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PdV Quarta Partita

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2014 21:24
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Qyburn I - De Profundis

"Io? Ma non posso andare io!"
Sacco di X era rimasto a bocca aperta mentre Qyburn gli diceva quanto voleva da lui.
Lo stato maggiore ne aveva parlato tutta la notte precedente, concordando, alla fine, che solo l'Ufficiale pagatore della Compagnia poteva accollarsi un compito così fastidioso e necessario.
"Non possono portarceli direttamente loro? Poi posso contarli una volta che sono arrivati!"
Continuava ad insistere l'ex schiavo "Il mio posto è qui, Qyburn!"

L'ex maestro aveva pensato bene a cosa dire: aiutare gli uomini a prendere decisioni suggerendo dettagli fondamentali per i suoi piani e facendo loro credere di aver avuto quell'idea prima che lui potesse indicarla era una delle abilità di cui andava più fiero.
"Abbiamo deciso che il tuo stato di ex schiavo possa far capire alla Corte quanto malamente vivessi prima di essere liberato. La tua sarà una funzione propagandistica, Sacco, oltre che di discreto pregio. Agisci come si conviene e buona parte di quanto verrà spartito tra noi alla fine del servizio andrà direttamente nelle tue tasche. Non penserai che combatteremo fino alla fine dei nostri giorni, giusto?"
"Qyburn.." Sacco aveva brontolato e si era preso il volto tondo e rasato tra le mani "capisco benissimo cosa mi stai invitando a fare..ma se quei pazzi attaccasero la capitale? Ci hai pensato?"
"Ahimè, credo che sia uno dei posti più sicuri del Westeros in questo momento, Sacco. Sicuramente più di questo accampamento"

Il nuovo stato di relativa calma dei Bravi Camerati era sfociato in nuovi accoltellamenti, segno era che era giunta veramente e finalmente l'ora di far cozzare un po' le lame contro quei cani occidentali.
Qyburn sapeva dal canto suo che Sacco di X odiava seriamente andare a cavallo e preferiva viaggiare sui carri del tesoro della Compagnia.
Quelle due settimane di marcia si sarebbero rivelate un inferno per lui, nel giro di brevissimo tempo, e avrebbe presto subito gli effetti nefasti di una vita troppo agiata perfino sulle sue natiche e sulle sue mani, che si sarebbero presto riempite di vesciche.
Tuttavia, Qyburn sapeva che tasti premere.

"Molto oro, Sacco. Più di quanto tu ne abbia mai avuto." aveva sentenziato sorridendo amichevolmente all'ufficiale pagatore "e ti sostituirò io nelle tue funzioni fino a quando non sarai tornato tra noi."
"E come facciamo col Volto?" aveva chiesto l'ex schiavo guardandosi attorno con aria circospetta.
"Al Volto ci penso io. E lui sa cosa deve fare.
Tra l'altro, la sua presenza nella Capitale potrebbe renderlo perfino più forte di quanto non sia qui. Approdo del Re è ricca e corrotta oltre misura: non avrai nemmeno bisogno delle mie "spinte" per tenerlo al suo posto."
Gli occhi dell'Ufficiale pagatore si erano spalancati, diventando improvvisamente neri, mentre, tremando, l'uomo digrignava i denti e mostrava una lingua lunga due spanne.
"Qyburn" aveva quindi detto Sacco con voce disincarnata "Sei certo di quello che dici?"
aveva riso la creatura nel corpo dell'Ufficiale pagatore.
Qyburn aveva alzato il dito indice della mano destra "L'oro che gli hai prestato, Moloch, sarà tuo moltiplicato per dieci, come richiesto. Ora, necessiterei di discutere nuovamente con Sacco."
"Ricorda anche quello che devi a ME, umano" aveva riso la voce.
"Come dimenticare.."

Pochi minuti dopo, Sacco era tornato in sè, rabbrividendo.
"Per quanto ancora durerà, Qyburn?"
"Fino a che non avrà avuto quanto pattuito, Sacco. Ti ha dato circa 2 milioni di dragoni d'oro e ne vuole 20. Con quanto attualmente guadagnamo, credo che sarai libero per la fine della guerra."
"E se non volesse andarsene?"
"Se ne andrà, abbiamo firmato un trattato, ricordi? La tua anima per il denaro.
Se preferisci chiamare le cose col loro nome, era la tua anima per la tua vita.
Vargo ti avrebbe ammazzato come un cane se non avessi avuto quanto gli serviva per attraversare quel maledetto guado e pagare la truppa."
"Erano soldi sporchi di sangue, Qyburn?" si era lamentato Sacco
"Tutti i soldi sono sporchi di sangue, i soldi derivati dalle guerre ancora di più, quelli di Moloch dai Cento Passi assai più di tutti gli altri. Ma molti altri prima di te sono stati suoi debitori.
E' un signore benevolo nonostante tutto, una delle facce dello Sconosciuto che preferisco. Una delle più precise nell'onorare la propria parola ed ha un maniacale amore per i trattati redatti come si conviene."
Sacco si era deterso il sudore dalla fronte con l'avambraccio destro, continuando a sudare copiosamente.

Il ricordo di quella notte ancora lo faceva stare male come un cane.
Era servito il sangue di una capra per firmare quel maledetto pezzo di carta e quella creatura orribile era uscita letteralmente dalla sua firma e gli era entrata in bocca.
Sacco si era contorto per il calore e gli spasmi muscolari, mentre il Volto scavava nella sua anima per nutrirsi della sua Avarizia.
Era tutto finito in un attimo, ma era stato orribile e continuava ad esserlo, giorno dopo giorno.
Condividere il proprio corpo con un'entità così oscura poteva segnare chiunque, e in particolare qualcuno di già disturbato dalle esperienze passate come Sacco che era nato schiavo e come schiavo, seviziato e sfruttato, per più di vent'anni prima di essere per caso liberato da Vargo Hoat.
Qyburn sperava sinceramente che il viaggio nelle terre della Tempesta e nello sfarzo della Capitale potesse convincere Moloch a rimanere dentro il suo ufficiale pagatore anche oltre le scadenze previste dal contratto.
Molto oro sarebbe passato per le mani della Compagnia e il Volto dei Cento Passi amava l'oro ogni oltre cosa.

Ovviamente aveva tenuto Sacco completamente all'oscuro di questa possibilità, conscio che questi discutibili dettagli avrebbero portato l'ex schiavo a una prematura e terribile fine per mano di Vargo. Spesso la morte è assai preferibile ad essere abitato da un Volto.
Qyburn lo sapeva bene ma anche lui, come Sacco di X, non aveva avuto ALCUNA scelta.
Il suo maestro gli aveva tramandato la sua maledizione ma quella era DECISAMENTE un'altra storia.

Sacco di X, accompagnato da 9 cavalleggeri aveva quindi iniziato il suo viaggio nel Nord Est, verso l'ignoto, un sacco di oro e i capricci di Moloch.
[Modificato da Albus Lupin 24/03/2013 19:55]
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Nella Settima Partita:


Lord Alester Florent, Lord di Brightwater Keep.
Florent
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Nella sesta partita: Bryen Caron, decaduto lord di Nightsong, che perse una gamba per l'ospitalità di casa Greyjoy

Nella quinta partita: Orell l'Aquila-sulla-Barriera. Maestro delle Spie di Re Rhaegar I Targaryen, Lord di Bosco del Re

Nella quarta partita: Lord Vargo della casa Hoat, Lord Protettore del Sud dal suo incredibile seggio di High Garden. Distruttore di Estranei, Difensore della Barriera e Creatore della Strada delle Mani.
Fedele e leale suddito di Re Stannis Baratheon I.

Nella terza partita: Lord Davos Seaworth, Alfiere del Trono di Spade, Signore di Arbor.
Spia e Boia di Re Hoster Tully I.
25/03/2013 22:54
 
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Melisandre - Il Sogno

C’era qualcosa che non andava. Era tutto buio e freddo, troppo freddo. Non riusciva a capire dove si trovasse ma aveva la spiacevole sensazione che presto lo avrebbe capito e che quella consapevolezza non le sarebbe piaciuta affatto. Ciò di cui era certa era che non poteva restare lì ferma, quindi costrinse le sue insolitamente stanche membra a muoversi compiendo passi incerti. Ecco, un piede davanti all’altro, passo dopo passo, non era difficile dopo tutto, vero? Le braccia tese in avanti si muovevano alla ricerca di un ipotetico ostacolo che le impedisse di proseguire, di uscire di lì, da quella tenebra soffocante. Istintivamente la sua mente si rivolse a R’hllor in una muta preghiera di aiuto nella speranza che Egli potesse concedergli la Luce necessaria a sconfiggere tutto quel buio. Ma in quel momento il suo Dio era sordo alle sue preghiere, oppure di proposito non le stava ascoltando perché in verità aveva altri piani per lei. Non le restava che proseguire e così fece dopo aver inspirato profondamente per prendere aria nei polmoni e non cedere al torpore che sembrava diffondersi in tutto il corpo della Sacerdotessa. Ma dove sono? Pensava… Cosa ci faccio qui? Non riesco a capire come ci possa essere arrivata… Una normale giovane donna in questa situazione sarebbe stata preda di una inarrestabile disperazione ed i suoi singhiozzi avrebbero spezzato il silenzio di quel posto oscuro, ma Melisandre no, lei non poteva abbandonarsi allo sconforto come una fanciulla qualsiasi, lei era una donna forte e come tale si doveva comportare, così di nuovo, passo dopo passo, proseguì. Buio, buio, buio e ancora buio! Solo buio ed una strana umidità circondavano Melisandre, mentre un’ansia crescente le attanagliava il cuore. Ad un certo punto la donna fece un passo falso e scivolò. Sarebbe dovuta cadere rovinosamente a terra ed invece continuava a cadere e cadere senza fermarsi, con braccia e gambe che si agitavano in modo scomposto ed un grido che le moriva in gola non facendo uscire alcun suono dalle sue morbide labbra. No! No! No! Non posso morire ora! No, la mia missione non è ancora compiuta! No! All’improvviso la caduta si arrestò con un sonoro tonfo che fece entrare Melisandre in acque gelide mentre la salsedine le entrava violentemente nelle narici. Acqua. Acqua di mare… Era caduta in mare! Ma… Come era possibile? Non aveva senso c’era qualcosa di sbagliato, era solo un’illusione, doveva esserlo! Eppure… L’acqua nei polmoni era fin tropo reale, stava affogando davvero! No! No No! La mia vita non può finire adesso, non in questo modo! Tentò di muoversi per provare ad arrivare in superficie ma la lunga veste rossa impregnata d’acqua le rendeva molto difficili i movimenti e la sua era destinata ad essere una lotta disperata quanto infruttuosa. Perché stava succedendo tutto questo? Non poteva morire in quel modo impuro e indegno. Morire annegata… Una Sacerdotessa del Dio Rosso! Quale disonore per lei… Non poteva proprio sopportarlo, non si poteva arrendere così, non riusciva ad accettare che il Signore della Luce permettesse un’oscenità del genere! No, certo che non poteva… Quindi decise che avrebbe passato quelli che sembravano essere i suoi ultimi istanti di vita a pregare il Dio Rosso di salvarle la vita per poter continuare a servirlo. “La notte è buia e piena di terrori… la notte è buia e piena di terrori… la notte è buia e piena di terrori…Mio Dio concedi la tua Luce a questa tua figlia nell’ora per lei più buia di tutte… Fuoco! Mi serve del fuoco… Oh no… L’acqua spegne il fuoco.. Io… Io.. R’hllor concedimi la forza per affrontare l’oscurità, non permettere che le tenebre mi avviluppino con le loro infide spire oscure… Ti prego, salvami! Posso ancora servirti, lo farò meglio se avrò una seconda possibilità! Lo giuro! Non fallirò più, compirò il tuo volere senza esitazioni! Ti supplico..” Silenzio… Solo silenzio e l’ovattato rumore delle onde che cullavano il suo corpo prossimo alla morte. E la consapevolezza colpì Melisandre come un pugno allo stomaco, sarebbe morta lì quel giorno, in quel modo disonorevole. Non poteva più lottare, non sarebbe servito a nulla. Era finita. Così decise di rilassarsi e abbandonarsi al sensuale torpore che ormai l’aveva conquistata. Si ritrovrò a galleggiare in superficie, a faccia in giù, i lunghi capelli che sembravano spire tentacolose e si muovevano insieme alle onde, priva di vita. All’improvviso però il suo corpo fu scosso da una nuova scintilla di vita: spalancò gli occhi e annaspò nel tentativo di tirare la testa fuori dall’acqua per respirare. Questa volta ci riuscì e trionfante sentì l’aria fresca riempirle i polmoni. Si accorse che era quasi a riva, così si dibattè quanto bastava per raggiungerla. Le gambe le tremavano, aveva molto freddo ed era ovviamente fradicia, ma era viva! Sulla spiaggia qualcuno aveva acceso un enorme ed invitante falò e barcollando Melisandre vi si diresse alla ricerca di un po’ di tepore dato che il sole stava tramontando ed il vento sferzava impietoso e lei era fradicia. Quando si avvicinò abbastanza al fuoco iniziò a fissarlo e sentì come una voce che diceva “Hai avuto una seconda possibilità, non sprecarla. Le Tenebre stanno arrivando.” Mentre davanti agli occhi le apparvero immagini di guerra, una guerra brutale ed efferata.
In quel momento Melisandre si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere di colpo nel letto, la fronte imperlata di sudore ed il cuore che le batteva all’impazzata. Istintivamente si portò le mani alla gola e respirò a fondo perché aveva addosso la sgradevole sensazione di avere i polmoni pieni d’acqua. Che cos’era stato quel sogno? Era forse stato R’hllor a manifestare il suo disappunto poiché lei non era ancora riuscita a convincere il Principe Stannis Baratheon a credere in Lui e nel suo destino? Non ne era certa ma non voleva correre il rischio di sollevare la collera del suo Dio… Era completamente bagnata di sudore, doveva fare un bagno caldo, di certo quello avrebbe potuto concederselo, ma poi… Poi non avrebbe dovuto perdere tempo, avrebbe dovuto pensare ad un modo efficace per convincere Stannis. E in fretta. Le Tenebre stavano arrivando.


Lady Rhaella Targaryen, Regina dei Sette Regni




- Fire and Blood -


Nella quarta partita: Lady Melisandre d'Asshai
27/03/2013 01:13
 
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Esplorazioni I

La Strada delle Ossa – Wyl – Le Montagne Rosse


"Ser, venga a vedere qua!"
La stada da Blackhaven a Wyl era stata caldissima e scomoda: nulla da dire sulla quantità di ossa umane sulla Strada delle Ossa, nulla da dichiarare sulla brutalità di quel passaggio verso sud, su quella gola brulla tra le montagne rosse.
Il passaggio di un enorme esercito prima verso sud e poi verso nord è ampiamente testimoniato dall'odore di merda, squallore e carcasse di cavallo. I soldati Baratheon hanno anche lasciato buona parte dei loro equipaggiamenti danneggiati ma nel mucchio qualcosa è salvabile: i miei ragazzi erano fanti, un mese fa, e gradiscono indossare qualsiasi cosa possa permettere loro di vedere un'altra alba o un altro tramonto, di vincere un'altra battaglia per sperare di tornare a casa, un giorno, ricchi e coperti di gloria.
Hanno avuto un compito scomodo e relativamente sicuro, però. Saranno pagati, certo, ma non potranno godere come i loro fratelli delle spoglie di guerra, là dove stiamo andando.
Siamo quello che, in gergo, si definisce "Gabellieri", non tanto perchè incaricati di riscuotere le tasse in questo o in quel castello, quanto per ritirare una percentuale dell'oro promesso a Vargo Hoat da Lord Tully nei suoi nuovi possedimenti dorniani.
E' per questo che cavalchiamo.

Il maniero di Wyl si è rivelato ben lontano dalle mie aspettative.
Per quanto la Nobile Casa dalla quale prenda il nome sia stata, in passato, una delle più grandi del Dorne, gli ultimi tempi hanno portato su di lei solo rovina e morte. Ho qualche serio dubbio sulla sopravvivenza di qualcuno dei suoi esponenti nella breve striscia di sassoso e sabbioso Sud ancora sottoposto al controllo dei parenti di Doran Martell.
Alcuni probabilmente sono morti a Lancia del Sole, presso la quale erano giunti per rispondere al richiamo del loro Principe, altri, forse, sono stati eliminati dalle spade e dalle lance dei Bravi Camerati a King's Grave, insieme a molti altri giovani Lord che pur di non arrendersi all'invasore hanno preferito vendere cara la propria pelle e dimostrare che il coraggio e le ambiziose cavalleresche del Dorne non sono terminate con la caduta in disgrazia di Casa Martell.
So di per certo che prima di ingaggiare lo scontro ci siano stati vari abboccamenti, onde permettere ai soldati Dorniani di arrendersi senza ulteriore spargimenti di sangue.

Ma stavamo parlando di Wyl, mi pare: è certo che per un uomo vissuto all'ombra di Castel Granito prima e della Cittadella di Vecchia Città poi, nessun maniero, per quanto grande che sia, possa risultare adeguato. Questo in particolare, tuttavia, veglia su un territorio di fondamentale importanza strategica per il Dorne e mi sarei aspettato che la sua linea fosse più moderna, più "interessante", per così dire.
I castelli dei Lord più bellicosi dei Sette Regni hanno spesso cambiato volto per far meglio adattarsi al rinnovamento delle macchine d'assedio: alzando le proprie torri, alleggerendo le proprie forme, eliminando gli angoli acuti e sostituendoli con superfici curve, per meglio resistere al lancio concentrato delle catapulte. Al contrario, qui, a Wyl, le linee sono ancora nette mentre i materiali sono piuttosto vecchi ormai e, soprattutto sul fronte meridionale, i laterizi si stanno letteralmente sfaldando sotto l'azione combinata del vento e della sabbia provenienti dal deserto.
Mi meraviglio che durante gli ultimi anni di relativa pace non ci sia stato il tempo o i fondi per sistemare o, quantomeno, preservare quanto sta tornando alla polvere e non mi stupisco che i soldati delle Terre della Tempesta non abbiano trovato che uno sparuto presidio di fanti e contadini male armati. Personalmente non mi sentirei di lasciare soldati a custodire questo luogo: è troppo lontano da come dovrebbe essere una fortezza oggigiorno.
Pare tuttavia che gli uomini della Tempesta abbiano deciso di rendere questo luogo nuovamente abitabile e difendibile e, in effetti, non c'è stato momento del giorno, dal mio arrivo alla mia partenza, in cui il rumore dei martelli non sia mio rumoroso compagno.
Ho visto demolire una torre e diverse merlature in modo da poterle ricostruire con perizia e qualche adattamento "moderno". Spero di poter vedere il lavoro ultimato, quando me ne tornerò verso Nord.

La mia strada dicevo, mi ha portato ancora più a sud, attraverso le Montagne Rosse, verso il Castello di Yronwood, ora saldamente controllato da uomini fedeli a Casa Arryn.
Stranamente, anche i volti lungo la via sono diventati più "Settentrionali" e non è raro trovare uomini con i lineamenti tipici della Valle o del Tridente su queste vie non ospitali per quanto pacificate, coi volti congestionati per il gran caldo e le labbra screpolate per la sete.
Il sole è sempre stato un'arma del Dorne e anche in questo clima di relativa calma continua a mantenere i suoi attuali occupanti stranieri sul chi-va-là e sul si-stava-meglio-a-casa.

Ci siamo accampati la scorsa sera su un leggero declivio che domina la gola in cui è stata scavata la Strada delle Ossa.
Dagli ultimi dispacci pare che bande di disperati continuino ad abbandonare i ranghi raccogliticci del Lord bambino di Starfall per dedicarsi al brigantaggio e ad altre occupazioni meno nobili; mi sono sentito assai in dovere di allargare la formazione dei miei giovani accompagnatori per far si che alcun pericolo passi inosservato ma mai mi aspettavo di imbattermi in ciò che mi si è parato davanti improvvisamente, come in sogno.
Una vera montagna d'oro, una riserva preziosissima a portata di mano di chiunque avesse riconosciuto questo non troppo nobile ma sicuramente utile minerale.
Si dà il caso infatti che in una comune grotta che sarà stata riparo di chissà quanti viaggiatori, in bella vista, sebbene molto impolverato, giacesse una incalcolabile quantità di Allume.

Se il lettore non sa di cosa sto parlando, gli basti sapere che l'Allume di rocca fa parte di quella ricca gamma di sostanze che rendono il cuoio imputrescibile, favorendo quindi la realizzazione di protezioni in cuoio più resistenti alle intemperie.
Nessuno sa come un mercenario quanto può valere una corazza di cuoio che non marcisce e non inizia a puzzare di morte dopo il primo acquazzone.
Secondo i miei studi preliminari sul territorio circostante, questa territorio potrebbe essere pregno di minerale ma saranno necessari diversi saggi prima di poter dire che l'area è ampiamente sfruttabile.

Sarà mia cura informare il mio Maestro per chiedere che una simile notizia venga resa nota al Re sul Trono di Spade in modo che possa sfruttare questa risorsa imprevista.

NB: sarà necessario chiedere i fondi minimi per iniziare i lavori di esplorazione e i probabili confini del sito. Fortunatamente ad Yronwood non c'è molto da fare.

