Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Il ritorno al Nord

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2017 03:57
29/10/2017 03:57
 
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Signore della Guerra
Maestro di Intrighi e di Inganni
Le mille domande - Prima parte
Avevano superato l'Incollatura senza incontrare anima viva per tutto il tragitto, nemmeno una vaga avvisaglia di Lord Stark e degli altri al suo seguito. La cosa non sorprese nessuno degli uomini di Città delle Tombe : avevano viaggiato seguendo strade diverse, più nascoste e per questo anche un pò più lunghe. Di conseguenza, erano ben consci di essere rimasti indietro, ma nessuno si era lamentato.
Passate le paludi dominio di Torre delle Acque Grigie, Lord Dustin e i suoi uomini erano arrivati al Moat Cailin, la antica fortezza che da tempo immemore si ergeva quale baluardo fondamentale per la difesa del Nord. Non che fosse più una poderosa fortezza, al contrario era un rudere malmesso ormai, ma non di meno, Lord Dustin sapeva perfettamente quanto fosse formidabile per la sua posizione. Non c'era altra via per avanzare verso Nord, e attorno erano tutte paludi insidiose dove avventurarsi era un suicidio, considerando anche quanto l'abbraccio delle notti del nord potesse essere letale al pari di rimanere invischiati in quelle melme.

Il Moat Cailin era un luogo inospitale e sinistro, a modo suo.
Il vento sibilava tra le crepe delle mura, nelle feritoie delle torri malmesse, e la notte sembra essere anche più oscura, riflessa sugli acquitrini sporchi proiettava inquietanti riflessi di spettri in attesa. Lì, nei secoli, erano morti a migliaia e migliaia.Non era una cosa che si poteva ignorare, almeno non quando si era in pochi e con nessuno nel raggio di miglia e miglia.

Per questo, accampandosi lì, da soli, gli uomini di Città delle Tombe, pur grandi, grossi e coraggiosi, oltre che armati, ci diedero sotto col vino come non facevano da parecchio per farsi coraggio e tenere i nervi saldi e si accesero un fuoco per scacciare le ombre che si allungavano lungo le pareti, o almeno così sembrava che facessero.

Ben tre piccol botti di vino vennero aperte e scolate, e tutti si addormentarono solo quando fu l'alcool a farli crollare, perché i sussurri del Nord non gli permettevano di abbassare la guardia.

Lord Dustin era crollato come loro, ubriaco fradicio, in un sonno profondo, con Bethany a scaldarlo più avvinghiata del solito, in modo del tutto volontario, non certo per affetto ma perchè per lei, che mai era stato in un luogo simile, di certo la paura era maggiore.

Il sonno di Lord Dustin, dopo il vino, era sempre profondo, e quasi mai ricordava cosa aveva fatto nelle ultime ore prima di addormentarsi, figurarsi di aver sognato.
Ma quella notte fu diverso.
Nel mezzo di quel sonno profondo, il Signore di Alto Tumulo ebbe un sogno lucido. Il suo corpo dormiva ad occhi chiusi, ma la sua mente si svegliò di colpo.
Era buio pesto, non vedeva nulla. Sentiva chiaramente una forte tempesta di neve, come già ne aveva vissute in vita sua. Il rumore degli alberi che si piegavano al vento e alla neve, il suono del soffio potente del vento freddo, così gelido da penetrare fin nelle ossa.
Poi, un fulmine squarciò l'oscurità per un momento, e vide la figura di un'alta torre longilinea e il suo riflesso sull'acqua che aveva tutto intorno.
Poi di nuovo buio.
Un altro fulmine, e sulla cima di quella torre c'era qualcuno. Non ne vide altro che la sagoma, ma c'era sicuramente qualcuno, lassù in cima alla torre.
Si sentì il sangue gelarsi nelle vene e un brivido corrergli insidioso e inquietante lungo la schiena.

