Corin si ritrovò ad imprecare, mentre un secondo gruppo di fanteria coi colori dei Tyrell arrivò ignaro di tutto alle spalle dei Dorniani.
Tywin si trovava nella sua stanza, in cima alla torre del primo cavaliere. Stava osservando la città dipanarsi sotto di lui, a tratti oscurata dal passaggio di una nube all'inizio del crepuscolo.
Ad un tratto la sua attenzione venne attirata dal vociare di alcuni soldati alla base della torre. Suoi soldati. Pochi istanti dopo, il rumore era quello di passi che salivano in fretta le scale. Tywin decise di precedere il messo, e gli andò incontro per le scale.
"Milord!" disse il giovane soldato in armatura Lannister "c'è giunta voce di tumulti nelle strade. Soldati Tyrell sono stati visti combattere con la scorta del Principe Lewyn Martell!"

L'espressione di Tywin si tramutò in una smorfia di disgusto e disappunto. Sospettava una simile mossa, ma non così in fretta. Aveva ancora una volta sottovalutato Lord Mace.
"Ma la guardia cittadina? E l'esercito reale?" aggiunse Tywin.
"Sono rimasti a guardare Milord. Cioè, forse non erano sul posto. Non saprei. So solo che nessuno li ha fermati Milord. Che ordini avete?"
Tywin decise di agire in fretta.
"Portate dentro alla torre viveri, acqua e una voliera di corvi. Ci chiuderemo dentro fino a che non si sarà calmata la situazione."
E sarà anche il caso che scriva due righe ai Lord dei sette Regni, pensò Tywin. Ma cosa? Ci avrebbe riflettuto nei giorni a venire.
Ecco che la merda ha iniziato a piovere giù anche prima del previsto...
James Water stava prendendo le armi dalla caserma, insieme a Finnick e a decine di altre guardie.
Dopo la prima seduta del Concilio Ristretto e dopo le notizie che erano arrivate da Blackmont, erano stati avvisati di stare all'erta, ma James non si aspettava che la situazione sarebbe degenarata così velocemente e soprattutto direttamente in città.
Erano stati chiamati d'urgenza e stavano per essere inviati dove alcuni armigeri Tyrell si stavano scontrando con la scorta del Principe Lewyn.
L'ordine per la Guardia Cittadina era cercare di mantenere l'ordine e riscortare alla Fortezza Rossa, in salvo, il Principe Lewyn.
James uscì con il resto degli uomini in strada imprecando a denti stretti contro quei nobili che giocavano a fare la guerra.
Quando i dorniani videro il primo dei loro compagni cadere a terra colpito dalla stilettata del soldato Tyrell, si strinsero attorno al Principe cercando di proteggerlo a costo della loro stessa vita.
La strada nel fratempo si era liberata dai popolani, che erano fuggiti urlando di fronte a quell'orrendo spettacolo che le truppe dell'Altopiano stavano offrendo loro.
Prima che le soverchianti forze ostili li accerchiassero, Lewyn riuscì a urlare: "Othar! Vince! Andate subito a cercare gente della guardia cittadina o dei Targaryen!"
Mentre i suoi iniziavano a parare colpi su colpi cercando di allontanare i nemici stendendo le spade per creare un passaggio da cui fuggire, il Principe vide i due cavalieri da lui inviati che tentavano di cavalcare in una via stretta, in salita, per sfuggire dai Tyrell e cercare aiuto.
Uno dei due, chino sul destriero, venne colpito da una freccia. Si acasciò sulla sella e poi cadde a terra, appeso al cavallo dal piede piegato nella staffa. L'animale intanto continuava ad avanzare, trascinando con sé il corpo ormai morto.
L'altro invece ebbe più fortuna e riuscì a svoltare l'angolo.
Mentre erano in otto contro duecento, Lewyn pensò che perlomeno lui e i suoi uomini sarebbero stati vendicati. Intanto cercò di portare all'inferno con lui il maggior numero di quelle bestie dalla casacca verde.
Corin buttò giù la porta di un'abitazione della via mentre frecce piovevano da ogni dove e i Dorniani erano raccolti a testuggine attorno a Lewyn.
"Di qua!!!" Urlò loro con veemenza, ma i dorniani non si fidarono e mantennero la testuggine. I due soldati mandati a chiamare la guardia cittadina caddero sotto i colpi dei soldati Tyrell. "Dannati Dorniani del cazzo! Di qua o morirete tutti!!! E sfoderò il corno da guerra che ogni Rosa nera possedeva. "Hawooooooo.... Hawooooooooo.... Hawooooooo....". Dal frastuono ci fu un attimo di interruzione della battaglia e qualche Dorniano guardò in direzione di Corin.
