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PdV Terza Partita

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2013 00:17
03/07/2010 17:53
 
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Lord Randyll (4): Giustizia ad Harlaw


Sopra l'alto scranno di Lord Rodrik non si incrociavano più le due falci d'argento, simbolo della potenza della Casa che sino a poco prima governava quella terra. Le truppe che avevano occupato l'isola le avevano tolte ed al loro posto avevano affisso i vessilli dei conquistatori: il cacciatore di Lord Tarly e la rosa dorata di Casa Tyrell. L' alto scranno sul quale una volta sedeva lord Rodrik Harlaw era ora occupato da un uomo di mezza età, dal fisico asciutto, temprato dalla vita militare, dalla mascella serrata, ricoperta da una corta barba grigia, e, soprattutto, dagli occhi duri e carichi di collera. Ora su quello scranno sedeva il comandante dell'esercito dell'Altopiano, Lord Randyll Tarly.

Gli occhi d'acciaio del lord di Collina del Corno si spostavano lentamente dall'uno all'altro dei dieci uomini inginocchiati nel mezzo della grande sala. Dieci arcieri che indossavano ancora l'emblema della piovra dorata e che costituivano la misera guarnigione lasciata a difesa di Dieci Torri. Il castello era caduto praticamente senza colpo ferire: nove dei dieci erano stati trovati ubriachi nelle cantine e gli assalitori del castello avevano avuto gioco facile a disarmarli, legarli per i polsi e portarli nella sala principale del maniero.
Il problema era stato il decimo, un giovane dai capelli neri, dal naso adunco e dagli occhi insolenti, chiamato Emmond Pyke ed al quale era stato affidato il comando del piccolo drapello. Una volta compreso che i suoi uomini non avrebbero difeso il castello, bensì avrebbero passato l'intera notte a gozzovigliare nelle cantine, per poi arrendersi la mattina seguente, Emmond si era nascosto da solo nell'immensa biblioteca nella Torre del Libro e là era rimasto silenziosamente in attesa. Sfruttando un passaggio segreto tra gli scaffali era poi riuscito ad eludere i soldati dell'Altopiano che erano stati disposti a presidiare ogni porta della fortezza ed era così arrivato, passando dai quartieri destinati alla servitù, alla porta che dalla sala grande portava alle cucine.
Mentre Lord Mace Tyrell e Lord Randyll Tarly stavano discutendo dei piani per le battaglie future, il giovane Emmond aveva, con movimenti rapidi e silenziosi, prima sistemato la corda e poi incoccato e scagliato la freccia contro il lord di Alto Giardino...

Dopo interminabili istanti il Lord di Collina del Corno emise il suo duro verdetto:
"Emmond Pyke, per aver attentato alla vita di Lord Mace Tyrell, la tua testa verrà chiusa in un sacco pieno di vipere. Come un serpente hai strisciato nell'ombra e colpito chi ti voltava le spalle. Ora vedremo come te la caverai alle prese con i tuoi simili!".
E subito le guardie col farsetto col cacciatore trascinarono via il giovane scalciante ed urlante verso il suo misero destino.
"Ed ora veniamo a voi..."
Randyll Tarly si rivolse quindi ai nove rimanenti.
"... se Mace Tyrell fosse morto, anche le vostre teste ornerebbero le mura di questo castello. Per vostra fortuna il vostro stolto comandante si è rivelato un modesto tiratore."
In verità la freccia si sarebbe certamente conficcata al centro delle scapole, lasciando al lord di Alto Giardino ben poche speranze. Tuttavia all'ultimo istante Lord Mace aveva fatto per salire sulla piattaforma su cui era posizionato lo scranno sormontato dalle falci ed in questo modo era stato colpito non sulla schiena, ma poco più in basso. In un punto certamente un po' imbarazzante, ma almeno non letale, soprattutto visto che in quel punto il lord di Alto Giardino era alquanto "naturalmente ben protetto"...
"Visto che comunque egli è ancora vivo e, sembra, fuori pericolo... subirete solo il taglio delle due dita con cui tendete l'arco. Dopodichè sarete liberi di tornare alle vostre case!"
E sono sicuro che non potrete più impugnare un'arma e nuocere.
I nove vennero scortati rudemente dagli uomini di Collina del Corno nella piazza d'armi, dove avrebbero ricevuto la punizione decretata per loro.

Lord Randyll a questo punto dichiarò conclusa l'udienza ma, mentre gli astanti si stavano dirigendo verso l'uscita, l'anziana custode del castello riuscì a farsi largo tra i picchieri ed a inginocchiarsi al cospetto del comandante.
"Milord vi supplico" iniziò a dire la vecchia, ormai pressochè sdentata, con voce piagnucolante "risparmiate loro la mutilazione, altrimenti non potranno più svolgere alcun mestiere e saranno costretti a mendicare per il resto della loro vita!"
Il Lord di Collina del Corno fissò in un gelido silenzio la vecchia per alcuni, interminabili istanti.
Poi con un cenno ordinò ai propri uomini di prendere la vecchia e, mentre questa veniva condotta nelle segrete del castello, Lord Tarly a voce alta, in modo che tutto la fortezza potesse sentire, le gridò di rimando: "Ti sbagli vecchia, potranno sempre seminare!"


Io sono Balon Greyjoy, il Coraggioso, il Benedetto, il Creatore di Vedove, il Figlio del Vento Marino e l'Erede di Pyke.

E pago il prezzo di ogni cosa con il ferro.







*** TIME LINE ***
nella seconda partita (entrato in corso): Arianne Martell
nella terza partita: Lord Randyll Tarly
nella quarta partita: Gran Maestro Pycelle
nella quinta partita (fino al turno 18): Re Aerys il Folle
03/07/2010 19:20
 
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Il banchetto è pronto e servito

Era tre settimane che ero in viaggio e lo stare in sella mi aveva creato parecchi problemi. Il tempo poi non era stato favorevolissimo, infatti due tormente ci avevano colto lungo la strada ed avevamo dovuto trovare riparo nella foresta dove la neve riusciva a passare poco grazie agli enormi alberi e dove era possibile montare le tende ed accendere un fuoco. Faceva freddo, ma quello era il nostro ambiente e sapevamo come viverci al meglio. L’inverno stava arrivando e la guerra si faceva sempre più complicata. Avevo capito bene che non avrei potuto fare come quindici anni prima, perchè Lord Tully non mi avrebbe mai concesso il passaggio essendo immischiato anche lui in quell’assurda storia, ma le continue evoluzioni erano costantemente a svantaggio di ogni mossa che io pensassi di fare ed i bruti a nord prima o poi si sarebbero mossi.

Robb entrò nella mia tenda con in mano le solite pergamene contenenti le brutte notizie. Oramai lo avevo simpaticamente ribattezzato il corvo del malaugurio.
<<Quale sfavillante e attesissima notizia mi porti oggi?>> chiesi ironicamente.
<<Padre vi prego risparmiate il sarcasmo oggi potrei definirle terribili le notizie>>
<<Hai aumentato la portata del tuo malaugurio?>>
Non rispose, ma mi tirò un’occhiataccia che mi fece scoppiare in una lunga risata.
<<Come fate a ridere in un momento così?>>
<<Robb la tensione non deve soffocarci o la nostra mente smetterà di ragionare>>
<<Lo dite sempre, ma ci trovo poco da ridere e soprattutto perchè voi ridete ben poco solitamente>>
<<Hai conosciuto Roose Bolton. Lui ride poco, io rido il giusto>>
Mi guardò con un’aria dubbiosa quasi a pensare che fossi uscito di senno, ma la cosa mi portò ad un altro breve sorriso.
Forse era vero ridevo poco e quella era una cosa che mi diceva sempre anche Robert. Lui che il sorriso lo aveva sempre sulla bocca, ma che quando arrivava sul campo di battaglia diventava molto più serio di me. In quel momento mi chiesi se un sorriso gli affiorasse sulle labbra qualche volta nella cella in cui l’avevano confinato, magari ripensando ai vecchi tempi.
<<Dai dimmi cosa arriva dal Sud?>>
<<I Martell sono scesi in campo!>>
<<Lord Davos li ha convinti?>> chiesi sapendo già che non poteva essere così. Lord Doran non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
<<No. Hanno dichiarato guerra ai Baratheon quegli sciacalli!>>
<<Il banchetto per i corvi è stato preparato ed ora i corvi si radunano ed aumentano le loro fila!>>
<<Lord Balon>> continuò mio figlio sapendo che dopo quel commento non avrei aggiunto altro <<ha mandato suo figlio ad effettuare una razzia ad Isola Bella con al comando suo figlio Theon>>
<<No. Non è possibile. Questa si che è una terribile notizia. Gli offro ospitalità per cercare di tirarlo fuori da questa situazione e lui agisce in questo modo?>>

Mi tornò in mente quando sue settimane prima mente eravamo al riparo in una foresta ed io stavo nella mia tenda Robb giunse con in mano i soliti fogli di pergamena.
<<Padre, tristi notizie giungono dal Sud>>
<<Cosa potrà essere più triste di ciò che è già successo?>>
<<Nonno Hoster ha attaccato dal Dito della Silice una delle isole Greyjoy che nello stesso istante è stata attaccata da Lannister e tre compagnie mercenarie che l’hanno per giunta razziata >>
<<Cosa? Hoster ha fatto un tale atto partendo da un nostro porto e senza chiedere il permesso?>>
<<Esatto! Una cosa molto disdicevole. Padre dovremmo far sentire la nostra voce, non possiamo starcene qui in silenzio!>>
<<Robb prima di tutto si tratta di tuo nonno e del padre di tua madre e secondo la calma prima di tutto. Come tuo zio ti ha risposto in una lettera le parole sono taglienti. Invierò un corvo a Lord Hoster ed una Lord Balon e chiarirò la questione>> conclusi di rispondere mentre mio figlio si mordeva il labbro per tenere a freno al lingua.
Lo avevo cresciuto bene e non avevo dubbi che sarebbe stato un ottimo lord, ma alcune volte il suo spirito da lupo lo faceva essere impulsivo, come accadeva spesso anche ad Arya. Mi ricordavano molto mio fratello Brandon e mia sorella Lyanna accomunati dallo stesso spirito. Robb però aveva ancora tempo per crescere e migliorare anche sotto quell’aspetto.
<<C’è qualcosa che non va padre? >>.
<<No stavo solo pensando>> risposi mentre mi accingevo ad alzarmi.


<<Non ho concluso. Theon sarà probabilmente catturato perché l’isola è ben difesa>> aggiunse ottenendo nel mio animo l’effetto che il sale avrebbe avuto su una ferita profonda..
<<Un altro prigioniero Greyjoy e tutto ciò mentre le isole vengono devastate. Questa situazione sta prendendo una brutta piega. Devo scrivere a molti Lord!>>
[Modificato da Jon_Re 03/07/2010 19:20]
06/07/2010 10:10
 
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Consigliere del Re
robb si accinse a varcare l'entrata della tenda di suo padre presidiata dal buon vecchio yori Cassel ma prima si soffermò un momento a guardare verso sud-ovest in direzione delle Isole di Ferro , che da qualche giorno rodevano i suoi pensieri. Trovò suo padre seduto sul suo scranno che consumava il suo pranzo << robb figlio mio siediti, prendi una coppa di vino per schiarirti la gola , il mio mio uccello del malaugurio ha delle pergamene e il viso assai torvo, quali liete novelle dalle Isole di Ferro e da Dorne?>> robb ormai si era abiutato al sarcasmo che era sbocciato in quegli ultimi tempi in suo padre anche se gli dava fastidio oltremodo << da Dorne nessuna notizia padre>> guardò suo padre negli occhi come solo uno stark sa fare << le nostre paure si sono avverate Theon greyjoi è stato preso prigioniero,perchè questo comportamento padre? Le Isole di ferro stanno cadendo una dopo l'altra senza colpo infierire ed essi lanciano un attacco suicida, perchè i greyjoi non si difendono? cosa vogliono fare?>>> <<< non lo so robb ma noi non possiamo fare nulla , fin troppo presto dovremo difendere le nostre coste e spero che casa greyjoi accetti la nostra offerta di riparo>>>robb bevve dalla sua coppa e guardò suo padre in silenzio per interminabili minuti <<< va bene padre, adesso devo andare ci vediamo al desco serale>>> robb risolse una dusputa fra due cavalieri che duellavano per una donna e verso tardo pomeriggio andò in esplorazione con Vento Grigio , Robin Flint e una decina dei suoi, doveva schiarirsi le idee.Quanto desiderava la compagnia di suo fratello jon snow egli vedeva sempre tutto con chiarezza ma egli era ad Approdo del re irraggiungibile, faceva parte della guardia reale. Mentre robb vagava nella foresta, tornò ai giorni della sua ultimo incontro con theon quando stancliffe venne attaccata, pensò alla rabbia del figlio di Balon alla sua determinazione a liberare la sua isola e alle sue maledizioni a fior di labbra mentre ingollava un boccale di vino dopo l'altro, robb non si sarebbe per niente sorpreso se egli avesse attaccato senza il consenso di suo padre accompagnato solo dai suoi uomini più fedeli, ed ora egli era prigioniero dei lannister chiuso in qualche oscura segreta,pensò alla grande amicizia che era sorta fra lui e theon. quando robb tornò alla tenda di suo padre in tempo per la cena,poco prima di entrare giurò che l'avrebbero pagata per la cattura del suo amico .
[Modificato da robb 92 06/07/2010 11:22]


Ser Richard Horpe

Nella sesta partita Lord Leyton Hightower, Voce di Vecchia Città.

Nella quinta partita LORD Leyton Qorgyle , COMANDANTE DEI GUARDIANI DELLA NOTTE.

Nella quarta partita LORD RODRIK HARLAW IL LETTORE, signore di Harlaw

Nella terza partita ROBB STARK

" credevo che la parte più difficile della guerra fossero le battaglie mi sbagliavo..."
Re Robb Stark


uff non è stato facile trovare una frase con un certo peso di robb

risus abundat in ore stultorum

the winter are coming!!


07/07/2010 01:58
 
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Maestro di Intrighi e di Inganni
PICCOLA BARCA SUL FIUME
Lord Hoster osservava dall'alto della Torre di Delta delle Acque i fiumi che circondavano il suo Castello.
I rapporti che riceveva quotidianamente dal sud indicavano senza ombra di dubbio che tutto procedeva per il meglio, l'Alleanza si dimostrava solida e la cooperazione era ormai divenuta totale su tutto, così che ogni tentativo di spaccarla con insinuazioni sussurrate tra i bordelli e le locande era stato neutralizzato prima e rispedito al mittente poi, e nessuno della sua famiglia era in pericolo.

Ma lord Hoster non si faceva al contempo illusioni di alcun tipo.
Nonostante i frutti che tale campagna stava portando, sapeva bene che, in ogni caso, le cose erano ben lungi dal poter essere considerate stabili e definite.

Molti attori ancora dovevano entrare in scena e, ne era sicuro, avrebbero senz'altro cercato di ostacolare l'Alleanza.

Sarebbero arrivati da ogni dove, perchè molte cose, ne era convinto,presto sarebbero mutate.
Sarebbero presto mutate a Nord, dove la tregua tra la Confraternita dei Guardiani della Notte e il Popolo Libero, lo sapevano tutti, era agli sgoccioli.
Sarebbero cambiate a sud, dove prima o poi, ne era certo conoscendolo da lungo tempo, il Principe Doran Martell avrebbe fatto sentire la sua voce, così come era certo che i Baratheon difficilmente avrebbero continuato nella loro politica attendista.
C'erano dei colloqui di pace, certo, ma non si aspettava portassero ad alcunchè, viste le risposte evasive, a volte quasi fino all'infantilismo, che sempre aveva proposto il nuovo Reggente Lord Renly Baratheon.
Sarebbero arrivate da est, forse, se le voci che si rincorrevano sempre più insistentemente provenienti dall'est circa tre draghi e un ragazzino dai capelli argentei fossero risultate vere.
Sarebbero forse cambiate anche nella Valle di Arryn, dove Lord Jon Arryn dava, o meglio non dava, alcun segno circa le sue intenzioni.
Sarebbero potute arrivare dall'Ovest, dato che non era chiaro quanto i Greyjoy fossero in effetti disponibili alla collaborazione con l'Alleanza.

Ma era deciso a non farsi trovare impreparato. Studiò con attenzione le varie situazioni, soppesò con cura ogni aspetto di ogni vicenda, i pro e i contro di ogni piano.
E quando gli accadimenti, piano piano, presero ad arrivare, era pronto.

Nonostante gli accadimenti di OldTown, Lord Hoster Tully si era prefissato di non mandare in frantumi il Regno.
Pertanto, profuse profonde energie in questo senso.
Prese parte in maniera più massiccia e coinvolta ai colloqui di pace con i Baratheon, che avevano anche giustamente delle rimostranze verso quanto gli era stato offerto per tornare alla pace, e si inserì nella trattativa con nuove proposte, più convenienti alla Casa Baratheon.
Dichiarò più volte apertamente che per nessun motivo avrebbe concesso passaggi sui suoi territori diretti verso Nord, né per mare né per terra, e che considerava Casa Stark parte della sua famiglia, come in effetti era.
Dichiarò la totale neutralità verso Casa Arryn, e il rinnovamento dell'amicizia che provava per loro.

In risposta a chi gli rideva apertamente in faccia quando diceva di ricordarsi bene delle esigenze del Regno, prese al volo l'occasione portagli dalle missive di Lord Mormont, prodigandosi per l'appoggio di un massiccio investimento verso i Guardiani della Notte, in cooperazione con Casa Stark e Casa Arryn.

Data la vicinanza con Seagard e la loro naturale volubilità, non fece dichiarazioni smielate verso Casa Greyjoy, ma avviò dei contatti con loro per assicurarli che fino a quando non si fossero dimostrati ostili, nulla sarebbe loro accaduto, e che anzi avrebbero potuto contare in futuro sulla sua piena protezione.

In breve tempo, questi sforzi diedero dei primi frutti: la barriera venne poderosamente rinforzata, i rapporti con Lord Arryn migliorarono, e sebbene Stark mantenesse un atteggiamento rigido, anche con Casa Stark le cose migliorarono sensibilmente, tanto che che entrambi si dichiararono reciprocamente di non attaccarsi se non prima attaccati.
L'unico cruccio, furono le trattative con Baratheon. Malgrado gli sforzi infatti, ad ogni proposta che veniva formulta, non c'era dialogo, solo risposte evasive che sollevavano nuove questioni o dubbi, e a volte nemmeno quelli, solo semlici giri di parole prive di senso.
Ma non se la prese, sapeva che sarebbe potuto essere così.