Ser Kevan Hills

[Modificato da Albus Lupin 27/03/2013 01:13]
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Melisandre - Il Fuoco

Il sogno della notte precedente aveva turbato molto Melisandre che non riusciva a darsi pace e trascorreva le ore in preda all’angoscia poiché sentiva di aver deluso il Dio Rosso. Camminava avanti ed indietro, irrequieta, nella speranza di trovare un’idea efficace per poter fare ammenda e dimostrarsi finalmente degna agli occhi di R’hllor. Ciò che serviva a Melisandre era un grande gesto, qualcosa che avrebbe fatto parlare scoppiatail popolo ma che allo stesso tempo non lo avrebbe fatto insorgere dall’indignazione. Un atto deciso, potente, che sembrasse lecito anche agli occhi di coloro che non appartenevano al suo credo.
L’ispirazione la colpì all’improvviso, mentre in un momento di frustrazione aveva scagliato contro il muro una coppa piena di vino rosso corposo, che ora si spargeva sul pavimento molto simile al sangue che sgorga copioso da una ferita mortale.
Ultimamente nei Sette Regni era scoppiata una seccante epidemia di moralismo, tutti erano alla ricerca di qualcuno da additare come crudele ed empio. Alla gente piacevano tanto le punizioni esemplari, soprattutto se erano pubbliche e spettacolari, forse perché in qualche modo giudicando gli altri sembrava loro di alleggerirsi la coscienza. Dunque non le restava che cercare la persona adatta ai suoi scopi ma doveva farlo in fretta, prima di partire alla conquista di Nightsong.
Non fu difficile trovare ciò che cercava, l’oscurità è insita nella natura umana e non tutti possono essere considerati tanto degni da percorrere il sentiero della Luce. Mathis Sand era il suo nome. Il suo aspetto era tanto anonimo quanto lo era il suo aspetto: un uomo insipido, grassottello e dai capelli unticci e neri come la pece. Un paio di occhi scuri assolutamente comuni sembravano schizzare fuori dalle orbite da un momento altro. Aveva il viso tondo, come tondo era il suo corpo. A prima vista nessuno avrebbe giurato che un tale essere fosse capace di commettere atrocità, anche per il semplice fatto che gli sarebbe costata troppa fatica muovere quel suo corpo lardoso. Invece quell’uomo nascondeva una sorpresa. Un qualcosa che sarebbe stato giudicato da tutti assolutamente mostruoso e perverso e che proprio per quello faceva al caso di Melisandre. Pochi giorni prima Mathis era stato arrestato dopo essere stato colto in flagrante mentre compiva un atto a dir poco atroce. Egli, infatti, aveva una perversione segreta: amava nutrirsi di infanti. Questa empia passione era rimasta segreta finchè l’uomo non era stato respinto da una giovane donna incinta e già madre di un bambino di sei anni e che era rimasta recentemente vedova. La ragazza non gradiva le attenzioni di Mathis e lo aveva respinto in malo modo. Lui aveva aspettato, covando il veleno della vendetta dentro di sé finchè non era arrivato il giorno del parto. Al tramonto, quando le levatrici avevano lasciato la casa della donna vi si era intrufolato, aveva picchiato la donna già debole per il parto lasciandola in fin di vita ma cosciente. A quel punto aveva preso la bambina appena nata e davanti agli occhi della madre l’aveva bollita viva preparandosi uno stufato di carne e costringendo poi la donna a mandarne giù qualche boccone. Tutto questo era stato visto anche dal bambino che, sentendolo arrivare, si era nascosto in un armadio da cui aveva assistito alla scena brutale. La donna era distrutta ma non si sa come era riuscita a sopravvivere a tutto questo ed insieme al figlio aveva denunciato Mathis che era già sato processato, ritenuto colpevole e condannato a morte. Era perfetto. Avrebbe bruciato vivo quell’uomo, purificandolo nelle fiamme di R’hllor e si sarebbe così guadagnata la benevolenza del suo Dio prima della partenza. Quando comunicò le sue intenzioni, nessuno si oppose, anzi sembrarono tutti estremamnte entusiasti e ritenevano che essere bruciato vivo fosse una punizione adeguata per un mostro del genere poiché una decapitazione sarebbe stata troppo rapida e misericordiosa. Prima del rito però Melisandre fece visita al prigioniero in gran segreto, aveva bisogno della sua collaborazione. Così promise a quell’uomo una morte indolore se avesse invocato la purificazione del Dio Rosso tra le fiamme. Mathis accettò subito l’offerta e promise alla Sacerdotessa che avrebbe fatto ogni cosa che ella gli chiedeva. Arrivò così il tramonto prima della partenza per Nightsong, Melisandre era inquieta, sapeva che il suo era un gioco pericoloso anche se necessario, doveva perciò essere tutto perfetto. Si preparò con cura, fece un lungo bagno caldo e profumato, mise il suo vestito migliore e spazzolò un centinaio di volte i suoi lunghi capelli vermigli. Alla fine si sentiva pronta così raggiunse la folla che si era radunata per assisere all’evento, felice nel notare che si era radunata abbastanza gente. Si diresse verso la catasta di legno impilato a cui era già stato legato Mathis che piangeva come un agnellino al macello invocando pietà. Melisandre fece un ampio gesto spalancando le braccia:
-Siamo qui riuniti questa sera per invocare giustizia!- La folla esplose in un boato di approvazione – Quest’uomo- continuò la Sacerdotessa puntando il dito verso Mathis –Si è macchiato di un crimine inaccettabile, il più atroce di tutti oserei dire. Ha privato della possibilità non solo di vivere ma anche delle esperienza basilari che ogni uomo o donna dovrebbe fare prima di morire… Sentire il calore del sole sulla pelle, l’affetto delle persone care, a nessuno dovrebbe essere negato tutto ciò!- La folla ormai era in delirio, Melisandre li aveva in pugno. Era giunto il momento della parte finale, quella più importante – Ebbene, io qui oggi posso offrirvi molto di più di una semplice punizione- Così dicendo prese una torcia da un soldato li accanto – Sto parlando di PURIFICAZIONE!- La folla era completamente ammutolita ed ammaliata dalle parole della sacerdotessa. Le fiamme della torcia si riflettevano negli occhi della donna danzando freneticamente. Uno strano sorriso comparve sulle sensuali labbra di Melisandre – Le Tenebre dominano il cuore di quest’uomo ma R’hllor, il Signore della Luce è in grado di distruggerle purificando il suo corpo e il suo spirito. Come? Con il fuoco!” e mentre pronunciava le ultime parole diede fuoco alla pira. Mathis iniziò ad urlare e a divincolarsi ma poi incontrò lo sguardo severo della Sacerdotessa ed improvvisamente tacque.
_La morte attraverso il fuoco è la morte più pura di tutte! R’hllor! Ascolta la preghiera di questa tua figlia devota! Purifica lo spirito ed il corpo di quest’empio essere umano! Concedici la tua benevolenza affinchè noi possiamo vedere la Luce attraverso le tenebre salvaci dalla Notte Eterna!” Le fiamme salivano sempre più alte ma Mathis era silente, non un fiato usciva dalla sua bocca, lo sguardo rassegnato le membra abbandonate senza più lottare. All’improvviso si mise ad urlare. –R’hllor! Sì! Purificami da tutti i miei peccati! Dono a te la mia vita affinchè tu possa mondarla delle Tenebre che mi hanno indotto a compiere quegli atti terribili! R’hllot! R’hllor! R’hllor” La folla era delirante e aveva preso ad inneggiare a R’hllor con Mathis. Melisandre rideva trionfante e guardava il fuoco inviando un muto ringraziamento al suo Dio. Ora poteva partire.


Lady Rhaella Targaryen, Regina dei Sette Regni




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Nella quarta partita: Lady Melisandre d'Asshai
29/03/2013 17:24
 
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Un dolce canto

Meereen era grande come Astapor e Yunkai messe assieme e la più piccola delle piramidi in essa presenti era il doppio della Grande Piramide di Astapor. Conquistare la città era stato molto difficile per via delle grandi difese offerte dalle mura e dall’alto numero di truppe schierato dai Meereenesi che preoccupati dalla caduta della città rossa e della città gialla avevano assoldato molti gruppi di mercenari ed acquistato legioni di Immacolati. La città era circondata da una spessa cinta muraria attrezzata di scivoli per l’olio bollente ed altre trappole, torri alte e merlature. C’erano volute due settimane di assedio e battaglie per conquistare Meereen e le sue ricchezze. Al centro della città era presente la Grande Piramide, che cominciammo a definire Enorme visto il paragone che ne facevamo con quella delle altre due città schiaviste, ed in essa avevo stabilito i miei appartamenti. Si trattava di una costruzione immane e mi chiedevo se la Barriera potesse essere più alta. Ser Willam Darry mi aveva descritto l’enorme muro di ghiaccio che separava i Sette Regni dalle foreste dell’estremo nord, ma non ero mai riuscito a farmi un’idea di come potesse essere. Avevo promesso che sarei un giorno andato alla Barriera per vederne la sua immensità dal vivo e quel giorno si avvicinava sempre più. A differenza delle altre due città della Baia, Meereen non aveva un suo colore. Ogni edificio aveva il proprio e per questo era detta la città multicolore.

Bussarono alla porta mentre ero nel mio letto e prendevo da dietro la serve di mia sorella che aveva imparato le arti dell’amore nella città di Lys. Un giovane cavaliere entrò socchiuse la porta annunciando che Ser Barristan chiedeva di potermi parlare.
<<Ti avevo ordinato di non disturbarmi!>> tuonai e prima che richiudesse la porta allontanai la ragazza e continua a parlare <<Fallo entrare!>>
Scostai i veli che circondavano il letto alla mia sinistra e scesi dal letto mentre l’anziano cavaliere entrava.
<<Scusatemi vostra Maestà, non volevo disturbarvi!>> disse in evidente disagio e calando lo sguardo a terra. Intanto indossai una vestaglia che non nascose, però, l’erezione.
<<Cosa c’è di tanto urgente da disturbarmi quando chiedo di non essere disturbato?>>
<<La Grazia Verde ed alcuni potenti mercanti della città chiedono udienza per poter omaggiare il nuovo sovrano della città!>>
<<I figli dell’Arpia vogliono vedermi! Dici che dovrei andare da loro in questo stato e far vedere che anche il mio cazzo e più duro di loro?>>
<<Sire…>>
<<Non rispondere ti prego>> lo interruppi mentre imbarazzato cominciava a parlare <<Risparmiami le tue solite risposte di circostanza e su come l’apparenza sia importante. Fai venire qualcuno con dei vestiti ed attendi fuori dalla stanza!>>
<<Come ordinate vostra maestà!>>
Dopo lungo tempo entrai nella sala e mi sedetti sul trono che avevo fatto installare in attesa che fosse pronto il trono adatto ad un Drago e di fianco a me sedette mia sorella. La sala era gremita di nobili vestiti con quegli strani indumenti che chiamavano tokar di ogni genere e colore. All’apparenza sembravano più svegli di tutti gli Astaporiani e degli Yunkai messi assieme. Una ad una sfilarono le principali famiglie di Meereen porgendo in alto valyriano i loro saluti, consegnando il loro dono e facendo le proprie richieste: ristabilire la schiavitù, riaprire il porto, consentire che lo schiavo ora libero fosse rispedito a svolgere il proprio dovere, la richiesta della mia presenza a vari banchetti ed al combattimento organizzato presso la Fossa di Daznak ed altre richieste simili. Si susseguirono Dhazak, Ghazeen, Hazkar, Kandaq, Merreq, Naqqan, Pahl, Quazzar, Reznak, Rhazdar, Uhlez, Yherizan e Zhak. Si presentò per ultimo un uomo alto e snello dalla pelle ambra ed i capelli tinti di rosso e nero e modellati a forma di ali, seguendo l’usanza ghiscariana. Con lui un’anziana donna abbigliata di verde dagli occhi vispi e di un verde splendente.
<<Vostra maestra>> cominciò ad annunciare l’araldo <<al vostro cospetto vi è ora il nobile Hizdahr zo Loraq, quattordicesimo del suo nome, discendente di Mazdahn “il Magnifico”, Hazrak “il Bello” e Zharaq “il Liberatore”. Al suo fianco Galazza Galare, sacerdotessa delle Grazie Verdi del tempio di Meereen!>>
<<Vostra Magnificenza>> cominciò a dire l’uomo <<vi porgo i dovuti omaggi da parte di tutta la mia nobile famiglia e vengo a porgervi il nostro dono>> e si scostò facendo passare due giovani ragazze con in mano due ordinati fagotti. Si diressero una di fronte a me ed una di fronte a mia sorella ed aprirono i lembi di stoffa che coprivano due tokar, minuziosamente piegati, di un viola chiaro simile agli occhi di mia sorella e bordati di seta argentea come i miei capelli. Erano incantevoli.
<<Vi ringraziamo per i vostri doni, Nobile Hizdahr>> disse mia sorella posandosi sulle gambe il vestito e tracciandone i contorni con le dita.
<<Vostra Magnificenza, vorrei farvi una richiesta, a nome del Nobile Hizdahr, che considero molto importante per il futuro di Meereen>> esordì la Grazia Verde rivolto a me <<Riteniamo che sarebbe proficuo per la stabilità città e dell’intera Baia, per la vostra Nobile stirpe e per le Nobili famiglie qui presenti che sia stipulato un accordo forte e duraturo. Per questo vorrei proporvi un matrimonio tra il Nobile Hizdahr e la vostra Nobile sorella!>>
Rimasi spiazzato. Non mi sarei mai aspettato una richiesta del genere. Mi alzai di scatto dal trono spaventando i due nobili che arretrarono di un paio di passi.
<<Dovrei dare mia sorella in sposa a degli sporchi ghiscariani? Fuori di qui! Fuori!>> urlai e tutti arretrarono. Verme Grigio spalancò la porta e venti Immacolati entrarono nella stanza e fecero uscire i nobili.
<<Sire calmatevi vi prego!>>
<<Ser Barristan quella feccia si è presentata al mio cospetto senza porre un ginocchio a terra o chinare il capo ed osano anche chiedere mia sorella in sposa? Dovrei consegnare mia sorella all’Arpia? Non hanno ancora compreso nulla. Li credevo più intelligenti dei loro simili di Yunkai ed Astapor ma mi sbagliavo! Verme Grigio vai alle piramidi e comunica a questa feccia che entro domani uno dei loro figli o una delle loro figlie dovrà essere condotta alla Grande Piramide per fare compagnia ai nuovi sovrani, spiega loro che in occidente questo è un grande onore!>>
<<Come ordinate vostra Maestà!>>
<<Chissà se abbasseranno le ali una volta che avrò degli ostaggi!>> dissi lasciando la sala e dirigendomi alla terrazza in cima alla piramide.

Quella notte furono parecchi gli assassini di Immacolati ed uomini liberati dalla schiavitù, mentre cessarono dalla notte successiva. Probabilmente il fatto che i loro figli fossero nelle mie mani aveva fatto sì che i nobili meereenesi desistessero con la loro guerra notturna. Quei ragazzini si rivelarono, però, un’arma a doppio taglio in quanto i Figli dell’Arpia si erano solo fermati a riflettere sulla mossa successiva da compiere per fermarmi divenendo più imprevedibili.
Qualche sera dopo ero a cena con mia sorella e ci era stata appena servita da una ragazzina una zuppa di frutti di mare. Mentre si allontanava notai sul suo tokar degli strani segni di colore verde chiaro.
<<Tu, torna qui!>> le dissi e quella si bloccò dirigendosi rigidamente verso di me. La girai sul fianco destro ed osservai le macchie. Erano esattamente ciò che mi erano parse, cioè i segni di dita sfregate sul vestito per essere pulite.
<<Come ti chiami?>>
<<Rynaz zo Hazkar, vostro splendore!>>
Aveva la fronte imperlata di sudore ed era molto pallida.
<<Rynaz vorrei che assaggiassi la mia zuppa, mi sembra molto calda!>> dissi e lei mosse la testa in segno di diniego, ma non proferì parola.
<<Come mai non la vuoi assaggiare?>>
<<No... non mi piace il pesce, mi fa star male!>>
<<Capisco. Melzak vieni!>> dissi volgendomi alla mia sinistra e chiamando un ragazzino che si trovava all’entrata delle cucine e quando fu arrivato vicino a me gli chiesi di assaggiare la zuppa.
<<No!>> disse Rynaz togliendo di mano il cucchiaio a Melzak.
La guardai negli occhi e le chiesi <<Cosa ha messo dentro la zuppa?>>, ma lei non rispose ancora.
<<Cosa hai messo nella zuppa?>> urlai facendola trasalire ed iniziare a piangere. Lo sguardo la tradì perché lo abbasso e guardò verso il suo braccio sinistro. Strappai la manica del suo tokar e trovai una piccola sacca di pelle al cui interno era contenuta una strana polvere verde.
<<Ser Barristan, fai confinare questa assassina in una cella!>>
<<No! Ti prego è solo una ragazzina!>> disse mia sorella alzandosi e venendo verso di me.
<<Zitta, tu! Ha cercato di avvelenarmi e dovrei lasciarla libera?>>
<<Ser Barristan fate in modo che tutti i figli dei nobili siano confinati nelle loro stanze e non vie escano per nessun motivo! Tornate poi qui. Voglio discutere sul da farsi!>>
<<Come desiderate, vostra Maestà!>>
Uscì dalla sala con i due ragazzini e diede gli ordini ai cavalieri che stava addestrando, poi rientrò.
<<Ser Barristan, come proponete di agire?>> sembrò sorpreso che chiedessi la sua opinione.
<<Sire, nei Sette Regni si dice che solo le donne, i nani, eunuchi o i dorniani utilizzano il veleno, qui nell’Est è risaputo che la pratica di utilizzare i veleni è comune tra tutti: uomini, donne o nani che siano!>>
<<Questo non mi è di molto aiuto!>> dissi.
<<Bisogna scoprire chi ha dato il veleno alla ragazzina, mio Sire! Senza delle prove ed un colpevole certo sarebbe rischioso agire contro i nobili!>>
<<Mmm! Bene allora affideremo le ricerche e la ragazzina a Verme Grigio!>> sentendo ciò mia sorella rabbrividì.

Quella notte sognai Qarth. Da li era partito il mio viaggio di conquista con l’aiuto dei mercanti locali che ora mi odiavano per aver assecondato l’idea di mia sorella di sopprimere la schiavitù dalle città conquistate. Sognai la donna vestita di rosso che un giorno vedendomi camminare per il mercato est della città mi aveva invitato ad entrare nella sua casa. L’interno era formato da un’unica stanza non molto grande decorata con molti oggetti strani e tappeti sgargianti.
<<Mio signore, sono Quaty e ti attendevo! Ho visto nelle fiamme che sareste giunto fin qui!>> disse indicando il fuoco acceso in un braciere posto su un tavolo.
<<Cosa stai dicendo donna?>>
<<Le fiamme mi hanno mostrato molte cose di voi!>>
<<Non dire sciocchezze!>> dissi voltandomi per uscire da quella stanza.
<<Vi prego, mio signore non andate! Ho visto come potrete partire per l’occidente!>>
Mi voltai e mi accomodai dove mi indicava.
<<Dovete rivolgervi a Xaro Xhoan Daxos, lui vi presenterà al Consiglio di Qarth e vi fornirà le navi necessarie ad imbarcarvi. Ho visto oro ed uomini attendervi nelle città dell’Arpia, ma molti saranno anche gli uomini che vi contrasteranno. Ho visto delle campanelle e delle crine di cavallo alle porte di una città rossa, un’offerta generosa potrà donarvi la forza dei cavalli. Un ago su una mappa indicava il nord per poi volgersi a sud, un secondo ago indicava l’est per poi volgersi ad ovest. Ricordate che la fretta è cattiva consigliera, lasciate che il sole sorga e tramonti per molti mesi prima di lasciare le sponde di Essos. Nove splendide donne armate ho visto schierarsi di fronte a voi, le Città Libere esse rappresentavano, e sulla loro destra vi era una donna alta il doppio delle altre che vi chiamava a se tenendo in grembo: oro, uomini, cibo e navi. Un solo colore è apparso vivido nelle fiamme: il verde! Ma starà a voi giudicare se sarà un bene o un male. Infine ho visto Fuoco e Sangue!>>
Mi svegliai di colpo. Quella donna era tornata a tormentarmi con le sue profezie. L’avevo già sognata dopo aver parlato con Xaro, dopo la battaglia di Astapor e dopo aver fatto bruciare le sue piramidi, dopo Yunkai ed ora anche quella notte. L’avevo ascoltata fino a che non aveva smesso di parlare ed aveva cominciato a scrutarmi, mi ero però alzato ed ero uscito blaterando che non avevo bisogno delle sue storielle.
<<Dovete ascoltare le parole del fuoco di R’hllor!>> aveva urlato la donna correndomi dietro <<continuerò a ricordarvi le sue parole!>> aveva aggiungo fermandosi.
Molti degli eventi che aveva raccontato si erano avverati e quel sogno era ricorso dopo ognuno di quegli eventi. Avevo incontrato Xaro quella stessa mattina e si era subito offerto disponibile ad aiutami in cambio di rotte favorevoli per il suo commercio, di fronte ad Astapor avevo incontrato Khal Drogo che aveva deciso di appoggiarmi con i suoi Dotrhaki signori dei cavalli nella mia conquista, avevo conquistato una ad una le maggiori città dell’Arpia e queste mi avevano donato uomini ed allo stesso tempo problemi. Ora c’era stata la conquista di Meereen ed il colore verde.
Rimasi steso senza riuscire ad addormentarmi per molto tempo ed in quel tempo ebbi modo di pensare molto. Mi alzai di scatto dal letto e mi vestii. Ordinai ad uno dei cavalieri di guardia di chiamare Ser Barristan, Verme Grigio e di preparare dei cavalli.
Quando l’anziano cavaliere arrivò nella mia stanza ero già pronto per uscire.
<<Sire, al vostro servizio!>>
<<Ser Barristan, finalmente! Prendete con voi molti uomini, andiamo a far visita alle Grazie Verdi! Mandate poi uno dei vostri uomini a far preparare i mercenari, potrebbe esserci bisogno del loro servigio!>>
<<Se posso osare, potrei sapere perché? Vostra Maestà!>>
<<Tu stesso mi hai dato la risposta quest’oggi! “Si dice che solo le donne, i nani, eunuchi o i dorniani utilizzano il veleno”!>> gli dissi ripetendo le sue stesse parole.
<<Maestà, questo è un detto dei Sette Regni. In queste città dell’Est è comune tra tutti utilizzare il veleno. Come mai pensate che possa essere stata una delle Grazie a dare il veleno al ragazzo?>>
<<Penso che troveremo di meglio che del veleno in quel tempio!>>
Arrivati alla base della torre dove erano stati preparati i cavalli ordinai a Verme Grigio di preparare trenta centurie di Immacolati e condurle al Tempio delle Grazie e di mandare una centuria alle porte di ogni piramide di Meereen. Giunsi al tempio seguito da venti cavalieri, Ser Barristan e gli Immacolati.
<<Verme Grigio, fai circondare il tempio da mille uomini e conducine altri mille dietro di me nel Tempio! Non deve fuggire nessuno!>>
Non attesi la risposta scesi dal cavallo e mi diressi verso la scalinata circondato da sei cavalieri vestiti di bianco. In cima ad essa si stagliava un immenso palazzo formato da tre sezioni cilindriche dalle cupole d’oro, la facciata della sezione centrale era decorata con bassorilievi come anche il grande portone d’entrata fatto di rame e striato di verde per via dell’ossidazione. Alla porta vi erano tre uomini di guardia armati di picca che alla nostra vista rimasero paralizzati per alcuni attimi, poi uno dei tre ci si fece incontro e cominciò a parlare in ghiscariano.
<<Sire, dice che non è consentito entrare nel tempio senza essere stati invitati dalla somma sacerdotessa!>> tradusse uno dei cavalieri che conosceva la lingua.
<<Digli che io sono il Re e non attendo l’invito di nessuno, si levi da lì o sarà peggio per lui!>>
Quello anziché spostarsi abbassò la picca ed arretrando cominciò ad urlare ordine agli altri due uomini. Entrambi si precipitarono a tirare due funi ai lati della porta provocando un suono di campane e le porte cominciarono a chiudersi.
<<Verme Grigio, conducetemi all’interno!>>
Si scatenò una battaglia cruenta per la conquista dell’accesso al tempio, ma le mie forze erano nettamente superiori e dopo aver preso la porta fu tutto più semplice.
<<Trovate Galazza Galare ovunque essa sia!>> ordinai.
Le ricerche non portarono frutto fino a che gli Immacolati non cominciarono a scovare i passaggi segreti che si dipanavano dal tempio verso il sottosuolo della città.
<<Verme Grigio esplora i tunnel con gli Immacolati e scova dove si è nascosta la vecchia!>>
Fu in una camera sotterranea che ritrovammo le prove che i figli dell’Arpia avevano fatto del tempio la loro base. Si trattava di una stanza circolare arredata di molti scaffali, arazzi e tappeti e con al centro un lungo tavolo contornato da dodici sedie rivestite di stoffa rossa. Gli scaffali furono distrutti ed emerse un nuovo passaggio segreto in cui entrarono gli Immacolati per condurre la loro esplorazione.