"Di qua svelti!!!" E indicò il passaggio divelto poco prima.
Mace era a cavallo, circondato da tutte le Rose Nere tranne Corin e il suo giovane compagno d'armi. Si stava intrattenendo con un mercante di sete quando vide proprio il giovane al galoppo venirgli incontro. Mace capì subito.
"Lord Mace...Lord Mace... è successo un...". "Hawoooo..... Hawoooo.... Hawoooo....." si sentì un corno da guerra proveniente da poche vie più a sud sovrastare la voce del cavaliere.
La guardia personale di Mace Tyrell montò a cavallo e anche Lord Mace.
"Mylord" disse Benfred, uno dei più anziani "non credo sia il caso! Restate qui, vi prego."
"Invece è proprio il caso. Veloci o ne pagheremo tutti le conseguenze!" E il gruppetto partì al galoppo.
Quando Lewyn sentì quel cavaliere che urlava loro di entrare nella casa, pensò che non avrebbe mai mandato uno dei suoi uomini a passare in una porta da poco sfondata da un soldato che aveva ucciso uno dei suoi meno di cinque minuti prima.
"Copritemi!" gridò a gran voce.
Si fiondò verso la porta dando uno spintone al cavaliere Tyrell e riuscendo a far cadere per terra il suo stiletto. Quello restò per qualche secondo interdetto, fermo a guardarlo.
Fece poi un cenno a quel che rimaneva della sua guardia personale, gettandosi a prendere l'arma caduta a terra.
Quattro dei suoi riuscirono a scendere da cavallo e ad entrare nell'abitazione, richiudendo subito la porta e barricandola temporaneamente con una spada.
Nei secondi successivi cercarono di rinforzare il passaggio il più possibile, per poi correre ad esplorare la casa cercando una via di fuga seguiti dall'uomo che inaspettatamente li aveva supportati.
"Col cazzo che Mace se ne tirerà fuori da questa cazzata grazie a sto qua" pensò Lewyn mentre correva sentendo i soldati Tyrell che cercavano di sfondare nuovamente la porta.

Dopo il colloquio con il Principe Rhaegar l'Astaporiano Makar Al-Zahub, debitamente camuffato per alterare i suoi lineamenti, si era coraggiosamente avventurato per le strade della Capitale cercando di iniziare a familiarizzare con i luoghi dove avrebbe vissuto per i mesi seguenti.
Dietro il grande Tempio di Baelor si ergeva il palazzo dell'Ordine degli Alchimisti, i "Piromanti", come dispregiativamente venivano chiamati dal popolino; strani uomini di Scienza un tempo potenti ma che oggi erano l'ombra di quello che furono nelle epoche passate.
L'esule continuò la discesa dall'Alta Collina di Visenya per poi girare in direzione della Porta degli Dei quando i normali rumori della quotidianeità cittadina furono sostituiti da grida e echi di lame che cozzavano le une contro le altre.
Con forza afferrò un uomo, forse un tessitore o un apprendista tale, che stava fuggendo in direzione opposta a quella da dove provenivano i tumulti. "Che succede? Cosa è questa confusione?". L'idea che potesse trattarsi di un torneo o di qualche competizione era stata subito scartata; conosceva fin troppo bene le differenze. L'uomo, quasi terrorizzato dallo straniero quanto da ciò che stava accadendo, rimase immobile e muto. Solo la vista della daga pronta ad essere usata contro di lui gli sciolse la lingua. "Milord, non so i motivi o il perchè, ma la guardia personale di lord Mace Tyrell ha teso un'imboscata al Principe Lewyn. Il numero e la sorpresa di tale azione ne stanno vanificando ogni resistenza". Sentendo la presa dello straniero venir meno, dopo la risposta riprese la sua fuga cercando di scappare verso la Strada della Sorella in direzione della Fossa del Drago oppure svoltare a destra verso il Fondo delle Pulci.
Una smorfia di disgusto dipinse il volto del principe Makar. "Disordini e baruffe fra Alti Lord nella Capitale non fanno bene al Regno e alla Corona. Di Conseguenza non fanno bene nemmeno alla mia causa", pensò fra sè mentre il suo umore peggiorava all'istante.

Corin osservò la stanza per cercare qualcosa da mettere davanti la porta. Notò solo un vecchio armadio malconcio cheprontamente fece cadere davanti la porta. Poi si voltò verso il gruppetto per qualche secondo "Aye signori, probabilmente vorrete piantarmi una spada in gola ma state ben tranquilli che da solo potrei aprirvi il culo senza spada. E fino a che non arriverà la guardia cittadina o Mace Tyrell con le altre Rose nere sono il vostro migliore amico. A proposito" disse rivolto a Lewyn "...quello stiletto ve lo regalo, a me basta questa" e dalla schiena estrasse una spada corta, poichè la lunga era rimasta fuori dalla stanza.