Era ottimista, in quel periodo, fiducioso che si potesse raggiungere un intesa, o almeno un equilibrio delle cose.

Ben presto però, tutto finì in cenere.
Il primo fuoco distruttivo venne acceso da Lord Davos Seaworth, con un proclama che eleggeva Lord Balon Greyjoy RE delle Isole di Ferro. Il titolo in sé non voleva dire nulla, anzi meno: Lord Balon era già signore delle Isole di Ferro. Ma il lord di Pyke si rivelò facile a farsi infervorare, gonfiandosi il petto con quanto era solo stato chiamato in maniera differente, ma già lui era.
L'apparenza di un titolo superiore bastò a indurlo sulla strada che Davos Seaworth voleva imboccasse: quella della guerra.
Lord Balon ruppe immediatamente i rapporti con l'Alleanza, e lo fece in maniera brusca.
Fece intendere chiaramente cosa c'era da aspettarsi da lui : GUERRA.
Malgrado non la volesse, Lord Hoster fu tuttavia costretto dal buon senso ad appoggiare tale scelta.
Ad appoggiarla anche concretamente, come gli alleati giustamente chiedevano.
E dovette farlo in un modo che proprio detestava.
Costreto dai tempi stretti delle operazioni belliche, fece salpare il suo contingente di stanza a Flint's Finger, territorio Stark, all'attacco di Salt Cliff.
Mandò corvi verso Grande Inverno per spiegarsi, ma ovviamente sapeva che sarebbero arrivati tardi e a quel punto sarebbero stati vani, visto quanto rigido era Lord Stark su certe cose.

Poi, il secondo incendio lo appiccò il proclama di Lord Arryn, che invocava un processo degli Alti Lord per tutti i fatti fin lì compiuti.
Lord Hoster Tully appoggiò tale proposta, tuttavia sapeva bene, che difficilmente sarebbe stata realizzabile: una condanna pubblica agli occhi degli Dèi era una cosa, ma pretendere secondo un ideale di giustizia, per quanto giusto, che in una situazione di guerra tutti si rimettessero al giudizio di un tribunale e delle pene da questo pronunciate, era onestamente troppo. I lord avevano troppo da rischiare e da perdere, ed era comunque ragionevole anche questo.
Lord Arryn prese male il fatto che i Lord scegliessero quasi tutti di tirarsi fuori dalla lista degli accusati, ed era dispiaciuto che questo potesse influire sui risvolti concreti degli ideali del Lord della Valle. Tuttavia continuò a restare per un idea di appoggio della proposta, sperando che quantomeno le buone intenzioni contassero qualcosa.

Poi arrivò il terzo incendio: la scesa in campo di Doran Martell. Con un proclama pubblico, il principe del Dorne si schierava contro la Corona e prometteva l'abbattimento del Cervo incoronato dalle mura di Approdo del Re. Ma al tempo stesso, si dichiarava estraneo all'alleanza, e avente obbiettivi differenti da quelli di tutti gli altri. Inutile dire che effetto ebbe questo rispetto a voci che già da tempo circolavano attorno al Dorne.

Così, nel giro di poche settimane, tutto era andato in cenere. La guerra stava annientando i Greyjoy, Stark era tornato distante e Arryn silente, i Martell nascondevano le loro intenzioni.

Era di nuovo tempo, di fermarsi per ripartire, di ridisegnare gli sfondi e definire i dettagli, tracciare le linee verso il futuro.
Mentre preparava tutto ciò, diede ordine che tutti i Lord delle Terre dei Fiumi venissero convocati a Delta delle Acque, così da guadagnare qualche giorno prima di prendere qualsiasi decisione.

Lentamente, un giorno dopo l'altro, tutti i Lord dei Fiumi arrivarono a Delta delle Acque.

Tutti tranne Lord Mallister, che Lord Tully aveva dispensato da tale compito, avendone egli già di più importanti ai quali adempiere.

Poco prima che tutti i Lord arrivassero, giunsero due missive, che diedero molto da riflettere a Lord Hoster.
La prima, riguardava un enorme acquisto di navi da parte dei Baratheon.
La seconda, la cessione di un pesante contingente di truppe da parte di Casa Stark a favore dei Guardiani della Notte.
Altri pensieri, altre cose da valutare, altri nodi da sciogliere.

Una volta che tutti i Lord del Tridente arrivarono, ci fu la riunione, che venne tenuta proprio lì, sulla torre del castello.

Nessuno autorizzato ad entrare. Solo i Lord dei Fiumi.

Lord Hoster guardò, sospirando, un ultima volta i fiumi. Su uno di essi, lentamente un piccola imbarcazione avanzava. Sorrise. E poi, prese la parola.

“ Miei Lord, siamo qui tutti riuniti. Tutti bravi Lord delle Terre dei Fiumi” cominciò, solenne
“eh, mi sa che non tutti dicono così....” intervenne Lord Piper, suscitando una risata ironica tra tutti i presenti
“Come dicevo, siamo tutti qui riuniti. I miei assistenti e scrivani vi hanno illustrato la situazione. Ho riflettuto molto, su quanto sta succedendo”
“ chiamiamo i nostri alleati, e rendiamo il Dorne un VERO deserto!” irruppe Lord Vance, battendo rabbiosamente un pugno sul tavolo “sono mesi, che ci osservano come bistecche...siamo già a sud, e siamo i più forti, noi dell'Alleanza. Io dico di non fermarci fino a Lancia del Sole!” concluse, suscitando l'approvazione di molti Lord presenti.
“ feh, si vede proprio che sei buono solo a fare il macellaio, feh feh...andare nel Dorne,dici..Dèi, suona anche più stupido del mio figlio giullare, questo Lord. E intanto che andiamo sempre più a sud, chi difenderà il Nord?” chiese Lord Frey, prudente come sempre “ e poi è proprio da scemi, feh, quasi come la Bracken che sposai tempo fa, la mia quinta...quinta? Bah, chi se lo ricorda..stupida come quella femmina...dicevo? Ah sì, che è proprio stupido, macellaio...feh...ci dà una mano a vincere i Baratheon, e tu lo attacchi? Feh, questa sì che è buona “osservò pungente il Signore delle Tori Gemelle
“ Miei Lord, c'è una notizia che ancora non sapete...anzi, due...la prima, che i Baratheon hanno da poco acquisito quasi trecento navi da guerra...la seconda”sospirò per un attimo Hoster Tully “ che Lord Stark ha passato ai Guardiani della Notte un considerevole contingente di suoi uomini al loro esclusivo comando”
“ Lord Stark cosa?” domandò Lord Piper, spiazzato, inspirando profondamente “ fortuna che è vostro genero...pensate se era un estraneo....” e un altra risata, stavolta più amara e tesa, pervase tutti i presenti
“feh...ora ci tocca andare a Nord...fe feh...in mezzo al fango e alle paludi...” osservò mestamente Lord Frey, fissando Lord Tully
“Lord Stark è un uomo d'onore...se ha giurato di non attaccarci per primo, io gli credo...” ribattè
Lord Tytos Blackwood, sicuro, anche se non tutti erano visibilmente d'accordo, dopo le ultime notizie “feh...certo...ricordaglielo, corvaccio, quando arriverà a Raventree...offrigli una coppa di rosso, magari...vedrai che apprezzerà...feh, propri vero che i corvi vanno mangiati, non ascoltati...” rispose ironico e pungente Lord Frey, ovviamente preoccupato di tali notizie.
La questione continuava a venire discussa, ma il Lord di Delta delle Acque guardava altrove.
La piccola barca che risaliva non c'era più, scomparsa probabilmente sotto il bordo del castello, che tagliava il paesaggio.
Sospirò stancamente, prima di tornare alla riunione
“Sto dicendo che dobbiamo tornare a Nord! E il prima possibile pure! Dèi, non vorremo mettere in gioco il nord basandoci...sulla parola! È una pazzia!” stava urlando Lord Karyl Vance, verso Lord Lord Tytos Blackwood “ ti dico che Lord Stark tiene più alla sua parola che alla vita! Non lo farà!”insisteva il Lord di Raventree
“bisogna pensare come se lo facesse, invece” si intromise Lord Bracken “e sarebbe un problema molto serio, a quel punto” Lord Frey gli diede corda “feh, ci puoi giurare come che Lord Tiwyn caga oro, feh...però non sappiamo cosa fanno le navi del Cervo cornuto, ora come ora...feh, magari fa il pirata...” ipotizzò il Frey, ben poco convinto
“ e se si aprissero due fronti? Dèi...” si disperò Lord Bracken....
poi, Lord Vance interruppe tutti, invitandoli a rivolgersi verso Lord Hoster Tully, il loro Signore.
Hoster si alzò in piedi, prese la parola, nell'attenzione di tutti
“Lord Stark...Lord Stark non approverà questo, Lord Stark ha il suo onore, Lord Stark non attacca, ma se attacca che facciamo....ora basta.” si irrigidì Hoster “ Lord Stark ha il suo onore, e io gli credo. Lord Stark difende la Barriera. Lord Stark è mio genero” spiegò ai presenti, e Lord Blackwood si rasserenò “mio signore...”stette per ringraziarlo
“ Lord Stark offre riparo ai miei nemici. Lord Stark la offre perchè conscio che non lo attaccherò, né ora né mai. Lord Stark offre riparo a TUTTI i miei nemici. Lord Stark ofre nuove basi ai miei nemici. A tutti i miei nemici!” si infuriò Hoster, per poi calmarsi “ Lord Stark ha il suo onore. E intanto, si prepara alla guerra.”
“ma mio signore, se marciamo per difendere il Nord, poi...” obbiettò Lord Vance, ma anche stavolta, Lord Tully passò oltre “ il Principe Doran. Il nemico del mio nemico è mio amico. Un amico che non ci considera tali. L'aiutante con OBBIETTIVI diversi. Il Principe Doran adora il Cyvasse. Il principe Doran adora muovere le pedine con calma. Il principe Doran ha i SUOI piani.
Il Principe Doran vuole prendersi i suoi tempi. Il Principe Doran, ci comunica quello che fa!” si infuriò nuovamente il Lord di Delta delle Acque, per poi sospirando ricomporsi “ Il Principe Doran è neutrale, e al tempo stesso non lo è. Vuole i suoi spazi, e al tempo stesso non ne da agli altri. Il Principe Doran non gioca più da solo.”
Calò il silenzio, e per un attimo i Lord dei Fiumi si scambiarono occhiate come fosser convinti che il loro Signore non sapesse che fare.
Poi, bussarono alla porta.
“Avanti, accomodatevi.” invitò Lord Hoster Tully.
Entrò un uomo, avvolto da un mantello, il cappuccio a celarne il viso.
“Potete mostrarvi. E' ora che tutti vedano la soluzione” gli disse.
La figura incappucciata annuì, e un sorriso felino e irriverente fece la sua apparizione nell'ombra.
L'uomo si tolse il mantello.
Parlò brevemente. Aveva uno strano accento, di terre lontane.
E un ancor più bizzarro pizzetto colorato.

Inizialmente, tutti furono sbigottiti e sorpresi, quasi spaesati...fnchè il Lord Karyl Vance, lenamente, non sorrise, e prese poi a ridere...tutti gli altri lo fecero...anche Hoster sorrideva sornione.
Solo un grido si levò, di Karyl Vance “ahaha....ma sì...facciamolo!”














[Modificato da Lord Petyr 07/07/2010 02:12]
12/07/2010 23:05
 
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Vecchio Pozzo di Saggezza
Riconquista dei propri territori

Quando l’esercito di Mance Rayder monto il campo a meno di un giorno di cammino da Aspra dimora gli uomini che erano con lui risultavano stanchi per il viaggio, ma pronti a ciò che li attendeva. Erano tutti consapevoli che quella sarebbe stata la notte più lunga.
Un quarto dell’esercito montò di guardia aspettandosi un attacco di quelle immonde creature e Mance si offri per fare il primo turno.
Fortunatamente però dopo appena qualche ora giunse un messaggio portato da uno dei fidati corvi di Varamyr: “Mance, gli Estranei si sono mossi. Stanno scendendo verso la Barriera, ad Aspra dimora troverete solo qualche non morto. Io e i miei uomini torniamo in perlustrazione a nord per vedere se stanno preparando nuovi attacchi.”
A Mance sfuggì un rapido sorriso. A quanto pareva la sorte aveva giocato un brutto tiro ai guardiani.
Diede la buona notizia alle sentinelle e ne lasciò solo qualcuna di guardia, per ogni evenienza, concedendo il meritato riposo a tutte le altre.
Poi si sedette accanto al fuoco. Ora avrebbe preferito essere altrove, accanto a colei che stava combattendo contro i corvi per riconquistare le loro terre. Alla fine il compito più duro era toccato a lei e non aveva ancora ricevuto nessuna notizia.
Fissando le fiamme gli sembrò di vederla con la spada sguainata in sella al suo destriero che caricava contro il nemico, anche se probabilmente lo scontro era già terminato.
Ad ogni modo Ygritte ora era lontana e lui non avrebbe potuto fare nulla per lei, ma sapeva che Tormund dal Passo in caso di necessità sarebbe arrivato in suo aiuto… anche se la cosa non le avrebbe fatto alcun piacere.
Ridendo da solo per questa prospettiva si diresse verso il suo padiglione, era il momento di concedersi qualche ora di sonno, voleva essere pronto per l’indomani.

Il giorno seguente partirono di buon mattino, Mance era ansioso di tornare sui suoi passi o di scendere per intercettare gli Estranei che dovevano già avere almeno un giorno di vantaggio, ancora non aveva deciso cosa fare.
Quando arrivarono ad Aspra dimora la trovarono in pessime condizioni. Evidentemente non essendo riusciti a trovare nessuno da uccidere avevano sfogato la loro ira su qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Fortunatamente le case erano rimaste in piedi e le genti che presto sarebbero tornate ad abitarvi erano abituate a ripartire da zero. Con qualche sforzo nel giro di qualche settimana tutto sarebbe tornato alla normalità.
Mentre ammirava quel disastro si ricordò del messaggio di Varamyr. Alcuni non morti erano ancora lì.
Sguainò la spada e fece cenno a un piccolo gruppo di uomini di seguirlo a piedi.
La neve rallentava i loro passi, ma ne attutiva il rumore, questo giocava a loro favore ma avvantaggiava anche il nemico che probabilmente aveva da tempo sentito il loro arrivo.
Si divisero in due gruppi per colpire sia da nord che da sud, in modo da bloccare il nemico al centro della città.
Si divisero ulteriormente in gruppetti di due persone e iniziarono a cercare casa per casa, dato che per le strade di quelle creature non vi era traccia. Mance si ritrovò insieme ad Orell e perlustrano una decina di case prima di trovarne uno. Orell era appena entrato in quella che un tempo era stata la sua casa e Mance lo vide pietrificarsi poco dopo la soglia, mentre una lama fendeva l’aria aprendo un lungo squarcio sul braccio inerme del suo compagno. Entrò di corsa e lo scansò di lato, per affrontare il nemico.
Nemico, che strana parola, come poteva adattarsi alle persone in base alle situazioni. Quello che avevano di fronte fino a qualche mese prima non era altri che il fratello minore di Orell, morto durante una battuta di caccia. Si era staccato dal gruppo e non era più riuscito a trovare la via di casa. Nonostante le ricerche non erano mai riusciti a trovarne il corpo. Ed eccolo lì ora, davanti a loro, con l’arma pronta a sferrare un nuovo affondo, con occhi vuoti, il viso tirato in un ghigno di morte e il corpo pieno di chissà quale diavoleria che gli permetteva ancora di reggersi in piedi.
Mance parò il suo attacco, spostò il peso sull’altra gamba e fece ruotare la spada in modo da attaccare dall’altro lato, dove l’arma del nemico era troppo in ritardo per riuscire ad intercettare la sua.
Il freddo acciaio della sua lama si aprì facilmente la strada nella carne putrefatta e la testa di quel mostro cadde ai loro piedi, mentre il resto del suo corpo si afflosciava a terra.
Mance si voltò verso Orell e lo aiutò a rialzarsi.
“Lo sai bene, non era più tuo fratello! Forza andiamo è meglio che qualcuno si prenda cura di quella brutta ferita.”
Lo accompagnò fino al limitare del paese, dove era rimasto in attesa il resto dell’esercito e insieme ad altri due uomini tornò a stanare quelle creature.
In totale erano rimasti solo otto non morti che si erano attardati affascinati da oggetti che una volta facevano parte delle loro vite, come il fratello di Orell, o semplicemente per il gusto di continuare a devastare quelle abitazioni che ormai non appartenevano più al loro mondo. Ben sette erano di quel villaggio, mentre l’ultimo era un corvo probabilmente ucciso durante una perlustrazione.
Aspra dimora era tornata in mano loro e a parte la ferita di Orell non erano stati riportati danni al loro esercito.
Era giunto finalmente anche un messaggio dalla Gola.
Ygritte e i suoi uomini erano riusciti a riconquistarla.





Lord Jon Umber di Ultimo focolare
13/07/2010 23:09
 
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Come onde sulla scogliera

Quella sera si festeggiò. Per la riconquista di Aspra dimora e della Gola.
La caccia non era stata molto fruttuosa, la presenza degli Estranei e dei Non morti doveva aver allontanato gli animali che avevano percepito il pericolo e la malvagità nell’aria.
Le donne riuscirono comunque a preparare un ottimo banchetto e subito la malinconia e la tensione di quei giorni venne accantonata per lasciare il posto all’ilarità.
Mance insieme ad alcuni altri fece partire la musica che lentamente si diffuse per tutto il campo e con essa iniziarono le danze intorno ai falò tenuti alti per scacciare il gelo di quella notte.
Ben presto le tende si riempirono del rumore di altre danze, mentre quelli più ubriachi non attendevano nemmeno di trovarsi al riparo delle stoffe prima di possedere le proprie mogli di lancia o qualunque donna che quella sera non avesse voglia di lottare.