< William...> un sussurro. < William...> chiamava il suo nome.
Quella voce veniva dalla sommità della torre. Non poteva spiegare come lo sapeva. Lo sapeva e basta.
< Sta arrivando, William...> diceva la voce nella bufera < ...piccoli passi. Respiri affannati. Gli artigli non afferrano ancora nulla. > il suo corpo addormentato cominciò ad agitarsi, ad avere degli spasmi involontari, dei piccoli scatti.Ma lui era ancora immerso nel sonno.
< Fiutano. Arrivano prima William. Arrivano prima...William...sei cieco William...>
nel sogno lucido, cercava disperatamente di uscire da quell'incubo, di tornare alla realtà. Poi più nulla. Solo una notte senza stelle né luna, e la bufera.

< WILLIAM! > gridò la voce nella bufera, nel mezzo di un lampo più violento. < GUARDA, WILLIAM! > il grido si fece ancora più violento. Vide volto pallido che lo fissava come se ce l'avesse a un palmo dalla faccia.
Lord Dustin si svegliò di soprassalto, spaventando a morte Bethany, che si rannicchiò da parte osservandolo impaurita.
Lord Dustin era sudato, si massaggiava la fronte ansimando pesantemente.
< Mio..mio signore che succede? > domandò la ragazza sottovoce, avvicinandosi timorosa. Lui la tenne a distanza, scuotendo il capo.
< Nulla...nulla. Un sogno. > mormorò, la voce impastata dal vino e dal sonno inquieto.
Si distese nuovamente, e seppur più cautamente, Bethany tornò a scaldarlo per la notte, ma Lord Dustin non riusciva dormire.
Rimuginò a lungo su quel che aveva visto in sogno, e alla fine si decise. Non appena Bethany si addormentò, lui la girò su un fianco e sgattaiolò via dal giaciglio.
Raccolse la sua spada, la sua ascia, se le assicurò alla vita e, in punta di piedi, lasciò gli altri ai loro sogni mentre lui salì la Torre dei Bambini.

Arrivato in cima, esposto al vento e al freddo della notte senza riparo alcuno che i propri abiti, rimase lì, in piedi, immobile, in attesa. Ma nulla accadde.
Quando il giorno arrivò, ben presto gli uomini si accorsero che il loro Signore se ne era andato in cima alla Torre dei Bambini.
Lo guardavano dal basso senza capire neanche bene cosa ci facesse lassù.
Bethany spiegò loro che nella notte Lord Dustin aveva avuto un incubo o qualcosa del genere, ma che poi, dopo essersi addormentata, non aveva sentito che si era svegliato ed era andato lassù.

Dopo ore di attesa, verso l'imbrunire, alla fine uno di loro prese il coraggio di salire sulla sommità della torre per chiedere lumi su cosa stesse accadendo.
< Lord Dustin, non per dire, ma siamo un pò perplessi. Che ci fate qua in cima da solo dalla notte passata? La serva Bethany dice che avete fatto un brutto sogno. > la cautela nel parlare era dovuta al fatto che era strano vedere Lord Dustin così taciturno e assorto, concentrato in qualcosa di incomprensibile, lui che solitamente era sempre tanto guascone, sregolato e decisamente alla mano.
Lord Dustin si strinse nelle spalle.
< Non preoccupatevi. Ho solo fatto un brutto sogno. Probabilmente ci ho dato troppo sotto col vino. Me ne sto qui a riprendermi, mi sa che ho esagerato. Un pò d'aria fresca mi farà bene. > e allora fece anche una battuta delle sue, ben poco adatta ad un lord < Così poi ho le energie necessarie per una giovane donna che mi scalda la notte! > e fu ciò di cui i suoi uomini avevano bisogno.
Sentire, al ritorno dell'uomo dalla torre, che il Lord si era sbronzato una volta di troppo e poi avrebbe ripreso a scopare e divertirsi come sempre rasserenò l'ambiente.