Il pomeriggio seguente i cittadini di Meereen si radunarono alla Fossa di Daznak per i combattimenti onore dei nuovi sovrani della città. La struttura dell’arena non differiva molto da quella di Astapor se non per il fatto che era grande il doppio e che era rivestita di mattoni di diversi colori. I nobili si trovavano in una tribuna ribassata alla mia destra e si godevano lo spettacolo lanciando a volte occhiate preoccupate verso gli Immacolati che sorvegliavano l’intera fossa. I combattimenti furono il solito bagno di sangue di animali, vecchi, donne, ragazzi e guerrieri esperti. Conclusosi l’ultimo combattimento in programma mi alzai e mi rivolsi ai nobili meereenesi.
<<Nobili meereenesi, vi ringrazio per il vostro dono e per dimostrarvi il mio compiacimento vorrei offrire a voi un ulteriore combattimento da cui credo rimarrete affascinati!>> e feci segno che venissero aperte le grate della fossa.
Entrarono nell’arena Galazza Galare, Rynaz zo Hazkar e Hizdahr zo Loraq armati di spada e scudo. Un forte mormorio si levò da parte di tutto il pubblico e molti si agitarono. I nobili rimasero immobili perché sapevano come mai al centro dell’arena ci fossero tre di loro. Feci un altro gesto con la mano e tre grandi grate furono sollevate. Da esse emersero i tre draghi nati dalle uova donate a mia sorella da Illyrio a Pentos: Drogon nero e dagli occhi scarlatti, Viserion color crema e dalla fiamma d’orata e Rhaegal verde come il muschio dei boschi al tramonto e cosparso di punti color bronzo. Mi sedetti per ammirare lo spettacolo. I draghi non erano ancora adulti ed utilizzabili in battaglia, ma erano abbastanza cresciuti da poter combattere in un’arena senza subire danni. Circondarono subito i tre malcapitati e cominciarono a giocare con loro come i gatti fanno coi topi e quando si stancarono fecero dei tre uno squisito spuntino. Il capo dei Figli dell’Arpia era stato abbattuto da Drogon ed il suo vestito verde spuntava mezzo carbonizzato dalle sue fauci. Quella donna sarebbe sembrata innocente a tutti e per questo era un ottimo comandante, ma la profezia delle fiamme di Quaty aveva mostrato la via da seguire.
<<L’Arpia è caduta!>> dissi rivolto ai nobili che si voltarono verso la terrazza reale e poggiarono il ginocchio a terra. Alla vista di ciò tutti i presenti nell’arena riconobbero il loro Re.
“Abbattuti i due pezzi forti della setta questi pappamolle chinano il capo, ma presto ci sarà qualcuno talmente coraggioso da sfidarmi ancora. Un uomo forte dovrà guidare Meereen!” pensai.
I draghi proruppero poi in un canto assordante.
01/04/2013 03:59
 
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VARGO VII – Le Avventure Pregresse di Vargo Hoat

"Come diavolo si disegna una Trota?"
"Ma che cazzo ne so io? Nel Dorne non ne abbiamo troppe. A King's Grave ancora meno"
Un cavolo di fiore l'avrebbero saputo disegnare e da lontano sarebbe sembrata una rosa!
Un falco anche, probabilmente, per quanto magari, da vicino sarebbe risultato più simile a un'aquila o a un piccione.
Avrebbero avuto più problemi sul cervo, anche se molti degli sgherri di Vargo erano stati bracconieri in passato.
Un leone, con duemila e rotti arcieri dell'Ovest sarebbe stato forse la cosa più facile da fare.
La trota Tully, tuttavia, aveva messo i carriaggi della logistica in agitazione: qualcuno di chiara provenienza Essosiana l'aveva disegnata con le pinna dorsale di uno squalo o di un delfino, chi era nato nel Westeros le aveva messo i baffi di un pesce gatto, altri avevano abbondato con la pinna caudale.
Un casino totale, insomma, fino a quando, impietosito, Qyburn aveva raggiunto la squadra con diversi schizzi e disegni.
Erani seguiti fischi e applausi, poi la produzione era ripresa.

Questa volta, i Bravi Camerati si erano mossi bruciando e razziando qualsiasi cosa si trovasse sul loro cammino. Lord Tully non voleva andarci alla leggera con la sua nuova plebaglia e avrebbe fatto di tutto per tenerla sotto controllo: "Una terra tranquilla" aveva scritto "Un popolo silenzioso".
Ma i villici erano stati tutto tranne che silenziosi, mentre i mercenari avanzavano al pieno dei loro effettivi manovrando ad uncino sul Cockleswent e tagliando letteralmente fuori ogni singolo villaggio da possibili rinforzi.
Il popolino si era lamentato e aveva preso invano le armi contro quella vasta moltitudine di guerrieri urlanti. Gli ordini di Vargo, tuttavia, erano stati chiari: niente stupri, uccidere solo le persone armate, portare via il giusto.
Si doveva arrotondare, insomma, e recuperare quanto sarebbe stato necessario, oggi o domani, per procedere nella marcia senza intoppi.

I Bravi Camerati, di paese in paese, si erano avvicinati alla città di Ashford incuranti della possibilità di trovare grossi presidi. Lo Stato Maggiore aveva avuto più di qualche indizio sulla disposizione delle truppe di casa Tyrell e sapeva che non avrebbe trovato resistenza nel territorio degli Ashford.
L'avanguardia di Vargo aveva avuto il tempo di vedere gli ultimi carri entrare attraverso le grandi porte di legno e ferro prima che queste si chiudessero.
Le urla dei Dothraki si erano infranti contro la solida pietra mentre le poche guardie lasciate in città si facevano in quattro per aiutare tutte le persone fuggite dentro le mura cittadine a
sistemarsi nel poco spazio rimasto libero, tristemente a ridosso delle fortificazioni, sotto ripari che definire "di fortuna" sarebbe decisamente eccessivo.

I poveri contadini entrati in città con gli ultimi carri erano sporchi, grigi e smunti. "Troppo grigi" pensò subito l'ufficiale alla porta.
"Fatti vedere, contadino" aveva intimato ad un vecchio uomo macilento. Se oltre alla guerra la città fosse stata colta anche da un morbo su vasta scala, sarebbero stati tutti condannati.
L'anziano aveva alzato il viso, mostrando un volto macchiato di grigio, sfoderando un sorriso a 72 denti. "Non è morbo grigio, ufficiale. E' solo la tua morte."
Più di dieci lame si erano aperte la strada tra i vestiti da comunardi, mostrando uniformi inequivocabili.
"Uccideteli tutti" aveva poi ringhiato Bakkalon.

Era tutto finito in pochi secondi: non si può certo paragonare un uomo addestrato nella Casa del Bianco e del Nero a comuni soldati occidentali.
Le Porte erano state riaperte in un attimo e la città aveva accolto senza colpo ferire l'invasore.
I racconti di quanto i mercenari avessero fatto prima di giungere ad Ashford aveva già fatto il giro della città e nessuno se la sentì di dare problemi.
Oltretutto, quel genere di mercenari non viene mai tenuto nello stesso posto troppo a lungo.
Se ne sarebbero andati, lasciando il presidio nelle mani di qualche Lord o Ser.
Ma i poveri abitanti dell'Altopiano non avevano assolutamente idea di cosa stesse per capitare loro, nè di chi era stato scelto per dominare Ashford.
La città, infatti, venne sottomessa con crudeltà e violenza, come concordato con Lord Edmure.
Nulla era stato lasciato al caso: i cadaveri della scarna guarnigione vennero appesi per il collo ai parapetti interni dell'abitato, dopo essere stati sventrati dalle lame dei Dothraki al servizio di Zollo per il sollazzo di cani e uccelli rapaci.
Perfino le strade vennero sistematicamente rastrellate: tutti i poveri o gli uomini senza fissa dimora vennero obbligati con la forza a entrare nei ranghi dei Bravi Camerati. Chiunque si rifiutava finiva per cercare di tenersi le budella dentro le ferite mortali inferte dai mercenari!
Quella sera, Qyburn, nei panni di reclutatore e ufficiale pagatore aveva riempito il libro della compagnia con altri 700 nuovi nomi.

Tutto sembrava andare per il verso giusto, quando il primo cavallo cadde a terra in preda alle convulsioni. Nel totale caos generato dall'occupazione armata della città nessuno si preoccupò di un singolo cavallo che stava passando a miglior vita nel bel mezzo della strada, cagando una poltiglia informe e grigiastra..ma i soldati mercenari iniziarono a preoccuparsi seriamente quando la stalla in cui una compagnia di cavalleria si era insediata iniziò a diventare un tetro mattatoio, quando tutti gli equini, nitrendo orribilmente, pensarono bene di crepare con le stesse modalità, rendendo l'aria irrespirabile.
I mercenari, poco avvezzi alle buone maniere, diedero semplicemente fuoco alla baraccaccia dove avevano precedentemente alloggiato le proprie povere bestie, senza sapere che la scena si stava già presentando in altri angoli della città.
Le stalle in fiamme, in molti luoghi, affumicarono a dovere i cittadini che non erano stati passati per le armi provocando non pochi nuovi disagi.
I molti cavalli rimasti, seguendo il consiglio di Qyburn e dei numerosi Dothraki che parevano intendersene molto di più dei loro colleghi occidentali, vennero alloggiati fuori dalle mura cittadine, sotto pesantissima scorta armata.

La sorpresa più grossa della giornata, tuttavia, si presentò agli occhi di coloro che si occuparono di ripulire le segrete del castello di Casa Ashford.
I cadaveri di sette dothraki erano ancora incatenati a quelli dei loro compagni vivi ma in pessime condizioni: gli occhi vuoti, il respiro rantolante, i corpi segnati.
Quegli uomini erano, loro malgrado, un'arma e avrebbero avuto la loro storia da raccontare, nel breve periodo, su quale losco disegno li abbia portati così lontani da casa.
[Modificato da Albus Lupin 01/04/2013 11:38]
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Nella Settima Partita:


Lord Alester Florent, Lord di Brightwater Keep.
Florent
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Nella sesta partita: Bryen Caron, decaduto lord di Nightsong, che perse una gamba per l'ospitalità di casa Greyjoy

Nella quinta partita: Orell l'Aquila-sulla-Barriera. Maestro delle Spie di Re Rhaegar I Targaryen, Lord di Bosco del Re

Nella quarta partita: Lord Vargo della casa Hoat, Lord Protettore del Sud dal suo incredibile seggio di High Garden. Distruttore di Estranei, Difensore della Barriera e Creatore della Strada delle Mani.
Fedele e leale suddito di Re Stannis Baratheon I.

Nella terza partita: Lord Davos Seaworth, Alfiere del Trono di Spade, Signore di Arbor.
Spia e Boia di Re Hoster Tully I.
02/04/2013 18:38
 
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Quel vecchio schifoso

Il tempo sembrava essersi fermato. Jon era inchinato davanti al vecchio Frey nella sala del trono. Attendeva in silenzio l’evolversi della situazione nella grande sala dello scranno di spade.
Quel vecchio serpente di Walder Frey e tutta le tensioni politiche lo mettevano fortemente a disagio. Una sensazione che gli fece ritornar in mente una vecchia avventura avvenuta circa 13 anni prima al Lord di Ultimo Focolare.


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Jon aveva circa 37 anni ed era ancora vigoroso e forte. La Pace del re vigeva da poco e dopo i lunghi anni di guerre a lord Umber fu concesso di ritornare al proprio castello per seminare i campi ed allevare i propri figli. In pace e durante l’estate bisognava approfittarne per prepararsi ai famosi “Inverni” dei vicini Stark.
“Maestro Genrald avreste dovuto vedere, per tutte le porche e le vacche del sud, che prodezza di guerriero è il nuovo Re Robert! Non possiede certo una spada grossa e lunga come la mia ma con la mazza quel Cervo diventa un avversario da tenere a debita distanza!”.
Jon si rivolgeva al nuovo Maestro di Ultimo Focolare che aveva sostituito da poco il vecchio Maestro Jurdoth morto di vecchiaia qualche mese prima. Questo nuovo erudito era un vecchio curvo e calvo. I pochi capelli presenti sul craneo erano ai lati delle orecchie ed erano di un grigio sbiadito. Rughe e macchie sulla pelle arricchivano ogni parte visibile del vecchio che sembrava rinsecchito e straziato dal passare del tempo. Per quanto alla vista non ispirasse fiducia Maestro Genrald era un uomo instancabile e lucidissimo.
Una mente brillante, una buona tolleranza ai modi burrascosi di Jon Umber e uno sguardo sveglio avevano fatto si che al Lord di Ultimo Focolare andasse pienamente a genio. In fondo, se un giorno sarebbe scoppiata una guerra o la presenza di Umber verrà richiesta a Sud sarebbe stato lui il tutore di suo figlio.
I ricordi delle battaglie erano ancora vivi e lucidi nella mente del gigante e non era insolito che ritornasse sull’argomento entusiasta raccontando di uno dei numerosi scontri affrontati.

“Ad un soldato del drago gli ho fatto scoprire che è possibile cacare,pisciare e piangere in un solo istante contemporaneamente!aje! Ho preso un elmo puntato e… […]”.
Maestro Genrlad lo interruppe “Mio Lord, se posso consigliarvi…senza offendervi ovviamente… Sappiate che non è consono ad un signore della vostra posizione parlare in questo modo….provate a mantenere una facciata regala in futuro quando siete in compagnia di altri Signori…con me siate libero di esprimervi come più vi compiace” .

Jon, che in un primo momento stava per reagire burrascosamente per il rimprovero del maestro ma si calmò subito e ridendo disse “Stai tranquillo vecchio! Mi giocherei la faccia e forse anche le palle se parlassi così davanti ad un re… Ma grazie per il consiglio”.


La giornata era soleggiata e non faceva nemmeno così freddo: si prospettava una lunghissima Estate pacifica e fruttuosa.

“Allora…Maestro che notizie per me oggi” Chiese Umber guardando dalla finestra il suo selvaggio ed amato Nord.

“Ci sono quattro notizie da tener sott’occhio.”
Il vecchio era lento e cauto nel parlare. Si schiarì la voce e continuò: “ Un facoltoso mercante ha comprato un titolo al proprio figlio. Si chiama Flich e ci ha chiesto….quasi pregato… di accettare il suo primogenito a corte. Dice che è sveglio ed in gamba. Se accettate verrà..”.

“Ahhhh ah-ah-ah!” Jon lo interruppe “ Un figlio di un mercante? Per gli Antichi! Fallo venire sotto le mie direttive ci sarà da divertirsi” ridacchiò “che altro?” aggiunse.

Il Maestro, oramai avvezzo alle interruzioni del chiassoso Lord , riprese dicendo:
“ Un guardiano della notte ha disertato. La particolarità dell’accaduto è che dichiara sul proprio onore di aver visto un essere simile ad un estraneo…io consiglio di non sottovalutare i suoi racconti”.

Umber osservò un attimo il maestro con la faccia corrugata “Ma dico? Scherziamo? Gli estranei non esistono più e anche se ci fosserò sarannò lontani mille leghe o staranno a farsi le seghe come fanno,sempre se ci sono,da migliaia di anni…è il momento di far rispettare la legge e di riprendere questo paese esausto della guerra… verrò a giustiziarlo personalmente questa notte. Abbiam finito?”

“no, mio signore” disse pazientemente il vecchio. “ Una voce è giunta al mio orecchio. I Targayren non sono stati tutti eliminati e questo è noto a tutti. La voce però mi ha suggerito della presenza di alcune uova di drago fossili nelle loro mani: sono ancora bambini…ma se si schiudessero un giorno…” il vecchio maestro puntò gli occhi azzurri verso il gigante intensamente.

“Capisco maestro Genrald…. Ne parlerò con Eddard Stark il prossimo mese quando sarò in visita a Grande Inverno” disse il Grande Jon capendo che la situazione forse doveva essere presa con attenzione.
“Ultima cosa mio Lord…c’è il capo delle guardie di Ultimo Focolare che vi vuole parlare…per il resto io ho finito. Chiedo congedo. A domani”.

Detto ciò il Maestro s’inchinò con lentezza e poi si diresse verso i suoi appartamenti.

Jon acconsentì al comandante delle guardie di raggiungerlo.
L’uomo era armato di tutto punto, armatura, divisa e mantello. Si inchinò e disse ad Umber : “Mio signore ho un racconto merita la vostra attenzione.Posso?”.

Jon rispose ”Aje, va bene…ma per oggi di ‘Mio signore’ ed altro ne ho abbastanza ragazzo…se non avessi voluto ascoltarti ti avrei preso a calci in culo invece di farti entrare” e ridendo aggiunse“Sei un bravo giovane e fai bene il tuo lavoro. Ora parla e dimmi che succede”.

Il capo della guardia si guardò un attimo intorno e dopo un profondo sospiro disse “ Ci sono state 5 vittime questa settimana che hanno suscitato il mio interesse. Non vi disturberei se non fossero dei casi particolari. Tre lune fa è stato trovato l’ultimo corpo. Ci siamo addentrati con una squadra di ricognizione in un casolare vicino la foresta del lupo. Le ricerche erano iniziate dopo che un uomo aveva denunciato la scomparsa della propria figlia. Di solito non sarei andato personalmente a fare le ricerche…ma siccome era la quinta scomparsa di una giovane in un breve periodo decisi di prendere le redini della situazione”

L’atmosfera sembrava essersi fatta più tesa nella stanza principale del castello di Ultimo Focolare. Sia perché il sole era oramai calato ed il gelo poteva tornare a farsi sentire sia perché il modo di fare ed il tono della voce del capo della guardie avevano qualcosa di tenebroso.
“Cazzarola quant’allegria nella mia vita… mi dovrò sfogare con il figlio del mercante quando verrà e se verrà”pensò Jon con un mezzo sorriso.

“Continua pure” disse rivolgendosi al soldato che era dinnanzi a lui.

Il militare fece un altro sospiro ed aggiunse “Bene. La cascina era di un fattore che conoscevano in molti in città: era di un certo Bohor Snow. Con lui vivevano la moglie e la figlia dodicenne.”
“Al nostro arrivo tutto l’edificio era al buio .Abbiamo bussato ma niente. Sguainammo le spade ed entriamo. Che gli Antichi mi prendano se non sono ancora scosso: marito e moglie erano stati brutalmente martoriati; la ragazza invece era stata appesa e bruciata viva..”
Il soldato fece una paura per poi continuare.

“Altre 4 giovani sono state arse vive ed erano tutte appartenenti agli antichi culti.”

Jon rimase per qualche istante impietrito per poi chiedere: “Chi è stato?”.

Il miliziano disse: “Lord Umber: ho fatto delle ricerche ed ho trovato il colpevole. Due mesi è giunto un individuo che si fa chiamare :Vladkar. Pensiamo sia una sorta di fanatico del dio Rosso delle terre dell’Est. Ha dei nobili natali e la sua famiglia ha potere a sufficienza per crearci problemi di ogni genere. Inoltre ..”. A quel punto il discorso venne interrotto bruscamente da una sorta di brontolio profondo. Il Lord di Ultimo Focolare era in piedi e fremeva. Nella mano era stretta l’elsa della grande spada degli Umber. “Capitano. Portami da questo assassino!”

A fine serata Jon si ritrovò nei pressi della casa dove si riteneva vivesse il misterioso “Vladkar”. Insieme a lui c’erano un pugno di uomini della guardia personale di Umber:tutti uomini forti e capaci.
Jon guardò il capitano e disse “avanti!”.
La porte venne sfondata da degli uomini che si precipitarono nell’oscurità dell’abitazione.
Un “via libera” diede il via libera anche agli altri che irrompereno nella casupola.
L’abitazione si presentava come una comunissima casa. Un letto di pannocchie, qualche pentolaccia sporca di cibo incrostato, qualche attrezzo qui in là. Una delle guardie notò che alcune delle stoviglie erano ancora tiepide e sottovoce disse “Probabilmente è ancora qui”.

“Si ma dove?”
Jon fremeva di voglia di giustizia: odiava i fanatici religiosi e soprattutto gli omicidi. Soprattutto quelli che commettevano nefandezze nelle SUE mura.

“Che gli antichi mi fulminino l’uccello!che cos’è questo puzzo di merda misto a piscio?” pensò Jon .

Un tanfo incontenibile proveniva da una stanza laterale senza finestre. Il gruppo armato si diresse verso la stanza. L’odore era terribile e proveniva dal pavimento. “Ci dev’essere una botola …vediamo cos’è questo odore prima di vomitarci tutti addosso” disse il Lord di Ultimo Focolare. In effetti una botola c’era e fu aperta.

Quando gli occhi gli si abituarono all’oscurità si presentò a Jon una scena che difficilmente si sarebbe scordato. Seduto su uno scranno c’era un vecchio vestito di stracci. Sui muri della stanza c’erano molti simboli del Dio di fuoco. Un elenco infinito di scritte deliranti sulla sacralità del dio della Luce erano incise su tutte le pareti fino al soffitto.
Nella stanza vi erano delle seggiole, un tavolo e delle tinozze che raccoglievano tutto il sangue che grondava da diversi corpi di donna appesi a testa in giù con dei ganci da macellaio.
Il vecchio,marcio e fetido come i vestiti che indossava era tranquillo ed osservava il gigante Umber.