Il giorno seguente giunse un altro messaggio. Questa volta dal Passo Skirling.
Evidentemente non tutti i guardiani che attaccarono la Gola, avevano fatto ritorno alla Barriera. Tormund scriveva che un piccolo contingente si era schiantato contro il loro esercito. Avevano tentato un attacco con il favore delle tenebre, ma ignoravano che lui possedesse gli occhi più acuti di un gufo, anche nella notte più tetra. Mance smise per un istante di leggere e, alzando gli occhi al cielo sorridendo, pregò di non dover aggiungere anche quell’appellativo alla lunga lista che già Tormund si era dato.
In men che non si dica aveva dato l’allarme ai suoi compagni ed era corso da solo ad affrontare il nemico, mentre i compagni si destavano e si arrabattavano per recuperare le armi disseminate nelle tende. I guardiani cozzavano contro la sua arma come le onde si infrangono sugli scogli e come la spuma il loro sangue scarlatto si librava alto nell’aria.
Così rapidamente com’era iniziato lo scontro s’interruppe, con Tormund che rideva e sbeffeggiava i nemici sconfitti, accusandoli a gran voce di eccessiva idiozia nell’attaccare in numero così ridotto un campo dei Popolo libero capeggiato da lui, di sicuro anche la baciata dal fuoco sarebbe stata in grado di riportare la stessa schiacciante vittoria anche se con qualche perdita, mentre al suo fianco i suoi uomini si scambiavano insulti e calorose pacche sulle spalle ebbri per la vittoria.
Come sempre depredarono i caduti per poter recuperare le armi ed altre parti dell’equipaggiamento. Poi prepararono una pira e dettero fuoco ai corpi un po’ in segno di rispetto, ma principalmente per non vederseli nuovamente dinnanzi trasformati in non morti.
Con rammarico di Tormund tra le vittime non vi era Benjen Stark, colui che aveva comandato l’attacco alla Gola. Sicuramente era tornato con il resto del suo contingente sulla Barriera, ed aveva mandato questi uomini in avanscoperta sperando che anche il Passo fosse totalmente indifeso. In conclusione avvisava Mance che lui e Rattleshirt sarebbero scesi verso la Gola per unirsi a Ygritte e decidere insieme a lei una controffensiva per fargliela pagare ai corvi e magari riuscire anche a catturare il Primo ranger.
Mance terminò di leggere il lungo messaggio e nel suo cuore si mescolarono varie emozioni.
Simpatia per Tormund che come sempre aveva esaltato il suo ruolo nella vicenda, non era certo un mistero che fosse un guerriero straordinario, anche se dallo scritto sembrava che avesse sventato da solo l’intero assalto.
Felicità per la difesa di un altro dei loro territori, che altrimenti sarebbe caduto in mano al nemico.
Ma anche preoccupazione. Conosceva bene quelle teste calde e temeva che la loro avventatezza potesse mettere a rischio il loro intero esercito. Sperava inoltre che la rivalità tra i tre comandanti non facesse scaturire una nuova guerra intestina, dopo la fatica che aveva fatto a portare la pace tra i vari clan.
Ormai aveva deciso. Era tempo di ripartire con i suoi uomini per ricongiungersi con il resto dell’esercito, considerando anche che la neve, caduta copiosamente durante la notte, aveva coperto ogni traccia della direzione intrapresa dagli Estranei. Questa volta sarebbe toccato ai guardiani il compito di occuparsi di quelle creature, lui doveva pensare al suo popolo.






Lord Jon Umber di Ultimo focolare
15/07/2010 22:57
 
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Bran 1°
L'odore di sangue era molto intenso e le zanne laceravano la carne di quel cervo che così stoltamente era caduto nella trappola. Sentì suo fratello ululare, lontano, anche lui a caccia.

<<Bran, Bran cosa ti è successo?>> disse maestro Luwin leggermente preoccupato.

<<Nulla, stavo solo sognando>>.

<<Vi siete addormentato all'improvviso, siete sicuro di stare bene?>> insistette il maestro.

“Perché dovrei dirgli del terzo occhio, se lui neanche crede alla magia? Come farebbe a comprendere il legame che c'è fra me e Estate?”

Bran aveva deciso da molto tempo di far rimanere segreto il suo dono.

<<I metamorfi sono dei mostri che controllano le menti con la magia, esseri terribili, alleati con gli estranei>> questo diceva la vecchia Nan, quando raccontava le sue storie di fronte al camino. No, Bran non avrebbe parlato con nessuno, a parte il lord suo padre. Lui era già informato di tutto, lui non l'avrebbe considerato malvagio per quel meraviglioso potere.

Suo padre però, pensava sempre meno ai suoi figli. Aveva due grossi problemi: i Bruti al nord, che minacciavano le sue terre e la guerra a sud, che per fortuna non aveva ancora toccato il Nord. Però, anche se essa era confinata all'altopiano e alle terre della tempesta, non si poteva mai dir se una fazione o l'altra avrebbe tentato d'invadere il nord. Maestro Luwin l'aveva rassicurato dicendogli<<se anche ci dovesse essere un invasione, il Moat Cailin li fermerà, così come ha fermato migliaia di eserciti prima di questi>>. A Bran, non importava niente del sud. Lui era preoccupato per il nord, per i bruti. Con il suo terzo occhio aveva visto il gelo e delle creature ad esso legate: gli estranei. Anche se la gente diceva che non esistono quei terribili mostri, Bran li aveva visti, e quelle visioni tormentavano i suoi sogni.



Bran andò a scalare una torre di quel castello che non conosceva , una sporgenza dopo l'altra. Dopo una breve scalata, vide a terra due uomini vestiti di nero, con i cappucci ben tirati sulla testa per il freddo. “Guardiani della notte, venuti a prendere un criminale” fu il pensiero che emerse alla mente di Bran. I Guardiani della notte in quel periodo chiedevano molti uomini e spesso i principali comandanti della confraternita, compresi Benjen e lord Mortmont, venivano per discutere con suo padre, che da sempre li aiutava.

Nonostante ciò, un giorno, a tavola, annunciò loro che sarebbe partito per andare in un suo castello a sud di grande inverno. <<Tu resterai qui, perchè qui resterà una porzione di esercito del nord. L'esercito di grande inverno deve sempre essere guidato da uno Stark. Robb è l’erede di Grande Inverno, tu sei il più prossimo dopo di lui in linea di successione per governare il nord. Devi iniziare a capire come funziona la guerra. Comunque, anche se sei uno Stark, non ti lascerò solo, ma avrai con te dei validi comandanti. Saranno loro a combattere per te, mentre tu resterai dentro le mura del castello, per comprendere e per riuscire, un giorno, a condurre un esercito in battaglia.>>.

Bran, dopo quelle parole, non fu affatto tranquillo, ed cominciò ad avere molta paura: come può un ragazzo di 7 anni comandare un esercito? E se poi fossero stati sconfitti o alcuni estranei l'avrebbero trasformato in una loro creatura, cosa avrebbe fatto?

Quella sera, Bran andò a dormire molto inquieto.


"è possibile che un uomo che ha paura possa anche essere coraggioso? Possibile? Bran, quella è l'unica situazione in cui si fa strada il coraggio"

L'inverno sta arrivando"
Brandon Stark
17/07/2010 19:27
 
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Attacco alla Barriera - 1 di 2

Ma Tormund aveva fatto i conti senza l’oste. Ygritte presa dalla foga della battaglia aveva già progettato un suo attacco alla Barriera. Niente di monumentale, sola una spina nel fianco per i Guardiani della notte, per fargli capire che il Popolo libero certi affronti non li tollerava. Pochi giorni dopo la conquista della Gola un manipolo di uomini era partito alla volta della Barriera, seguendo dapprima la scia di orme lasciate dai corvi in ritirata, per poi voltare verso un altro forte, quando capirono che erano di ritorno alla Torre delle ombre.

La fortuna li assisteva, la notte del loro arrivo a destinazione era propizia per l’attacco. Jarl era appostato con i suoi thenn, dietro una sporgenza rocciosa, dalla quale era ben visibile la Barriera che svettava alta sopra gli alberi che la costeggiavano. Era una vista impressionante. Affascinante nel suo bianco splendore, rischiarato appena dal quarto di luna calante, che a stento faceva capolino tra le nubi, gettando qua e là qualche stralcio di luce nella notte tetra. Ma al contempo era una visione terribile, con il suo ghiaccio liscio e cedevole. Molti di loro probabilmente non avrebbero visto il mattino seguente.
“La Barriera difende se stessa”, un vecchio motto dei corvi, che Mance ripeteva spesso, come monito per i giovani scalatori e anche per rinfrescare la mente a quelli più anziani che con l’esperienza tendevano a perdere la prudenza necessaria per portar a casa la pelle.
Ma loro erano i thenn. I migliori scalatori dei sette regni, discendenti diretti dei primi uomini e preferivano di gran lunga la morte al fallimento.
Il loro Maknar li aveva lasciati sotto il comando della giovane donna dai capelli rossi, comandando di rispettare i suoi cordini come se fossero stati impartiti da lui stesso in persona.
Jarl si passò una mano sulla guancia destra, mentre il ricordo dell’ultima conversazione con Ygritte gli tornava alla mente.

Erano passate poche ore dalla loro riconquista della Gola.
Ygritte quando non aveva trovato nessuno ad attenderli aveva temuto in una trappola e aveva mandato i suoi uomini migliori in perlustrazione tutt’attorno.
Con il trascorrere del tempo i vari gruppi fecero ritorno al campo e solo due riportarono di aver trovato le orme del nemico.
Una gran quantità in direzione della Barriera e alcune di un piccolo contingente che si era inoltrato verso il Passo Skirling, dove Tormund e i suoi gli avrebbero di sicuro riservato una bella accoglienza.
Ma ciò non riuscì a placare l’ira della giovane guerriera. Un ragazzo ancora troppo giovane per poter essere utilizzato in guerra, andò a chiamare Jarl dicendo che Ygritte lo stava aspettando nella tenda comando che era stata prontamente eretta.
“Jarl, ti ho convocato perché voglio attaccare i Corvi dopo ciò che hanno osato fare alla Gola. Voglio colpirli a sorpresa e far patire loro ciò che ci hanno fatto, ma triplicando il carico; fino a schiacciarli.”
“Sono d’accordo, ma dove intendi attaccarli, baciata dal fuoco?”
“Attaccheremo al Ponte del forte occidentale, dove non penso che abbiano un grande esercito.”
“E noi in quanti saremo? Comprendo l'utilizzo dei thenn, siamo gli unici in grado di scalare quel maledetto muro di ghiaccio, ma ci dovremo portare dietro anche il fardello di altre truppe? Per poi sfruttare le funi per farli salire e quindi dilungandoci in quest’operazione restando scoperti e maggiormente vulnerabili? Secondo me bastiamo noi in un piccolo gruppo, diciamo sui duecento uomini, per compiere questo assalto. Altre truppe non ci servono e ci rallenterebbero soltanto.”
Ygritte si mosse spazientita sulla sedia. “Jarl, tu sottovaluti il nemico... ricordati ciò che hanno fatto. Voglio essere sicura che abbiano la lezione che si meritano, in modo tale che si ricordino per molto tempo del Popolo Libero e della sua cattiveria.”
“Beh ricordo anche che se ne sono tornati su quel muro con la coda tra le gambe.
“Si, è vero, ma tieni sempre a mente che attaccano anche alle spalle... e la mia cicatrice me lo ricorda sempre.”
“Dunque qual è la tua idea?” Non gli piaceva avere a che fare con quella ragazzina, si sentiva umiliato a dover seguire i suoi ordini.
“Attaccheremo con cinquecento thenn e cinquecento arcieri... penso che questo possa bastare.”
“Mi sembra uno spreco di forze, ma almeno tra tutte le truppe che potevi scegliere da affiancarci, questa è quella che ci ostacolerà di meno e anzi potrebbe anche fornirci un po' di riparo durante la scalata. Forse alla fine te ne intendi qualcosa di guerra.”
Ygritte si fece sfuggire un sorriso ironico: “Tu sei un uomo valoroso, ma spesso mi chiedo cosa ti dia fastidio nel fatto che una giovane donna ti dia degli ordini!”
“Io rispondo solo agli ordini del mio Maknar, ora ti do retta solo perché lui me l'ha ordinato. Mi ribellerei senza esitazione anche a un ordine diretto di Mance se solo Styr me lo chiedesse.”
Quest’affronto non poteva tollerarlo: “Ma non mi dire... e dunque Jarl saresti capace di uccidermi anche adesso. In questo preciso istante?”
“Se le circostanze lo richiedessero...”
Ygritte con una mossa repentina estrasse il suo coltello da caccia e lo puntò al volto di Jarl.
La rapidità del movimento lo lasciò di strucco e sentì una goccia di sangue scivolargli dalla guancia dove lei lo stava passando.
“È Mance il re, non Styr, e farai meglio a non farti più uscire una frase simile in mia presenza. Tu ora comanderai le truppe che ti ho assegnato, conquisterai il Ponte del forte occidentale e lo farai perché sono io a chiederlo, non un ordine del tuo Maknar. Se ti rifiuterai ti squarterò come un maiale personalmente. Regalerò le tue ossa a Rattleshirt e adornerò la mia tenda con la tua pelle così che tutti i thenn capiscano cosa succede ai ribelli.”
Pochi minuti dopo quando uscì dalla tenda aveva un sottile taglio rosso lungo come le prime falangi del suo dito mignolo che gli adornava la guancia destra. Quella donna, aveva dimostrato di essere un comandante valido ed era riuscita a conquistarsi il suo rispetto.

Scaccio quel ricordo, ora non era tempo pensare al passato. Vi erano solo un paio di sentinelle in cima al muro, più preoccupate di stare accanto al fuoco che avevano acceso per scacciare il vento gelido che spirava da nord, piuttosto che scrutare nel’ombra per notare possibili assedianti. Come dargli torto, del resto erano mesi che non attaccavano la Barriera. Poi lentamente le due sentinelle si allontanarono, probabilmente per incontrarsi a metà strada con i compagni provenienti dalla Torre delle ombre.
Il momento era arrivato. Jarl fece un cenno ai suoi uomini che silenziosamente iniziarono a correre per attraversare il breve tratto scoperto che separava il loro rifugio dalla macchia di pini che costeggiava la barriera. Si arrampicarono sigli alberi, agili come scoiattoli, per partire con qualche metro di vantaggio. Una volta raggiunti i rami più fragili che non avrebbero retto il loro peso sistemarono la loro attrezzatura per prepararsi alla scalata. Calzarono stivali provvisti di punte di metallo, impugnarono delle piccozze da ghiaccio costituite da corna di cervo rinforzate anch’esse in ferro. Mentre per il momento non utilizzarono la mazza con la testa di pietra e i pioli, che insieme alle lunghe corde che avevano avvolte in vita o a tracolla sulle spalle per non intralciare i movimenti, sarebbero poi serviti ad aiutare gli altri a salire, seguendo il percorso sicuro tracciato dallo scalatore. Nel frattempo gli arcieri si ponevano a difesa, cercando tra le fronde degli alberi una buona visuale per colpire eventuali difensori.
“Forza signorine, muovete quel culi flaccidi che vi ritrovate e cercate di arrivare in cima prima di me o non vi lascerò nemmeno un corvo da spennare.”
Dopo aver lanciato questo incitamento ai suoi uomini Jarl si protese verso il gelido ghiaccio, conficcando con forza la sua piccozza e stabilizzando la presa con le punte degli stivali. Iniziò così la sua scalata, a passo sostenuto, ma controllando sempre due volte che il nuovo punto in cui si agganciava era abbastanza solido da reggere il suo peso. Sciolse la corda, facendola arrivare con la cima a terra prima di piazzare il primo piolo a cui agganciarla, poi successivamente ogni dozzina di piccozzate ne piazzava un altro e ne controllava la solidità prima di assicurare la corda e proseguire.
Alcuni dei nuovi scalatori che aveva scelto l’avevano superato, sospinti dal vigore giovanile e dalla temerarietà. Ma purtroppo di costoro ne vide cadere diversi a causa del ghiaccio cedevole e dell’inesperienza. Come scoprì in seguito la scalata cosò la vita anche a cinque scalatori più anziani, già suoi compagni in altre imprese. Inoltre come se non bastasse le grida di coloro che precipitavano nel vuoto avevano attirato l’attenzione del guardiani che superata la sorpresa iniziale si prepararono al contrattacco.





Lord Jon Umber di Ultimo focolare
20/07/2010 22:19
 
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Attacco alla Barriera - 2 di 2

Dall’alto iniziarono a piovere frecce, ma la presenza del focolare rendeva impossibile agli occhi dei guardiani di abituarsi completamente al buio che regnava quella notte. Invece gli arcieri del popolo libero avevano vita più facile da quel punto di vista, riuscivano a distinguere nitidamente i corvi con quel bagliore alle spalle. Jarl fu uno dei primi a raggiungere la sommità dell’impervio muro di ghiaccio. Ad attenderlo c’erano due guardiani che avevano già messo da parte l’arco per estrarre le spade. Sfruttando l’ultimo solido appiglio si diede lo slancio necessario per evitare il primo fendente, riuscendo ad afferrare il nemico per un lembo del mantello, facendolo sbilanciare e precipitare nel vuoto. Ma il compagno non restò di certo a guardare, aveva la spada alzata pronto ad aprirgli la testa come un frutto maturo e sbilanciato com’era in quel momento Jarl non poteva fare nulla per fermarlo. Fu la provvidenza ad assisterlo. Uno dei suoi compagni apparve, silenzioso come una pantera ombra, alle spalle del guardiano, ruotò la piccozza che fino a poco prima aveva utilizzato per la scalata e con tutta la forza che aveva in corpo gliela conficco tra le palle, sollevandolo da terra, per il dolore e la sorpresa. Aiutò poi Jarl a finire di scavalcare il muro e dopo essersi scambiati un’occhiata d’intesa prelevarono le armi ai primi corvi caduti e si gettarono nella mischia.
Lo scontro non si protrasse molto a lungo, il silenzio non tardò a tornare a dominare quel luogo, dopo che l’ultimo grido di sofferenza fu smorzato da una gelida lama e che il grido di esultanza fu disperso dal vento.
I guardiani erano stati annientati, ma sia tra i thenn che tra gli arcieri il popolo libero aveva subito la sua parte di vittime, ma nulla di preoccupante per Jarl e i suoi. Avevano conquistato il forte e tanto bastava a tener alto il morale, ora avrebbero potuto continuare con i loro attacchi anche da sud.
Si, quella sarebbe stata sicuramente la loro prossima mossa e l’avrebbero fatto prima che sulla barriera si diffondesse la notizia della perdite di quel forte.
Jarl stava già per comunicare questa sua decisione al resto dei suoi uomini quando una fugace fitta di dolore gli attraversò la guancia.
-Forse è il caso di avvisare anche lei, in fondo se avessi fatto di testa mia non so se ora il forte sarebbe nelle nostre mani e gli arcieri potrebbero decidere di non seguirmi se prendessi da solo le mie decisioni senza consultarmi con il comandante in campo.-
I pensieri di Jarl volsero poi su un’altro non trascurabile problema. Tra i thenn che aveva con se e gli arcieri che lentamente venivano portati sul muro non vi era nessuno in grado di scrivere un messaggio per Ygritte e del resto non avevano con loro nemmeno animali che potessero consegnarlo. Beh poco male avrebbe utilizzato una staffetta, ci sarebbe voluto più tempo e rischiavano di perdere l’effetto sorpresa, ma non gli restava altra scelta.
Scelse quindi un giovane thenn, che sapeva essere molto veloce e resistente nella corsa e gli disse di riposarsi il più possibile perché al suo ritorno sarebbe partito per consegnare il messaggio al loro accampamento alla Gola. Aveva deciso di rendere un altro servigio a quel diavolo dai capelli rossi, gli avrebbe dimostrato quanto fossero fondamentali i thenn per il loro esercito.
Scelse due uomini fidati, colui che gli aveva salvato la vita e un vecchio compagno di scalate, e partirono alla volta della Torre delle ombre.