"Ora voi signorine abbronzate state dietro di me e cercate di non morire. Oggi non è il vostro giorno... e cazzo speriamo non sia nemmeno il mio!" e si voltò verso la porta senza aspettare risposta.
In quel momento l'armadio logoro fu divelto assieme a quello che rimaneva della porta.
Quando la Guardia Cittadina arrivò sul posto, James pensò che fosse troppo tardi.
La maggior parte degli uomini dorniani era già stata uccisa.
James cercò velocemente con lo sguardo il Principe Lewyn ma non riuscì a vederlo da nessuna parte.
Ufficialmente, la Casa Reale non si era schierata né con l'uno né con l'altro schieramento.
Gli ufficiali, prima di lasciare la caserma, si erano raccomandati di non prendere le parti di nessuno.
Dovevano solo cercare di mantenere l'ordine in città e cercare di salvaguardare la vita dei nobili coinvolti.
Mantenere l'ordine senza uccidere nessuno. A volte mi chiedo se quegli stronzi si ascoltino mentre abbaiano ordini del cazzo come questi... Vorrei vedere gli ufficiali a gestire questa situazione di merda...
Finnick era alla sinistra di James e per una volta tanto sembrava aver lasciato il suo solito ghigno ai baraccamenti.
Le cappe dorate avanzavano come un sol uomo, tenendo compatto il muro di scudi.
Alcuni degli uomini Tyrell, vedendoli arrivare, se ne andarono scomparendo tra i vicoli di Approdo.
Questi sono mercenari, non soldati...
Il loro comandante li fece avanzare fino a frapporsi tra i due schieramenti, nel tentativo di interrompere gli scontri.
Quando James iniziava a pensare che la situazione sarebbe stata presto sotto controllo, qualcuno urlò:
"È là dentro! Il Principe è là dentro! Prendiamolo!"
E vide alcuni uomini Tyrell cercare di sfondare una barriera di legno improvvisata dietro una porta già divelta.
Il comandante Waymar urlò: "Difendete quella porta!"
James, Finnick e altri cinque o sei uomini corsero a eseguire l'ordine.
Gli uomini Tyrell che stavano cercando di sfondare la barricata improvvisata sulla porta erano solo tre.
James colpì alla testa uno dei tre con il proprio scudo, prendendolo di sorpresa alle spalle e facendolo cadere a terra privo di sensi.
Finnick fece lo stesso con il secondo.
Il terzo invece aveva distolto l'attenzione dalla porta e sputando per terra il proprio disprezzo, si era preparato allo scontro.
Due delle cappe dorate lo incalzarono e lo spinsero lontano dalla porta. Una terza Guardia lo aveva aggirato e stava per colpirlo con la spada.
James lo fermò appena intempo: "Ricordati i nostri ordini!"
L'uomo dei Tyrell venne disarmato dalle altre due cappe dorate e fu James stesso a tirargli un pugno in faccia, facendolo crollare.
Nel frattempo, Finnick e altri uomini avevano divelto la barricata improvvisata, per tentare di estrarre il Principe Lewyn e riportarlo alla Fortezza Rossa.
James fu sorpreso di trovarsi di fronte, oltre al Principe Lewyn anche uno dei cavalieri di Lord Mace.
"Non c'è tempo da perdere! Torniamo alla Fortezza Rossa!" urlò Waymar.
James e le altre cappe dorate formarono un muro di scudi per proteggere il Principe.
Non appena la guardia cittadina uscì compatta dall'abitazione le forze Tyrell cominciarono ad inveire contro i Dorniani e le cappe dorate, fino a che uno di loro intravide Corin tra i difensori del Principe Lewyn. "Traditore!". "Si voltagabbana!". "Uccidiamolo!". "Uccidiamoli tutti!!!" e partì la mattanza.
Durò pochi interminabili secondi, fino a quando il suono di corni da guerra e l'intervento di figure a cavallo spazzò via i primi facinorosi, facendoli indietreggiare feriti e malconci.
Tra questi vi era anche Mace Tyrell. Le Rose nere si schierarono a difesa delle poche cappe dorate sopravvissute e del Principe Lewyn. Quattro cavalieri dorniani giacevano a terra, una decina di cappe dorate e Corin, una delle sue Rose nere.
Tutti i soldati si fermarono, qualcuno si dileguò.
"Parlate tutti la lingua corrente del Westeros?".
Nessuno parlò.
"Ho chiesto se qualcuno di voi idioti non è in grado di capire le mie parole!!!". Ancora silenzio.
"Ultimo avvertimento... mi capite quando parlo?"