Con una voce Tagliente,dura e forse lontanamente ironica disse “ Giunge addirittura il Re nella mia umile dimora? Che Sia il mio giorno fortunato!Prego!Prego! Accomodatevi!” detto ciò il vecchio fece per alzarsi allargando le mani a mò di abbraccio con un sorriso che a stento sembrava essere falso.
Quell’uomo che gli sorrideva e gli indirizzava affetto come un padre fa con un figlio era contornato nello stesso momento da innumerevoli fanciulle da lui stesso scuoiate e martoriate.
La scena era disgustosa per Jon.

Il vecchio disse sempre sorridendo: ” Mio Re cosa posso offrirvi? Avete ammirato il mio operato?”. Continuava a parlare senza perdere le buone maniere sembrando costantemente a suo agio.
Continuava a sorridere.
Continuava a fare complimenti.
Ma per Jon continuava soltanto a disgustarlo.

“Vecchio mefitico, siate dannati tu ed il tuo cazzo di Dio Rosso” tuonò Jon. Un solo colpo,un fiotto violento di sangue, viscere ed escrementi su lama,mura e pavimento e la vita del vecchio fanatico era finita.

Sebbene fu facile sbarazzarsi di quel “bastardo folle” non fu altrettanto facile dimenticare la scena.
Ciò che colpì soprattuto Jon fu il fatto di come una persona poteva fingere di essere amichevole nonostante fosse attorniata da morte,sangue e fiamme. Il suo sguardo. Lo sguardo del vecchio si incise nella memora del Grande Jon: uno sguardo glaciale,freddo e maligno. Uno sguardo che difficilmente si scordava.


“Mi ricorda quello schifoso fanatico”:stesso sorriso con stesso sguardo glaciale."pensò Jon attendendo che Walder Frey gli dicesse di alzarsi. “Forse questo è ancora peggio”.






[Modificato da Dwavolin 02/04/2013 20:07]
Il Grande Jon Umber

Alfiere di Casa Stark

Signore della casata Umber

Maresciallo dell'Armate del Metalupo

Portavoce del Regno del Nord

Uomo del Nord




06/04/2013 13:25
 
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Campione del Regno
Tywin Lannistert I° pdv

Di Maestri, fantasmi e bambini

“….Solo ieri avete appellato a voi i "giusti" del Regno. Ti invito a procedere nel mostrare il tuo concetto di giustizia, dopo che ci hai declamato il tuo concetto di onore e fedeltà.
Non ci sarà mai una trattativa fra noi e vermi del tuo rango.”
Tywin Lannister finì di rileggere la missiva del Re proprio mentre qualcuno stava bussando alla sua porta.
“Entrate” disse il lord di Castel Granito riarrotolando la pergamena e riponendola nel cassetto.
L’uomo che entrò nella stanza in livrea porpora era Lancel , figlio di suo fratello Keavan.
“Salve zio ho fatto come mi avete chiesto, qui fuori ci sono Maestro Vyman e Raff Dolcecuore.
“Bene falli entrare.” Rispose Lord Tywin.“Hai bisogno di altro?” aggiunse poi vedendo che il ragazzo era rimasto immobile davanti alla porta.
“Zio perché vuoi parlare con questi uomini?” chiese titubante il ragazzo
Lord Tywin fissò il nipote, la somiglianza con il suo primogenito, di cui il nipote andava tanto fiero, era indubbia, anche se era solo un guscio esteriore, strategicamente non valeva neppure un centesimo di Jaime, era come paragonare l’oro e il rame.
“Lancel, devi capire che le guerre non sono sempre vinte dall’ esercito più numeroso o meglio armato, non sono sempre vinte sul campo.
Ho catturato i bambini di Delta nella speranza di riuscire a far sollevare il Dorne contro il Re e di tenere a freno gli uomini di Ned Stark, ma non ha funzionato…”
“…E per condannare lo spregevole atto di Lord Frey, l’atrocità di giardino delle acque” lo interruppe Lancel.
“Non mi interessa nulla dei bambini delle sabbie, Lord Frey ha ammazzando dei bambini innocenti, e allora? In guerra muoiono santi e assassini, muoiono i giusti e gli ingiusti, l’unico errore di quel vecchio è aver lasciato testimoni.
Ma fossi stato io non li avrei uccisi…” Lo rimbeccò Tywin
“Sapevo che non avresti compiuto un tale gesto Zio, i Sette non ti avrebbero perdonato” lo interruppe compiaciuto Lancel.
“ Che i Sette brucino all’inferno, non ho mai visto il Guerriero scendere dal cielo e combattere le mie battaglie. Io quei bambini li avrei presi in ostaggio e avrei ricattato le loro famiglie perché combattessero per me.” Rispose con durezza il Lord di Castel Granito. “ ora fa ciò che ti ho chiesto.”

I due uomini entrarono nella stanza accompagnati dal giovane ragazzo biondo che chiuse la porta alle sue spalle uscendo.
Lord Lannister squadrò i nuovi arrivati, uno era un uomo sulla sessantina, vestiva in grigio e il peso della collana che portava al collo dava alla sua figura una strana postura.
Con una rapida occhiata Tywin notò gli anelli della medicina, della conoscenza delle erbe, dell’anatomia, che confermavano ciò che aveva sentito dire sulle capacità di guaritore dell’ uomo che aveva davanti.
L’altro, Raff Dolcecuore, era un combattente da accampamento, la peggior feccia del sue esercito, se rammentava bene, era stato allontanato con disonore dall’ esercito da Ser Orkmund ed era finito nel gruppo della Montagna, dove onore ed etichetta valevano meno del fango che ora imbrattava i suoi stivali, ma era l’uomo che gli serviva.

“Benvenuti , Maestro Vayman è un piacere conoscervi di persona, se volete accomodarvi.” Iniziò la conversazione con voce calma Lord Tywin.
L’invito ad accomodarsi non si allargò al soldato che non lo richiese e stette in piedi davanti alla porta.
“Salve Lord Tywin”. Rispose cortesemente il vecchio Maestro accomodandosi su una sedia.
“Maestro Vayman mi rallegra trovarvi in buone condizioni, spero che i modi dei miei uomini siano stati rispettosi della vostra carica.”
“Sono stato trattato con ogni riguardo, la stessa cosa non posso dire di tutti gli uomini di Delta delle Acque, ho visto con i miei occhi trucidare uomini disarmati e semplici popolani indifesi.” Non vi era più cortesia nella voce del vecchio.
“Triste è la guerra, uccide indistintamente i giusti e i colpevoli, uomini donne e bambini. A proposito di bambini, essi sono il motivo per cui vi ho convocato qui.” si sistemò meglio sulla sedia. “Come sapete ho chiesto che venissero presi in custodia alcuni bambini di Delta delle Acque, ho scelto tra nobili e popolani proprio per dimostrare che in guerra la sorte di tutti è appesa ad un filo, spero che i bambini godano tuttora di buona salute erano stati affidati alle vostre cure se non sbaglio”
“Il rapimento di fanciulli è un atto spregevole Lord Lannister, essi godono di buona salute, ma la mancanza dei loro cari grava sui loro spiriti, vi chiedo di liberarli.” Incalzò il maestro
“A tal proposito vi devo comunicare che ho offerto a Lord Frey, a Lord Tully e a Sua Maestà Robert Baratheon uno scambio, i bambini di Delta in cambio di quelli di Lancia del Sole.” Fece una pausa ad effetto.
“Bene.”
Un’altra pausa.
“Lord Tully e lord Frey tacciono e il Re ha rifiutato la mia offerta condannando così a morte voi e i bambini”
“Non potete farlo, uccidete pure me, ma lasciate liberi i bambini.” Finalmente il panico increpò la voce del diplomatico maestro.
Raff sorrise alla sue spalle.
Lord Lannister continuò a parlare: “ Non sono io che ho ucciso questi bambini, ma Re Robert con il suo diniego , Lord Frey e Lord Tully con il loro silenzio, ne converrete con me giusto?”
“Lord Tywin io vi imploro non fatelo…”balbettò Vayman.
“Non temete, quei bambini hanno ancora la possibilità di invecchiare felici e questa possibilità la devono a voi.” Lord Tywin accennò un sorriso.
“Cosa volete che faccia” c’era la disperazione nella voce del Maestro.
“Desidero che voi andiate dai bambini e che spiegate loro che Lord Tully li ha abbandonati e che con Re Robert e il vecchio Frey hanno deciso di sacrificarli, voglio che gli diciate che Edmur avrebbe lasciato che i miei uomini fracassassero le loro teste perché è più interessato al potere che alla sua gente.
Desidero che istilliate nei loro cuori l’odio per casata Baratheon e per casata Tully e che poi, pubblicamente in piazza, facciate la stessa cosa con la popolazione di Delta, e che per finire di vostra mano scriviate a tutti i maestri di ogni casata dei Sette Regni il vostro disappunto.
Se farete ciò che vi ho chiesto i bambini verranno marchiati e verranno lasciati liberi a Delta delle Acque, non potranno lasciare la città senza il mio permesso e dovranno essere tratti da tutti come fantasmi come se non esistessero. Chi li aiuterà, darà oro cibo o anche parlerà soltanto verrà ucciso.
Saranno come morti, ma saranno vivi.
Faticheranno, dovranno imparare a lottare per sopravvivere e i più forti cresceranno nell’ odio di chi li ha condannati ad una vita di stenti .
E se i Sette ascolteranno le preghiere di quegli innocenti, forse qualcuno pianterà una picca nel cuore del Re del Tully o del Frey. Magari persino uno di loro divenuto abbastanza grande ”
Così dicendo il Leone rimase in attesa.
“Non posso tradire casata Tully Lord Lannister, quello che mi chiedete è un infamia che non posso sopportare.” Disse con un filo di voce l’anziano uomo.
“Vi devo rammentare Maestro Vayman che voi avete giurato di servire Delta delle Acque e il suo Lord e allo stato attuale delle cose, anche se la cosa non vi piace, io sono il Protettore delle Terre dei Fiumi.”
“Preferisco morire che servire un essere spregevole come voi.” Disse fieramente alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta dando le spalle a Lord Lannister.
Lo sguardo del Maestro incrociò quello del soldato vestito di cuoio che sino ad ora era rimasto silenzioso in piedi accanto alla porta.
“ A tal proposito Maestro Vayman vi presento Raff Dolcecuore….” Le ultime parole del Protettore delle Terre dei Fiumi fecero correre un brivido gelato lungo la schiena del vecchio

Tre giorni dopo nella piazza principale di Delta delle Acque si era raccolta un gran folla, ogni abitante era stato invitato dai soldati Lannister a presenziare alla pubblica assemblea.
Un palco era stato montato su di un lato della piazza, vi erano due scranni di ciliegio dove sedevano Ser Jaime e Ser Tyrion Lannister, davanti a loro i 24 bambini erano schierati in fila.
Sulla fronte di ognuno di loro spiccava una scritta, una bruciatura ancora fresca, un marchio indelebile fatto a fuoco come si è soliti marchiare le vacche.
Un’ onta, un disonore che avrebbe segnato per sempre la loro vita, una scritta indelebile come il loro destino: “Ucciso da Robert Baratheon”
Una lunga fila di fantasmi vestiti di bianco con un collare d’oro saldato al collo sul quale era stata applicata una campanella anch’essa dorata. Una lunga fila di spettri.
La gente rumoreggiava, chi gridava , chi insultava i Lannister, chi cercò di lanciare dello sterco verso i figli di Lord Tywin.
L’asta delle lance, alcuni dardi di balestra e un paio di mani amputate riuscivano a gestire la situazione.
Il silenzio calò quando Maestro Vayman salì sul palco.
Camminava appoggiandosi ad un bastone e trascinando il piede destro, pareva stanco e provato, la mano sinistra rimaneva nascosta nella manica della tunica, od ogni passo la fitta che gli attraversava l’addome strappava una smorfia al suo viso.
Raggiunse il centro del palco, fece passare lo sguardo sui bambini e i suoi occhi si riempirono di lacrime, poi di volto verso la gente di Delta.
“Popolo di Delta delle Acque” disse non senza fatica, con voce tremula, alzando la mano sinistra in segno di saluto e per richiamare il silenzio.
Tyrion guardò la mano del Maestro, era guantata.
penso il nano , allora guardò con maggiore attenzione la mano sotto il guanto grigio si muoveva in maniera strana.
“..popolo di Delta delle Acque, tutti voi mi conoscete ho servito casata Tully con orgoglio, sino ad oggi…”
Continuò l’anziano uomo.
L’attenzione del folletto era tutta sulla mano sinistra e proprio mentre il maestro tornava a nasconderla nella manica Tyrion notò che il mignolo e l’anulare non si piegavano ed erano molto più grandi del dovuto, come se quelle due dita mancassero e il guanto fosse stato riempito con una garza per non darlo a vedere.
“Quell’uomo credo non abbia compiaciuto nostro padre” sussurrò al fratello.
“Come?” rispose sovrappensiero Jaime.
“ Nulla, soltanto ricordami di non contrariare nostro padre in questo periodo….” Rispose Tyrion aggiunse poi solo nella sua mente.
[Modificato da Faccia da cavallo 06/04/2013 13:26]


NEL GIOCO DEL TRONO:
Lord ROBERT BARATHEON




CRONOLOGIA PG:
- Nella seconda partita: Styr un Uomo Libero!!!
- Nella terza partita: Re Jon Arryn, Signore del Nido dell'Aquila,Protettore della Valle e dell'Est. Primo cavaliere, Protettore delle terre della tempesta e signore di Capo Tempesta,Sangue dei Re delle Montagne.
- Nella quarta partita: Tywin Lannister, morto nelle sale del dio Abissale, ultimo Re sul Trono di Spade. Distruttore del mondo.
- Nella quinta partita: Tormund "Orso Bianco" Re Oltre e sopra la Barriera, Gran Maestro Guaritore, uomo libero
- Nella sesta partita: Quellon Greyjoy Sommo Sacerdote,Lord Mietitore delle isole di Ferro, Principe di Lancia del sole, signore di Castel Granito, protettore del Mare(ex protettorato di Dorne) e dell'Occidente


CITAZIONI
"Sono stata Arya di casa Stark, Arya Piededolce, Arya Faccia da cavallo.Sono stata Arry e la Donnola, Squab e Salty, Nan la coppiera, un topo grigio, una pecora, il fantasma di Harrenhal...cat, la gatta...nessuno!"
"Quando cade la neve e soffiano venti ghiacciati, il lupo solitario muore, ma il branco sopravvive"
06/04/2013 17:41
 
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Esplorazioni II

Blackhaven – Terre della Tempesta - Summerhall

La mano che scrive è costantemente sottoposta a un tremito leggero che influisce sulla leggibilità dei contenuti. Oltre a questo dettaglio, pare che la mano stia sudando parecchio e lascia varie tracce bagnate e macchie di inchiostro.

Abbiamo abbandonato la fortezza di Casa Dondarrion e la sicurezza del suo mastio di pietra. Lord Beric ha lasciato solo un esiguo parte dei suoi soldati a difesa del suo maniero: molti di quelli che erano scesi a Wyl ormai un mese fa sono passati a trovare le proprie famiglie prima di marciare nuovamente verso Ovest, verso l'Altopiano.
Il castello, così come è stato realizzato, offre protezione alle Terre della Tempesta sia verso Ovest, trovandosi al confine naturale tra Tempesta e Altopiano, sia verso Sud , affacciandosi al terribile sentiero montuoso chiamato Strada delle Ossa, che ultimamente ha reso più che onore al suo macabro nome.
Le sue torri e le sue mura sono state costruite sulla stessa falsa riga di chi ha costruito Capo Tempesta: sono alte e robuste, dotate di merlature in grado di difendere i tiratori dagli assalti dal basso, il perimetro è stato rinforzo da un robusto zoccolo, il cui scopo primario è quello di impedire una facile scalata, oltre che deviare preventivamente il tiro delle macchine da guerra, impedendo ai proiettili di intaccare rapidamente la solidità delle posizioni.
Da orientale sono piuttosto incuriosito dalla presenza di questi dettagli: l'Essos è continuamente in guerra, ma piuttosto che migliorare quanto già esistente si tende ad aumentare il numero di schiavi messi in campo o a difesa delle mura.
Mi chiedo come potrebbero, un gruppo di Immacolati, penetrare in un forte di questa concezione.
Gli occidentali amano difendersi con la pietra e con robuste porte, oltre ad avere la tendenza a costruire i propri manieri su terreni collinari, che possano dominare senza problemi la piana circostante. Anche amettendo che gli schiavi-soldato possano trovare legname per un ariete, sarebbe sottoposti al continuo e martellante assalto dei tiratori dall'alto, a cui si unirebbe certamente la fatica della scalata su un terreno accidentato.
E' vero, gli Immacolati non conoscono la paura e non temono la morte ma la morte stessa li verrà a prendere in largo numero se non avranno dalla loro un comandante esperto. Sono buoni soldati, ma non strateghi. Più simili a una macchina che a un cavaliere.

La nostra strada è proseguita nel pezzo di Strada delle Ossa che nominalmente è sottoposta al controllo dei vassalli di Capo Tempesta, in mezzo alle propaggini più settentrionali delle Montagne Rosse di Dorne, in quella vasta e variegata regione che prende il nome di Terre Basse del Dorne..per quanto, devo ammetterlo, non sembri proprio di trovarsi nel Dorne.
Il clima è temperato e umido, molto simile a quello che abbiamo incontrato nell'Ovest e nelle settentrionali marche dell'Altopiano: apprezzo che questa maledetta tunica non mi si appiccichi alla pelle, che il cuoio non si spacchi sotto i raggi del sole, che il mio vino non si inacidisca prima che riesca a bermelo tutto.
Le donne sono molto meno puttane delle Dorniane, purtroppo, e le maledette zanzare succhiano il mio sangue molto più di quanto abbiano fatto le Dorniane, appunto.
Sono tuttavia colto da un'inquietudine profonda, e più il mio cuore si avvicina alla fine del mio viaggio e più sento pesante, su di me, l'oscuro fiato del Volto dai Cento Passi.
Questa notte ci siamo accampati ai margini della Strada della Ossa e data la nostra attuale posizione non ho trovato necessario lanciare i miei sottoposti in avanscoperta.
Si limiteranno ad avvicendarsi alla guardia mentre io dormo. Li pagherò un po' di più per concedermi di riposare, almeno.
La notte è limpida, tersa come non ne ho mai viste negli ultimi tempi, per quanto l'aria sia così umida e fredda da togliere il fiato; i lupi ululano non troppo lontani dalla nostra posizione, ma il fuoco e i ragazzi, armati, li terranno lontani.
Ci sono molti contadini nella zona, molti allevamenti di ovini, bovini e cavalli allo stato selvatico che sicuramente costituiranno una cena molto meno agguerrita rispetto a un gruppo di Bravi Camerati armato fino ai denti.

Il mattino ci è letteralmente scappato tra le mani e ci siamo improvvisamente trovati alla fine della gola che ospita la Strada delle Ossa e ci siamo quindi trovati di fronte alle rovine di Summerhall, il terzo castello costruito dai Targaryen nel Westeros.
Mi hanno detto che la Fortezza Rossa è una delle fortezze più imponenti e impenetrabili del mondo, scostruita a picco sul mare, con pareti lisce e non scalabili in alcun modo.
La sua debolezza sta nella città che la avvolge come un sudario puzzolente, città che qui è del tutto assente, visto che Summerhall era un castello in mezzo al niente, sulla solita maledetta collina Occidentale.
Abbiamo avuto modo di inoltrarci per qualche breve tratto tra le rovine annerite e bruciate senza risultato. Ci vorrebbero molti lavoratori esperti per farsi largo nei sotterranei o per rimettere a nuovo questo guscio vuoto.
Un paio degli uomini che sono con me, originari delle Terre della Tempesta, mi hanno raccontato diverse storie su Summerhall: la leggenda vuole che il castello sia bruciato in una notte d'estate del 259 AL, in seguito a un bieco e sciocco tentativo di far schiudere uova di drago pietrificate.
L'incendio portò alla morte il Re di allora, Aegon V e del suo Erede, Duncan, anche noto come Principe delle Libellule, lasciando sostanzialmente il regno nelle mani di Aerys II che lo portò lentamente ma inesorabilmente alla rovina.
Gli uomini della zona, tuttavia, la pensano diversamente e mi hanno raccontato una storia leggermente diversa: Summerhall bruciò effettivamente quella notte, ma perchè qualcuno pensò che il sangue di Re potesse riportare in vita la pietra.
Cosa cambia quindi dalla prima versione della storia? Che nel primo caso l'incendio risulta una sfortunata complicazione del rito per riportare alla vita le uova mentre nel secondo, al contrario, risulta che l'incendio sia stato il mezzo per far si che il rito si completasse.

Solo una persona, asseriscono i miei compagni, può essere stata così folle da pensare che una cosa del genere fosse possibile, la stessa persona che negli anni successivi, ben prima della sua forzata prigionia a Duskendale, risultò sempre più instabile e paranoica, fino alle estreme conseguenze che hanno, in parte, causato la stato attuale delle cose.
Il problema attuale è che i draghi ci sono veramente, in effetti, e sono nelle mani dei figli di quell'Aerys II che a un certo punto della sua vita, dopo il breve regno di Jaehaerys II, casualmente morto giovanissimo, trovò modo di salire sul Trono di Spade.

Chiaramente, come le fanfaluche raccontate da Vargo e dagli altri suoi ufficiali, questo genere di storie si perde tra realtà e leggenda. A causa della mania del popolino di accanirsi sulle storie iù famose, aggiungendo e tagliando, di volta in volta, dettagli di quanto realmente successo e sostituendoli con qualcosa-di-più-interessante.

A bordo pagina si legge: La strada è ancora lunga ma devo resistere. La seconda parte del viaggio mi attende a Storm's End.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Nella Settima Partita:


Lord Alester Florent, Lord di Brightwater Keep.
Florent
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Nella sesta partita: Bryen Caron, decaduto lord di Nightsong, che perse una gamba per l'ospitalità di casa Greyjoy

Nella quinta partita: Orell l'Aquila-sulla-Barriera. Maestro delle Spie di Re Rhaegar I Targaryen, Lord di Bosco del Re

Nella quarta partita: Lord Vargo della casa Hoat, Lord Protettore del Sud dal suo incredibile seggio di High Garden. Distruttore di Estranei, Difensore della Barriera e Creatore della Strada delle Mani.
Fedele e leale suddito di Re Stannis Baratheon I.