Quando finalmente giunsero a destinazione si appostarono su degli alberi, tra le cui fronde riuscivano distintamente ad osservare l’intero castello ancora avvolto dalla notte, con ben poche persone che svolgevano il loro turno di guardia.
Il riparo gli offriva un’ottima protezione anche alla luce del giorno, quindi rimasero immobili ad attendere finchè il castello non riprese vita. Solo quando il sole raggiunge il punto più alto nel cielo si erano fatti un’idea esatta delle fortificazioni adottate e del numero di truppe utilizzati in quel forte.

Quando tornarono al Ponte il ragazzo che aveva scelto per fargli da staffetta gli corse incontro.
“Jarl due guardiani sono venuti a controllare non avendo ricevuto più notizie dalle sentinelle di questo forte. Ovviamente li abbiamo intercettati ed uccisi, ma alla torre tra non molto inizieranno a chiedersi perché anche loro non fanno più ritorno”.
“Bene, vorrà dire che questo muro assaggerà un altro po’ di sangue di corvo. Dimmi ragazzo, oltre ad essere veloce hai anche buona memoria?” Il ragazzo annuì con vigore, prodigandosi in un’ampio sorriso, gonfiando il petto pieno d’orgoglio per la missione che gli veniva affidata. Ascoltò con attenzione mentre Jarl gli spiegava le difese dei guardiani e l’ammontare delle loro truppe alla Torre, concludendo con il conteggio delle perdite che loro avevano subito.
“Ora ti caleremo a terra, appena i tuoi piedi toccheranno il suolo corri più veloce che puoi, finchè avrai fiato in corpo. Avvisa Ygritte della nostra situazione e dille che siamo disposti a morire per difendere questo avamposto, che abbiamo conquistato con il sangue dei nostri fratelli. Quando avrai portato a termine questo compito, prima di riposarti scegli un altro thenn in gamba come te per farci avere la sua risposta quanto prima,” e con un certo imbarazzo aggiunse, “che non utilizzi messaggi scritti.”

La risposta arrivò dopo due giorni. Loro dovevano lasciare il forte e attaccarne un altro con tutti gli uomini che gli erano rimasti. Non sarebbero stati in grado di difenderlo se i guardiani avessero deciso di riconquistarlo, mentre vi erano molti altri forti poco difesi che potevano facilmente conquistare.
Nel frattempo Ygritte e Rattleshirt avrebbero guidato il grosso delle loro truppe alla conquista della Torre. “Ti ringrazia per i tuoi ottimi servigi, riferirà del tuo valore al nostro Maknar quando lo rivedà.” A quelle ultime parole Jarl si comportò esattamente come la giovane staffetta.





Lord Jon Umber di Ultimo focolare
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Favole e Leggende

"...verrà il giorno, dopo la lunga estate, in cui le stelle sanguineranno e il respiro gelido delle tenebre scenderà a incombere sul mondo. In questa ora terribile, un guerriero estrarrà dal fuoco una spada fiammeggiante. Quella spada sarà la Portatrice di luce, la Spada rossa degli eroi, e colui il quale la impugnerà sarà Azor Ahai reincarnato. E di fronte a lui le tenebre fuggiranno..."

Quando vidi per la prima volta Re Viserys Targaryen queste parole mi tornarono alla mente, in maniera limpida e netta, nello stesso modo nel quale la natura risplende ai nostri occhi durante la primavera, dopo il freddo e il buio dell'inverno. Era mia madre a racconatrmi questa e altre storie, favole e miti, che però, nella mente di un bambino, sembravano così reali che potevo chiudere gli occhi e vedere la nascita dell'antica Valyria, la caduta di Ghis e il grande condottiero che sfidava con sguardo fiero e impavido le creature della notte. Così sono cresciuto, imparando a memoria ciò che udivo dalla bocca da mia madre...
Solo in seguito, dopo la scoperta che la bravura della bocca di mia madre non stava nel raccontare storie, ho visto il mondo per quello che era realmente e dimenticai gloria e onore, dimenticai il coraggio, mescolai il buono e il malvagio, e mi creai una mia etica di vita. Dimentico di tutto quello che, quella baldracca, uccisa di botte in un bordello, mi aveva raccontato e insegnato, ridevo, ripensando come una puttana pretendesse di insegnare onore e fedeltà.
Dimenticai Valyria, Azor Ahai, Ashai delle ombre e tutto il resto, fino a diventare il mercenario spietato ed egoista che oggi è famoso nel continente orientale.
Eppure tutto ciò che avevo imparato mi ritornò alla mente, come lo avessi appena ascoltato, e nel guardare il Re e sua sorella, circondati da tanti valenti uomini, potei sentire, ancora una volta, la voce di mia madre, e il mio pensiero volo via, e per la prima volta dopo moltissimo tempo rividi ciò che creai nelle mie fantasie infantili: alti e splendidi re, le loro regine vestite con maestosi abiti, soldati, cavalieri e vessilli al vento...
Così, tornato bambino, cercai il Re e il mio giuramento compiuto.
I giorni successivi li vissi con animo ritrovato, non ero più lo spietato mercenario di un tempo, ero tornato bambino realizzando il mio sogno: marciare affianco a un vero eroe. Per questo il Re può dire di aver avuto per cavaliere un bambino innocente, cosa che non tutti possono vantare.Successivamente vidi l'intero esercito: Vessilli, tamburi, catapulte, scorpioni, cavalieri, dotrhaki, immacolati...e i draghi. Vidi battaglie e assedi, vidi città tingersi di rosso e cadere e i ricchi signori di quelle città, cosi superbi un tempo, piangere al cospetto del mio Re.
Allora non fui più bambino, mi svegliai dal sogno nel quale ero caduto, e finalmente capii che tutto ciò che avevo imparato un tempo altro non erano che mere parole, che non avevano niente a che fare con la realtà dei fatti, erano solo parole per ispirare e per spaventare i deboli e gli inetti, coloro troppo codardi per sopportare di veder coi propri occhi tutte quelle cose a cui si ispiravano le leggende.
La fantasia e i sogni sono per i deboli.
Noi siamo Targaryen, non abbiamo bisogno di storie che raccontino chi siamo, non diamo adito e non ci facciamo precedere da ciarlatani che ripetono come stolti parole che non hanno più un significato concreto. Il pianto, la paura e le disperazioni è cio che ci precede, non vuote profezie, e fuoco e sangue è ciò che ci segue, non vaghe leggende; Fermatevi e ascoltate, e sentirete piangere, andate a visitare le terre che abbiamo sottomesso, vedrete fuoco e sentirete odore di sangue.
Noi siamo Targaryen, e come una puttana non può insegnare onore e fedeltà, cosi le vuote parole dei vostri septon e dei vostri signori non potranno proteggervi.

Non esiste alcun disegno divino, e anche se esistesse brucierebbe nel nostro fuoco.

Siamo arrivati.

Daario Naharis







25/07/2010 02:27
 
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Paggio
UN PROCESSO


Quella notte Edmure aveva sognato.
Un sonno agitato il suo, che, al risveglio, gli aveva lasciato vivida e malinconica l'immagine delle sue amate sorelle.
Cat, cara Cat, volitiva, determinata ed affettuosa al contempo, ora era lontana: orgogliosa compagna dell'irreprensibile Eddard Stark...un uomo tutto d’un pezzo, duro come il ghiaccio ma anche giusto e retto. Quanto avrebbe desiderato riabbracciarla!
Lysa, piccola e fragile Lysa, sposa di un uomo saggio ed onesto ma probabilmente sola, chissà quanto avrebbe avuto bisogno di un abbraccio fraterno, del calore di una carezza di chi ti sa amare dopo aver condiviso con te ogni gioco, ogni sorriso, ogni momento spensierato di gioventù...
Edmure temeva per le sorti delle sue sorelle.
Nel sogno un vortice nero le strappava dalle sue mani, mentre da bambini stavano facendo girotondo..un turbine oscuro e malevolo in cui le sue sorelline si perdevano e di esse rimanevano soltanto le grida.
Nell' oscurità ...draghi....
Quella mattina Edmure doveva presenziare ad un processo in luogo di suo Padre, impegnato in un incontro ristretto convocato d'urgenza.
Mentre attraversava le sale del palazzo i suo pensieri vagavano tra ciò che avrebbe dovuto fare a breve, dimostrando di essere degno erede di casa Tully e ciò che il futuro avrebbe riservato al suo popolo.
Ogni suo passo scandiva con una cadenza costante l’approssimarsi di pensieri e preoccupazioni che riguardavano le sorti della sua terra e della sua famiglia.
“Perchè Cat e Lysa dovrebbero essere in pericolo?”, “Perchè solo pochi Lord hanno saputo accogliere positivamente la proposta di Lord Arryn ?”...”un processo” ...”draghi”...
Quel giorno indossava un ampio mantello rosso bordato di azzurro che si agitava ad ogni suo movimento, ad ogni suo passo.
Lungo il portico che conduce alla sala delle udienze, servi e guardie si inchinavano al suo passaggio, ma Edmure quel giorno non dispensava sorrisi e saluti come era solito fare, avanzava sicuro tra tante persone ma era solo. Solo.
“Un processo...chi lo avrebbe potuto accettare? Forse gli sconfitti? I disperati? Chi non aveva alternative...oppure semplicemente gli onesti?”, “Tutte le casate tra gli imputati e tutte chiamate a giudicare loro stesse...”
Mentre era immerso nei suoi pensieri avanzava deciso tra le colonne che separavano i raggi di sole riflessi sulle lastre di pietra del pavimento.
La gran confusione che lo attorniava, il vociare dei servi, le risate dei bambini, il clangore delle armi dei soldati in addestramento, per lui non esistevano...Solo.


La sala delle udienze era piena.
Ogni fila di panche era occupata. Nei posti più alti sedeva il popolino in una informe ressa multicolore, chiassosa e scomposta.
Nella platea, composte ed austere, si riconoscevano le insegne delle casi nobiliari del Tridente.
Nell’aria un odore di legno stagionato e sudore, di carta stantia e di cera...
Al banco degli imputati un omone di corporatura tozza e dal volto sfigurato che indossava vesti lacere e maleodoranti, evidenti conseguenze delle nottate trascorse nelle celle del palazzo.
Era stato picchiato ed aveva paura, quell’omone , a dispetto della sua enorme mole non aveva il coraggio di sollevare il mento appoggiato sul petto, e neppure di aprire gli occhi su ciò che stava accadendo.
La sua testa era stata rasata, e l’autore di tale acconciatura non doveva essere andato molto per il sottile viste le evidenti cicatrici che si potevano contare, pulsanti, sulla sua nuca.
Edmure, seduto nella postazione riservata a suo padre, osservò con compassione quell’uomo che mai aveva visto e di cui non conosceva la storia.
Porovò ad immaginare il suo Lord Padre o Robert Baratheon seduti al banco degli imputati.
“Loro, così diversi, non sarebbero intimiditi, avrebbero il coraggio di guardare tutti con fierezza e senza vergogna”.
Di fronte a lui sedeva il Pubblico Accusatore: un omino smilzo e striminzito dai tratti caratteristici di un topo.
Aveva piccoli denti sporgenti, coperti dall’ombra di un naso appuntito e sedeva con aria saccente, avvolto nel suo abito orlato di pelliccia bianca.

Il vociare del pubblico cresceva insieme alla tensione e le guardie facevano fatica a tenere a bada i suoni molesti e le grida provenienti dalla galleria.
Il Pubblico Accusatore, rivolto un gesto di riverenza nei confronti di Edmure, prese la parola:
< Quest’oggi la Corte di giustizia del Tridente è chiamata a giudicare Effren Ball, figlio di Goyjen Ball stalliere di Delta delle Acque.
L’imputato è accusato dello stupro e dell’omicidio della piccola Gwen Renner, una bimba di soli dieci anni, il cui corpo straziato e privo di vita è stato rinvenuto proprio nelle stalle la notte scorsa>
L’imputato rimase capo chino ad ascoltare l’intera accusa senza reagire, senza il minimo accenno ad una reazione.
Nessuno aveva accettato di difenderlo in quel processo, nè lui aveva mai richiesto un difensore al suo fianco.
“Strupro ed omicidio” rifletteva Edmure” quali peggiori accuse si potrebbero muovere a carico di un uomo ? E lui? Immobile, freddo privo di reazioni...si comporterebbero così i Baratheon al cospetto delle accuse mosse nei loro confronti ?”


< Effren è un ritardato, mio Lord, tutti lo sanno qui> fu la prima dichiarazione rilasciata dal padre della piccola Gwen

Fu chiamato a testimoniare l’aiutante di Goyjen Ball, un uomo semplice e anziano che evidentemente per l’occasione aveva indossato i soli abiti civili di cui disponesse, che ammise di aver trovato il corpo della piccola Gwen nelle stalle e sulla mangiatoia brandelli della camicia da lavoro solitamente indossata dal giovane Effren.

Fu la volta di Piff Johansson, un giovane contadino, che ammise di aver visto Effren entrare in quella stalla quella sera.

< Prove evidenti dunque> aggiunse il pubblico accusatore con aria trionfante ed evidente soddisfazione, al pari di uno sciacallo al cospetto di una carogna.

“Quali prove evidenti?” pensò Edmure “Il gigante è ritardato e chiuso nel suo silenzio. Non riuscirebbe neppure ad articolare una sua difesa”...”E se si fosse semplicemente imbattuto nel corpo della piccola fuggendo via per il terrore ?” “ e se quel lembo di camicia fosse stato perso in altro frangente?”

“I nostri Lord, chiamati a giudicare quante interpretazioni differenti potrebbero fornire di questa o quella prova a loro carico o a loro discolpa?”

Alle affermazioni del pubblico accusatore fecero eco le grida della folla inferocita< A morteee>, < uccidete quel mostro!!!>

Prese la parola il padre di Efrren:< Mio Lord, mio figlio non è un mostro lo giuro! A dispetto della sua mole da gigante ha il cervello di un bambino e non farebbe del male ad una mosca>
Tali parole suscitarono lo sdegno generale e scatenarono le ire della folla che iniziò a spintonare le guardie e a lanciare oggetti di ogni tipo verso lo stalliere.
Edmure fu costretto a richiamare tutti all’ordine più volte, sapeva che una assoluzione non avrebbe accontentato la folla ed avrebbe creato scontri e disordini, ma al contempo non aveva elementi per condannare il gigante.
“Quali esigenze si dovrebbero privilegiare in un processo, ciò che è giusto o ciò che è utile al bene comune?” rifletteva .

Non poteva condannare quell’uomo, avrebbe sfidato l’ira della folla inferocita, non poteva tradire LA GIUSTIZIA.

Mentre si stava alzando per prendere la parola, nell’ assoluto silenzio della folla curiosa ed ansiosa, un grido struggente e gutturale usci dalla bocca dell’imputato :

< Ioooooo male bambinaaaaa>

urlò, alzandosi in piedi con le lacrime che scorrevano sul suo volto tumefatto.

“Giustizia... ecco la giustizia “ pensò Edmure.






01/08/2010 12:20
 
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Campione del Regno
Vecchio Pozzo di Saggezza
Più fronti di un’unica guerra

Purtroppo, l'aver sentito nominare il suo maknar risvegliò in Jarl l'ardore che la discussione con Ygritte aveva sopito.
Decise quindi di ignorare i suoi ordini e di partire si alla conquista di Porta di pietra, ma con solo i suoi thenn come scorta.
Gli arcieri li avrebbe lasciati a protezione del forte in quanto, era certo, che i guardiani avrebbero avuto il loro bel da fare con l'attacco imminente alla Torre per preoccuparsi di un misero fortino abbandonato passato nelle mani del nemico.
Chiamò al suo cospetto Amlick, l'unico arciere per il quale nutrisse un certo rispetto. Senza considerare che era in debito con lui per averlo salvato dalle grinfie di due non morti.

Era appostato dietro un grosso masso dal quale scagliava frecce come un forsennato contro i non morti che stavano avanzando verso di loro. Non aveva notato però che due di loro si erano staccati dal resto del gruppo e l'avevano aggirato. Si era accorto del pericolo quando ormai erano troppo vicini ed il suo arco era ormai inutile. Estrasse l'arma corta che portava al fianco, ma la sua abilità con essa non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella con il suo strumento di morte prediletto. Jarl era intervenuto giusto in tempo prima che lo facessero a pezzi.

Scacciò il ricordo quando lo udì entrare.
“Vecchio mio ho deciso di partire alla volta di Porta di pietra.
Con me verranno tutti i thenn presenti al forte. A te invece lascio il compito di presidiare questo avamposto, e difenderlo qualora altre sentinelle dei guardiani decidano di venire a controllare che fine hanno fatto i loro uomini.
Siete un buon numero e ben equipaggiati, come saprai i corvi presto subiranno un massiccio attacco e questo forte non credo rappresenti la loro priorità, con gli estranei che stanno marciando verso la Barriera.”
"Ma Ygritte ha ordinato anche a noi di prendere parte all'assalto all'altro fortino e di lasciare questo indifeso. Ho sentito quando la staffetta ti ha riferito il messaggio."
"Non mi interessa cos'ha comandato Ygritte. Voi resterete qui, noi ce la caveremo benissimo da soli. Non abbiamo bisogno del vostro aiuto per conquistare un forte abbandonato, per di più potendo attaccare da sud."
"Jarl stai sbagliando a contrastare quella donna. Mance l'ha messa a capo di questa frangia dell'esercito e faresti meglio ad ascoltare i suoi ordini!"
"Lei non è qui e tu farai meglio ad ascoltarmi, me ne prenderò io tutta la responsabilita" -ed il merito- pensò tra se "quando ci riuniremo per brindare alla torre."
"Farò come dici ma sappi che questa sarà la prima ed ultima volta che andrò contro ad un ordine diretto per assecondare le tue ambizioni. Considera saldato il nostro debito, perchè non riceverai più favori da me" sentenziò uscendo con passo sostenuto dalla stanza.
Un giusto prezzo da pagare, Jarl si sentiva soddisfatto di quella conversazione e sicuro del suo successo.