In realtà, non era affatto vero.
Lord Dustin voleva stare solo.
Era scosso da quel sogno e non riusciva a scacciare la sensazione che fosse così tremendamente reale da averlo vissuto veramente.
Ma tutti i pensieri nulla potevano dopo tante ore di veglia, e appena il giorno cedette il passo alla sera, Lord Dustin si addormentò senza neanche accorgersene.
Ai piedi della torre, gli uomini si raccolsero attorno al fuoco.
cominciò a piovere fittamente, e il vento a soffiare forte, con quel sibilo sinistro che passava tra le mura.
Nessuno osò toccare il vino, che pure Bethany si prodigò di offrire come sempre.
Uno di loro fece un cenno col capo verso la cima della Torre.
< Non mi piace qui. Succede qualcosa di strano. Per stanotte niente vino. E state in guardia. > furono le sole parole di quella sera.

Intanto sulla cima, Lord Dustin dormiva.
Fradicio di pioggia, infreddolito dal vento, riposava tremando.
< William. > di nuovo quel sussurro nella tormenta.
Ma non era un sogno.
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Aprì gli occhi e la vide, che se ne stava lì, seduta di fronte a lui, con un sorriso accennato nel viso pallido e dai tratti appena accennati ma gentili e delicati, quegli occhi rossi che brillavano di luce propria, incorniciati in una chioma di capelli bianchi e argento. Stretta in un abito nero e ricamato, con un collare alla base del collo d'acciaio e un centro rosso e prezioso.
Non sapeva bene come reagire a quella presenza, ma d'istinto scattò indietro. Lei allungò una mano verso di lui ad invitarlo a calmarsi.
< Va tutto bene William, non temere. > lo rassicurò, e istintivamente le credette, pur non riuscendo a dire nulla.
< Conosci la storia di questa torre, William? > domandò la ragazza, con gentilezza, anche se la sua voce si mischiava al vento.
< Dicono che qui i Figli della Foresta invocarono il potere degli Dèi perchè facesse discendere il Martello dell'Acqua per distruggere l'Incollatura, così che i Primi Uomini non potessero invadere il nord, provenendo da sud. Ma gli Dèi non lo fecero, limitandosi ad allagare queste terre. E i Primi Uomini la invasero ugualmente. > le rispose, calmo, a suo agio, misteriosamente, con quella donna, che annuì.
< Esattamente. > gli rispose.
< Chi sei? > le chiese lui. La ragazza si strinse appena nelle spalle, sfoderando un sorriso che aveva un che di saggio e di giocoso assieme, carico di mistero.
< Sono qui e tanto mi basta. Sono solo felice di conoscerti, William. La memoria del mio tempo è svanita nelle tormente e nel vento.>
< Cosa vuoi da me? > la incalzò. Lei lo fissò negli occhi. Non c'era niente altro che una dose di comprensione che andava oltre la sua comprensione. Come se lei lo conoscesse da sempre.
< Raggiungimi a Nord-Ovest.Lei è tua. > gli rispose lei.

Poi si svegliò, anche se non ne era certo.
Di quella ragazza non vi era traccia alcuna.
Un sogno.
Ma si voltò immediatamente a guardare verso Nord-Est.
Verso la sua terra.
Senza pensarci due volte, scese di corsa dalla torre.
Gli uomini avevano ripreso a bere, col sorgere del sole.
Gli dedicò un'occhiata veloce e poi indicò quattro di loro.