Cominciò a levarsi qualche "Si Mylord" e qualche "Certo Lord Mace", si levò anche qualche "Aye".
"Bene! Allora cosa non avete capito di 'Niente guai in città'?"
"Mylord" parlò un fante "pensavamo che ci avreste dato una lauta ricompensa per quei Dorniani".
Mace si voltò verso Benfred. L'uomo annuì avanzando col cavallo. Estrasse una corda a cappio e con una velocità impressionante prese quel soldato partendo al galoppo e sparendo in fondo alla via. Qualcuno osò mettere mano alle armi ma le altre Rose uccisero all'istante due uomini e ne ferirono altri tre.
"Niente guai in città, vuol dire che voi non respirate nemmeno se questo significa portare guai! Chiaro?" nessuna risposta.
"Chiarooo???" urlò nuovamente Mace. Seguì un coro di approvazioni forzate.
"Ora, il primo gruppo che ha ingaggiato battaglia... qui di fronte a me". Nessuno si mosse.
Nel frattempo tornò Benfred con quel soldato a strascico. Era tutto insanguinato e implorava pietà a Mace senza riuscire a tirarsi in piedi causa le ferite.
Mace vide un Lewyn col fuoco negli occhi, le cappe dorate frementi di vendetta e poi... Corin a terra esanime. Avanzo col cavallo facendolo dapprima impennare poi atterrare con gli zoccoli su quel mercenario senza cervello. Ripetè l'operazione un paio di volte per essere sicuro della morte di quel poveretto.
"Ora ripeto! Qui di fronte a me chi ha cominciato".
Furono gli altri soldati a portare poco più di una decina di uomini al cospetto di Mace, che li guardò tremanti.
"Nudi!". Quella parola sembrò incomprensibile di primo acchito.
"Ho detto nudi!" e presero a spogliarli di ogni cosa.
Poi Mace si voltò verso il comandante Waymar. "Comandante consegno a voi i responsabili dell'accaduto".
"Voialtri invece, manica di idioti, tutti in consegna o non arriverete a domani. Imparerete che ogni ordine dato da me è come se ve lo avessero dato i sette in persona!". Infine, rivolto a Benfred Raccogliete Corin. Esequie d'onore. E mandate una missiva alla sua famiglia. Vivrà tutta ad Altogiardino al servizio della Lady mia moglie".
Poi fece cenno a due rose di seguirlo "Al Grande Tempio" e prese il passo sul suo destriero guardando quel gruppetto di cappe dorate con al centro Lewyn Martell come a sancire la fine dell'accaduto o comunque nell'attesa di una qualche reazione.
Quello che era fatto era fatto, almeno Lewyn non era morto o avrebbe perso molti dei suoi appoggi politici.



Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
19/09/2017 06:52
 
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Pdv Mace Tyrell e Quellon Greyjoy

Mace era di pessimo umore, era stata appena sedata la mattanza Martell per le vie di Approdo. Aveva preso le sue precauzioni, ma prima di essere convocato dal Principe doveva chiudere la questione con Quellon. Lo trovò in una sala nel retro del grande tempio. Non appena lo vide, Quellon gli sorrise.
Mace fu subito schietto. Con uomini solidi, poche semplici parole, almeno era quello che pensava il Lord di Altogiardino.
"Allora Lord Quellon, avete deciso?". Truppe Tyrell e Greyjoy inviate da Arbor e dirette ad Approdo erano al largo di Lancia del sole e aspettavano ordini sul proseguire per la capitale o meno.
Il suo interlocutore attese un attimo prima di rispondere, fissando il lord di Alto giardino dritto negli occhi.
"La flotta era diretta qui per rendere omaggio al sovrano, gli uomini di ferro erano stati chiamati qui per partecipare alla costruzione dei luoghi di culto. Ma prima di essere carpentieri o muratori, prima di essere pescatori o marinai, come voi ben sapete gli uomini di ferro sono guerrieri." Lord Quellon fece un paio di passi nel silenzio assoluto come per cercare di arrivare alla conclusione del proprio pensiero, alla decisione finale.
"Credo" riprese" che la capitale del territorio nemico, la città che è simbolo di quel covo di serpi traditrici, il luogo dove certamente è nato ed è stato ordito il complotto a danni della casa sovrana sia un omaggio migliore per il Re, di qualsiasi parata navale." Vide Lord Tyrell sorridere "Se vi compiace ho mandato ordini appena saputo ciò che è accaduto tra le strade di Approdo. Lancia del Sole cadrà certamente, la nera bandiera della piovra sventolerà anche sul mare di Dorne e sul mare dell'Estate." poi si fece di nuovo silenzioso.