Partirono il giorno seguente, mentre la colonna di thenn si allontanava dall'ombra della barriera per non rischiare di essere avvistati dalle sentinelle dei corvi che setacciassero i territori a sud della torre, Jarl si voltò e vide l'amico che lo scrutava dall'alto del muro di ghiaccio. Anche se non lo distingueva poteva ben immaginare il suo volto ancora incollerito per ciò che era costretto a fare, ma sapeva anche che nei suoi occhi vi era un augurio per la buona riuscita della missione.

Jarl, fiducioso del loro numero e del loro addestramento, condusse l'attacco in pieno giorno, purtroppo però il forte non risultò così sguarnito come credeva.
Probabilmente la presenza di quel contingente era dovuta alla scelta degli Estranei di attaccare Collina innevata, il forte adiacente, e la possibilità da parte dei corvi di ricorrere a rinforzi freschi qualora l'esercito inviato a contrastarli, comandato da Benjen Stark, avesse fallito l'impresa o fosse messo alle strette.
In ogni caso ormai erano in ballo e non si sarebbero tirati indietro.
La lotta continuò per diversi giorni, con leggere scaramucce che si alternavano a possenti attacchi, la conquista del forte alla controffensiva dei guardiani per disperdere gli assalitori che si erano accampati poco più a sud.
La diserzione iniziale e le perdite subite iniziarono a far vacillare la risolutezza di Jarl che vedeva la gloria procurata con quella conquista sempre più lontana.
Ma anche tra i corvi le vittime continuavano ad aumentare e i due schieramenti sembravano giunti a un sostanziale stallo.

Nel frattempo Amlick e sui arcieri avevano il loro bel da fare nel tentativo di arginare i guardiani che si erano lanciati alla riconquista del Ponte del forte occidentale.
I corvi guidati dal pavido Samwell Tarly, riuscirono ben presto a far breccia nelle misere difese degli arcieri. Fu un massacro, nessun esponente del Popolo libero venne risparmiato. Quando vennero costretti a combattere a distanza ravvicinata dove i loro archi risultano inefficaci le già poche perdite che i corvi stavano subendo vennero ridotte a zero.
Amlick percependo che la fine era vicina chiamò a se un suo giovane sottoposto.
"Ragazzo, scappa, salvati la vita e consegna un messaggio per me. Cercherò di distrarli e di aprirti una via di fuga. Utilizza la scalinata per salire in cima alla barriera e procedi carponi per non farti vedere e non lasciare parti del tuo corpo esposte come bersaglio per le loro frecce. Quanto ti senti sufficientemente al sicuro corri alla torre e quando sentirai le grida di vittoria del nostro esercito chiedi udienza con uno dei tre comandanti. Digli che il forte che avevamo conquistato è caduto, che tutti gli arcieri che vi erano a protezione, come aveva deciso Jarl, sono stati annientati. Che tu sei l'unico superstite. Ora va. Buona fortuna ragazzo."
Detto questo sfoderò ancora una volta l'arco. Se doveva morire l'avrebbe fatto con il suo fedele compagno di tante battaglie stretto tra le mani. Iniziò a incoccare un freccia dietro l'altra sentendo i passi del ragazzo sempre più lontani. Ormai doveva aver raggiunto la scalinata. Toccava a lui proteggerlo.
Notò un guardiano che alzava lo sguardo nella sua direzione e prima che riuscisse a dare l'allarme gli conficco una freccia nella gola.
Vide Samwell Tarly che dalle retrovie del suo esercito dava ordini per voce del suo lord comandante. Con la spada che gli tremava nelle mani ancora immacolata. Notò che distoglieva lo sguardo ogni volta che uno dei suoi uomini infliggeva il colpo fatale.
Gli sfuggì un sorriso. Presto non avrebbe più saputo dove volgere lo sguardo.
E invece trovò qualcosa di suo interesse. Alzò lo sguardo e vide il giovane arciere che era finalmente giunto in cima al muro e stava strisciando sul ventre per non farsi scorgere.
Amlick era felice, ormai il ragazzo era salvo. Tornò a guardare Sam e per un istante i loro sguardi si incontrarono. Non seppe mai perchè, ma non avvisò i suoi uomini. Forse aveva avuto pietà di quel giovane. Forse si era rivisto in quel ragazzo in fuga da quello sterminio. Forse avrebbe voluto seguirlo e allontanarsi da quell'orrore.
Ma fu solo il pensiero di un attimo, un lampo fugace che gli attraversò la mente, poi lo vide distogliere lo sguardo e chiudere gli occhi. E Amlick capì.
Capì che non c'era più tempo per scappare. Non c'era tempo per estrarre un'altra freccia. Non c'era tempo nemmeno d'impugnare la spada. Il fendente del suo aggressore aveva già iniziato il suo arco discendente e questa volta non ci sarebbe stato Jarl a salvarlo all'ultimo minuto.
Sentì solo una fitta gelida alla base del collo, poi i suoi occhi si velarono di rosso e non videro più nulla.

La mattina seguente la conquista della Torre Ygritte era seduta in quello che un tempo era l'ufficio di Denys Mallister. La testa ancora le doleva per i festeggiamenti. Ricordava tutto nitidamente fino alla quarta bottiglia di vino che avevano trovato nelle cantine del castello, poi tutto si era confuso in una nebbia rossastra. Si allungò sulla scrivania tenendosi la testa tra le mani per cercare di riordinare i pensieri che fuggivano veloci come cavalli selvaggi. Doveva chiamare qualcuno per scrivere un messaggio a Mance. Il loro re doveva essere avvisato della vittoria, ma al solo pensiero la testa le prese a fare ancora più male.
In quell'istante qualcuno bussò alla porta. Il rumore, anche se incerto, le risuonò direttamente nel cervello come se la stessero percuotendo con una mazza. "AVANTI!" urlò senza riuscire a trattenere un impeto di rabbia. La porta si schiuse lentamente e fece capolino un giovane con i vestiti lisi e le mani bendate. "Scu-scusate se la disturbo Y-Ygritte. Po-Porto notizie dal Ponte del forte occidentale... ma se non è un buon mom-momento tornerò quando voi mi manderete a chi-chiamare."
"No, entra pure, devi perdonarmi ma è stata una lunga notte. Dimmi pure il tuo messaggio e non darmi del lei, non sono una maledetta lady... ma che ti è successo alle mani? Sei stato ferito durante la conquista della Torre?"
"No... ecco io... non vi ho preso parte... purtroppo." Abbassò lo sguardo mentre il volto gli avvampava di vergogna. "Ero uno degli arcieri che avete mandato a conquistare il Ponte."
"Ah si. Beh queste sono notizie vecchie, so già che il Ponte è stato conquistato e che ora il vostro contingente dovrebbe essere già arrivato a Porta di pietra, per conquistare anche quel forte."
Il ragazzo sollevò per un solo istante lo sguardo, poi riprese a guardarsi i piedi, non osando guardarla negli occhi.
"Mi era stato detto che Amlick aveva inviato una staffetta per avvisarvi..."
"Avvisarmi... DI COSA?" il tono di Ygritte si era improvvisamente alzato e sul suo volto era evidente il suo furore.
Il ragazzo si fece più piccolo possibile, ma con voce tremante continuò a riferire quel che sapeva.
"Amlick ha inviato una staffetta per informarvi della situazione, ma evidentemente non vi avrà trovato alla Gola perchè eravate già partiti..." Fece una pausa per prendere coraggio, non si sapeva come ma l'ultima discussione tra la baciata dal fuoco e il comandate dei thenn aveva in poco tempo fatto il giro di tutto l'esercito. Il ragazzo fece un passo indietro come se potesse servire a metterlo al riparo dalla sua furia. "Jarl ha ignorato il vostro ordine, è partito alla conquista di Porta di pietra con i soli thenn, mentre ha lasciato tutti noi arcieri a difesa del Ponte." Ygritte era furente come non l'aveva mai vista stava per eruttare grida ed imprecazioni le uscì un “CHE COSA HA FATTO QUEL LURIDO FIGLIO DI...”, ma il ragazzo non le diede il tempo di finire, sapeva che se se si fosse fermato non avrebbe più trovato il coraggio di proseguire. Così continuò a parlare dando fiato a tutto ciò che si era portato dentro in quei giorni e come un fiume in piena la inondò di parole.
"È stato un massacro, non si è salvato nessuno... a parte me. Sono arrivati i guardiani capeggiati da Samwell Tarly, l'attendende di Maestro Aemon. È sempre rimasto nelle retrovie a impartire gli ordini che il suo lord comandante gli aveva assegnato. Ci siamo accorti dell'attacco quando ormai erano già troppo vicini, in breve tempo gli archi son diventati inutilizzabili e le loro spade iniziarono a mietere vittime, una dopo l'altra e questa volta la Barriera si è tinta del nostro sangue. Amlick mi ha preso da parte e mi ha detto di correre a consegnarvi questo messaggio, difendendomi con la sua vita. Ho visto mentre un corvo gli apriva il cranio colpendolo alle spalle. Ho seguito il suo consiglio, sono strisciato sul ghiaccio della Barriera, per non essere visto dagli arcieri dei corvi. Non ho osato alzarmi in piedi fino a quando non ho udito l'eco dei vostri festeggiamenti. Quando sono arrivato alla scala che porta al castello l'uomo che era di guardia mi ha aiutato a scendere e mi
ha portato a medicarmi nonostante chiedessi di essere condotto subito al su-tuo cospetto. Ma ha insistito, portandomi quasi di peso, dicendo che avrei rischiato di perdere le mani se non avessi ricevuto subito soccorso. Il gelo e le pietre che i guardiani usano per non scivolare, me le avevano congelate e tagliate a fondo, come del resto hanno lacerato i miei abiti. Ma sono riuscito a giungere fino a voi e a consegnarvi il messaggio, questo è quello che conta." La foga che aveva messo nel descrivere gli eventi gli aveva fatto dimenticare il timore per quella donna. Ora la stava nuovamente guardando negli occhi. Occhi che, al contrario di pochi istanti prima, erano diventati compassionevoli nei confronti di quel giovane, ma celavano a fatica l'odio e il disprezzo per colui che aveva causato un tale massacro contravvenendo a un suo ordine diretto.
"Ti ringrazio, per la tua tenacia e devozione. Ora va, torna a farti medicare e poi scendi nelle cucine e fatti preparare un pasto abbondante. Abbiamo già perso troppi arcieri inutilmente e avremo presto bisogno dei tuoi servigi." La sua espressione tornò a incupirsi. Il giovane arciere la vide spostare lo sguardo su un punto indefinito alle sue spalle e la udì dire a denti stretti "Mi auguro che l'attacco dei thenn sia andato a buon fine... che Jarl sia sopravvissuto ai corvi... perchè voglio ammazzarlo con le mie mani e tener fede a una vecchia promessa."


Mance Rayder era di ritorno da Aspra dimora quando gli giunse la notizia della conquista della Torre delle ombre. Ma nello stesso messaggio Ygritte lo avvisava anche della conquista e poi della caduta del Ponte del forte occidentale e della situazione di stallo che si stava venendo a creare a Porta di pietra.
Al resto del suo esercito riferì solo della strepitosa conquista di una delle principali roccaforti dei guardiani, promettendo loro che ben presto avrebbero superato tutti la Barriera per portarsi al sicuro dai demoni che solcavano quelle terre.
Quella sera ci furono grandi festeggiamenti al campo, come non se ne ricordavano da tempo.
Mance cercò di apparire tranquillo e partecipare il più possibile alla gioia del suo popolo, ma il suo cuore era in subbuglio e Dalla lo notò.
"Cosa succede mio re non sei contento per ciò che è appena accaduto? Volevi forse comandare tu l'attacco?"
"Beh, mi sarebbe piaciuto molto, ma non è questo il problema. Sono contento che alla Torre sia andato tutto per il meglio, quei tre quando riescono ad unire le forze sono inarrestabili. Sono gli altri eventi che mi lasciano pensieroso."
Rimase a fissare per qualche istante le fiamme e la sua compagna lo lasciò riflettere senza disturbarlo, come se con il suo silenzio riuscisse ad attenuare il vociare che imperversava intorno a loro.
Poi Mance si alzò e le diede un bacio. "Mi ritiro nella mia tenda. Ho bisogno di un po' di tranquillità, devo scrivere una lettera molto importante per il nostro futuro. Tu unisciti alle danze, appena avrò sgombrato la mente da questo compito mi unirò a te e festeggeremo degnamente questa magica notte."
Si diresse con passo spedito in direzione della tenda fermandosi a brindare con chiunque gli porgesse il calice, ma non bevendo mai più di una breve sorsata per mantenere la mente lucida.
Dispensò sorrisi e grida festose cercando di mantenere il volto più rilassato possibile per non impensierire i suoi uomini.
Una volta dentro abbandonò finalmente quella maschera che aveva indossato tutta la sera.
Si sedette alla sua scrivania, dispiegò una logora pergamena ed intinse una penna di falco nel calamaio.
Osservò a lungo la pergamena prima di appoggiarvi la penna. La intinse di nuovo perchè l'inchiostro si era oramai asciugato, ed iniziò a scrivere.
"Buonasera lord Mormont, desidero incontrarvi..."






Lord Jon Umber di Ultimo focolare
06/08/2010 17:15
 
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Lord Alfiere
Lo trovarono che guardava il mare, dal parapetto della Fortezza.
La coppia di soldati di Lord Stannis che accompagnavano Mastro Cressen avevano un'aria stranamente eccitata, come se fossero venuti a conoscenza di una notizia inaspettata.
Davos Seaworth alzò uno sguardo interrogativo su di loro mentre sotto di lui la fortezza iniziava a rumoreggiare di grida concitate.
"Primo Cavaliere" disse il maestro piegando leggermente il capo "Il nostro buon Re Robert è libero"
Davos ammiccò "Lo sapevo già, Maestro. Ma grazie per l'informazione".

Erano settimane che il Ragno Tessitore preparava quella mossa, una mescolanza di corruzione, morte e minacce volte a liberare Robert Baratheon da Crakehall.

"Sappiamo dove è diretto, Maestro? Ci sono arrivati corvi sui suoi movimenti?"
"Sono arrivati diversi corvi. Dai Lannister riguardo a.."
"Direi che penso di sapere di cosa vogliono trattare i Lannister."

Davos penso all'assurdità di quella faccenda e sorrise, suo malgrado.
In quegli stessi istanti un Robert magro, pesto e sbarbato stava galoppando verso casa urlando probabilmente frasi oscene. Era quasi certo di non voler sapere quante volte il Re avesse alzato poco cavallerescamente il dito medio rivolto alle fortificazioni, agli stendardi, agli uomini di casa Lannister.

"Ci sono notizie su cosa sta accadendo alla Barriera?"
Il Maestro parve rabbuiarsi "Pare che..pare che Jeor Mormont sia stato catturato dal Re oltre la Barriera anche se le circostanze non sono ancora chiare."
Davos annuì nuovamente. Un altro destino che si compiva, dunque.

Il silenzio si protese un po' troppo a lungo, forse. E gli occhi di Cressen abbandonarono Davos per un momento identificando un puntolino nero che si stava insinuando in quel momento nell'uccelleria della fortezza.
"Altre nuove Milord" disse e Davos gli permise di andare a svolgere le sue mansioni.

Quando il Maestro tornò Davos stava parlando con Lord Brynden Tully, Comandante della Guardia Reale.
Cressen si fece avanti mostrando una lettera al Primo Cavaliere.
Davos lesse rapidamente il contenuto della missiva e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, parole pesanti gli uscirono dalla bocca senza sforzo, parole che non sembravano quelle del cavaliere della Cipolla.

Sia il Pesce Nero che il Maestro di Capo Tempesta spalancarono gli occhi, inizialmente senza capire. Ma Davos sapeva, aveva sempre saputo che sarebbe finita in quel modo.

Alzò un'ultima volta lo sguardo sul Pesce Nero mentre, privato della cappa bianca, veniva scortato dalle guardie nei suoi alloggi.
"Se perfino uomini come il Pesce Nero sono disposti a rimangiare voti e onore, non so davvero dove andremo a finire, Maestro."
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Nella Settima Partita:


Lord Alester Florent, Lord di Brightwater Keep.
Florent
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Nella sesta partita: Bryen Caron, decaduto lord di Nightsong, che perse una gamba per l'ospitalità di casa Greyjoy

Nella quinta partita: Orell l'Aquila-sulla-Barriera. Maestro delle Spie di Re Rhaegar I Targaryen, Lord di Bosco del Re

Nella quarta partita: Lord Vargo della casa Hoat, Lord Protettore del Sud dal suo incredibile seggio di High Garden. Distruttore di Estranei, Difensore della Barriera e Creatore della Strada delle Mani.
Fedele e leale suddito di Re Stannis Baratheon I.

Nella terza partita: Lord Davos Seaworth, Alfiere del Trono di Spade, Signore di Arbor.
Spia e Boia di Re Hoster Tully I.
14/08/2010 13:25
 
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Lord Feudatario
L'ingaggio

Lettere. Lettere su lettere. I maestri sostenevano da sempre che la penna è più potente che la spada. In questo caso le lettere servivano proprio per organizzare e lanciare le une contro le altre le varie spade, giurate e non, dei regni occidentali.