< Sui cavalli, gentaglia. Andiamo a Nord-ovest. >
ordinò, e già andava salendo a cavallo di gran fretta.
GLi uonini si guardarono stupiti e disorientati, ma poi uno di loro disse
< Cazzo, piuttosto che restare qui, vengo anche a gelarmi il culo alla barriera! > e risero, salendo a cavallo.
Non appena furono in sella, presero a muoversi proprio nella direzione scelta.
Andarono avanti per miglia e miglia, fino a quanto il Moat Cailin non fu altro che un punto distante.
Più avanzavano, più Lord Dustin si sentiva un'idiota per aver preso quella decisione di seguire l'indicazione di una donna chiaramente frutto dei suoi sogni.
< Ma che cerchiamo? > sentì domandare alle sue spalle.
In effetti non lo sapeva neanche lui.
Stava già facendo voltare il cavallo quando, guardando in terra, notò delle piccole impronte fresche, che conducevano in un piccola bosco di alberi morti. Un paesaggio decisamente spettrale e inadatto ai cavalli.
Smontò di sella, avviandosi verso il boschetto, quando sentì uno degli uomini commentare
< Non vorrai mica andare lì dentro? >
< Potete aspettare qui. >
< Ci puoi giurare! > e risero. Ma lui non si fermò.

Seguì le piccole orme, lì in mezzo al terreno molle i fitti alberi morti.
E ad un certo punto, sentì singhiozzare.
Senza pensarci due vole, sfoderò la spada e l'ascia.
Era illogico aver paura di un pianto, ma lo fece lo stesso.
Non gli piaceva per niente quella situazione.
Quasi trattenendo il respirò, col passo lento e leggero, seguì quel pianto sommesso, fino alla cavità di un grosso tronco morto.
C'era qualcosa, lì dentro, rannicchiato a piangente. Si stava allungando per guardare dentro quando...

< E' qui! > gridò qualcuno poco distante.
Si voltò di scatto.
Tre uomini erano sbucati da un altra parte.
Avevano delle facce che la dicevano lunga su chi fossero.
Sicuramente tipi poco raccomandabili, farabutti o qualcosa del genere, senza neanche tutti i denti in bocca, vestiti abbastanza malamente, armati di forconi, reti e un paio di spade arrugginite.
Lui studiò loro come loro studiarono lui, con diffidenza.
Forse per via delle sue armi chiaramente pregiate, i tre decisero di giocarsi la carta dell'inganno.
< Finalmente l'abbiamo trovata. Sono giorni che cerchiamo mia figlia. E' scappata, ama avventurarsi per queste lande. >
Manco a dirlo, non gli credette neanche per un momento.
L'espressione si rabbuiò.
< Cerchi una figlia con reti, forconi e spade? > domandò, sarcastico.
Il bugiardo sputò in terra.
< Tzè, che te ne frega cavaliere? Non sono affari tuoi.E' la mia serva. >
Lord Dustin si voltò verso l'albero per un istante. Non la vedeva bene, ma chiaramente era una bambina per poter stare lì dentro.
Era questo che doveva cercare a Nord-Ovest?
< Prima era tua figlia e ora la tua serva? > gli rispose.
< E' mia figlia e la mia serva. > ribattè il bugiardo.
< Non è più nè l'una né l'altra. > lo disse senza neanche pensarci, tanto che se ne stupì subito dopo, di averlo detto.
Arrivati a quel punto, i tre si decisero per la forza, e si gettarono contro di lui, forti del numero.
Ma erano chiaramente inesperti, sbandati senza dignità nè carattere, figurarsi addestramento.
Ucciderne due fu questione di pochissimi scambi.
La spada e l'ascia si tinsero rapidamente di sangue, mentre due corpi si agitavano debolmente in terra emettendo deboli gemiti che anticipavano la morte.
Il bugiardo tentò di scappare, ma non ne ebbe il tempo.
Prima che potesse disimpegnarsi, Lord Dustin lo ferì seriamente a una gamba, facendo crollare in terra. Gli fu sopra in un momento, l'ascia alla gola.
< Ora mi dici la verità, o creperai qui. >
L'uomo alzò le mani, tremante, forse dimentico perfino del dolore, avendo molto di più da perdere che una gamba.
< Io...me...me l'hanno consegnata...qualche anno fa. Era praticamente in fasce. Me la vendette...un mercante...di Città delle Tombe. >
A quel racconto, Lord Dustin restò sorpreso. E si infuriò.
< Non dire balle. A Città delle Tombe non vendono bambini. >
< E' la verità, lo giuro! > insistette lui. < Me l'ha venduta assicurandomi che sarebbe venuta su bene. >
Di fronte alla fermezza della risposta, Lord Dustin esitò.
Poi si fece più minaccioso.
< E te che ne avresti fatto? Che te ne facevi di una bambina? >
L'uomo impallidì, poi sembrò cedere di colpo e arrendersi a dire la verità.
< Beh...le bambine fruttano. Se veniva su bene...> non terminò la frase, ma era chiaro. Ne avrebbe fatto una puttana. Forse anche prima del tempo.
< Crepa. > fu tutto ciò che gli disse, prima di tagliargli la gola con l'ascia un colpo solo, veloce e netto.