"Ditemi però quali sono le vostre intenzioni verso il Dorne e la casara dei Martell? Fino a dove spingerete questa guerra?"
Mace lo guardò un secondo "Lord Quellon non so se vincerò questa guerra, ma potendo preferirei non infierire sulla popolazione ne sui nobili. Porterei comunque a loro quello che si meritano i traditori della corona... in questo caso... inchinarli, piegarli o, nel peggiore dei casi , spezzarli!". E Mace rimase a guardare la reazione di Quellon Greyjoy.
"Credo che sappiate che da tempo abbiamo abbandonato al vecchia via, o almeno lo dovrebbero sapere i villaggi e le città che sorgono sulle vostre coste." Rispose il Sommo Sacerdote.
Lord Tyrell era un potente alleato questo era fuori discussione, ma da lì ad essere un uomo piacevole con cui passare il tempo ne passava di acqua sotto i ponti. Aveva un modo di fare mellifluo, mezze parole, allusioni, sembrava che cercasse in ogni modo di farti perdere la calma e non solo quando si trattava di oscuri stratagemmi come quello in cui era incappato il principe doriano, ma persino se parlava del tempo o di cosa aveva mangiato a colazione. Quellon però aveva deciso di tenergli testa, avrebbe giocato al suo gioco.
"Del resto non tutti gli uomini di ferro sembrano aver dimenticato la Legge del Kraken e mio figlio Balon ne è un fulgido esempio, però credetemi solo uno stupido darebbe fuoco al vigneto per rubare l'uva e dato che siamo ben consci del valore di quest'uva, credo che non ci saranno grossi problemi a Lancia, neppure se dovessimo trovare Doran con le brache calate nel luogo di decenza, anche se stando a quanto mi hanno riferito i vostri informatori, di cui andate giustamente fiero, sarà alla testa dell'armata su confine Nord. “
Mace sorrise "Siete uomo di sostanza Quellon. Non giocate a fare il manipolatore. Sapete benissimo che le terre dorniane vi servono per non finire in bancarotta entro un mese. Quindi il vigneto non si brucia ovvio, si cambia solo il fattore. Inoltre vi ho garantito che Doran è a Lancia del Sole, non a testa di chissà quale armata. Infine sapete bene che se a Lancia perderete una nave e il suo equipaggio forse è tanto. Perciò sono contento dell'alleanza stipulata, ma non cercate di vendermi il fatto che serve più a me che a voi. Abbiamo interessi comuni e problemi altrettanto suddivisi. Per questo vi offro un facile guadagno e oro sonante mentre voi offrite navi e guerrieri". Detto questo, sorrise e gli mise una mano sull'avambraccio sinistro. "Non temete Quellon, coi buoni alleati sono meglio di un Lannister. Pago i debiti e anche con gli interessi. Peccato non siamo davanti ad un tavolo a brindare con dell'Arbor d'annata" e fece un cenno col capo ad indicare che per lui il colloquio era finito, salvo ulteriori argomentazioni del suo interlocutore.
“Deve essere certamente qualcosa che c'è nell'acqua qui ad Approdo, prima il Principe mi manda una missiva dove nega i tumulti di Approdo, ora Mace sostiene di avermi detto che Doran Martell si trova a Lancia quando parole sue "non credo catturerai nessuno" e "l'intero esercito Martell è sui confini Nord" sottolineavano come il Principe doriano non si doveva trovare nella capitale. Questa gente deve essere così abituata a mentire da non distinguere più il falso dal vero neppure nella loro testa.”- Il pensiero di Quellon non trasparì sul suo volto, nel quale si allargò un sorriso.
"Avremo modo di brindare con del rosso doriano prima della fine di questa guerra." così dicendo congedò l'alleato


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Avamposto commerciale di Gull Town
Pdv corale

Randal era un marinaio esperto, un armaiolo e un ottimo commerciante, non aveva grandi vizzi se non il té e le partite a Cyvasse. Era nato in una delle famiglie più influenti di Orkmont, e anche se non vi è sangue di qualche famosa casata nelle sue vene, sotto il governo di Quellon Greyjoy grazie al commercio e alla propria astuzia era riuscito ad arricchirsi e a prosperare. Possedeva un flotta di una cinquantina di navi lunghe sparse per tutto il mare stretto che viaggiano lungo rotte sicure. 
Il suo fiuto gli aveva fatto accettare la richiesta del suo Lord che chiedeva di instaurare rapporti commerciali con la Valle, cosi da qualche giorno era giunto a Città del Gabbiano.
Quella mattina Randal camminava a passi lunghi sulla banchina, avrebbe dovuto andare a presentarsi alla capitaneria di porto e mostrare le lettere che attestavano che aveva il permesso di attraccare, ma se lo avevano fatto ormeggiare voleva dire che sapevano già chi fosse e poi una vela nera non passa poi certamente inosservata neppure su questo lato del mare.