Jqen H'Ghar nella sua tenda osservava il piccolo scrigno che serviva a contenere le lettere ufficiali in arrivo e in partenza. Era ormai pieno, e presto sarebbe stato costretto a prenderne un altro. Fortunatamente non doveva curarsi in prima persona di tenere in ordine le missive: lo aiutava in questo Thiomir, l'ex apprendista della cittadella che pensava alla corrispondenza. Era un ragazzo istruito, e spesso Jaqen ascoltava i suoi consigli per prendere decisioni che riguardavano la sua compagnia di ventura. In quel momento stava leggendo le ultime missive in compagnia di Xhylo, il suo luogotenente più fidato – un soldato veterano basso e massiccio – in una specie di pèiccolo consiglio di guerra. Non avevano ancora finito di scorrere le ultimelettere, colorate con gli stemmi di quasi tutte le più nobilio casate, che entrò Thiomir con un nuovo plivo, con ancora piccoli residui di piume di corvo attaccate al sigillo di ceralacca.Dalla faccia di Thiomir Jaqen capì subito, ancor prima di vedere lo stemma del sigillo, di chi era la lettera.
Thiomir sorrise, mostrando la lettera a Jaqen.
“E' un'altra lettera del re!” annunciò, “con tanto di sigillo ufficiale!”. La porse a Jaqen
“Ragazzo, ti impressioni con poco” notò Xhylo.
“Ma quel sigillo intatto significa che proviene direttamente dalla Fortezza Rossa! E guarda lì! Quella frase è stata scritta di proprio pugno da Re Robert in persona!La scrittura corrisponde a quella della firma!”
“Veramente una bella notizia!” ribattè ironico il compagno d'armi più anziano “Evidentemente se si è scomodato tanto deve avere parecchio interesse..lui!.” Vediamo cosa ne pensa il capo.”
Jaqen osservava con interesse il piccolo plico che aveva tra le mani. Era costituito da un foglio su cui spiccava la grafia del re e altri due fogli di carattere ufficiale, scritti fitti e con in fondo lo spazio per due firme: un contratto, con una carismatica raccomandazione del sovrano come solo lui sapeva scriverle.
Jaqen in effetti era abbastanza soddisfatto: in poco tempo, da quando era arrivato sul continente occidentale, aveva ricevuto lettere e comunicazioni dai più alti lord. Non aveva mai ceduto a proposte di ingaggio fino ad ora, ma...
“questa volta credo che ci siamo” disse dopo aver riflettuto un po', “il testo corrisponde a quello che hai mandato”.
Vergò il proprio nome in calce ai due fogli.
“ Thiomir, tieni. Invialo alla casata Baratheon. Ci tornerà indietro con un'altra firma autografa, accompagnata anche da qualcos'altro, che credo ti piacerà molto.

Infatti qualche tempo dopo giunsero alcuni emissari reali e, come Jaqen aveva previsto, non arrivarono a mani vuote: spiccavano, visibili anche da lontano, le insegne della nobile casata regnante: uno stendardo alto più di tre metri, raffigurante un rampante e altero cervo incoronato, nero in campo oro.
“E' bellissimo!” commentò Thiomir, affascinato, mentre Jaqen si chiedeva distrattamente se il cervo fosse sempre stato incoronato , o solo dal momento in cui i Baratheon avevano spodestato la dinastia dei draghi...si ripromise di chiederlo al suo giovne e istruito assistente una volt che gli emissari del re se ne fossero andati. Cosa che avvenne poco dopo, non appena ebbero consegnato altri oggetti chiusi in un bauletto.
Xhylo osservò dubbioso: “E noi dovremmo portare appresso questa enorme bandiera come se fossimo appena usciti da un campo di addestramento di Capo Tempesta?”
“Cert, è ciò che ci identificherà come coloro che sono al servizio del re, cocì tutti sapranno che agiamo per ordine di sua Maestà! Non è vero, capo?” chiese Thiomir
“Temo di sì” rispose Jaqen, rileggendo la copia del contratto estratta dal bauletto. “ma questo ti piacerà di più!” aggiunse, rivolto a Xhylo, mostrandogli il contenuto del bauletto. Oro, oro scintillante, dragoni d'oro a milioni.
Xhylo guardò il luccichio dell'oro e annuì lentamente.

“E comunque” riprese Jaqen “lo stendardo del re della Tempesta non sarà il solo ad accompagnare i soldati di quest'uomo. Avremo uno stendardo tutto nostro”.
“E come sarà fatto?” s'informò Thiomir
“Lo vedrete presto”...

E infatti, grazie al denaro appena incassato , presto fu pronto il nuovo vessillo, di dimensione uguale a quella del cervo incoronato. Era molto semplice: raffigurava la sagoma di un volto , bianca in campo nero, all'interno della quale erano ritagliate solo le sagome degli occhi, anch'esse nere e senza espressione. Lo stemma fu dato anche a tutti i soldati: non c'era tempo di realizzare una divisa per tutti, m furono distribuite a tutti pezze di stoffa da applicare alle proprie vesti (o alle proprie armature, a seconda dei casi) o fogli di legno da applicare sugli scudi.
Jaqen era fiero del nuovo stemma. “Il volto è bianco” spiegò ai suoi due attendenti “Così sarà chiaro che che non siamo servi di nessuno, e non sposiamo a priori nessuna causa. I colori sono quelli della casa del Bianco e del Nero di Braavos, tempio del Dio dei Mille Volti che noi tutti serviamo. Il Dio guarda tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, potenti e straccioni, cani ed eroi. Avere mille volti o non averne nessuno è la stessa cosa: saremo la Compagnia degli Uomini senza Volto”


Le prime battaglie

Fu così che la compagnia affrontò le prime missioni per conto di re Robert Baratheon, il considerevole esercito spiegato dietro i vessilli della Tempesta e degli Uomini senza Volto. Jaqen si manteneva in costante contatto con il re in persona, tramite molte missive che Thiomir riponeva scrupolosamente in un bauletto.
La prima impresa impegnativa fu compiuta nel sud, sull'Altopiano. Si trattava di conquistare nientemeno che la fortezza di Lord Randill Tarly.
Jaqen dovette rileggere la lettera più volte per essere sicuro di aver capito bene: Randill tarly era uno dei comandanti più abili di tutti i 7 regni, come avrebbero potuto sopraffarlo, per di più su suol stesso terreno? Ormai arrivati quasi in vista di Collina del Corno, Jaqen si mise a riflettere.

Poco dopo si recò a impartire una serie di ordini, e i suoi soldato partirono verso i villaggi vicini, tornando con un piccolo bottino, e con un uomo legato, sui 35 anni. Aveva una leggera ferita di striscio a una gamba, e un occhio nero, ma i soldati avevano avuto l'ordine di non fargli troppo male. L'ordine valeva per tutti, ma per quelli come lui in particolare...
“Chi sei?” gli chiese Jaqen.
L'uomo gli disse il suo nome. “Non mi interessa il tuo nome per ora” lo incalzò Jaqen avvicinandosi al suo viso.
L'uomo sembrava confuso oltre che spaventato.
“Non...non so! Qusti soldati mi hanno portato qui per ordine vostro...” balbettò. Il viso di Jaqen era ancora lì, in attesa. “Davvero, non so cosa posso fare per voi...i vostri soldati sono entrati nel villaggio e mi hanno chiesto se sono il fratello della donna sposata con una delle guardie che era andata a vivere in città, e poi mi hanno portato qui...”
Jaqen si alzò e fece per andarsene “Bene. Ci vediamo dopo...” ma il prigioniero lo richiamò, sempre più confuso “Ma...ma non capisco come posso esservi utile, tutti lo sanno che siete qui per prendere la città per conto del re...le porte sono state chiuse, la guarnigione è pronta, neppure se mi spellaste vivo sotto le mura della città nessuno potrebbe muovere un dito per salvarmi!...Io non sono nessuno, mia sorella non potrebbe fare niente..vi prego, non fatemi del male, non fate del male a mia sorella!” L'uomo ormai era in lacrime
Jaqen lo guardò.
“Quest'uomo non ti farà del male. E non ne farà a tua sorella” disse.
E se ne andò.

Era una notte fresca, sulle mura di Horn Hill. Due soldati erano di guardia a una dell porte laterali nelle mura della città. L'esercito invasore era accampato lontano dal tiro delle frecce, ma ancora in vista...almeno di giorno. Non c'era stata fino a quel momento nessuna avvisaglia di attacco imminente, per cui la guarnigione difensiva aveva ordine di mantenere alto il livello di guardia, per essere pronti a scattare non appena le sentinelle avessero dato l'allarme.
“Non succederà certo stasera” pensò uno dei due soldati. Tutto infatti era tranquillo. Forse gli invasori avevano rinunciato...dopotutto non sapevano che Lord Tarly se ne era andato, e in ogni caso la guarnigione era più che sufficiente a difendere la città, in attesa che le forze Tyrell si riorganizzassero.
D'un tratto il soldato fu distratto da un rumore: scattò in piedi, pronto a dare l'allarme, ma non era fuori dalle mura...veniva dall'interno, dalla scaletta che conduceva al posto di guardia. Ne emerse un uomo...
“ Ah, sei tu!” disse il soldato, riconoscendo suo cognato, e facendo un cenno per tranquillizzare l'altro soldato. “Meno male, mia moglie era in pensiero per te, mi ha detto che eri rimasto fuori dalla città. Che ci fai qui a quest'ora?”
“Sono passato da casa tua per rassicurare mia sorella...mi ha detto di portarti questo” gli disse l'uomo, porgendogli un cartoccio con un panino.
“ Ah, grazie!” rispose il soldato, e lo addentò. “Sai, cominciavo proprio ad avere fame, ringrazia....ma che?!...Ma che fai?!” disse, vedendo che l'uomo aveva istantaneamente estratto un pugnale e stava tagliando la gola dell'altro soldato, prendendolo alle spalle.
“Ma che...ma perchè?!” chiese, sentendo un crescente bruciore alla gola.
“Non capiresti”, sussurrò l'uomo mentre il soldato strabuzzava glio occhi sotto l'effetto del veleno “Non capiresti mai”.

In silenzio, mentre i suoi lineamenti cominciavano a mutare per assumere le consueta forma affilata, Jaqen sbloccò il meccanismo per aprire una delle porte.

La battaglia che seguì fu abbastanza rapida, anche se tutt'altro che indolore. Il piccolo contingente che Jaqen riuscì a far entrare prima che fosse dato l'allarme fu sufficiente per tenere la zona della porta per fare entratre anche il grosso dell'esercito, ma i mercenari incontrarono una resistenza più accanita presso il palazzo dei Tarly, dove con grande stupore (e in un certo senso anche un po' di sollievo) Jaqen scoprì che Lord Randill Tarly non era presente. Nel pieno della battaglia le arti arcane del comandante non servirono e contò solo la forza dei numeri. Presto la bandiera Baratheon sventolò sulla fortezza, ma il prezzo da pagare era stato alto: il sangue di molti, troppi mercenari aveva irrigato i giardini di Horn Hill.


La scelta

Dopo la battaglia di Horn Hill il morale delle truppe cominciò a scendere. Dalla capitale era arrivato l'ordine di spostarsi con l'esercito a Old Town ma i soldati, con il loro stemma raffigurante il volto bianco cucito sul petto, avevano visto troppi compagni cadere per la causa del re Baratheon - C'era solo una cosa che poteva ridare loro motivazione.
Jaqen attendeva con i suoi due consiglieri l'avvicinarsi degli emissari del re, che portavano un bauletto. Thiomir lo prese e salutò rispettosamente. Quando lo aprirono il sorriso che sempre aveva quando si trattava di avere a che fare con la casa reale si attenuò.
“Tutto qui?” commentò Xhilo.
Poi si rivolse serio a Jaqen: “ Capitano, i soldati...davvero io non credo che riusciremo.... “
“Aspetta, c'è una lettera “ lo interruppe Thiomir.
La porse a Jaqen, che la scorse velocemente.
“Il re promette che il resto del denaro arriverà presto” disse Jaqen “e ordina di bloccare un grosso esercito Tyrell che sta convergendo a Vecchia città per riprendersela”.
“il re promette...il re ordina...” Xhylo sputò nell'erba “questa l'ho già sentita!”
Jaqen sostò diversi momenti a pensare, poi disse: “Thiomir, vieni con me, scriviamo al re. Xhylo, prepara le truppe per bloccare i Tyrell”
Xhylo esitò, poi chinò il capo e si avviò.

L'esercito Tyrell fu bloccato secondo gli ordini, ma una settimana dopo si ripetè una scena simile .
“ ....e ordina di restare qui insieme ai suoi soldati e alle truppe dell'Ammiraglio Salladhor Saan, in modo che il suo vessillo si possa ergere a difesa della città” lesse Jaqen dall'ultima lettera del re.”
“Capitano, è una follia! Non possiamo obbedire ancora, non possiamo perdere altri uomini!”sbottò Xhylo
“Cosa consigli?” gli chiese Jaqen.
“Potremmo trattare con i Tyrell, stando ai dispacci il loro esercito è il più forte”
“Ah, questa sì che sarebbe una vera follia!” lo rimbeccò Thiomir “allearsi con l'unica casata caduta in disgrazia e ormai quasi del tutto scacciata dai suoi stessi feudi e ribellarsi al re di tutti i sette regni! Io dico che dobbiamo restare, sarà dura, ma verremo ricompensati, appena il re avrà un po' di calma ci darà...”
“Appena avrà un po' di calma il re continuerà a fare i suoi interessi, come fanno tutti i fottutissimi lord di questo continente!” tuonò Xhylo
“Basta così” disse Jaqen “ho deciso: domani mattina prima dell'alba tutto l'esercito dovrà essere pronto ed equipaggiato”
“togliamo l'accampamento?” Chiese Xhylo speranzoso
“No, l'accampamento rimane. Thiomir, vieni con me, dobbiamo scrivere altre lettere”

Il mattino dopo, nel silenzio prima dell'alba, alla fine di una notte tesa, Jaqen passò in rassegna il suo esercito, davanti a quello che di lì a poco sarebbe diventato un campo di battaglia. Teneva in una mano lo stendardo del Cervo incoronato, e nell'altra quello degli uomini senza volto. In silenzio osservò il vessillo del re: nella prima luce del mattino gli zoccoli del cervo impennato, il suo sguardo altero, la corona fieramente posata tra le alte corna orgogliose gli parvero sempre più un cappio intorno al collo. In silenzio pensò alla furia del Lord della Tempesta, per come gliela avevano descritta. Distruttiva e senza scampo. Poi pensò alle tante altre lettere che gli erano state inviate da Lord Tarly, accampato a poca distanza con il suo esercito, anch'esse piene di lusinghe e di minacce per convincerlo a combattere per lui. Lord Tarly, l'efficientissimo e terribile generale dell'Altopiano, con la sua spada Veleno del Cuore di puro acciaio di Valyria. Forse anche Tarly stesso era fatto di acciaio di Valirya.
Con un gesto energico Jaqen infilò lo stendardo nell'erba soffice: il cervo incoronato sventolava nella brezza mattutina.
“Capitano, ordini?” chiese Xhylo
“Il vessillo del re si ergerà a difesa di Vecchia Città” disse Jaqen. Poi alzò lo sguardo sulle sue truppe “noi andiamo al porto”.

Jaqen salì per ultimo sulla passerella della nave ammiraglia della flotta ormeggiata nel porto di Vecchia città, la nave di Salladhor Saan. Tutto l'esercito era già salito sui vascelli di Lys.
“Ammiraglio”
“Capitano” si salutarono.
Sulle labbra del pirata aleggiava un vago sorriso.
[Modificato da Balmo 14/08/2010 13:26]

Ser Brynden Tully

Nella terza partita Jaqen H'ghar Capitano degli Uomini senza Volto, Sommo sacerdote e protettore dell'Ovest