Nella terza partita: Lord Davos Seaworth, Alfiere del Trono di Spade, Signore di Arbor.
Spia e Boia di Re Hoster Tully I.
07/04/2013 11:11
 
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Signore della Guerra
Vecchio Pozzo di Saggezza
Nuvole nere sulla Barriera
L'alba aveva appena iniziato a rischiarare la cima della Barriera. Il lord comandante si era appena destato da un sonno breve e tempestato da incubi. Qualcosa in quel giorno era iniziato per il verso sbagliato, se lo sentiva nella ossa e le cose potevano solamente peggiorare.
Si udì all'improvviso il riecheggiare del suono di un corno. Il sangue gli si gelò nelle vene. Rimase per lunghi istanti impietrito, con le orecchie tese a percepire ogni minimo rumore,
temendo di sentire un ulteriore squillo. O, gli antichi dei non volessero, altri due.
Ma tutto tacque.
Emise un sommesso sospiro di sollievo, ma la gioia fù fugace. Non erano previsti rientri di pattuglie così presto, doveva essere successo qualcosa.
"Snow! Dove sei ragazzo?"
Il giovane bastardo di casa Stark, ormai da qualche mese membro della Confraternita dei guardiani della notte accorse al suo richiamo.
"Preparati e portami un corno di birra, andiamo al portale ad accogliere i ranger di ritorno. Voglio capire cosa li ha indotti a tornare così presto e perchè hanno deciso di venire di persona anzichè inviare un corvo."
"Si, Lord comandante. Forse... forse hanno notizie di mio zio Benjen."
"Lo spero ragazzo, ma temo che sarà qualcosa di neg..."
"Negativo, lord comandante? Sarà qualcosa di terribile! Come minimo stiamo per essere annientati da un'orda di bruti che si è alleata con gli estranei."
Con queste parole Edd Tollet fece il suo ingresso negli alloggi del vecchio orso.
"Voglio continuare a credere che quei barbari abbiano almeno il buonsenso di rifiutarsi di combattere al fianco di quegli esseri."
"Non saprei mio lord, ho avuto un brivido quando ho sentito il suono di quel corno, qualcosa di terribile si sta' per abbattere sulla Barriera e se saremo fortunati, dopo essere morti tutti, non avremo memoria di cosa eravamo e di cosa saremo diventati!"

Meno di un'ora dopo Qhorin il monco e la sua pattuglia attraversò spronando i cavalli al galoppo il portale sotto al muro di ghiaccio. Giunto dinnanzi a Jeor scese con un balzo di sella. "Lord Comandante abbiamo avvistato gli Estranei."
Tutte i suoi presagi peggiori vennero confermati da quelle poche parole. Sapeva che c'era qualcosa di storto in quella giornata. "Continua Qhorin."
"Li abbiamo avvistati a nord del Pugno dei primi uomini. Ci siamo spinti fin là alla ricerca dei bruti. Non abbiamo avvistato nessuna traccia che rivelasse la loro presenza tutte le piste note e quelle meno battute riportano orme più vecchie di un mese. Pare che si siano rintanati da qualche parte all'estremo nord. Persino Craster dice che da parecchio tempo non vede nessuno che dia noia alle sue figlie. Le voci sono vere. Mance Rayder si è proclamato Re oltre la Barriera ed è riuscito a convincere i capi di tutte le tribù ad unirsi a lui nel più grande esercito che si sia visto a nord della Barriera da quando è stata eretta."
Altre pessime notizie. Non c'era nulla di buono in quella maledetta giornata?
Volse lo sguardo intorno a se e vide Jon che fremeva di impazienza, forse per avere notizie dello zio scomparso, ma temeva che parte dell'irrunza del giovane fosse animata dal desiderio della battaglia. Non sapeva cos'era una guerra. Non vi aveva mai preso parte. Incrociare le spade con il nemico per lui era solo il gioco che gli avevano insegnato da bambino e l'allenamento al quale si era sottoposto. Combattere per preservare la propria vita era tutta un'altra cosa ed il romanticismo della battaglia svaniva quando vedevi l'ultimo alito di vita abbandonare il corpo del tuo nemico. Se eri abbastanza bravo o fortunato per vederlo.
Edd intanto aveva cominciato a dare calci alla neve scuotendo il capo e ripetendo ossessivamente "Lo sapevo! L'avevo detto io che saremmo morti tutti. Meglio così almeno non ci si gelano le chiappe!"
Lo sguardo di Jeor tornò su Qhorin che intese quel gesto come un invito a continuare con il suo resoconto.
"Da dove si trovano adesso non credo che i bruti riusciranno ad attaccarci prima di qualche settimana. Gli estranei invece si stanno muovendo ad una velocità allarmante. Abbiamo spronato i cavalli fino allo sfinimento per raggiungervi il prima possibile. È possibile che tra una, massimo due notti siano già alle porte della Barriera e se i miei calcoli non sono errati... puntano proprio al Castello nero."
"Quanti sono?"
"Eravamo molto lontani quando li abbiamo avvistati e non ci siamo spinti troppo oltre per spiarli. Gli estranei sembrano muoversi alla velocità del vento, se solo ci avessero scorto..."
"Non ti devi scusare Qhorin, sappiamo tutti cosa sono in grado di fare. Sai darmi una stima indicativa del loro numero?"
Il vecchio ranger confabulò per qualche istante con i suoi compagni di pattuglia, poi rispose.
"Quaranta, forse cinquanta di quelle creature partorite dagli inferi e altrettanti cadaveri che li seguono lungo il cammino."
-Maledizione!- imprecò Jeor tra sè -Un gruppo così numeroso di quelle creature erano anni che non si vedeva tanto a sud... e puntavano dritti alla Barriera. Proprio ora che anche i bruti si stanno mobilitando per iniziare una nuova guerra.-
Jeor fece scorrere lo sguardo sul muro di ghiaccio da est a ovest vedendolo sparire all'orizzonte.
-Così tanti forti da presidiare e così pochi uomini per farlo- pensò con amarezza, ma non era quello il momento di lasciarsi andare allo sconforto. C'era molto da fare e i suoi uomini attendevano degli ordini.
Mise una mano sulla spalla del vecchio ranger.
"Hai per caso notizie di Benjen?"
Qhorin si voltò verso il giovane bastardo. "Mi dispiace ragazzo, non ne abbiamo trovato traccia!"
Jon chinò sommessamente il capo, ma poi lo rialzò di colpo. "So che è vivo e dopo che avremo vinto questa battaglia, se il Lord comandante me lo permetterà, vorrei venire con voi a cercarlo."
Jeor non riuscì a trattenere il sorriso che gli comparve fulmineo sulle labbra, ammirando la tenacia e la caparbietà di quel nuovo confratello.
"Qhorin, e voi ragazzi, grazie per il prezioso servigio che avete offerto oggi a tutta la confraternita. Andate a riscaldarvi e a mangiare qualcosa, ve lo meritate."
"Si, lord comandante", risposero in coro.
Il suo volto si fece più duro e la sua voce più possente, era tempo di impartire qualche ordine.
"Jon, recati alla torre di Maestro Aemon. Digli di inviare dei corvi alla Torre delle ombre e al Forte orientale. Voglio che tutti gli uomini presenti sulla Barriera ripieghino al Castello nero per fronteggiare insieme questa minaccia. Fai inviare anche un corvo a Lord Eddard Stark, dev'essere messo a conoscienza di questa nuova minaccia che incombe dal nord e che potrebbe piombare sulla sua testa qualora noi fallissimo. Informatelo anche di quanto appreso sui bruti. Corri ragazzo, non c'è tempo da perdere."
"Si, lord comandante."
"Tollet!"
Ormai con il piede aveva raggiungo il terreno congelato e continuava ad agitarlo pigramente, mentre proseguiva quella che era diventata una tetra filastrocca.
"TOLLET!"
Destò di colpo il capo e solo in quel momento parve accorgersi che Jeor torreggiava su di lui rosso in volto.
"Si?"
"Esigo che da quest'istante siano raddoppiati gli uomini di guardia in cima alla barriera. Esigo essere informato nell'attimo stesso in cui venga avvistato il primo estraneo, non morto o uomo che osi avvicinarsi alla Barriera. Informerai gli uomini che con te inizieranno questo nuovo turno di guardia dei pericoli che corriamo e se ti sento dire ancora una volta che moriremo tutti, verrò io stesso a buttarti giù dalla barriera a calci in culo. Ho bisogno che il morale dei miei uomini sia alto in questo momento. Che sappiano che, nonostante i nemici che andremo ad affrontare, la vittoria è alla nostra portata. E se sarai tu a portare questo messaggio prenderà presto piede tra tutta la guarnigione, dato che tutti conoscono il tuo proverbiale ottimismo. Quindi non mi importa come ci riuscirai o se sei mai stato in grado di farlo, ma stampati un fottuto sorriso su quelle cazzo di labbra e fa sapere a tutti che una grande vittoria ci attende."
Tollet, tornò a chinare il capo, "Boff, io..."
Mormont lo prese per il bavero del mantello e lo sollevò di quasi una spanna da terra.
"NON SONO STATO ABBASTANZA CHIAROOOO!!!"
Edd, non aveva mai visto il vecchio orso così furente, ora capiva il perchè di quel soprannome, lentamente, con uno sforzo immane le sue guace si contrassero in quello che poteva assomigliare ad un sorriso. "Certo mio lord, come desiderate!"
Il lord comandante lo posò a terrà e lo osservò trotterellare verso la sala grande.
-Uomini! Ci servono altri uomini! È tempo che le casate dei sette regni si ricordino di noi.- pensò mentre si allontanava verso i suoi alloggi.





Lord Jon Umber di Ultimo focolare
12/04/2013 17:09
 
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Tormund II
Due cervi. Non poteva perdere. Guardò ancora una volta i singolari dadi che aveva appena lanciato e pensò: E’ troppo importante. Perdere sarebbe stato come gettare al vento la sua ultima possibilità.
Il Thenn che gli stava di fronte raccolse i due dadi a 10 facce dal tavolo, li agitò nella mano destra e li lanciò sulla superficie liscia del tavolo che divideva i due giocatori dal premio finale… E uscirono un leone e una rosa. Har, disse fra sé e sé Tormund tutto soddisfatto mentre gli astanti lanciavano grida di eccitazione, è mio! Sotto lo sguardo sconsolato del suo avversario, il comandante raccolse l’otre e gustò l’ambito premio. Birra, gli ultimi sorsi nel raggio di leghe e leghe.
Erano passati molti giorni da quando il manipolo di Thenn aveva scalato la Barriera, e ormai la soddisfazione delle prime ore era passata. La sera della conquista del primo fortino i festeggiamenti si erano prolungati ore e ore: birra, un fuoco caldo e giochi di ogni tipo. Pur essendo estremamente pragmatici ed efficienti da sobri, da ubriachi i soldati del Promontorio avevano sorpreso il comandante per la loro allegria: tornei di lotta, abbuffate e soprattutto la Pisciata dei Cinquemila. Stava ormai diventando un rito: ogni sera tutti i guerrieri salivano sulla Barriera e facevano ciò che i Guardiani della Notte avevano fatto per centinaia e centinaia di anni. Solo in senso contrario.

Le Terre dell’Estremo Nord erano sempre state disprezzate dai Popoli del Sud, ma presto tutto questo sarebbe finito. I corvi fuggivano come lepri impaurite e senza difficoltà i Cinquemila continuavano imperterriti nelle loro conquiste: Porta della Brina, Collina Innevata, Lungo Tumulo… Il Sud e le sue verdi vallate erano sempre più vicini e l’eccitazione della conquista non mancava. Le uniche cose che mancavano erano le donne, la birra e soprattutto gli ordini. Anche se a Tormund mancava più che altro la birra, si era reso conto ormai da giorni che non si sarebbe mai potuti andare avanti così: gli Estranei continuavano ad attaccare le truppe ancora ai piedi della muraglia e lui non sapeva cosa avrebbe potuto fare per aiutare la loro causa. I Guardiani, seppur pochi, erano troppi per i suoi Thenn e se anche li avesse inseguiti non sarebbe mai riuscito a sconfiggerli in una battaglia campale… Quindi per ora si limitava a una sana guerriglia e a giocare a dadi, sperando che l’eco delle sue gesta facesse accorrere sempre più uomini all’esercito del Re-Oltre-la-Barriera.

Proprio mentre si stava asciugando le labbra grondanti di birra, la porta del fortino si aprì ed entrò Mikir. Per gli Dei, no… Ancora lui. Era un Thenn diverso dal solito, questo Mikir. Magro, con una lunga barba castana, diceva di riuscire a vedere ciò che succedeva a migliaia di leghe di distanza attraverso i suoi occhi pallidi e arrossati. Un ciarlatano. Aveva inseguito Tormund per tutto il loro viaggio raccontando cretinate su cervi che imprigionavano piovre e leoni che avevano abbandonato il loro habitat naturale per andare a caccia di trote, sempre agitando quella sua dannata picca che, a causa degli anelli che ci aveva attaccato, faceva un rumore a dir poco snervante.
“Sissignore signore, Veleno dei Giganti” esordì Mikir mettendosi sull’attenti.
“Guarda che non ti ho chiesto proprio nulla, veggente” rispose Tormund. Se non ci si rivolgeva a lui come veggente iniziava a sbraitare come un maiale al macello, quindi era meglio assecondarlo.
“Ho nuove notizie da oltre le montagne” incominciò “questa notte ho visto un gatto tutto nero che cadeva dal ciglio della Barriera e finiva su un roseto, probabilmente significa che c’…”
“Non ci sono gatti e non ci sono roseti qui, quindi dimmi qualcos’altro.” Già si iniziavano a sentire le prime risate dai presenti: Mikir non era molto amato dai suoi compagni.
“Riprendo: probabilmente significa che c’è stato un tradimento e che è andato a buon fine, a giudicare dal fatto che il gatto si è rialzato senza il minimo graffio.”
Mi sembra difficile dopo una caduta da settecento piedi d’altezza. Che deficiente. Tormund ripensò ancora una volta a quando, in un momento di estrema sobrietà, aveva pensato che evitando il fastidiosissimo tintinnio del suo bastone sarebbe riuscito a evitare anche Mikir. Era sempre un piacere riuscire a scansarlo. Peccato che durante il soggiorno in un fortino cosi piccolo non fosse possibile attuare questa tattica.
Intanto l’idiota continuava a parlare imperterrito. “…Dalla congiunzione astrale avvenuta ieri sera alla quindicesima ora dal sorgere del sole sono riuscito a capire un cosa ancora più importante: il falco è sulle corna del cervo. Cosa di estrema importanza visto che la lancia è stata spezzata senza alcun ritegno e ancora di più perché…”
Che rottura di coglioni. Devo trovare della birra, magari a Corona della Regina i corvi ne hanno una riserva… Oh cazzo, Tormund sei un genio!!
“Ah, e poi c’è quell’altra cosa poco importante, è arrivato un corvo. Ma questa non Ve la racconto, di sicuro Vossignoria non avrà tempo da sprecare in simili ciance.”
Quasi volendosi suicidare per la stupidità del gesto che stava per compiere, il comandante disse “Forza, raccontami veggente… Har, non saranno cinque minuti a farci perdere la guerra.” Riprendendo a pensare a come raggiungere le scorte di birra di Corona della Regina, quasi non lo ascoltò.
“Ma niente, una scemata… E’ arrivato un corvo con un messaggio dal Mance, ma è talmente una cretinata che non serve ce ve lo dica…”
Tormund girò la testa di scatto, stava quasi per urlare. “Quel Mance? E non me lo volevi dire??”
“Sì, Mance Rayder, dice che hanno preso Torre delle Ombre e che stanno arrivando proprio qui… l’appuntamento è domani…”
Io lo uccido, anche se non so ancora come. “Hai il biglietto?”
Infilando una mano sotto la logora pelliccia che gli ricopriva il petto ossuto, sgranò gli occhi e prese un bigliettino piccolo e sgualcito. “Ma come, ve l’avevo detto una settimana fa… Il mammut sulla lastra di ghiaccio, era chiaramente un presagio benevolo…”
Sotto lo sguardo stupito e arrossato di Mikir, Tormund lesse il biglietto. Era chiaramente la calligrafia ordinata e lineare di Mance.

"Salve,
Veleno dei Giganti. Spero che tutto stia andando per il meglio anche per voi, noi siamo appena passati sul vostro lato della Barriera. Abbiamo trovato Torre delle Ombre totalmente sguarnita. Prevediamo di partire alle prime luci dell’alba e d…”


Girò il biglietto, ma dall’altra parte c’era solo uno strano alone più scuro, come se fosse stato bruciacchiato. “Dov’è la seconda parte?”
“Beh in sostanza diceva di trovarci alla settima ora dal sorgere del sole sotto la pietra a tricorno, dove ci raggiungeranno gli altri.” Impossibile che Mance abbia scritto una cretinata del genere.
“Voglio la seconda parte del biglietto, subito.”
“Pretendo rispetto per un veggente capace e importante come me. Non rivolgeteVi più a me con quel tono. Lo esigo. Comunque non esiste più, l’ho usata per accendere il caminetto che ci sta riscaldando proprio in questo istante. Ma non preoccupateVi, so come raggiungere la pietra e sotto la mia giuda ci arriveremo in un battibaleno.”

Tormund si rigirò sul pagliericcio. Odio quel bastone e il suo fastidiosissimo tintinnio. Mikir era già in piedi da una buona mezz’ora e stava sbraitando a tutti i suoi compagni Thenn di svegliarsi. “Forza, il sole è gia alto e il nostro buon Styr non ci aspetta!” Ma come, avremo dormito si e no due ore. Infatti quando uscirono, dopo aver raccattato tutte le armi, era ancora notte fonda. Sentendosi una sorta di mamma anatra con al seguito cinquemila anatroccoli, Mikir si avviò nel buio più assoluto, aspettandosi che i compagni lo seguissero. In realtà più che seguirlo i Thenn gli strisciavano dietro, inciampando tra radici e massi. In quella che al barbuto sembrava un’epica avventura cinque Thenn si ruppero un piede e uno un polso. C’era poco da fare, non erano sicuramente degli stambecchi e con tutto quel buio era davvero un’impresa orientarsi.
A un certo punto, dopo neanche un’ora di marcia il veggente si fermò. Tutti gli chiedevano se erano già arrivati, ma Mikir non rispondeva e guardava per terra. Tormund provò a urlargli contro e a schiaffeggiarlo, ma la loro guida si era completamente bloccata.
Intanto, tra innumerevoli imprecazioni e offese rivolte al veggente, si fece l’alba. E con grande stupore, Tormund vide che effettivamente a un centinaio di metri sulla loro sinistra, si ergeva un masso con tre punte. Bah, aspettiamo e vediamo.
“La settima ora è ancora lontana, accendete i fuochi e dormite un po’” sentenziò il comandante.

Solo cinque ore più tardi il clima di attesa venne interrotto. Lontano, verso l’orizzonte si stagliava una figura ancora sfuocata, ma quando Tormund sentì un barrito il cuore gli si riempì di gioia.
Era un mammuth con un gigante sul dorso.
[Modificato da Long Claw 12/04/2013 17:19]


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Re Jon Arryn


In passato:
- Pincipe Doran Nymeros Martell, Principe di Dorne e Lord di Lancia del Sole. Per colpa di Mace Tyrell il Bellissimo rimane solo un ricordo
- Lord Hoster Tully, Protettore del Tridente e dell'Ovest
- Tormund, Veleno di Giganti, Pugno di Tuono, Soffiatore di Corno, Marito di Orse, Grande Affabulatore, Distruttore del Ghiaccio, Voce degli dei, Re dell'Idromele di Ruddy Hall, Padre delle Armate del Popolo Libero, Scalatore della Barriera, Reietto nei Sette Regni
15/04/2013 10:22
 
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Varamyr I - Fame d'uomo


Nell’ultimo giorno da lord nella foresta si trovava in quella casa che era stata di Haggon. Era con il suo branco ed avevano appena finito la caccia.
Già da giorni si parlava del Re Oltre la Barriera e lui sapeva che non sarebbe riuscito a trattenersi dal richiamo della battaglia, del sangue e della gloria che sarebbe di certo giunta con gli avvenimenti in arrivo.
Varamyr il metamorfo, Varamyr Seipelli, Lord Varamyr avrebbe raggiunto il re del popolo libero e il libero esercito e avrebbe combattuto con il suo branco quei maledetti corvi e quella stramaledetta barriera. Avrebbe avuto l’occasione di ampliare il suo branco, in fondo lui era solamente il metamorfo con il dono più grande a memoria d’uomo libero. Avrebbe avuto l’occasione di bere altro sangue d’uomo e di sentire che sapore ha la carne di Corvo. L’idea lo inebriava al limite del sopportabile. “Abominio! Abominio!” Tuonò la voce di Haggon nella casa di tronchi e muschio. Ma sul volto di Varamyr invece di un’espressione di sgomento apparve un ghigno cinico di sfida. “Il tuo cuore non era male… mi piacerebbe solo provare un po’ di Corvo!” disse a mezza voce nel suo ghigno malefico e i lupi si guardarono chiedendosi a chi di loro si stesse rivolgendo.
Guardò la sua pantera-ombra che sonnecchiava con un occhio aperto in un angolo e lei capì subito quello che doveva fare ma, da buon felino, non aveva voglia. Uscì stirandosi come un gattone domestico troppo cresciuto che non vuole fare altro che dormire tutto il giorno, ma una volta sulla soglia si voltò a guardare il metamorfo e fu come se le si accendesse una scintilla negli occhi e corse via come uno spettro nel crepuscolo.

Banchettò, come era solito fare, assieme al suo branco. Si riempì lo stomaco delle decime dei villaggi e di dolcissimo sidro mentre aspettava l’ultimo tributo che avrebbe riportato la sua pantera ombra.
Troppo impaziente per attendere oltre scivolò dentro Un-occhio e ululò rivolto al tetto della capanna così a lungo e così forte che l’ultima parte dell’ululato sembrava quasi un ringhio rabbioso. Smise quando sentì un pungere sgradevole alla base della gola. Riaprì gli occhi in quel mondo buio a metà e quel dettaglio gli riportò alla mente di essere dentro il suo lupo. Guardò Sly con una bramosia e una ferocia tale che lei quasi guaì quando le si avventò addosso per montarla.
Riscivolò nel suo corpo e di nuovo sentì la voce di Haggon “Abominio! Ti avevo detto che era un abominio accoppiarsi lupo con lupo mentre sei nella loro pelle! E tu scivoli da un lupo all’altro per godere di entrambe le sensazioni! ABOMINEVOLE! Sei abominevole!”. Di tutta risposta il metamorfo scoppiò in una risata fragorosa e malvagia crogiolandosi in quel termine che gli stuzzicava un po’ di malato orgoglio: Varamyr l’abominevole. Ma nessuno avrebbe mai usato quel titolo a meno che non avesse la possibilità di vedere tutte le cose che era riuscito a fare nella sua vita.