Randal preferì dunque girovagare un po' per il porto, ascoltando le voci dei marinai e degli scaricatori, osservando le guardie portuali e i magazzini. Poi si diresse alla taverna. Una volta entrato si diresse al banco e ordinò dell' acqua calda tra lo stupore del locandiere, ricevuta una brocca d'acqua vi aggiunse alcune foglie di tè, prendendole da una piccola sacchetta di cuoio che teneva in una tasca interna dell' abito; chiese un bicchiere, e si accomodò ad un tavolo pagando prima con alcune monete di bronzo il prezzo equivalente di una birra.
Randal era stato incaricato da Lord Quellon di intavolare le trattative per aprire una sede commerciale a città del gabbiano, ma come la sua esperienza gli insegnava era meglio vedere con i propri occhi, piuttosto che andare a parlare direttamente con le autorità perché come si sa le parole dell’ allevatore rendono grasso il vitello.
Così sorseggiando il tè ancora caldo si mise ad osservare il variegato gruppo di persone che a quell'ora affollava la locanda.
D’un tratto entrò un giovane che attirò la sua attenzione, Dal modo in sui aveva varcato la soglia, dalla camminata decisa, dalla testa alta e dal suo incedere quasi marziale verso il tavolo che era appena stato svuotato e ripulito a fondo dalla ragazza della locanda doveva trattarsi sicuramente di un nobile o di un figlio di una famiglia benestante, inoltre doveva anche essere stato addestrato per il combattimento.
Di li a poco avrebbe scoperto che si trattava dell’erede di casa Grafton, L’occhio del Gabbiano.
Il giovane entrò nella locanda come tutti i giorni alla stessa ora anche quella volta.
Il giro di ispezione al Porto poteva aspettare ancora un po' dopotutto. Cosa mai poteva essere cambiato dal giorno prima?
Lord Jon Arryn era ancora in mare di ritorno da Approdo e dunque le preoccupazioni di lord Grafton, suo padre, erano soltanto ansie da vecchio.
Gull Town era la loro città e non sarebbe stato certo Jon Arryn a cambiare questo stato di cose. Il Nido dell'Aquila era lontano da quella città dopotutto. Pensando questo si sedette al solito tavolo e ordinò la solita birra scura.
Ovviamente lui, Jon Grafton, erede di Gull Town e prefetto della stessa, non poteva che essere servito in men che non si dica.
Allo stesso tempo impiegò poche sorsate dal boccale per notare un uomo strano, nell'angolo sud della Locanda, un uomo mai visto prima. Lui era il prefetto, era suo dovere amministrare la giustizia e farla rispettare, così come fare gli onori di casa ad ogni nuovo ospite. Svuotò quindi la sua birra, si ripulì velocemente con la manica sinistra e si diresse verso quello strano individuo.
Randal osservò come al suo passaggio lo sguardo degli altri avventori andò rapidamente a dirigersi subito sul proprio bicchiere o sulla pietanza che avevano nel piatto e la ossequiosa celerità con cui il locandiera aveva servito la birra scura ancora prima che ordinasse, inquadravano quel giovane come una persona nota, doveva essere un individuo di spicco nella città, rispettato, ma temuto allo stesso tempo. Probabilmente si trattava un nobile di qualche antica famiglia che conscio del suo retaggio non lesinava ad usalo a proprio vantaggio o a fare pesare la cosa neppure con la semplice gente del porto. Le sue riflessioni vennero interrotte quando si rese conto che l’uomo andava verso di lui.
Probabilmente avendo notato una faccia nuova, o anche solo perché lui, Randal, non era stato pronto ad abbassare lo sguardo come tutti nella stanza.
Tutte le congetture fatte trovarono conferma quando notò l'emblema sull'abito del giovane, una torre gialla da cui spiccava un rosso incendio, quello che aveva davanti era il figlio cadetto della famiglia Grafton, "l'occhio del gabbiano" come aveva appreso questa mattina tra le strade del porto.
Le voci che giravano sulla sua persona lo inquadravano come un abile combattente, e un discreto navigatore, come un uomo però pieno di se' e a volte presuntuoso per questo che amministra la giustizia in città più con il braccio che con la testa.
Quando il ragazzo fu a poco più di un passo dalla sedia che si trovava davanti a Randal, l'uomo di ferro si alzò, chinò leggermente la testa e porse i suoi saluti:
"Ser Grafton è un onore per me conoscere l'occhio del gabbiano, se voleste essere così cortese da unirvi a me a questo tavolo, per concludere le nostre consumazioni conversando, mi farebbe molto piacere" così dicendo indicò la sedia e attesa che il ragazzo si sedette prima di fare altrettanto.