Nella seconda partita Daario Naharis Maestro del Conio
19/08/2010 12:07
 
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Scudiero
Un felice mutamento
Le mie spade luccicavano alla luce del lieve fuocherello dalle rosse e gialle fiamme davanti a me. In quel periodo i giorni erano passati uguali e ripetitivi: non un’ assalto, non un agguato, non una semplice razzia. La rabbia e la frustrazione crescevano sempre più in me, lasciandomi una strana sensazione di insoddisfazione.
Era da quando ci eravamo spostati dalla torre che non accadeva niente, nulla che riempisse i nostri cuori di speranza, autostima, e voglia di combattere. In più il Forte Occidentale era, per quanto mi riguardava, un punto morto: un luogo di non ritorno circondato ad est dal mare, a nord dai ghiacci e dagli Estranei, ad ovest dai Corvi e a sud dagli Stark.
Alzai la testa e mi guardai intorno in cerca di qualcosa di interessante, ma l’unica cosa che vidi furono solo uomini e donne che disegnavano dei cerchi nella neve o si scaldavano l’anima bevendo senza sazietà. Una scena assai deprimente.
Mi alzai e, dopo essermi allontanata di pochi passi dall’accampamento , guardai davanti a me: in lontananza, una piccola striscia azzurra che si fondeva con il cielo. Il vento che arrivava da quella direzione era freddo, ma anche profumata di sale.
<< Il mare>> Sentii una voce avvicinarsi
<< Già, Mance…il mare >> Risposi continuando a guardare diritto davanti a me.
<< Sei pensierosa, ti preoccupa qualcosa ? >> Continuava a parlare continuando a guardare in lontananza l’azzurro mare.
<< No, non sono preoccupata >>
<< Non mentirmi >> Mi ordinò guardandomi di traverso
Non volevo mentirgli, ma non volevo neanche dirgli che ero stufa di aspettare un qualunque battaglia. Gli ordini devono essere seguiti sempre e comunque, a prescindere dalle conseguenze altrimenti si faceva la fine di Jarl. Non potevo e non dovevo far preoccupare Mance, qualunque cosa mi turbasse.
Il silenzio era tranquillizzante, perché, anche se in un momento di tensione, esso non presumeva nessuna risposta concreta.
<< Io ora devo tornare, mi raccomando di non impensierirti, notte Ygritte >> Mi disse tornando sui passi che aveva prima compiuto.
<< Notte >> Risposi
Continuai a fissare quel particolare panorama per qualche minuto, finché non tornai anche io verso la mia tenda. Accidenti, accidenti e ancora accidenti! In quel momento avrei voluto prendere a pugni il mondo intero, ma dovevo arrivare almeno alla mia tenda.
A passo veloce vi giunsi e appena fui all’interno mi tolsi il pesante mantello di peli d’orso lanciandolo nervosamente a terra. Lo stesso feci con le spade : presi la più leggera e la scagliai a terra. Appoggiai poi lentamente la mano sull’altra arma in mio possesso, non era come le altre: era unica, rara, preziosa e forse la più forte di quelle del mio popolo, la sua lama d’acciaio affusolato, mi consentiva di muovermi con agilità nonostante il suo peso. La fascia di cuoio che avevo messo intorno all’elsa mi permetteva di tenerla più salda. Nonostante fosse la mia preferita la scagliai comunque a terra ; coazzò contro l’arma precedente gettata.
Mi precipitai verso il tavolino con sopra una candela, quasi sciolta a metà e la buttai a terra con un movimento veloce del braccio sinistro e non ancora soddisfatta, rovesciai anche il tavolo che cadde sbattendo fragorosamente sul pavimento.
Finalmente mi sentivo meglio. Ansimavo a causa della foga che avevo messo in quei miei gesti di rabbia.
<< Co… Comandante? >> Sentii una flebile voce provenire dall’entrata della tenda., alzai il volto e vidi un giovane soldato guardarmi esterrefatto. Velocemente mi drizzai e mi misi una mano tra i capelli rosso fuoco e dissi fingendo indifferenza:
<< Si, che c’è? >>
<< Scusi se disturbo, ma Mance Ryder vuole tutti i comandanti riuniti nella sua tenda.>>
<< Grazie, ci vado subito >> Risposi. Mi avvicinai con passo felpato al giovane e gli bisbigliai all’orecchio destro:
<< Ciò che hai visto non deve uscire da qui >>.
Appena fui uscita dalla tenda un forte vento gelido mi invase il volto, riportandomi alla realtà, la mia orrenda realtà. Camminai a grandi passi nella neve che mi arrivava fino alle caviglie, finché non giunsi alla tenda di Mance. Non distava molto dalla mia, quindi non dovetti camminare molto. Appena vi fui davanti scostai le porte e all’interno vidi il mio re seduto su una sedia all’estremità più ultima di un piccolo tavolino formato da quattro sedie, e vicino al pagliericcio mi Mance e Dalia, Rattleshit, il signore d’ossa, aveva le braccia incrociate sul petto e mi guardava con un occhio accusatore.
<< Bene, ci siamo tutti >> Disse Mance dopo un piccolo minuto di pausa dalla mia entrata.
<< Perché ci hai fatto venire qui ? >> Chiese il signore d’ossa appoggiando i palmi aperti sul piccolo tavolo.
<< Avevi forse qualcosa di più importante da fare ? >> Chiese sorridendogli. Rattleshit indietreggio accennando un piccolo no con la testa. Dopo qualche secondo ricominciò a parlare:
<< Buona parte del nostro esercito ha deciso di disertare e di abbandonarci nella lotta, quindi ora siamo molto più n pericolo visto che siamo riuniti tutti e tre nello stesso punto. Dobbiamo aspettarci un attacco di massa da parte dei Corvi. >>
<< E cosa pensi di fare ? >> Chiesi appoggiandomi a una delle altre sedie posizionate intorno al tavolino.
<< Dobbiamo bloccarli con i mammut, penso che una ventina possa bastare >>.
<< Come desideri >> Rispose velocemente il signore d’ossa avviandosi velocemente verso la porta della tenda. Stavo per seguirlo quando sentii Mance chiamarmi
<< Ygritte, dimmi cosa ti preoccupa >>
<< Non mi preoccupa nulla, te lo ho già detto prima e te lo ripeto anche adesso>>
<< Non mi hai detto nulla >> continuò lui
<< Non è importante >> tagliai corto io
<< Allora qualcosa c’è >>
<< Lo vuoi sapere davvero ? Sono stufa di scappare!! Stufa di fare la figura della codarda!! I soldati sono privi di grinta e demoralizzati! Tu dici che siamo in pericolo a stare tutti e tre vicini ed è meglio proteggersi con degli stupidi animali, ma preferisco rimanere col fianco scoperto e venire catturata o uccisa combattendo e dimostrando che non ho paura di tre stupidi corvi!! >> Gridai con tutta la forza che avevo in corpo contro Mance, che dopo un secondo di smarrimento mi sorrise dolcemente e disse tranquillamente
<< Non ti senti meglio ora che ti sei sfogata ? >>
Mi sorpresi di quella frase e arrabbiata uscii dalla tenda. Va bene tutto, ma come si permetteva di prendermi in giro.

Durante le ore successive cercai di sbollire la rabbia nella mia tenda, senza però dei risultati, anzi, accrescendo ancora di più la mia ira e frustrazione. Rimanendo ferma immobile sul mio pagliericcio mi sorprese un sonno profondo al quale non potei opporre resistenza, chiusi gli occhi e incominciarono a formarsi davanti a me delle immagini: mi tornò alla mente le mie battaglie e soprattutto l’attacco che avevo portato termine alla Torre, mi ricordai l’adrenalina che scorreva nelle vene che ti dava coraggio e quella punta di pazzia che serviva per combattere bene. Avrei voluto rimanere addormentata a ricordare le battaglie e le vittorie, quando degli strani rumori mi svegliarono: uscii dalla tenda e vidi i soldati indaffarati a preparare le armi, sotto una pioggia battente che precedentemente aveva creato delle piccole pozzanghere marroni che sporcavano la candida neve bianca. Con il braccio sinistro teso fermai un ragazzo dai capelli e dai vestiti fradici che correva verso la tenda di Rattleshit
<< Mi dici che diavolo sta succedendo qui ? >>
<< Comandante, un attacco… un attacco dei Corvi >> Mi rispose in fretta il ragazzo senza smettere di correre. Un sorriso mi illuminò il viso. Tornai sui miei passi e velocemente raccolsi le spade ancora a terra, e corsi fuori dalla tenda a prendere Angelo-Nero che si trovava insieme ai cavalli dei soldati in un luogo riparato dalla neve, dalla pioggia e dal freddo. Arrivai in poco tempo con i vestiti bagnati che mi si erano attaccati stretti al corpo e i capelli rossi erano attaccati al volto, accarezzai la sua pelle morbida con la mano bagnata e questo piccolo contatto lo fece nitrire.
<< Finalmente si combatte >> Dissi accarezzandogli il muso nero corvino.
Velocemente saltai sulla sua groppa e, dopo qualche secondo di indecisione il mio destriero corse verso i miei compagni.
Su una piccola collinetta appena dietro ai mammut c’erano Mance e Rattleshit che guardavano dritti davanti a loro.
<< Avevate intenzione di lasciarmi indietro e non farmi combattere ? >> Chiesi appena Angelo-Nero si fermò accanto al mio re.
<< Pensavo avessi i nervi un poco tesi e volessi riposarti >> Rispose Mance con tono scherzoso guardando dritto davanti a se. Il signore d’ossa scoppiò in una fragorosa risata. Alzai il sopracciglio sinistro e guardai di sbiego entrambi. Oggi ero lo zimbello del campo.
Guardai in lontananza e vidi venticinque animali schiacciare con le loro possenti zampe e disarcionare con la proboscide e le zanne tutti i Corvi che potevano. Nonostante ciò alcuni Guardiani della Notte riuscirono a passare e caricavano dritti su di noi. Io e Rattleshit partimmo all’unisono all’attacco, correndo lungo la collina dritti sul nemico.
Appena dentro la mischia scesi da cavallo e incominciai a combattere come non avevo mai fatto prima. In un istante mi tornarono alla mente tutto ciò che sapevo e per i giovani nemici non ci fu niente da fare.
Dopo poco alzai lo sguardo per cercare i miei compagni in quella landa di morte: vidi Rattleshit raccogliere le ossa dei caduti e, ancora più lontano, Mance con la spada tesa contro un Corvo coperto da un lungo mantello anche sopra la testa. Lentamente mi avvicinai, sospinta da una insana curiosità: perché mai il mio re aveva salvato la vita a un Corvo ?
Appena fui a qualche metro da loro Mance con la punta della spada abbassò il cappuccio dello sconfitto: sotto di esso c’era Lord Mormont. Mi sorpresi che il comandante capo dei Corvi fosse stato vinto così facilmente dal mio re.
<< Come si sta dalla parte del perdente ? >> chiese con un sorrisetto beffardo Mance
<< Oggi avrai pur vinto, ma i miei uomini vi distruggeranno e di voi non resterà che il ricordo >> Rispose il vinto
<< Frase ardita per un morto che cammina >> Risposi io avvicinandomi al mio re e guardando con disprezzo uno dei tre uomini che voleva rispedirci nelle terre oltre la barriera. “ Meno uno” pensai “ ne restano quattro”





In questa partita: Ygritte, baciata dal fuoco
[Modificato da fantasia 16 20/08/2010 11:07]
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Syrio: "Cosa diciamo noi al Dio della morte?"
Arya: "Non oggi"

In questa partita: Arya Stark, terza figlia di Lord Eddard Stark, Protettore del Nord dei Sette Regni e Signore di Grande Inverno.


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Nella 2° partita: Ser Garlan Tyrell

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Conserva l'amore nel tuo cuore. Una vita senza amore è come un giardino senza sole dove i fiori sono morti. La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient'altro può portare.
Oscar Wilde
26/08/2010 22:11
 
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Lord Feudatario
in un folto bosco ai margini di una verde radura robb si mosse adagio,lentamente senza causare un minimo rumore.Robin flint accanto a lui sudava copiosamente,nascosto dietro un gigantesco pino, l'arco teso e lo sguardo vitreo che guardava nella radura, dietro li seguivano una dozzina di armati dallo sguardo arcigno .Un orso, un giganteso e violento orso bruno stava sfondando un vecchio tronco marcio nella radura davanti a loro,la bestia che da settimane era il terrore dei villaggi a ovest dell'Incollatura che andava uccidendo e depredando granai,era stata avvistata due giorni addietro da alcuni cacciatori,l'appello disperato degli abitanti dei paesi a ovest dell'incollatura era arrivato qualche giorno fa alle orecchie di suo padre, Eddard stark, che decise di mandare suo figlio e una dozzina di cacciatori , ora era li a a qualche decina di spanne di
distanza, con aria tranquilla e docile.Robb guardò i suoi uomini dietro di lui, sguardi di intesa portarono tre cacciatori ad aggirare l'orso,attraverso un boschetto di quercie vecchie e contorte,non rimaneva che aspettare,più il tempo passava più l'adrenalina saliva e infine un suono, i trillo di un'uccello, il segnale. Freccie fischiarono accanto a robb, Vento grigio balzo avanti con un ruggito furente, l'orso si voltò, il muso era sporco di sangue
rappreso, tremende cicatrici lo segnavano e sul collo si vedevano bene i segni lasciati da robuste catene, " un orso da combattimento, addestrato" quel pensiero perforò l'erede Di Grande Inverno ed ebbe un moto d'improvvisa pietà che si dissolse appena l'orso caricò dritto addosso a Robin ,veloce come il lampo Vento Grigio gli sbarrò la strada, robb caricò l'enorme massa nera contrapponendo scudo e
lancia ad acuminati artigli, le frecce colpirono ripetutamente l'orso, ciò lo fece solo infuriare, con possenti colpi l'animale si scrollò di dosso ventogrigio e tentò di schiacciare robb sotto la sua mole dopo aver spezzato la sua lancia e dopo avergli incrinato lo scudo con i suoi lungi artigli"ha già combattuto esseri umani, "sa cosa possono fargli armi d'acciaio", robb fece appena in tempo a sguainare la daga, l'ultima cosa che vide prima che l'orso gli crollasse addosso furono frecce e robin che urlava parole indecifrabili, poi tutto divenne nero, la bestia inferocita lo schiacciò come un martello
schiaccia una noce, il respiro gli venne a mancare,robb affondava la daga nel ventre dell'orso senza alcun risultato apparente,sentì il sangue caldo che sgorgava dalle ferite dell'animale,all'improvviso un'accecante e bruciante dolore scoppio sulla sua faccia mentre sentiva le zanne che laceravano viso e spalla-"è la fine",mentre il cacciatore sveniva soffocato gli sembrò che qualcuno lo stesse chiamando poi ombre oscure attanagliarono la sua mente.Quando robb si svegliò, si accorse di essere nel suo letto,al Moat Calin, maestro luwin lo guardò con uno sguardo severo " hai rischiato di perdere la faccia,ringrazia gli dei, te la sei cavata con una cicatrice sulla parte destra della faccia dove l'orso ti ha colpito", il vecchio dotto tolse parte delle fasciature dalla sua testa per permettergli di vedere meglio,robb vide così la testa dell'orso che stava appesa al muro come un trofeo, con un'espressione se possibile, ancora più feroce da morto che da vivo.Robb sospirò abbandonandosi sul cuscino,il freddo bacio della morte lo aveva sfiorato, "ci sono stati morti o feriti? " "no qualche contusione a robin flint e due costole rotte per il tuo lupo, tuo padre è molto preoccupato, vado a informarlo che ti sei svegliato" " aspetta dammi uno specchio e toglimi le bende, tra poco tanto le dovrai cambiarle" maestro lwin gli lanciò uno dei suoi sguardi di eterna disapprovazione ma ubbidì, ciò che robb vide lo rinfrancò, la faccia era in buono stato ,le cicatrici frastagliate spuntavano dalla spalla e finivano accanto al suo occhio,
col tempo si sarebbero rimarginate e non sarebbero state per nulla spaventose solo tre tre lunghi profondi graffi che gli davano l'aria da veterano, artigli non zanne grazie agli dei,robb si fece portare del vino dei sogni e si addormentò profondamenete. Nei giorni a venire egli iniziò a guarire e qualche settimana dopo
rincominciò la solita vita affianco a suo padre, solo forse......... un pò più cauto e meno spavaldo
[Modificato da robb 92 27/08/2010 15:04]


Ser Richard Horpe

Nella sesta partita Lord Leyton Hightower, Voce di Vecchia Città.

Nella quinta partita LORD Leyton Qorgyle , COMANDANTE DEI GUARDIANI DELLA NOTTE.

Nella quarta partita LORD RODRIK HARLAW IL LETTORE, signore di Harlaw

Nella terza partita ROBB STARK

" credevo che la parte più difficile della guerra fossero le battaglie mi sbagliavo..."
Re Robb Stark


uff non è stato facile trovare una frase con un certo peso di robb

risus abundat in ore stultorum

the winter are coming!!


27/08/2010 23:54
 
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Margaery (4) – Un’atmosfera migliore

Margaery sospirò; il suo pensiero correva alle verdi terre dell’Altopiano che aveva dovuto lasciare allo scoppio di quell’insensata guerra. Si era abituata a fatica a trascorre intere giornate sul ponte di una nave scrutando nient’altro che il cupo e grigio orizzonte. Cupo e grigio come cupi e grigie erano le Isole di Ferro che la flotta Tyrell aveva attaccato nei giorni scorsi, riportando vittorie e successi.
Durante questi combattimenti, Margaery, suo fratello Willas e loro padre erano rimasti sempre su un vascello, abbastanza lontani dallo scontro da evitarne il reale pericolo, ma sufficientemente vicini da poterne distinguere l’esito. La giovane Tyrell aveva visto, in quei giorni, uomini Greyjoy cadere nelle mani dei cavalieri dalle corazze color smeraldo o perire sotto i colpi delle loro spade. Non proprio a tutti gli Uomini di Ferro era toccato in sorte il dolce bacio dell’acciaio, per alcuni era stato il mare il latore di morte, lo stesso mare al cui dio votavano le loro stesse vite. Una volta, scorgendo uno di questi uomini annegare tra le onde per il peso della sua stessa armatura, Margaery pensò cinicamente “Sono piovre, eppure non sanno nuotare…”.
Dopo quelle battaglie non ce ne erano state altre, ma tutti erano consapevoli che si poteva definire l’ultima solo per il momento. La flotta Tyrell solcava le impetuose onde con un’altra meta, distante dalle Isole di Ferro.
Dal turbinio dei suoi pensieri Margaery venne riportata alla realtà grazie al tocco della mano di lady Leonette, sempre più complici, unite entrambe dall’affetto e dall’amore per Garlan e da un simile e crudele fato, che le aveva volute lontano dalle loro terre natie, invischiate in un conflitto che sembrava non aver conclusione.
Lady Leonette domandò, quasi con imbarazzo « Vi ho disturbato, milady? »
« No, assolutamente. La vostra compagnia è sempre un piacere. » si affrettò a dire Margaery con un sorriso. L’aveva riconosciuta dal profumo di gelsomino che era solita portare. L’attenzione ai particolari e la capacità di essere vigili erano doti comuni nella sua famiglia. « State bene, mia lady? » chiese con gentilezza.
« Si, non preoccupatevi milady. Ho solo passato una notte un po’ agitata, non mi sono sentita molto bene. Soffro per la traversata in mare. »
“Soffri per la mancanza di mio fratello” pensò la giovane Tyrell e un velo di tristezza si dipinse nei suoi occhi.
«Invece voi, milady, avete continuato a scrivere anche questa notte? » continuò lady Leonette accennando a una macchia d’inchiostro, rimasta sulla mano di Margaery.
«Sì.» rispose lei. «Ormai è diventata un’abitudine, mia lady, anche per passare il tempo quando non riesco a dormire sonni tranquilli. Naturalmente anche i miei problemi di sonno sono legati al mare…» mentì con voce poco convincente.
Lady Leonette comprese il reale significato delle sue parole e lasciò che tra loro calasse silenzio per qualche minuto.
Questa volta fu la giovane Tyrell a riprendere il discorso « Ne ho scritte più di una decina ormai, alcune indirizzata a Garlan, altre a Loras. Ho raccontato per lo più gli ultimi avvenimenti, dalle battaglie contro i Greyjoy alle strillate di lord Tarly. » Queste parole suscitarono l’ilarità della lady e Margaery si stupì di come bastasse una risata spensierata per rompere quella triste atmosfera.
Scemate le risa, lady Leonette domandò con curiosità « Ma a che scopo scriverle, se non le spedite, milady? »
« Spedirle, mia lady? Non ho alcuna intenzione di spedirle, perché non ho alcuna certezza che verranno recapitate. Prima della cattura di re Robert, era lord Arryn ad occuparsi dei miei fratelli, garantendo la loro incolumità e i loro diritti. Ma adesso? Allora, grazie al lord di Nido dell’Aquila, ricevetti una risposta da Garlan. L’unica lettera…» concluse con amarezza. Scacciando la malinconia, affermò con voce più decisa « Non farò spedire quelle lettere, finché non saprò per certo che le consegneranno. Preferisco continuare a scriverle e darle, io stessa, ad entrambi quando li rivedrò. E lo faccio perché sappiano che mai abbiamo smesso di pensarli, che abbiamo sempre avuto la certezza del loro ritorno…»
Lady Leonette tacque per un lungo attimo, poi sussurrò « Io…per dimostrare…a Garlan…»
« Tu non gli devi dimostrare nulla. » la rassicurò con voce gentile «Lui sa cosa provi, vorrà solo rivederti. » disse stringendole la mano.
Lady Leonette ricambiò la stretta e la ringraziò senza dir nulla, solo con lo sguardo. Poi si congedò educatamente.
Alle sue spalle Margaery sentì un lieve rumore e, riconoscendo il fratello, abbozzò un sorriso. Si girò e vide Willas avanzare verso di lei aiutandosi con un bastone. Le si avvicinò e le porse il braccio, che la giovane Tyrell accettò di buon grado; amava la sua galanteria, i suoi gesti gentili che mai venivano meno e che sempre la rincuoravano.
Iniziarono insieme a passeggiare sul ponte e Willas disse « Ho visto lady Leonette, mi è parsa turbata. » Una leggera vena di curiosità increspava la sua voce.
« Soffre per amore…» replicò la sorella. E continuò sarcastica « O, come è solita dire lei, soffre per la traversata in mare.»
L’affermazione pungente di Margaery fece ridere il fratello, che si affrettò a commentare « Ognuno chiama a suo modo questo tipo di problemi. Fece una pausa, poi riprese con voce pacata Una volta lessi un manoscritto su questo argomento, secondo cui l’amore ha un grandissimo potere: plasma l’animo degli uomini. Se in meglio o in peggio dipende dal caso. »
« Dipende dalle persone lo interruppe la sorella con tono fermo e sicuro « Dipende dalla loro indole, dal loro carattere e dai loro sentimenti. Ci sono cose che non dipendono né dal caso, né dal fato, né dagli dei. »
Willas rimase colpito dalla sua risposta. Tacque soppesando le sue parole, infine con un sorriso ribatté dolcemente « Hai ragione, o quanto meno dovrebbe essere così. Forse, se la fortuna ce ne farà dono, tra qualche tempo ne potremo essere testimoni certi. »
Detto questo si fermò e Margaery si accorse di trovarsi di fronte all’entrata della cabina della nave. « Deduco che il Tarly ti abbia detto che ci deve parlare. » disse la ragazza.
« Sì, ha già mandato a chiamare nostro padre. Probabilmente ci stanno aspettando. » replicò facendo cenno di andare.
« Ancora discussioni su strategie per attacchi alle piovre? » sospirò rassegnata.
« Penso che questa volta non si tratti di questo. rispose scuotendo il capo. « Il Tarly era strano. »
« In che senso strano? » domandò la giovane.
« Quando si discute di scontri, ha un particolare bagliore negli occhi, qualcosa come un ardore tenace. Oggi l’aveva. Aveva un’espressione diversa. Sembrava quasi contento. » confessò con voce esitante, quasi lui stesso non credesse alle sue parole. Girò la maniglia e le aprì la porta. Margaery, senza nemmeno ringraziare il fratello, entrò, troppo meravigliata da quanto aveva appena sentito.