Quando la pantera rientrò portava con se probabilmente la ragazza più bella alla quale avesse mai avuto il piacere di tagliare una ciocca di capelli per la sua collezione. E quella notte la sbranò senza morderla. Aveva ormai preso il modo di accoppiarsi dei lupi e quello riservò per la ragazza. Alla fine la giovane era così stremata che non si reggeva sulle gambe, così tremanti da sembrare in preda a terribili attacchi di freddo, aye!
La fece scortare dalla pantera che ubbidì di buon grado, questa volta, per approfittare di uno spuntino notturno che la foresta avrebbe di certo donato a un felino con un abilità così perfetta nel silenzio e nell’imboscata.
Nel suo giaciglio Varamyr Seipelli pensava a come il mattino seguente, a cavallo della sua orsa e con il suo branco al seguito, avrebbe raggiunto Mance Rayder Re Oltre la Barriera e il suo esercito libero. Sarebbe andato a caccia non di bestie, non di uomini, ma di grandi gesta per elevare il suo nome. “E anche di abominevoli banchetti e bevute” sentì concludere Haggon e, come al solito, un sorriso di scherno apparve sulle labbra del metamorfo ancora vivo.



Varamyr Seipelli

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Nella sesta partita, Ryen -Master-

Nella quinta partita, Lord Rickard Stark -Protettore del Nord e della Tempesta-

Nella quarta partita, Varamyr Seipelli - "Vivrò per sempre nello spirito della Foresta"

18/04/2013 16:48
 
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Varamyr II - Sensazioni

Avevano passato la barriera e tanto gli sarebbe dovuto bastare per essere più che soddisfatto.
Ma era stato fin troppo facile e questo non gli permetteva di essere euforico come il resto dell’esercito. O forse non era questo. Era irrequieto e rigido come se fosse sdraiato su un letto di spine. I suoi lupi lo percepivano.
C’era qualcosa che Mance non gli aveva detto. Qualcosa di importante? Probabilmente si! Faceva bene a non fidarsi di lui, d'altronde era un metamorfo ed era molto più simile alle bestie che agli uomini. Aveva acquisito molti dei tratti dei suoi animali durante tutti quegli anni trascorsi a condividere le loro pelli.
Sentiva un pericolo imminente, forse a causa di un sesto senso acquisito insieme alla sua sesta pelle, e si accorse che tutti gli animali presenti nell’esercito avevano le sue stesse sensazioni. Decise che avrebbe dovuto controllare. Probabilmente non era niente, ma aveva imparato a non sottovalutare quella sensazione che, più volte, l’aveva salvato da morte certa una volta che l’aveva fatta sua.

Ricordò di quando anni e anni prima si imbattè in un drappello di Guardiani della Notte in piena battuta di caccia.
Era nella pelle di un orso che non aveva mai posseduto prima e affinava le sue tecniche. L'orso era enorme ma non era un granchè come Pelle poichè aveva una zampa posteriore guasta, forse per via di un infausto incontro con qualche cacciatore impavido o qualche spregevole Corvo.
Sgraziato a vedersi ma abbastanza silenzioso per essere un orso zoppo, correva sulle tracce di una preda a caccia di un pasto, per lenire la morsa allo stomaco della fiera, e di allenamento, per aumentare il dono di un giovane metamorfo. Fu quel giorno che sentì per la prima volta quella sensazione strana all'interno delle viscere, quella sensazione che da quel giorno avrebbe potuto finalmente comprendere, quella sensazione non umana e, appunto per quello, così difficile da interpretare. In quell'occasione non riuscì a decifrare quello che lo spirito dell'orso voleva comunicargli e, inebriato dalla frenesisa della caccia, ignorò stupidamente quello che più tardi riuscì a definire come sestosenso, cadendo miseramente nella loro trappola. Era una buca profonda abbastanza da spezzargli l'altra zampa posteriore nella caduta. Il dolore fu immenso ma nulla in confronto a quello che stava per capitare. Stordito dal dolore e assolutamente incredulo per essere stato così stupido, Varamyr non abbandonò la pelle dell'orso. Prima che riuscisse a rendersi conto della situazione però, quattro Corvi neri erano già sopra di lui con lance lunghe dieci piedi. Una gli trafisse il ventre, lì dove prima aveva sentito quello strano messaggio e due gli trafissero il petto mancandogli di poco il cuore. L'ultima gli trapassò il collo strappandogli un brandello di carne e troncandogli in due una vena grande un pollice che esplose in un fiotto di sangue che coprì le vesti di uno dei suoi assalitori.
Varamyr provò la morte un'altra volta e non si può descrivere il tremendo dolore che sentì quel giorno, anche se non sarà sicuramente il più forte che patirà da quell'episodio all'inizio della sua seconda vita.

Dopo anni di allenamento è stato in grado di fare sua quella sensazione e di portarla sotto la sua pelle da uomo. Ma il livello di acutezza non era neanche da paragonare. Quando era nel suo corpo il Sestosenso era molto più scarso e quindi, se percepiva qualcosa, significava che il pericolo era grande e alle porte.
Decise che alla prima occasione avrebbe preso la pelle di un falco e sarebbe andato a controllare di persona se ci fossero stati pericoli incombenti su di loro. Anche se, una piccola fiammella di straordinaria follia, tipica di chi ha sempre intenzione di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, gli diceva di scivolare nella pelle di Mance e apprendere tutto direttamente da dentro di lui.
La voglia di tentare e il desiderio del rischio e del proibito cominciarono a montargli dentro e a divampare come se quella fiammella avesse incontrato un cuscino di esca per il fuoco. Già stava progettando come raggiungere la tenda del Re per prenderlo nel sonno e di dove lasciare il proprio corpo per non destare sospetti tra le guardie e i soldati nelle tende vicine. Stava già focalizzando la disposizione di tutto l’accampamento. Era completamente cieco del mondo che lo circondava in preda alla frenesia e al gusto di quella che sarebbe stata una sfida proibita in un gioco sottile di vita e morte e…
"ABOMINIOOOOO!" Varamyr si voltò di scatto. "Haggon, maledetto figlio di una puttana!" sussurrò a denti stretti, poi pensò: “Ha sempre detto che era la cosa peggiore che potessimo fare. Forse perchè è troppo debole il corpo di un uomo per sopportare due spiriti o forse perchè è troppo forte lo spirito di un uomo per essere domato o forse ancora perchè lo spirito più debole muore nell'atto... e se il più debole fosse il mio? Non ho mai provato proprio per questo motivo. Sta di fatto che non voglio contraddire il vecchio morto, probabilmente qualcuno nella storia dei mutaforma ha provato a impossessarsi di un uomo, probabilmente non Haggon data la sua indole e il suo codice morale. Ma lui sapeva. Sapeva quanto è rischioso. Deve aver conosciuto qualcuno che ci ha provato o, per gli Dei, deve averlo visto con i suoi occhi.” Varamyr aveva sempre desiderato provarci. C’era una parte di lui che non bramava altro che possedere una pelle umana, per sfida più che per altro, ma c’era una parte di lui che sapeva che bisognava dare credito al vecchio.
“E’ rischioso, forse mortale, ma non impossibile, se fosse così non sarebbe classificata tra le cose abominevoli ma tra quelle fuori portata. No, no, non posso tentare per diletto. Non posso tentare se non in caso estremo. Di certo non posso provarlo sul Re! Anche perché si accorgerebbe di me e mi farebbe uccidere subito dopo aver lasciato la sua pelle! Sempre che nessuno di noi muoia durante il tentativo. E’ una cosa stupida, stupida e dissennata. E poi c’è un’alternativa. Aye, prenderò un falco o un’aquila e vedrò attraverso i suoi occhi che cosa c’è di strano intorno a noi. Inoltre Mance potrebbe non nascondermi nulla. Anzi è molto probabile che lui sia il miglior re possibile per tutto il Popolo Libero. Potrebbero essere in arrivo gli estranei o potrebbe esserci un piano dei Corvi per fotterci tutti quanti.” Parlò con se stesso, nella sua testa e con tutti gli spiriti o le aberrazioni che lì avevano dimora.
E così come prima il pensiero del proibito stava divampando come un incendio in un pagliericcio, ora si spense come soffocato da una secchiata di neve semisciolta. Aveva deciso. Avrebbe controllato di persona cosa succedeva tutto intorno a loro.
La complessità della sua mente gli fece dimenticare in un lampo la voglia di pelle d'uomo e il suo piano di come scivolare nel Re. La cosa era mutata da essenziale priorità a frivolezza controproducente. Era volubile nelle sue riflessioni ma era un Uomo Libero, e Libera quindi era la sua mente e così doveva essere sebbene fosse contorta e corrotta da innumerevoli spiriti passati per anni sotto le pelli.

Haggon una volta aveva detto che gli uccelli erano gli animali più pericolosi da indossare. Sosteneva che se passavi troppo tempo tra le nuvole, una volta tornato avevi comunque nostalgia del volo e di quell’immensa prateria azzurra. Come al solito non aveva tutti i torti.
A Varamyr il volo piaceva molto, come a tutti gli spiriti liberi che hanno assaporato la dolcezza e la libertà che si prova librandosi tra gli invisibili torrenti che attraversano il cielo.
Prese il falco più veloce che si trovava con l’esercito, lo porto fuori dalla sua tenda e ci scivolò dentro. Quando aprì gli occhi stava già affrontando il vuoto in un maestoso volo verticale. L’uccello stava già puntando a nord, verso i luoghi a lui più cari. Forse era la prima volta che qualcuno scivolava sotto la sua pelle e ne era abbastanza spaventato da cercare il conforto di un luogo che sapeva di casa. Non aveva importanza. Varamyr, cal canto suo, sarebbe andato verso sud per controllare le posizioni dei Corvi, ma aveva intenzione di controllare anche a nord quindi, un punto valeva l’altro per iniziare la perlustrazione e lasciò decidere l'animale.

In volo, con gli occhi del falco, scorse in lontananza un villaggio che gli ricordò, in un modo così sincero da far male, il suo villaggio natale. Mentre volava si ritrovò proiettato in un se stesso piccolo e gracile. Non era più il grande Lord Varamyr ma era tornato a essere il piccolo e malaticcio Lump.
Stava giocando sulla sponda del fiume, come al solito, con Annusa, Ringhio e Codatonda, i suoi veri amici, sotto gli occhi un po’ tristi e vigili di sua madre che reggeva in braccio un fagotto che conteneva il suo fratellino, Bump. Allora era ancora vivo. Ricordava quei cani con un sentimento vero che si stupì di essere in grado di provare. In quei giorni quelle bestie erano la sua famiglia come non lo erano quelli con due zampe. Ricordava come riusciva a comunicare con loro e si sentiva così serafico da disinteressarsi completamente di tutto il mondo, ancora una volta. “E poi li hai usati! Usati per uccidere tuo fratello! E così facendo li hai condannati a morte! È soltanto colpa tua!” Non era la voce che si aspettava, non era Haggon, era suo padre. “Che tu sia m…”
Il grido del falco fu così forte che spazzò via quella discussione. Per un attimo Varamyr si spaventò credendo di stare precipitando sopra le rocce vive delle montagne. Si ricordò tutto il suo piano riacquistando lucidità, ma all'improvviso sentì un freddo assolutamente innaturale. Eccola! La sensazione che cercava! L’aveva ritrovata! Ma ora era così intensa che dovette impegnarsi per non virare indietro verso sud.
A un tratto li scorse. Per tutti gli Dei! Scorse gli occhi degli Estranei. Erano molto numerosi ed erano diretti alla Barriera. Aveva trovato la causa del suo cruccio.
Così, come solo un falco sapeva volare, filò più veloce del vento, tra le correnti, per andare ad avvisare Mance e il Popolo Libero che avrebbero dovuto combattere ancora una volta quella minaccia abominevole per mantenere la loro vita prima ancora che la loro libertà.
Non era più necessario controllare i Guardiani della Notte, il suo problema veniva da lì, dal Nord.

Ma anche quando ebbe ripreso la sua pelle ed ebbe fatto rapporto al Re, quella sensazione così inumana non gli abbandonò le viscere.


Varamyr Seipelli

[Modificato da (lothorien) 18/04/2013 16:49]
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21/04/2013 01:27
 
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Era una settimana che viaggiavamo in direzione di Astapor sotto un sole cocente su un suolo di terra arida e stepposa. Avevamo superato da parecchi giorni Yunkai dove avevamo portato la notizia dell’abbattimento dell’Arpia che aveva consentito il consolidamento del potere sia li che a Meereen. La luce del tramonto arrossava la terra brulla intorno all’accampamento ed i primi fuochi per contrastare il buio della notte e per cucinare erano stati accesi. Si preannunciava una notte chiara ed irradiata da una grande luna piena. Ad est il cielo cominciava già ad essere scuro ed infatti non scorsi subito Drogon di ritorno dalla caccia. Il drago nero, nato dalle uova che Magistro Illyrio, aveva regalato a me e mia sorella era il più grande dei tre e nell’ultimo mese era cresciuto parecchio divenendo il doppio rispetto a Viseryon e Rhaegal. Molti suggerivano che fosse già pronto per la battaglia, ma io preferivo attendere che divenisse più grande. Non c’era fretta nello schierarlo in battaglia, dove per ora bastava la sua presenza nelle retrovie insieme ai suoi fratelli per terrorizzare i nemici. A Meereen eravamo stati sul punto di lanciarli in battaglia, ma le loro dimensioni ancora ridotte e l’improvvisa breccia creata nella porta est ci avevano fatto cambiare idea. Il drago con pochi battiti di ali e sfruttando le correnti fu presto sopra il campo e cominciò una lenta discesa a spirale fino ad atterrare, con un tremito del terreno ed un gran polverone, vicino alla tenda di mia sorella dove gli altri due draghi sonnecchiavano. Dany uscì dalla tenda ed avvicinandosi alla bestia le accarezzò il collo, intanto anche io mi ero diretto verso i draghi.
<<E’ cresciuto molto nelle ultime settimane!>> dissi facendola trasalire.
<<Ah! Sei tu Vys!?>> disse ma non capì se era una domanda o un’esclamazione.
<<Dicevo che è cresciuto molto nelle ultime settimane, soprattutto se confrontato con gli altri due! Prima era già il più grande, ma ora le quasi il doppio di loro.>>
<<Hai ragione!>>
<<Presto potrà scendere in battaglia!>> dissi ammirando l’immenso corpo nero del drago che si accucciava in mezzo ai due fratelli.
<<Ma…>>
<<Niente ma! Ne abbiamo già discusso. Sono nati per riportare alla gloria la nostra famiglia ed il loro utilizzo ci permetterà di risparmiare molti uomini in vista delle battaglie che ci attendono nei Sette Regni!>>
Daenerys rivolse ai draghi lo stesso sguardo che una madre avrebbe rivolto ai figli alla loro partenza.
<<Non devi preoccuparti, uno solo di loro è in grado di conquistare una città senza subire danni se ben guidato!>> le dissi cingendole un fianco.
<<E chi saprà guidarlo a dovere?>>
<<Tu sei la Madre dei Draghi, sarai tu a insegnare a noi cosa fare!>>
<<Ma io non so come si cavalca un drago!>>
<<Per questo ti farò consegnare dei libri che ho fatto recuperare a Qarth! Nessuno meglio di te che senti le loro sensazioni potrà assolvere meglio questo compito!>>
Non proferì più parola e si diresse con me a cena nella mia tenda. Non passò molto che uno dei cavalieri di guardia raggiunse il tavolo.
<<Sire, un messaggero da Astapor reca un messaggio per voi!>>
<<Fallo entrare!>>
Un uomo alto e snello, dalle gambe lunghe, la pelle bruciata dal sole, i capelli legati in una fulva cosa ed abbigliato con una tunica gialla e rossa si inginocchiò di fronte a me e mia sorella e mi tese un rotolo.
<<Vostra magnificenza, è giunto via nave da Pentos!>>
Apri il messaggio e riconobbi la calligrafia ordinata e curata dello scriba di Illyrio.

“Principe Viserys,
da quando siete partito molte notizie giungono dai Sette Regni. Come i miei informatori ci avevano riferito il continente occidentale era vicino a nuove tensioni. L’Usurpatore ha mosso guerra per primo e sembra che presto tutte le grandi case dei Sette Regni si muoveranno schierandosi con una o l’altra parte. I Martell sono stati i primi a cadere. Una immensa flotta Tully ha condotto alle porte di Lancia del Sole un esercito composto da Baratheon, Tully ed Arryn distruggendo l’esercito del sole trafitto assiepato quasi interamente nella capitale. Doran Martell è stato catturato è sarà presto processato. Per il Dorne si prospetta la caduta in tempi rapidi ed uno dei vostri possibili alleati nei Sette Regni è caduto.
Vostra maestà, provvederò a farvi giungere nuove notizie al più presto.

Illyrio Mompathis”


Guardai Daenerys e le passai la pergamena.
<<Il Dorne è caduto!>> le dissi prima che lei prendesse il messaggio e lo leggesse.
<<Il Dorne è il regno da cui arrivava Elia!>> disse lei una volta che ebbe finito.
<<Si! Molti accordi matrimoniali hanno unito Targaryen e Martell oltre a quello di Rhaegar ed Elia! Contavo per questo su Casa Martell come ad un sicuro alleato! Maledetto Usurpatore!>>
<<Non potremo sapere come stanno realmente le cose fino a quando saremo nei Sette Regni>>
<<Certo, ma se Illyrio si è preoccupato di farci sapere la sorte dei Martell vuol dire che considera la cosa molto importante. Ed il fatto che l’Usurpatore si stia muovendo è sintomo del fatto che la notizia della nascita dei Draghi gli è giunta all’orecchio!>>
<<Come fai ad esserne certo?>>
<<Da molto tempo sa della nostra esistenza e si è limitato ad inviare sicari, mentre ora a mosso guerra ad una Casa come i Martell che sono da sempre schierati a favore dei Targaryen. Solo la notizia dei draghi o l’aver saputo che stiamo conquistando truppe e ricchezze possono aver suscitato in lui questo cambiamento! Ser Barristan, voi che lo conoscete meglio di me, cosa ne pensate?>>
<<Sire, penso che le vostre siano sagge parole e rispecchino ragione. Nei Sette Regni devono essere giunte delle voci sul vostro conto e su quello dei vostri draghi. Robert è sempre stato un uomo di battaglia. Elimina quelli che considera nemici con l’acciaio in pugno!>>
<<Il suo acciaio fonderà di fronte al nostro fuoco!>>
<<Come voi dite, Sire!>>
<<Sarà bene che prepari un messaggio per Illyrio. Mi dovrà tenere costantemente informato, una guerra nei Sette Regni potrà essere un’ottima cosa. Tutto, però dipenderà dal suo svolgimento e da quali fronti si formeranno!>>
Mi ritirai nella mia tenda e cominciai a rodermi il cervello su quale potessero essere le case fautrici della mia causa dopo la caduta dei Martell. Quella mossa era un grosso colpo per l’Usurpatore, perché certo come lui aveva saputo dei miei movimenti e dei draghi anche altri lo avevano saputo, tra cui Doran Martell. Chi avrebbe preso le parti dei Targaryen saputo dei miei movimenti?
Durante la ribellione contro mio padre tra le grandi Case dell’occidente solo Martell e Tyrell si erano schierati al suo fianco, mentre molte erano le case minori dei territori limitrofi ad Approdo del Re e delle terre dei Fiumi. Robert si era fatto forte dell’aiuto delle alleanze con il suo grande amico Eddard Stark e del suo mentore Jon Arryn ed a questi si erano poi aggiunti i Tully a seguito dei matrimoni delle figlie di Hoster. I Lannister avevano infine giocato un ruolo fondamentale nella caduta della mia famiglia fingendo di schierarsi a favore di mio padre, per poi invece pugnalarlo alle spalle all’interno della capitale. Eliminati i Martell, probabilmente l’Usurpatore si sarebbe tuffato sull’Altopiano ricordando le vecchie alleanze e conoscendo la potenza economica e militare al servizio dei Tyrell. Era necessario che giungessero maggiori e corrette informazioni in oriente.
Presi carta e penna e cominciai a vergare una lettera per Magistro Illiryo.

“Magistro Illyrio,
sono lieto di riceve informazioni dall’occidente anche se queste non sembrano di buon auspicio. E’ ora necessario tenere sempre monitorata l’evolversi della guerra. Sarebbe interessante avere degli informatori ad Approdo per poter avere informazioni sulle reazioni dell’Usurpatore e per poter valutare la sua reazione alle notizie che vorremo fargli giungere all’orecchio. Vorrei che ci fossero anche degli uomini che percorrano i Sette Regni e che diffondano la notizia che presto il legittimo re dei Sette Regni tornerò a riprendere ciò che gli spetta. Ci servirà a creare scompiglio ed a verificare quanti mi appoggeranno e quanti altri perderanno la testa. Vi affido la completa gestione di questa fase del piano, non deludetemi e sarete ricompensato per sempre.

Re Viserys Targaryen”


[Modificato da Jon_Re 21/04/2013 01:53]
22/04/2013 21:30
 
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Condottiero di Eserciti
Jon Arryn -Il deserto-


Cinque giorni, cinque giorni caldissimi. La marcia sembrava non dovesse mai avere una fine.
Di giorno il sole bruciava ogni cosa rendendo l’aria torrida e irrespirabile bruciando labbra e polmoni, la sabbia ustionava le suole di cuoio come fuoco vivo e riusciva a penetrare ovunque, non vi erano difese adeguate contro questo nemico.
L’idea iniziale di attraversare il Dorne senza soffermarsi in ogni città e arrivare a tappe forzate aveva rivelato quanto poco fossimo preparati e consci di quale enorme sbaglio stessimo facendo.
Ero già stato altre volte nel Dorne, ma mai così a lungo e mai tanto lontano dalle città o dalle strade più battute dover era facile trovare dei punti di ristoro o delle fonti di acqua.
Nonostante le guide dorniane sapessero il fatto loro, io e i miei uomini eravamo sperduti, quando abbandonammo le ultime alture e montagne la vista dell’aperto deserto face vacillare più di un veterano, sapevano che le rocce possono ustionare al tatto ma anche offrire ripari e ombre, nel deserto non vi sarebbe stato nessun riparo.
Avevamo appena coperto un quarto del tragitto prefissato e già in molti si lamentavano e cercavano di convincere i comandanti che continuare era un suicidio e che bisognava tornare indietro.
Il sesto giorno una delle torri d’assedio che ci stavamo faticosamente tirando dietro, iniziò pericolosamente ad inclinarsi su della sabbia instabile. Non avevo mai visto qualcosa cadere lentamente, ma il modo in cui sprofondava e si inclinava sempre di più sembrava proprio una caduta lenta ed inesorabile. La torre si fermò quasi completamente adagiata sulla sabbia ma ancora inclinata, la cosa strana fu che il legno resistette e la torre rimase integra. La colonna fu costretta a fermarsi e quando fu chiaro che ci sarebbe voluto molto tempo iniziammo a montare i ripari.