"Signore" disse il giovane Grafton accettando la sedia offertagli dall'uomo, "vedo che sapete chi sono. Bene! Saprete dunque anche che tra i miei doveri di Prefetto di questa città vi è anche quello di informarmi sulla gente nuova che arriva in casa nostra. Ora non ho l'ardire di affermare di riuscire a chiedere informazioni su tutta la marmaglia che sbarca nel nostro porto o che varca le nostre mura, anzi molti non li noto nemmeno. Ho anche uomini preposti a questo compito in mia vece, va detto, in tutta Gull Town. Il fatto che voi abbiate sollecitato la mia attenzione è un punto a vostro favore immagino"
Si sistemò la sedia e fece un cenno all'oste con due dita e proseguì.
"Io sono Jon Grafton, primogenito del lord di Gull Town e suo braccio destro. Con chi ho il piacere di parlare?".
"Il mio nome è Randal Cliffshell, non vi dirà molto immagino perché, anche se alla lontana discendiamo dai Buonfratello, la mia casata non è certamente illustre come la vostra, e non si è mai distinta nella storia dei Sette Regni. Sono un'armatore e ho l'onore e l'onere di gestire una piccola compagnia mercantile, la "Sula di sale" che con le sue quarantasette navi sparse un po' per tutto l'Essos, mi da più di qualche preoccupazione." sorseggiò un sorso di tè che aveva iniziato ad intiepidirsi troppo per i suoi gusti.
"Come saprete certamente, pirati, maltempo, qualche marinaio che pensa di essere più furbo degli altri arrecano spesso danno alla merce, e come si suol dire: non vi è profitto senza merce da consegnare. Ora mi trovo nella vostra città, perché Lord Greyjoy e Lord Arryn hanno iniziato a gettare le basi per un accordo commerciale, perciò mio compito è sondare il terreno, cercare di intessere relazioni positivi con i locali, vedere, dove possibile, come organizzare qui una compagnia stabile, cercare e farmi consigliare spazi adeguati, trattare il prezzo di vendita dei magazzini, offrire un lavoro agli uomini della città come manodopera o come marinai. Insomma il mio compito qui è quello di gettare una testa di ponte, infatti mia premura sarebbe stata quella di recarmi da voi il prima possibile, ma il viaggio è stato particolarmente lungo e come ogni marinaio sa bene, è difficile tacere il richiamo di una locanda."
Così dicendo sorrise sornione, poi attinse ad un altro sorso del bicchiere, e arretrò di qualche centimetro sulla sedia assumendo una posizione più comoda e informale e incrociò le mani sul ventre.
"Un accordo commerciale..." Jon Grafton disse ad alta voce più a sé stesso che al suo ospite, appoggiando la schiena alla sedia.
"Lord Arryn però non ha informato nessuno di questa cosa qui a Gull Town. Le uniche sue missive chiedevano di inviargli oggetti personali ad Approdo, e l'ultima lettera ci informava di un suo imminente ritorno".
Nel frattempo l'oste portò personalmente al loro tavolo due boccali grandi di birra scura. Il giovane Grafton prese il suo, lo mostrò a Cliffshell come per fare un brindisi e fece un lungo sorso.
"Poco male!" sentenziò posando il boccale sul tavolo "Se voi Uomini di Ferro aveste navigato più spesso da queste parti sapreste che qui a Gull Town sono tutti ben accetti, purché rispettino le nostre leggi e la nostra cultura. Ogni giorno sbarcano navi dal Dorne, dall'Altopiano e dal Nord. Commerciamo con baleniere di Ibben e galee Volantiniane almeno un paio di volte all'anno. Persino scafi lunghi dalle Stepstones e navi mercantili di Qarth si sono fermati nella nostra città. E a tutti abbiamo dato libero transito e fatto, devo dire, anche buoni affari".
Prese una nuova sorsata dalla sua birra e proseguì.
"Quindi accordi commerciali scritti sono superflui, nel rispetto dei tanti interlocutori con cui abbiamo a che fare quotidianamente. L'importante è il rispetto reciproco, la convenienza per le parti in causa ovviamente e l'adeguarsi alle leggi locali. Mi meraviglio anzi che lord Jon non ci abbia pensato, non trovate?".
E attese la risposta di Cliffshell bevendo la terza sorsata di birra, notando solo ora il boccale ancora intatto dell'altro.
Randal seguì lo sguardo dell'uomo sino al bicchiere che aveva davanti.