La cabina della loro nave era di poco più grande rispetto al normale. Al suo interno, come Willas aveva previsto, Margaery trovò ad attenderli il padre e lord Tarly.
Il generale dell’armata Tyrell se ne stava in piedi, a braccia conserte, dietro ad un lungo tavolo che, per la prima volta da quando la ragazza ricordasse, non era ricoperto da mappe e schemi, ma da un’infinità di lettere di grafie diverse. L’uomo ondeggiava aritmicamente sui talloni, segno della sua evidente impazienza, tuttavia si fermò non appena vide comparire, alle spalle della ragazza, il fratello. « Milord, chiudete la porta cortesemente. »
La giovane Tyrell si meravigliò del tono di voce di lord Tarly, non era brusco, ma calmo, stranamente calmo e gentile. Willas aveva dipinta sul volto un’espressione di stupore che, simile a quella della sorella, non traspariva agli occhi se non a quelli di chi lo conosceva bene; dopo un attimo di esitazione, fece ciò che gli era stato chiesto senza replicare.
Lord Tarly si sedette e iniziò a smistare le lettere che aveva di fronte in vari gruppi. Nessuno parlava. Il silenzio si faceva assordante, un silenzio interrotto solo dal fruscio della carta che il generale esaminava e dai pesanti respiri di Mace, perso nel flusso dei suoi pensieri. Suo padre, seduto su una sedia vicino al tavolo, fissava un punto lontano del pavimento; una profonda stanchezza traspariva dal suo sguardo assente.
Fu Willas a prendere parola con voce autorevole ma cortese « Lord Tarly, penso di parlare a nome di tutta la mia famiglia, quando vi chiedo di illustrarci il motivo di questa riunione. » Margaery annuì come cenno d’assenso alle parole del fratello, anche il padre la imitò.
« Posso assicurarvi che non è tempo sprecato. rispose l’uomo con voce calma.
« Non si tratta di altri attacchi, non è così? » domandò la ragazza, celando la sicurezza, che già aveva, della risposta.
Il Lord incrociò il suo sguardo e, dopo un lungo momento, rispose cordialmente « Avete ragione, milady. Non si tratta di quello. » Prese un gruppo di lettere dal tavolo e le porse a Mace, poi proseguì dicendo Sono giunte alla conclusione, una splendida conclusione. Le trattative, intendo. Guardò a uno a uno i membri della famiglia Tyrell e infine sorrise annunciando « Garlan e Loras sono liberi. »
Per un secondo le parole vibrarono nell’aria. “Liberi..” pensò Margaery. Il cuore le martellava nel petto, il respiro le mancava e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Dopo una veloce lettura di quelle carte, Mace batté un pugno sul tavolo urlando di gioia « Finalmente! » Si alzò tanto velocemente quanto la ferita gli permetteva, subito diede le lettere al figlio.
Willas le scorse per un secondo, le sue abilità di lettura erano conosciute da tutti. Dopo quel secondo interminabile, abbracciò la sorella sussurrando « E’ vero, torneranno. » Margaery pianse di felicità, ricambiando l’abbraccio del fratello. “Torneranno e saremo ancora tutti uniti”. Quella consapevolezza la fece sorridere.
Con le lacrime che le rigavano il volto, la giovane Tyrell era solo vagamente consapevole degli altri uomini nella stanza.
Fu suo padre a riportarla alla realtà, spalancando la porta e gridando ancora euforico « Garlan e Loras sono tornati liberi! Vino, vino di Arbor per tutti! Dobbiamo festeggiare! ». In risposta urla di approvazione si alzarono dalla nave. « Vino del traditore per brindare alla salute dei nostri fratelli. » rise commentando Margaery e, con lei, fecero lo stesso lord Tarly, lord Mace, Willas e gli altri uomini che avevano udito il suo commento.
Si respirava un’atmosfera diversa. Un’atmosfera migliore.





Ser Deziel Dalt, lama al servizio del Principe di Dorne.



Nella terza partita:
Lady Margaery Stark, prima Meastro delle Leggi nel Concilio Ristretto dell'Imperatore Hoster Tully I, poi Principessa del Nord, Rosa di Grande Inverno.

Nella quarta partita:
Ben Plumm, Comandante dei Secondi Figli, compagnia mercenaria in un primo tempo a servizio della reale casata Targaryen, in un secondo tempo a difesa della Barriera e dei Sette Regni tutti.
29/08/2010 09:06
 
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???
Ero seduto ai piedi di un grosso albero diga, le cui radici mi offrivano riparo dalla neve mista ad acque lacustri sollevate dal forte vento. Stavo pulendo Ghiaccio dal sangue rappreso dell’uomo che avevo dovuto giustiziare per il tradimento da lui perpetrato. Aveva lasciato i Guardiani della notte alla vigilia della battaglia a Guardia Verde contro un esercito di Estranei rinnegando il giuramento prestato chissà quanti anni prima. Cosa bisognava aspettarsi, però, da un branco di delinquenti che per sfoltire le carceri i lord inviavano a compiere il nobile compito di difendere il regno?
L’incauto disertore si era fatto riconoscere per via degli stivali neri che aveva continuato ad indossare. Quelli avevano attirato l’attenzione del più giovane dei figli di Lord Tallarth che con la sua squadra di esploratori aveva trovato l’uomo in viaggio verso Sud vestito di qualche straccio, probabilmente rubato, a coprirgli le vesti nere e pesanti che aveva tenuto sotto per ripararsi dal freddo.
Mentre ripulivo la spada mi ritrovai a pensare che la battaglia disertata dal fuggiasco era la stessa a cui avrebbe partecipato Lord Bolton al seguito delle truppe che avevo passato sotto il controllo di Lord Mormont per debellare la minaccia bruta a Nord. Insieme al Lord di Forte Terrore vi avevano partecipato anche mia moglie e Bran, la prima per la cura dei feriti ed il secondo per imparare la dura arte che un giorno avrebbe dovuto probabilmente utilizzare per salvare il popolo del Nord da minacce simili. Tutti erano usciti illesi dallo scontro e solo pochi uomini avevano perso la vita contro le gelide creature provenienti dalla Foresta Stregata.
Alla Barriera le cose si stavano mettendo bene, con la vittoria contro Estranei e Non-Morti le truppe avevano acquistato fiducia ed esperienza nel combattere tra i ghiacci intorno ai forti portando potenzialmente l’esercito dei Guardiani della Notte ad un livello superiore di quello disordinato dei Bruti. Inoltre questi, a quanto mi riferivano i costanti resoconti di Lord Bolton, continuavano a perdere uomini.
Il riverbero cremisi che si venne a formare grazie ad un improvviso raggio di sole che era riuscito a farsi largo tra le fitte nubi colpendo la spada coperta di sangue per poi riflettersi sul bianco dello stemma Stark che avevo ricamato sul petto portò la mia mente ai lunghi anni addietro ed ai rubini che Robert aveva fatto volare dal petto del Principe Rhaegar con un colpo di mazza. Non vidi quell’attimo, ma molti me lo raccontarono. Ciò che però avevo visto personalmente erano i drappi neri raffiguranti il drago rosso a tre teste che campeggiavano a Torre Gioia prima e nella sala del trono di Approdo poi. Quello stesso rosso che segnava i pavimenti di entrambi i luoghi, ma che non era frutto di riflessi. A Torre Gioia vi era il rosso del sangue di mia sorella, mentre ad Approdo il rosso del sangue di Aerys “il Folle”. La differenza tra le due situazioni era però data da ciò che aveva causato il versamento di quel sangue: nella capitale la spada dello Sterminatore di Re poi comodamente accomodatosi sul Trono di Spade, mentre nella torre la cui entrata era stata difesa con grande ardore dai tre più grandi cavalieri dell’ultimo secolo si trattava di ben altro.
Ora dopo più di quindici anni quello stemma cremisi tornava a farsi vedere nei Sette Regni. Il Principe Viserys Targaryen aveva inviato a tutti i Lord una missiva sigillata dallo stemma del drago a tre teste ed a cui ancora dovevo dare risposta. Risposte che dovevo anche a Lord Hoster, Lord Crakehall, Lord Tarly e Lord Davos, ma fino a quel momento avevo preferito tacere dopo alcune mosse avventate e concentrarmi sul Nord.
“Catturato, catturato, catturato…” sentì gracchiare e guardai in alto tornando a quella giornata uggiosa del Nord e lontano dall’estate del Sud.
Seguì l’ombra nera che planava verso terra e si posava sulla candida neve di fronte a me. Un corvo inconfondibile mi osservava continuando a passare la mia immagine da un occhio all’altro.
“Catturato, catturato, catturato” ripetè volandomi su una spalla.
Alla zampetta era attaccata una piccola pergamena che recava una parole ed una veloce sigla scritta con un dito con quello che sembrava fango: “Catturato J.M.”
<<Perché Mormont? Perché?>> urlai ed il corvo del comandante degli uomini in nero si sposto di un passo rimanendo sempre appollaiato alla mia spalla.
“Catturato, catturato, catturato” ripeté ancora l’uccello creandomi un brivido lungo la schiena.

[Modificato da Jon_Re 29/08/2010 13:36]
01/09/2010 15:53
 
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Oberyn (1)

RITORNO A LANCIA DEL SOLE

La fresca brezza marina si insinuava fra i capelli allo stesso modo dei pensieri nella sua mente. Affacciandosi a prua la vista delle splendide coste dorniane, ma soprattutto il pensiero del ritorno a casa, gli rinfrancava lo spirito. Il cuore era invece più pesante che mai. Era passato poco meno di un mese da quando aveva chiesto a suo fratello Doran, principe di Dorne, di andare a est in cerca di Quentyn e Trystane. I due ragazzi erano irreperibili da tempo e chiaramente la compagnia di Lord Yronwood e Aero Hotah non era servita a tenerli fuori dai guai.
Partito con una scorta di venti tra i suoi migliori uomini, era pronto a tutto pur di ritrovare le tracce dei nipoti in quella terra straniera. Doran era stato estremamente vago su cosa erano andati a fare i ragazzi, e lui non aveva voluto approfondire almeno per il momento. Sfortunatamente la ricerca si rivelò difficile, nessuno fra i nobili delle città libere sembrava averli ospitati e le loro tracce parevano introvabili.
"Me lo sarei dovuto aspettare" si disse fra sè e sè. "Doran è stato troppo vago con le sue indicazioni. Mi ha fatto attraversare il mare stretto per niente". Il grande riserbo tenuto riguardo alla loro missioni in oriente lo preoccupava.

Intanto avevano attraccato al porto di Lancia, nessuno ad accoglierlo perchè il suo arrivo non era atteso in tempi così lunghi. Oberyn decise di non perdere tempo, si diresse alla residenza di suo fratello e, senza preoccuparsi di chiedere udienza, oltrepassò gli armigeri di guardia irrompendo nello studio. Come sempre Doran era confinato sulla sua sedia, impegnato a leggere infinite scartoffie reali. Oberyn se ne rallegrò. A Doran i doveri e a lui i piaceri, era così che funzionava da sempre e gli stava bene.
Lo vide alzare lentamente gli occhi da una pergamena, l'espressione stanca come non mai.
"Il mio caro fratellino, insolente come al solito vedo. Li hai trovati? Come stanno?"
"Noi dobbiamo fare due chiacchiere."
[Modificato da Coil. 01/09/2010 16:14]
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IN GIOCO: Lord Quellon Greyjoy



Nella sesta partita, Lord Tywin Lannister, protettore dell'Ovest, tradito con le brache calate come nei libri
Nella quinta partita, Rattleshirt, un uomo libero che ha portato i suoi mammut sulle spiagge di Old Town
Nella quarta partita, Lord Paxter Redwine, sfortunato ammiraglio della flotta ribelle
Nella terza partita, Oberyn Martell
07/09/2010 20:43
 
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Timidone del Westeros
Lord Randyll (5): Trattative

Qualcuno potrebbe dire che il Lord di Collina del Corno, comandante generale degli eserciti di Casa Tyrell, non sia l'uomo più adatto per condurre trattative diplomatiche. E quel qualcuno, molto probabilmente, avrebbe ragione.
Sempre vestito in cotta di maglia, lo sguardo duro e la corta e ruvida barba grigia, Lord Randyll Tarly è sempre stato un ottimo comandante ed un grande stratega, forse il migliore in circolazione. Ma l'abitudine a parlare chiaro e diretto, unita ad un carattere, duro come l'aspetto esteriore, non sono certo doti utili a trattare.

Ma quel giorno, davanti alla Famiglia Tyrell, o per lo meno ai suoi membri su quella nave, Lord Tarly poteva sorridere compiaciuto. Aveva appena dimostrato a Lord Mace ed ai suoi figli, Willas e Margaery, se non di essere bravo con la penna come con la spada, quantomeno di sapersela cavare egregiamente con carta, inchiostro e corvi.

La prima lettera, che aveva suscitato la gioia dei presenti, proveniva da Tarth.
Milord, sono lieto di comunicarvi che Ser Loras e Ser Garlan sono di nuovo liberi! Una nave Baratheon li ha appena sbarcati nel porto di Evenfall.
Ho subito messo la mia nave ed il mio equipaggio ai loro ordini e li ho ragguagliati sulla situazione politico-militare della guerra in atto.
Dopo tanto peregrinare per mare, dopo essere arrivato fino al Forte Orientale, dove per fortuna i Guardiani della Notte si sono mostrati ostili solo a parole, e dopo aver ripercorso verso sud le coste orientali del Westeros, conquistando Driftmark e Tarth... non vedo l'ora di ritornare nel nostro amato Altopiano. Ma ovviamente se mi sarà ordinato di dirigermi altrove, lo farò senza esitazioni.
I miei migliori saluti
Capitano E. Flowers

Un grande successo diplomatico, lo scambio dei due giovani Tyrell per Aeron ed Euron di Casa Greyjoy, che forse avrebbe fatto ricredere tutti sulle capacità di trattare del Lord di Collina del Corno.

Ma, mentre Lord Mace, tutto rosso in viso aveva ordinato di aprire le botti di vino e si era messo in lacrime a saltellare ed a ringraziare a gran voce gli Dei, Lord Randyll porse a Willas Tyrell una seconda lettera, invitando a leggerla.
Il giovane esaminò per un attimo il sigillo spezzato: un falco blu e, meravigliato, lesse concitatamente le poche righe vergate dal Lord di Nido dell'Aquila.
Anche il giovane tyrell aveva le lacrime di gioia per la notizia della liberazione dei fratelli e, mentre i suoi occhi si muovevano veloci e sembravano quasi divorare le lettere minute vergate dal Lord di Arryn, un nuovo sorriso, un misto di contentezza e stupore, si aprì sul suo volto.
"Cosa dice?" chiese Margaery Tyrell, impaziente, ma comunque educatamente composta.
"Ci... ci restituiscono Grassy Vale e Lunga Tavola, Marghy!" rispose un ancora meravigliato Willas.
Gli occhi di tutti si diressero, colmi di domande ancora inespresse, verso Lord Tarly, che non smise di sorridere e che fece un rapido occhiolino alla giovane Margaery.
"Chissà" disse dopo qualche istante di silenzio il Lord di Collina del Corno "forse nella Valle, contrariamente a quello che potevamo pensare all'inizio della guerra, abbiamo degli amici."

Gli sguardi erano ancora fissi su di lui, lo esortavano a spiegare meglio, ma con ferrea cortesia esortò i presenti a lasciare la cabina... altre battaglie attendevano Casa Tyrell. Battaglie che andavano attentamente pianificate.
Ma, prima di ritornare sulle mappe, nella quiete silente del suo alloggio, isola in mezzo ad una nave ormai tutta in festa, Lord Tarly si concesse un ultimo sorriso, ripensando a quanto era avvenuto poco prima.
Chissà forse riuscirò ancora a sorprenderli...



Io sono Balon Greyjoy, il Coraggioso, il Benedetto, il Creatore di Vedove, il Figlio del Vento Marino e l'Erede di Pyke.

E pago il prezzo di ogni cosa con il ferro.







*** TIME LINE ***
nella seconda partita (entrato in corso): Arianne Martell
nella terza partita: Lord Randyll Tarly
nella quarta partita: Gran Maestro Pycelle
nella quinta partita (fino al turno 18): Re Aerys il Folle
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