Fu la nostra fortuna. Non so se gli dei lassù ci abbiano voluto salvare o se sia stato solo frutto del caso. Certo è che quel giorno pregammo tutti davvero tanto.

Dopo molti faticosi e infruttuosi tentativi di rialzare la torre d’assedio con l’uso di funi e animali da tiro, la guida dorniana Salan divertita dalla vista dei nostri inutili sforzi venne da me dicendo
< mio lord, perdonatemi per l’irriverenza ma anche se tentaste di rialzarla con mille uomini potreste fallire. La sabbia non è terra o roccia, la sabbia è viva e si adegua ai vostri sforzi rendendoli inefficaci e vani. Se volete riprendervi la torre dalle fauci del deserto vi consiglio di iniziare a scavare sotto la base della torre e di portare la sabbia estratta sotto la testa a formare una rampa. Poi vi basterà far scivolare la torre nel buco e con pochi sforzi l’avrete rimessa in piedi a quel punto sarà facile farla uscire e rimetterci in marcia. >
< immagino che sia meglio fare come tu dici, non volevo lasciare indietro una torre visto che è rimasta integra ma non volevo nemmeno perdere troppo tempo nella marcia > risposi.

In breve gli addetti alle torri assieme a molti altri misero in atto le parole della guida, dopo poche ore sotto il cocente sole pomeridiano erano riusciti a rimettere dritta la torre e affaticati ma soddisfatti stavano iniziando ad abbassare la rampa e ad assicurare delle funi per trascinare la torre fuori dal buco poco profondo che avevano scavato.
All’improvviso un boato in lontananza ci colse all’improvviso, tutti si misero a scrutare il cielo in cerca di nuvole temporalesche che sarebbero state accolte con gioia, ma ovunque si posasse lo sguardo sugli infiniti confini offerti dal deserto non vi era neppure la più piccola nuvola. Mi avvicinai alla guida per chiedere una spiegazione quando mi accorsi che non stava scrutando il cielo bensì il deserto ad sud ovest. Mi misi a scrutare a mia volta ma la foschia era tale che non distinguevo bene i confini tra deserto e cielo, ma mi ero abituato a non saper distinguere le cose in lontananza in quel caldo infernale che creava immagini o sfocava il paesaggio.
All’improvviso Salan mi afferrò per la manica
< Che gli dei ci salvino una tempesta di sabbia sta per investirci > disse quasi più rivolto a se stesso per convincersi che non poteva essere così sfortunato da subire un tale evento.
< che tutti si mettano al riparo, adesso è meglio di subito! > iniziò ad urlare < Tempesta di sabbia!>
< aggrappatevi ai vostri animali e fateli abbassare, fissate i vostri ripari e non allontanatevi per nessuna ragione dai vostri compagni! > il panco inziò a diffondersi a macchia d’olio e tutti correvano verso il proprio riparo o a qualcosa che potesse essere tale o anche solo sembrarlo.
Poi Salan tirandomi per la manica quasi mi trascinò fino alla base della torre inclinata. In meno di un minuto si era alzato un forte ronzio e l’aria si era riempita di tensione. Quando il fronte del vento ci investì il mondo cessò di esistere. Sabbia e vento l’avevano sostituito. Respirare era diventato difficile e vedere a distanza di qualche metro impossibile, solo qualche vaga figura che annaspava nella tempesta di sabbia frutto più di immaginazione che di altro. Tenere gli occhi aperti era impossibile se non per qualche secondo, ma si riempivano subito di sabbia e allora era meglio tenerli chiusi.

Mi addormentai, credo, persi completamente la cognizione del tempo e mi ridestai solo quando un terribile silenzio si portò via la devastante furia della tempesta di sabbia. C’era sabbia ovunque. Dovetti bere varie sorsate di acqua dalla mia borraccia per poi risputarle prima di riuscire a pulirmi la bocca abbastanza da poter parlare. Ma le parole non possono descrivere lo spettacolo che vidi d’innanzi a me. Ero ancora nel deserto, il sole leggermente più basso ma tutto quello che prima costituiva il paesaggio adesso era sparito. Cambiato e modificato dalla furia della tempesta. Montagne di sabbie e dune spazzate via per riformarsi da qualche altra parte. Se non fossi appoggiato alla stessa torre dietro cui mi sono riparato avrei potuto pensare di aver viaggiato per parecchie miglia.
La torre d’assedio era mezza sepolta di sabbia vanificando gli sforzi compiuti in giornata per tentare di liberarla. Gli uomini e gli animali si muovevano come in un brutto sogno incespicando, sputando e cercando le cose sepolte dalla tempesta.

Prima di notte avevamo fatto la conta dei danni subiti e delle perdite. Alcune centinai di uomini erano morti, sepolti o sperduti chissà dove. Il morale era a terra ma negli occhi degli uomini vidi accendersi la ferrea decisione di uscire a tutti i costi e il più velocemente possibile da quell’inferno che aveva inghiottito molti dei loro compagni e che poteva ghermirne ancora. Il giorno successivo tutti lavorarono alacremente, la torre fu liberata e la marcia poté proseguire.

Nessuno si lamentò più del ritmo di marcia o del caldo per alcuni giorni, ma poi lo sconforto fece di nuovo breccia negli animi di quei veterani quando la guida dopo una sosta in un osasi da lui conosciuta ci avvertì che mancavano ancora dieci giorni di marcia prima di giungere alla nostra destinazione. Sentii parecchi uomini borbottare che il sole e il caldo ci avrebbero uccisi tutti prima di uscire da quell’inferno.

All’inizio non si notavano neppure, ma poi col passare delle ore una linea scura all’orizzonte ci avvisò che il paesaggio di fronte a noi stava lentamente cambiando. Ci volle tutto il giorno prima di essere abbastanza vicini da distinguere alcune vette della catena montuosa che separava il dorne dal resto dei sette regni. Il morale salì alle stelle, finalmente avremmo rimesso piede su della solida roccia. Lo spettacolo si parò dinnanzi a noi mentre uscivamo dal deserto e ci inerpicavamo su un sentiero che ci avrebbe condotto nei pressi di Yronwood. Entrammo in un bosco, ma non era un bosco come tutti quelli che avevamo già visto. Qui gli alberi erano grigi e morti, corrosi dal vento e cadenti. Spesso si vedevano solo tronchi o pezzi del fusto ma altri erano praticamente completi e mostravano le loro ramificazioni morte al cielo.

Quella sera ci eravamo accampati nel mezzo di quel lugubre bosco e solo con un po’ di immaginazione s poteva pensare di essere in un bosco d’inverno. Vari comandanti avevano dovuto riportare all’ordine uomini che cercavano di raccogliere pezzi di quegli alberi per farne legna o avere un ricordo di quello strano luogo.
Salan si avvicinò al bivacco vicino alla mia tenda dove stavo cenando con alcuni nobili.
Alcuni borbottii e occhiatacce lo accolsero mentre si accomodava vicino a me.
< Miei signori la vostra agognata marcia sta per avere fine > Annunciò.
< Domani nel tardo pomeriggio se non vi saranno problemi sarete ad Yronwood, dobbiamo costeggiare questa montagna e infine dirigerci a nord attraverso una comoda valle. Il castello apparirà sul colle successivo. Potrete finalmente riposarvi e rifocillarvi, nonché pulirvi > continuò tra gli sguardi rapiti e sognanti comodità di quei nobili che poterono udirlo.
< Finalmente siamo alla fine di questo viaggio, ma temo che ci fermeremo solo il tempo necessario per sistemarci e rifornirci, anche se molti se ne sono dimenticati c’è una guerra che imperversa nei sette regni e io desidero avere notizie fresche. Troppo a lungo siamo stati inghiottiti da questo deserto, potremmo aver perso la guerra avere un nuovo re o chissà cos’altro e non lo sapremo fino a quando non avremo raggiunto Yronwood e il suo maestro. > commentai io per riportare alla realtà i miei uomini.
< Grazie per averci portati fin qui Salan, la tua missione terminerà a Yronwood e sarai debitamente pagato per i tuoi servigi.> assicurai alla guida.
< è stato un onore potervi servire, mio signore > rispose.
< ho una curiosità che mi tormenta da quando abbiamo messo piede in questo luogo così… particolare, tu Salan conosci molto bene il deserto, ma si dirmi perché questo posto è così? cosa è successo a questi alberi e perché sono come pietrificati?>
Vidi la guida guardarsi attorno, infine sospirare e sedersi comodamente vicino al fuoco accesso con la legna dei rifornimenti.
< Non conosco le risposte alle vostre domande mio signore, ma c’è una leggenda che si tramanda in questa zona, se volte posso raccontarvela. > disse infine
< mi hai incuriosito, sapevo che il castello di Yronwood prendeva il nome da questo bosco, ma non ho mai sentito o letto di come quest’ultimo si sia formato.> commentai mentre anche io mi accomodavo meglio.
< Molto tempo fa, all’alba dei tempi quando nei sette regni vivevano solo gli uomini verdi, i continenti erano uniti e tutto era fertile e prospero, anche il dorne, si dice che il deserto che abbiamo attraversato fosse in realtà una vasta e lussureggiante pianura > incominciò a narrare Salan < in quei tempi viveva un potente stregone, in origine era un figlio della foresta come tanti altri, ma un giorno si perse tra le montagne e non trovando più la via d’uscita iniziò a cantare, cantò per ore ma non riuscì a ritrovare la via per casa, disperato continuò a cercare e a cantare fino a quando non si imbatté in una grotta. Decise di entravi e cercare riparo per la notte imminente, ma quella notte la luna era nuova e la voce del cantore attirò delle ombre nella grotta. Egli tentò di scacciarle con le canzoni che gli erano state insegnate ma nonostante riuscisse a tenerle a distanza la sua paura di non poter più tornare a casa si accresceva e le ombre se ne nutrivano. Quando infine le ombre stavano per assalirlo egli in un ultimo disperato tentativo di salvezza intonò una canzone proibita ed evocò un demone. Nessuno conosce la natura di questo demone ma il suo nome è Perxide, era abbastanza potente da convincere il figlio della foresta a stingere un patto con lui per allontanare le tenebre e ad aiutarlo a tornare a casa, quando il demone ebbe ottenuto ciò che voleva si impossessò del corpo del cantore. Svariati anni più tardi il figlio della foresta tornò nel suo villaggio ma ormai era uno stregone potente e corrotto dal potere del demone, ma i suoi compagni non lo riconobbero e festeggiarono il suo ritorno. Finita la festa ed i canti gioiosi lo stregone invocò un potente incantesimo ed addormentò tutti i suoi simili e gli animali. Rapì la ragazza più bella del villaggio e scappò di nuovo sulle montagne. Quando i figli della foresta si riebbero dall’incantesimo cerarono invano di recuperare la loro compagna. Per mesi lo stregone torturò la figlia della foresta e infine ebbe da lei una figlia. Ma i progetti del demone furono spezzati dalla madre della piccola creatura che mentre la metteva al mondo in una notte di luna nuova, intonò una canzone che le costò la vita ma salvò sua figlia dalle brame di Perxide. Lo stregone crebbe sua figlia nella speranza che primo a poi le tornasse utile per ritentare ciò che con lei era fallito, ma per quanto potente egli fosse ben presto si accorse che anche sua figlia era straordinariamente dotata e col passare degli anni le insegnò i canti come era costume tra la sua gente prima di diventare stregone e anche alcuni incantesimi appresi dopo che il demone si era impossessato di lui.
Sua figlia crebbe forte e bella e circondata da magia e potere, ma la mente distorta del padre non le spiegò mai alcune nozioni base e di comportamento che qualsiasi abitante delle foreste conosceva. Un giorno Perxide decise che i tempi erano maturi per ritentare di impossessarsi del sangue di un neonato in una notte di luna nuova per poter richiamare un immenso potere e le tenebre più buie. Ma mentre egli calcolava tutto questo chiuso nella sua grotta sua figlia che girovagava libera nei boschi tra le montagne, incontrò un giovane figlio della foresta che passava casualmente da quelle parti. Lei non aveva mai visto prima un altro suo simile a parte il padre e quindi lo spiò a lungo prima di farsi coraggio e farsi notare da quell’estraneo così simile a lei. Lui non aveva mai visto creatura più bella della fanciulla e lei era così pura e ingenua. I due giovani dapprima si studiarono con interesse poi iniziarono a conoscersi e nel giro di poche ore erano completamente innamorati.
Il giovane figlio della foresta cercò di convincerla a uscire dalle montagne e a raggiungere la pianura dove viveva la sua comunità, ma lei era terrorizzata dalle proibizioni del padre e non acconsentì, perciò i due iniziarono ad incontrarsi al limitare della catena montuosa dove a lei era concesso stare. Quando lo stregone si accorse del cambiamento di sua figlia era già tardi e quando gli disse che avrebbe voluto tanto conoscere il giovane di cui si era innamorata lo disse per il semplice motivo di ucciderlo ma lei non poteva immaginarlo.
Così quando i tre si incontrarono lo stregone dapprima si mostrò amichevole e tranquillo poi con una scusa si allontanò dando modo ai due giovani di restare soli. I due si abbracciarono e poi non riuscirono più a separarsi, lo stregone aveva iniziato il suo incantesimo, quando tornò i due cercavano invano di separarsi, lo stregone raccolse una pietra e sotto gli occhi disperati della figlia uccise il suo amante mentre lo teneva ancora tra le braccia. Lo stregone trascinò la figlia nella grotta e lì la imprigionò. La fanciulla era disperata e incredula di quanto fosse accaduto e nei mesi seguenti aspettò il momento migliore per poter fuggire dalla furia distruttrice che era suo padre e salvare la vita della creatura che le stava crescendo in grembo e che era ormai certo suo padre le avrebbe strappato come successo con il suo amore.
Un giorno mentre lo stregone stava preparando il rito lei riuscì a fuggire spezzando l’incantesimo che la costringeva a restare reclusa nella sua prigione. La giovane fuggì più lontano che poté e quando giunse ai piedi delle montagne fece un profondo respiro e si getto di corsa nella immensa e sconosciuta pianura che le si apriva dinnanzi a lei.
Suo padre cercò di raggiungerla e fermarla ma ormai il tempo per la nascita del bambino e il compimento del rito si avvicinava quindi torno nella grotta e si mise a cantare per evocare ancora una volta Perxide. Quando il demone ebbe preso il controllo del corpo dello stregone iniziò un lungo e complicato incantesimo la cui opera di distruzione avrebbe per sempre cambiato quella zona del mondo. Egli evocò un fortissimo vento da est che battendo tutta la pianura spingesse la figlia dello stregone a tornare al riparo delle montagne. Ma la ragazza continuò imperterrita la sua fuga anche se fu costretta a rallentare per la vicinanza del parto e il forte vento contrario. Quando il demone non ottenne quello che voleva si servì del vento per innescare un gigantesco incendio che iniziò a divorare la pianura distruggendo ogni vita che incontrava sul suo cammino. Il fumo raggiunse la giovane parecchio giorni prima delle fiamme che comparvero in lontananza solo quando già il fumo l’aveva costretta a tornare sui suoi passi per l’aria quasi irrespirabile. Le fiamme la raggiunsero che la ragazza si stava inerpicando su per le montagne in cerca di aria pura. Quando la giovane si fermò stremata e incalzata dal fuoco decise di invocare a sua volta un potente incantesimo per salvarsi. La giovane evocò un forte vento contrario con l’intento di respingere le fiamme. Quando il vento da lei evocato si scontrò con le fiamme e il vento evocato dal demone il fumo prima e le fiamme dopo iniziarono ad arretrare, ma il potere della giovane per quanto straorinario fuggì presto dal suo controllo inesperto e i due venti invece che scontrarsi iniziarono ad inseguirsi in un vortice che aumenta di intensità ad ogni spira. Ormai la loro potenza si era unita ed era diventata incontrollabile e il demone resosi conto di quanto stava accadendo e temendo per la sua vita decise di mettere fine allo scontro provocando una frana che investì tutto il fianco della montagna travolgendo la ragazza e il bosco in cui si trovava, ma ormai era tardi e la morte della ragazza non fermò il suo incantesimo che accresciuto dalla forza di quello del demone esplose in un’onda d’urto che incenerì tutto quello che c’era nel raggio di diversi chilometri, compreso lo stregone e il demone che lo possedeva. L’onda d’urto si propagò per tutta la pianura sollevando una nera ondata di fuliggine. Le fiamme si estinsero ma il calore dell’esplosione aveva arroventato e cotto tutto il fianco della montagna che era esposta alla sua furia distruttrice.
Nel corso dei secoli la frana che aveva coperto il bosco pian piano lo liberò mostrando quello che potete ammirare ora, alberi travolti e spezzati o ancora interi ma tutti egualmente cotti dal calore di quel fuoco che li ha pietrificati grazie alla polvere della frana. Ancora oggi quando il vento spira forte da est si dice che il Demonio sia all’opera e ti spinge e se si alza anche il vento da ovest allora si assiste ad una tempesta di sabbia come quella che ci ha travolti nel mezzo del deserto.>
Il silenzio che seguì il suo racconto in cui ci aveva rapito fu spezzato solo da un applauso che io stesso iniziai prima di congratularmi di persona con Salan
< Davvero una storia affascinante. Ma adesso è ora di coricarci, domani voglio arrivare. Signori, buona notte!>
[Modificato da skarn87 22/04/2013 21:31]
____________________________________________________

Ser Kevan Lannister


Nella Terza partita: Lord Anders Of Tears,EX-Lord Anders Yronwood EX-Primo Cavaliere dell'Ex-Re Viserys III.
Nella Quarta partita: Lord Jon Arryn, Primo Cavaliere di Re Robert prima e di suo fratello Re Stannis all'abdicazione di Robert. Signore del Nido e Protettore di tutto L'EST.
23/04/2013 17:01
 
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The White Walker
La decisione
PDV IV di Salladhor Saan (per collegamenti al precedente vedere nel diario di bordo)