"Devo ringraziarvi per due motivi Ser Grafton, in primis per questa birra che mi avete offerto" indicò il bicchiere davanti a sé, " ma che mi vedo costretto a rifiutare, sapete alla mia età la birra inizia a darmi fastidio allo stomaco" con la mano destra si picchiettò sul ventre sorridendo.
"In secondo luogo mi avete confermato che Città del Gabbiano è la porta per l'Oriente. Credo però che abbiate frainteso le mie intenzioni." assaporò un sorso di tè e scrutò l'espressione del interlocutore dopo avergli detto di averlo trovato in fallo. Il volto del giovane rimase serio e imperscrutabile.
"Come Lord Greyjoy ha avuto modo di chiarire con Lord Arryn, non è intenzione degli Uomini di Ferro aprire una rotta commerciale con la Valle, o meglio non solo. Io sono qui per fondare una compagnia commerciale stabile, una vere e propria gilda mercantile. Il mio compito, come vi dicevo, è quello di valutare la possibilità di rendere Città del Gabbiano il terzo polo commerciale del Mare Stretto oltre ovviamente a Pike e a Lancia del Sole. Ciò significa che verranno acquistati dei magazzini, sia per stoccare le merci, sia per commerciare con la città. Avremmo per iniziare bisogno di tre scali privati al molo e un cantiere navale dove poter riparare e costruire navi.”
Fece una pausa, sondando nuovamente l'espressione dell'interlocutore.
"Con ciò non vorrei che tutto quello che ho detto sino ad ora possa sembrare una seppur pacifica invasione, la mia speranza è che gli Uomini di Ferro e gli uomini della Valle, mi auguro matrimoni misti, rapporti che portino ricchezza quanto all'Arcipelago di Ferro tanto che alla Valle, prosperità e benessere per tutti in quello che possa essere una linea immaginaria che unisce l'Est e l'Ovest dei Sette Regni.
Cosa ne pensate? E mi raccomando siate franco, poiché è sulla verità e sulla schiettezza che si fonda l'amicizia."
Così dicendo allargò le braccia come per simulare un abbraccio.
"Mi chiedete di essere schietto mio lord? Ebbene lo sarò, dopotutto è anche mio compito esserlo.
Come vi ho già detto abbiamo rapporti commerciali con tutti i Sette Regni e anche con diverse navi proveniente dal Continente Orientale, ma non per questo nessuno di loro ha creato avamposti personali a Gull Town. Capisco anche che questa terribile guerra che sta bruciando il sud del Regno abbia portato voi Greyjoy ad ottenere avamposti e importanti castelli nel Mare Stretto, ma dite la verità...da quanti anni non si vede una nave lunga degli Uomini di Ferro a Gull Town?
E tutto ad un tratto volete farne la vostra testa di ponte ad Est, per commerciare nei Sette Regni e addirittura verso l'Essos.
Gli scambi qui in città devono essere vantaggiosi per tutte le parti in causa, è vero, ma prima di tutto devono venire gli interessi della nostra città, e poi tutto il resto".
Si appoggiò di nuovo allo schienale e prese un altro lungo sorso di birra, finendo il proprio boccale e prendendo quello lasciato intatto da Randal.
"Mi sembra altresì strano che lord Jon Arryn abbia tralasciato questo aspetto, ma sappiamo entrambi che lui sta tornando via mare da Approdo del Re e presto sarà qui. Potremo parlarne tutti insieme, anche con il lord mio padre ovviamente, e valutare la giusta soluzione che accontenti tutti.
Nel frattempo, in attesa di trovarvi una sistemazione migliore sarete nostro ospite nel castello dei Grafton. E sono certo non rifiuterete questo invito come avete fatto con la birra".
E scoppiò in un'allegra risata bevendo dal boccale che era del suo interlocutore.
"Sarò lieto di accettare il vostro invito" rispose Randal con cortesia. "Se non arrecherò troppo disturbo, con gioia aspetterò l'arrivo di Jon Arryn in città nella vostra magione." poi aggiunse, "così da riprendere la conversazione."
"Quest' uomo è troppo giovane, come sospettavo," pensò il mercante " non ha capito che la mia offerta è un opportunità, Lord Greyjoy, avrebbe potuto scegliere Porto Bianco, per l'avamposto del Nord-Est, ma questo ragazzo è troppo legato al suo modo di vedere le cose per cogliere quello che gli si sta offendo"
Randal poi prese congedo.
"Se volete scusarmi Ser Grafton, ora dovrei andare alla mia nave, sono attraccato come probabilmente sapete già al molo dodici." poi gli sorrise alzandosi, estrasse dalla tasca i dragoni d'oro per pagare le tre birre, poi aggiunse un una mangiata di monetine di rame come mancia.
"Attenderò il vostro messo in serata." Di congedò e si diresse alla porta.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
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