Quando tutto fu finito, Lor Dustin tornò all'albero. Era sporco di sangue, le lame facevano cadere gocce dense e rosse sul terreno.
Le rinfoderò, avvicinandosi all'albero.
< Vieni fuori, avanti. Non ti faranno del male. Nessuno lo farà.>
le assicurò, cercando di avere una voce gentile.
Chi c'era dentro non rispose.
Aspettò, e attese ancora, prima che, senza dire una parola, la bambina uscisse dal nascondiglio.
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Aveva occhi di un azzurro tanto limpido quanto intenso che brillavano di luce propria, nel viso pallido e dai tratti appena accennati ma gentili e delicati, incorniciati nei capelli castano chiaro. Gli era molto familiare. Assomigliava moltissimo a una persona. Non voleva crederci. Restò pietrificato, immobile mentre la bambina si avvicinò e, senza dire una parola, lo abbracciò. Quella creature così piccola lo aveva appena abbracciato senza neanche conoscerlo e lui senza sapere chi fosse le accarezzò il capo con la mano sporca di sangue.
< Va tutto bene. > le mormorò per rassicurarla.
< Tu sei buono. > gli rispose lei. Buono. Non lo aveva sentito dire da un bel pò di tempo.
< Vieni, andiamo via.> disse, ma la bambina al contrario, si staccò da lui solo per tirarlo ancora più verso il fitto di quella boscaglia morta.
< Aspetta! Loro possono venire con noi! >
< Loro chi? > domandò Lord Dustin, confuso.
< Loro! Vieni, ti faccio vedere. > e lo invitò a seguirlo.
Lo fece, e si infilarono in un groviglio di rami e trochi putrescenti. E fu tra questi, che trovarono qualcosa.
Lord Dustin si agitò, ma la bambina lo o abbracciò subito per impedirgli gesti inconsulti.
Quel modo di fare aveva il potere di quietarlo.
Guardò la bambina, o meglio, quella cascata di capelli castani, e li accarezzò.
< Come ti chiami? > le chiese.
< Erin. Mi chiamo Erin.> la sentì mormorarlo.
< E' un bel nome, Erin. Io sono William. Sai qualcosa dei tuoi genitori? > chiese.
< Morti. > detto in modo tanto secco e immediato che la percepì come una verità indiscutibile. Per il momento non indagò oltre.

Anche perchè pochi istanti dopo, gli uomini al suo seguito lo raggiunsero. Il coraggio lo avevano trovato per entrare in quella boscaglia. O forse era meglio la boscaglia che rimediare una figura con cui essere presi per i fondelli dagli altri per il resto dei loro giorni. Appena videro i cadaveri presero in mano le armi.
< Che diamine è successo? > domandò uno, subito in guardia, scattante, guardandosi attorno.
Si avvicinarono a Lord Dustin e videro la bambina.
< E questa marmocchia? >
Lord Dustin si strinse nelle spalle
< Questa bambina è un'orfana. Era stata venduta a quei tre. Ora viene con noi. > spiegò in modo molto sbrigativo.

Gli uomini stavano per fare delle domande, ma poi videro ciò a cui prima la piccola Erin aveva condotto Lord Dustin.
< Per gli Dèi! >

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