La Lyseniana era al largo di Lancia del sole per la seconda volta in poco meno di tre mesi.
La prima volta era sotto ingaggio incrociato di Edmure Tully e Mace Tyrell. Questa volta era libero da ingaggi, quello siglato col Re era stato rotto da Salladhor in persona, sia per evitare "quel" problema, sia per garantirsi una sorta di sicurezza sulla sua incolumità, mentre l’ingaggio dell'Arryn era stato appena riscosso.
Tutto questo avrebbe dovuto rendere gioioso il cuore di Salladhor; oro, fama e l’ingrandirsi delle proprie fila erano l’orgoglio di un capitano mercenario, ma non era quello che provava lui. Era infatti inquieto e dubbioso sul da farsi.
Maestro Benfred aveva appena inviato il corvo al secondo contingente con gli ordini della razzia a Lannisport. Ad Orkmont era andata bene e sperava che questo si potesse ripetere anche nel porto Lannister. Salladhor, giocava sul fatto che ad ovest il suo era il contingente navale più poderoso e con la guerra in atto, che la fazione ribelle evitasse lo scontro più che perdere utili truppe in inutili battaglie.
Si voltò. Atir stava muovendo la nave in direzione del resto della flotta, nascosta dietro un'insenatura della costa Dorniana.
Tyrek di Orkmond stava celebrando un sermone a quattro marinai che avevano abbracciato il culto del Dio Abissale.
Allerio si era portato al suo fianco senza dire una parola.
Passò qualche minuto, poi Salladhor ruppe quel silenzio molto eloquente.
"Dimmi prete".
"Sta andando tutto bene, marinaio. Ma non come vuoi tu. Ricorda che io vedo. Le fiamme e il mio Dio, l'unico Dio", puntualizzò con una smorfia di disgusto, osservando Tyrek che predicava, "sono fonte di verità per i miei occhi. E dovrebbero esserlo anche per te, fino al giorno in cui il R’hllor riterrà i miei servigi opportuni per la tua persona".
"E di grazia, cosa credi che mi possa turbare in un momento del genere. Con Jaquen siamo la prima forza navale in queste acque e tutti ci temono. Magari ci odiano e ci vogliono morti, ma comunque ci temono e fra poco, appena saremo riuniti alle navi del secondo contingente, nessuno ci potrà fermare senza temere l'annientamento. Nemmeno la flotta reale".
Ma Allerio sapeva cose oscure che il resto dell’equipaggio, tranne Jaquen H’ghar, non conoscevano e non esitò a fomentare i dubbi nel profondo dell'animo di Salladhor.
"Sangue per quattro, servendone mille. L'abisso di fronte alle spine dell'uomo verde, che da vita al rosso ruggito nella grande casa dei sette. E dopo, ancora guerra e tormento alla ricerca del tuo destino. Se difendendo ciò che osservarti mai potrà, nell'eterna danza tra ghiaccio e fuoco, sarai fonte di un inganno a soldati e tradimento al sovrano, un bocciolo di pace fiorirà nella tua mano"
Il capitano impallidì, ma seguì nel discorso Allerio. "Dunque conosci ciò che l'Uomo gentile mi ha detto. Complimenti... a te e al tuo Dio”.
“Vedi allora, che io so?”.
“Si lo ammetto, ma la profezia viene dalle parole di un altro Dio”.
“C’è un solo Dio, marinaio… comunque tu lo chiami. E tu sei un suo strumento”.
“Che fortuna, adesso mi sento sollevato… risolvo un dannato enigma e poi verso sangue qua e la e mi godo in pace la vecchiaia con bozzoli di piante che mi escono dal culo! Che bello Allerio, sono proprio contento…”.
“Allora non farlo e dimentica chi sei!”
“L’Uomo gentile ha detto che la mia unica speranza è compiere quanto detto dalla profezia, altrimenti…”
“Sono qui per aiutarti, marinaio, non per i tuoi patetici ‘altrimenti’, mi comprendi?”
Salladhor si voltò per osservare il suo sguardo. Fiero e deciso e colmo di vivida e ardente forza.
“Ammettiamo che tutto ciò sia plausibile, prete… c'è qualcosa che non mi quadra. Ho capito che i quattro sono sacerdoti o comunque religioni e il versare sangue è una sorta di sacrificio di fronte agli Dei, giusto?”
“E qual è il sacrificio più potente!” disse il prete rosso annuendo.
“Quello umano…”
Allerio annui nuovamente.
“Devo quindi versare sangue in nome degli dei a quattro sacerdoti che avrò nel mio seguito e aiutare a compiere il destino del quinto, che nel nostro caso è l’uomo gentile o per lui più precisamente Jaquen”.
“Vedo che cominci a capire…”.
“Questo sarebbe anche fattibile… peccato io non abbia ancora il quarto sacerdote. Poi, versare sangue per ogni Dio... Cosa significa di preciso e in che modo posso farlo?”
“La seconda frase della profezia ti da la soluzione, marinaio. Tyrek è il sacerdote del Dio abissale ed è stato versato sangue a Orkmont. Uno è fatto. Il rosso ruggito è il sangue versato a Kayce, Isolabella e Lannisport e io sono il tuo sacerdote di R’hllor. E siamo a due. Il terzo e il quarto sono stati raggiunti solo in parte. Possiedi un sacerdote dei Sette ma non hai versato sangue ai piedi del grande tempio, non possiedi un sacerdote dell’antico culto, ma hai versato sangue nelle terre delle verdi spine, alle Shield”.
“Merda. Adesso mi toccherà tornare a versare sangue in terre Tyrell con un sacerdote dell’antico culto…” disse nervoso, “a meno che…”. Si voltò.
“Atir!” urlò “Alle isole scudo abbiamo dovuto uccidere uomini davanti ad un albero cuore?”
“Capitano… ma state bene?” rispose con un secondo urlo dal timone. “E che ne so! Sono rimasto sulla nave, io!”
Petrek si intromise a quel punto, “Ayè capitano, i pochi soldati si erano barricati in un piccolo parco degli Dei vecchio e ridotto a fitta boscaglia. C’era un albero con uno di quei volti scolpiti. Era strano… per metà sorrideva e per metà piangeva!”
“Bene, Patrek!” poi si rivolse nuovamente ad Allerio che lo anticipò!
“Si, un volto è come avere un sacerdote, noi siamo gli occhi dei nostri Dei, così come quegli alberi sono gli occhi dei primi uomini”.
“Allora manca solo…”
“Il sangue sul grande tempio, sotto lo sguardo di un sacerdote dei Sette… e noi abbiamo Benfred”.
Salladhor impallidì. Come poteva sperare di versare del sangue sui gradini del grande Tempio ad Approdo del Re. Ecco da dove scaturiva il tradimento al sovrano detto nella profezia… ma l’inganno ai soldati e tutto il resto?
Una mano di Allerio sulla spalla di Salladhor lo destò dai suoi pensieri e quasi quel prete rosso li potesse leggere, sibilò “Una cosa per volta, marinaio, una cosa per volta!”. Il capitano rimase li ad osservare il mantello rosso fuoco svolazzare sotto l’andatura decisa di Allerio che si allontanava.
Quindi doveva assaltare Approdo del Re… e diventare così nemico della corona. Nemico giurato, perché Robert non gliel’avrebbe mai perdonato. Inspirò profondamente e si avviò verso la polena della Lyseniana, dove Jaquen soleva ormai stare per gran parte della giornata.
Non appena arrivò a una decina di passi dal sacerdote mercenario, questi lo colse alla sprovvista quasi quanto Allerio aveva fatto pochi minuti prima. “Quest’uomo sa, Salladhor Saan. E ti appoggia, lui, il suo Dio e le sue spade”.
Un istante di silenzio poi Salladhor scoppiò “Dannati sacerdoti! Anche questo Capitano sa… sa una dannata cosa… sa che se per caso ci rimette la flotta prima di farsi mozzare la testa pasteggerà con le vostre chiappe dinnanzi ai vostri stramaledettissimi Dei, siano essi mille, sette, uno o verdi o tentacolati! Questo puoi giurarci che lo sa!”, si voltò e se ne andò da Atir. Jaquen, dal canto suo, increspò le labbra a formare un debole sorriso rivolto all’orizzonte infinito tra cielo e mare.

Poche ore dopo, ricongiunti alla flotta di navi lunghe, nella cabina del capitano vi erano Salladhor, Atir, Alina la rossa, Jaquen, Pick Lungapicca, Xar xar delle Isole del basilisco, Botor di Arbor e naturalmente Benfred, il sacerdote dei Sette.
Tutti erano rigidi e tirati in volto come se avessero udito l’urlo di un estraneo o visto l’orda di non morti della battaglia per l’alba di fronte a loro.
Alina la rossa, per quanto preoccupata, prese il bicchiere di rosso Dorniano, lo alzò “La Vendicatrice e le sue sorelle sono tue Salladhor, fino alla fine del mare, fino alla fine del mondo!” e bevve tutto d’un fiato spaccando il bicchiere sul pavimento di legno. Il bicchiere andò in mille pezzi, un buon auspicio. La vendicatrice era una barca velocissima e il suo equipaggio era di sole donne, ma non per questo meno temibile di altre ciurme. Salladhor era contento che fosse stata la prima ad accettare, gli altri che non avessero fatto altrettanto se ne sarebbero dovuti vergognare.
Infatti, poco dopo anche Xar Xar giurò e bevve “Che sia maledetto se la mia ‘Fame’ non entra per prima nelle Acque Nere!”. Poi venne il turno anche di Pick e della sua compagnia mercenaria imbarcata un po’ ovunque e di Botor che con la sua ‘Innocente’ ultimava le ammiraglie della flotta di Salladhor Saan ormeggiata nella costa Dorniana.
Jaquen si limitò ad annuire e a dire: “Con voi ci saranno anche le spade di quest’uomo, ma non ho sentito dire si al sacerdote dei Sette, che tutti chiamate Benfred”.
In effetti Salladhor aveva richiesto espressamente che Benfred fosse portato in battaglia e vedesse almeno un uccisione ai piedi del tempio di Baelor, ma il sacerdote non aveva ancora accettato.
Ma a quel punto, si fece coraggio e parlò. “Io verrò solo ad una condizione. La mia condizione è che nessun bambino venga ucciso e nessuna donna venga stuprata. Uccidete i soldati e chi vi minaccia, prendetene gli ori e gli oggetti di valore ma non fate male a donne e bambini”.
Pick lunga picca fece una smorfia di disapprovazione, seguita dal sospiro ironico di Botor. Alina invece replicò con una mano sul petto, “Tranquillo prete, non stuprerò alcuna donna!”.
Tutti risero, tutti tranne Salladhor Saan e Benfred, fino a che il primo disse, irritato:“Le condizioni, prete, le detto io qui. Qui e ovunque vada una nave battente la mia bandiera. Se i miei uomini toccano un solo bambino li ammazzo sulla polena di questa nave con le mie stesse mani, ma non togliere a dei marinai la facoltà di divertirsi su qualche fica, secca o bagnata che sia! Chiaro?”.
Benfred fu sorpreso da quella reazione del Capitano, finora si era dimostrato sempre magnanimo e aveva salvato tutti i bambini e la maggior parte delle donne ma mai aveva preso una posizione simile. “Va bene”, si limitò a concludere.
Pick sorrise con uno sguardo avido e lussurioso, evidentemente non vedeva l’ora di reclamare il suo bottino.
“Allora siamo d’accordo. Andrete nei pressi di Dragonstone senza farvi notare e da li punterete Approdo del Re. Lascerete stare i bambini, ucciderete chiunque vi ostacoli, spoglierete la città di tutto l’oro possibile, ma soprattutto io voglio il cadavere di un soldato ai piedi del tempio di Bealor! …e che Benfred assista! Per le donne fate come vi pare. Ora andate!”

Una volta usciti i capitani e Benfred, Jaquen si rivolse a Salladhor.
“Quest’uomo non dubita di te, ma stuprare le donne non è da Salladhor Saan”.
“Lo so Jaquen, ma stanno assaltando Approdo del Re, potranno non tornare più o peggio ammutinarsi nel caso non credano il bottino proporzionato al rischio… e questo non deve avvenire! Approdo è ricca di tanto di oro quanto di Lady”.
“Capisco, oro e donne… c’è chi brama la seconda cosa più della prima… triste ma vero”.
Dopo qualche istante di silenzio.
“E noi Salladhor? Dove andranno quest’uomo e il suo capitano?”
“A far avverare un altro pezzo della profezia!”
Jaquen sorrise, Salladhor bevve.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.
23/04/2013 19:12
 
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Condottiero di Eserciti
VARGO VIII – Le Avventure Pregresse di Vargo Hoat

L'avanguardia aveva trovato i cadaveri di cinque soldati Meadows davanti alle porte aperte della città di Grassy Vale ed aveva spinto i propri cavalli all'interno dell'abitato, uccidendo qualsiasi cosa fosse a portata delle sue armi.
Il giorno volgeva tristemente al termine, rosso, mentre i cadaveri degli abitanti che avevano tentato di difendere le proprie case bruciavano tranquillamente sotto un cielo limpidissimo.

Vargo era arrivato sul fare del tramonto, circondato dalla sua guardia di picchieri e balestrieri, portando con sè quanto razziato nei piccoli villagi dei feudi di casa Meadows. Direttamente a lui si presentarono i nuovi venuti: il vecchio Frey gli aveva mandato, come pronosticato, la feccia della sua Nobile Casa. Ma era di quella feccia che vivevano i Bravi Camerati e quella feccia in particolare aveva portato in dote la sua banda di canaglie, dettaglio che le conferiva maggior valore, se possibile: Aegon Frey il Sanguinario e il suo scudiero, Alyn Haigh.
Aegon venne rapidamente accolto tra gli ufficiali di Vargo, così come aveva promesso al vecchio maledetto lord del Guado e aveva presto fatto valere la sua voce e il suo esempio in ambito di stupri e saccheggi.
Grassy Vale venne spogliata fino all'osso di tutti i suoi avere e una volta appropriatisi di tutti i metalli preziosi, i Bravi Camerati passarono al ferro delle armi della fortezza, poi direttamente agli allevamenti e al mercato.

Qyburn stava cercando qualcosa di particolare, nel mercato. Si aggirava con qualche fante carico di sacchi di materiale non identificato tra un banco e l'altro.
Molto mancava a quella gente, notò il Capitano passando: niente pesci dai territori della Tempesta, niente spezie dal Dorne, pochissime derrate alimentari dal resto dell'Altopiano: niente frutta, pochissima verdura.
Cosa diavolo passava nella testa di quella gente? I Meadows si erano portati via tutto, lasciando gli abitanti a fare la fame, a cuocere le fave per gli asini e a bollire la biada per i cavalli, pur di mettere qualcosa nello stomaco?
La popolazione era esausta, sfinita, distrutta e non avrebbe esitato a farsi giustizia da sola.
I Lord dell'Altopiano avrebbero pagato per gli stenti e per le violenze e i soprusi che i mercenari stavano infliggendo loro.
Se non qui, altrove.

I Bravi Camerati, mentre l'ex maestro assaltava cautamente un banco di carbone che pareva non scarseggiare, entravano con violenza in un'altra casa, in fondo alla strada.
Vargo vide che trascinavano fuori un uomo per ammazzarlo poi in mezzo alla strada, come un cane.
Dalla porta uscì poi il vecchio Zollo, tenendo una donna esile sulla spalla.
La lanciò semplicemente sui resti di un carro distrutto e la stuprò per il sollazzo della canaglia mercenaria, mentre l'uomo ancora si conterceva debolmente.
Queshta è la guerra, queshto è ciò che sciamo.
L'erba cresscie nei prati, la pioggia cade dal cielo, il sciole shorge ogni giorno e noi uscidiamo scioldati e milischiani, comunardi e mercanti, cavalieri e lord, donne e bambini.

La mattina dopo, con l'odore del fumo nel naso, gli occhi rossi, le bissacce piene e le palle vuote, i Bravi Camerati si raccolsero davanti alle porte della città, pronti per marciare nuovamente.
La loro prossima tappa li avrebbe portati un passo più vicini alla fine della loro missione in quell'angolo dei Sette Regni.
Numerosi corvi erano volati avanti e indietro, durante la notte, recando ordini di movimento, possibilità, decisioni comuni ma nulla, NULLA, aveva preparato i Bravi Camerati a quanto incontrarono nel cuore del feudo di Casa Merryweather.
Lord Orton aveva portato tutti i suoi soldati altrove, con sè, in guerra, lasciando la sua gente senza alcuna protezione.
Fortunatamente per gli abitanti di Long Table, Lord Edmure non aveva alcun interessa ad affamare di nuovo la gente dell'Altopiano e nessuno venne appeso per i piedi, stuprato o ucciso mentre mercenari assetati di sangue e oro facevano irruzione nelle loro case.
Nessuna irruzione, tra l'altro, ma promesse di pagamenti, avevano tenuto i Bravi Camerati fuori da qualsiasi velleità di razzia: erano, in gergo, Pieni e Sazi da quanto RECUPERATO in precedenza e sarebbero stati soddisfatti per un altro paio di settimane, probabilmente.

Quando poi assaltarono la fortezza vuota dei Merryweather, liberando tutta la propria frustrazione per la totale assenza di combattimento e distruggendo tutto quello che si poteva distruggere, cercando di accaparrarsi le insegne di Lord Orton rimaste al castello una delle solite risse portò a una scoperta eccesionale.
Come spesso accadeva, dorniani e uomini delle Terre Basse si stavano scambiando coltellate in amicizia, su uno dei meravigliosi ballatoi della sala dei banchetti di Lord Orton. Solo un paio di stemmi di casa Merryweather erano infatti rimasti e ben conoscendo le golose provigioni che Vargo elargiva in carne salata e birra al nobile e coraggioso gruppo di soldatacci che gli portava le insegne della Nobile Casa sconfitta (od opportunamente razziata) spesso accadeva che a qualcuno capitasse di ricevere un coltellaccio nella pancia.
Insomma, due squadre si stavano menando senza far troppo caso al fatto che fossero della stessa compagnia quando uno spintone eccessivo mandò un dorniano a sfondare la balaustra del ballatoio e a volare direttamente sul pavimento di legno scuro della sala dei banchetti del castello di Long Table.
E grande stupore si sparse tra i soldati impegnati nello scontro quando, dopo il rumore di legno in pezzi, si sentì chiaro, nell'aria bassa della scena, il chiaro rumore di anelli di maglia di ferro e furono rapidi come i demoni dei Sette Inferi, i mercenari, a sincerarsi che quello che avevano sentito fosse vero e non frutto di alcol scadente!
Volarono giù per le scale, curiosi come scimmie, e strisciarono verso il buco nel pavimento.

E fu così che la Compagnia ebbe 800 nuovi picchieri e 650 nuovi balestrieri, fu così che i mercenari festeggiarono fino all'alba e che ci furono Dorniani e Uomini delle Terre Basse pieni di carne salata e birra.
Fu così che nacquero i Fortunati Cercatori.

Ma la guerra incalzava e giunsero nuovi corvi e si ripartì di nuovo, dopo aver valutato tutte le possibili scelte.
E questo disse, quella sera, Vargo, ai suoi soldati:
"Queshta è la guerra, queshto è ciò che sciamo.
L'erba cresscie nei prati, la pioggia cade dal cielo, il sciole shorge ogni giorno e noi uscidiamo scioldati e milischiani, comunardi e mercanti, cavalieri e lord, donne e bambini. Noi sciamo la fesscia che gli Alti Lord schi grattano via dagli shtivali quando non scierve più.
Noi shiamo la morte e la morte porta uguaglianscia! Non sciamo la giustischia delle armi!
E sce non sci vogliono come scioldati, sciaremo un FLAGELLO e porteremo morte e porteremo dishtruscione e porteremo uguaglianscia!
Shtate pronti a marsciare, uomini.
Ashford ci ashpetta, ancora una volta."
E furono picche nuove alzate verso il cielo e spade e urla e grida e mazze contro gli scudi e nitrire di cavalli e i passi della macchina di morte che avrebbe portato uguaglianza e giustizia che si metteva in viaggio.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Nella Settima Partita:


Lord Alester Florent, Lord di Brightwater Keep.
Florent
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Nella sesta partita: Bryen Caron, decaduto lord di Nightsong, che perse una gamba per l'ospitalità di casa Greyjoy

Nella quinta partita: Orell l'Aquila-sulla-Barriera. Maestro delle Spie di Re Rhaegar I Targaryen, Lord di Bosco del Re

Nella quarta partita: Lord Vargo della casa Hoat, Lord Protettore del Sud dal suo incredibile seggio di High Garden. Distruttore di Estranei, Difensore della Barriera e Creatore della Strada delle Mani.
Fedele e leale suddito di Re Stannis Baratheon I.

Nella terza partita: Lord Davos Seaworth, Alfiere del Trono di Spade, Signore di Arbor.
Spia e Boia di Re Hoster Tully I.
25/04/2013 20:13
 
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Lord Feudatario
A Game of Gold
Gli ulimi mesi era stati snervanti. Una serie infinita di marce culminate con un paio di scaramucce contro l'esercito nemico. Il morale non era dei migliori, molti avevano famiglia, una famiglia ora persa nella sponda opposta del continente. Le promesse erano ben altre. I Lannister li avevano ricoperti di parole, di armi ed armature. Ma non di gloria, ne di denaro. Thomas era uno dei migliori arceri al servizio di Lord Roland con in tasca ancora parte del premio come miglior arcere al torneo del Lago Rosso. Era riuscito a realizzare il suo sogno creando una sua compagnia di arceri e mettendola al servizio del signore di Crakehall, o meglio al primogenito nonchè erede Ser Tybolt. Quando tutto sembrava per andare a rotoli era stato lo stesso Ser Tybolt a proporre l'attacco a Lord Harroway's Town ricevendo l'entusiamo di gran parte dell'esercito oltre che l'appovazione stessa del padre. Ad alcuni mercenari come Thomas era stata data anche una parte dell'esiguo bottino rinvenuto presso il guado dal quale si snodavano tutte le principali vie commerciali delle terre dei fiumi. I Lannister avevano le terre dei fiumi e fiumi di denaro, loro ancora no.

Finì di lavarsi vestendosi come meglio poteva anche se con se non aveva molto oltre a quello che utilizzava per combattere. Scelse infine la tunica nera con l'ampio cappuccio e stivali color cuoio. Il Lord aveva organizzato un banchetto al quale anche lui avrebbe dovuto presenziare. Infondo era stata la sua compagnia a fare d'avanguardia nell'attacco alla Porta Insanguinata. Di sangue certo non ne era stato versato molto. Ma Thomas era stato uno dei pochi aver davvero combattuto. Dalla città di Lord Harroways il tragitto sino alla Porta Insanguinata era stato a dir poco infernale. Aveva camminato lungo un sentiero che costeggiava le diverse catene montuose popolate da dei fuorilegge che il Lord di Nido dell'Aquila non era mai riuscito a sconfiggere. Di questi clan comunque nessuno si fece avanti, nonostante qualcuno reclamasse a gran voce un diversivo. Lord Roland aveva proibito a tutti, inclusi i figli, di allontanarsi dalla colonna di uomini. Non erano un grande esercito e delle battaglie contro quei clan si poteva fare decisamente a meno. La parte finale era uno strettissimo sentiero che conduceva ad un immenso portone circondato da due grandi torri unite da un ponte di pietra argentea. Erano li gli arceri nemici, e fu quello il momento in cui Lord Roland spiegò con poche parole la strategia. Si aspettava un combattimento veloce a differenza dei suoi consiglieri e così fu. La selva di frecce fu abbastanza intensa da spegnere sul nascere ogni possibile iniziativa da parte degli uomini della valle. Quelli che non morirono nella prima scarica morirono poco dopo quando Ser Lyle, smanioso di menare fendenti, fece aprire una breccia nella porta conducendo i suoi uomini verso un facile e sbrigativo lavoretto. Ora quegli stessi uomini erano stati adibiti a manovali per i carpentieri, c'erano una serie di macchine d'assedio smontate da riassemblare. Un altro regalo del tortuoso percorso che conduceva alla Porta Insanguinata.

Thomas uscì dal tendone dirigendosi verso il cuore dell'accampamento. Notò come la zona in cui si erano posizionati i Lannister nonostante i pochi uomini a cavallo a difesa del folleto fosse la più appariscente di tutti. Le tende porpora finemente ricamata sui bordi da tessuto di un giallo quasi sgualcito dalle insidie del tempo era comunque molto meglio dell'accozzaglia di tendoni verdastri che la circondavano. I Lannister badavano molto all'apparenza mentre i soldati provenienti dalla regione di Crakehall erano molto più rudi, ma anche molto più validi in battaglia. Probabilmente anche a causa del loro numero ridotto erano spesso bersaglio di battute tra gli altri membri dell'esercito in marcia. Un bersaglio su tutti era colui che li guidava, Tyrion Lannister. Lo scherno avveniva a molte file di distanza dal folletto dato che egli era un ospite speciale richiesto da Lord Roland in persona il quale ne apprezzava le capacità cognitive soprassedendo sulla sua struttura fisica. Lo stesso Ser Tybolt era stato visto più volte giocare ad un gioco nel quale venivano mossi diversi manufatti su un piano quadradato diviso a quadrati di eguali dimensioni. Solo Ser Lyle ne disprezzava la presenza in maniera evidente. Si diceva che il folletto fosse molto intelligente, ma non particolarmente amato dal padre. I soldi del padre li usava comunque pensò Thomas sentendo delle voci femminili proprio all'interno dell'accampamento. Mi svagherò anche io più tardi aye, disse l'arcere tra se e se.

Il banchetto era quanto di meglio potesse esserci in zona. La popolazione che viveva nei villaggi limitrofi al confine nord della porta non aveva subito particolari razzie se non quelle strettamente necessarie al sostentamento di così tanti uomini. Le pietanze, differentemente dalle varie cerimonie di cui Thomas aveva solo sentito parlare, erano state tutte poste al centro della sala e chiunque fosse invitato poteva prenderne a volontà. Le portate erano comunque quasi tutte a portata di carne. I pochi nobili presenti avevano comunque qualcuno che facesse la spola tra il tavolo e il banchetto in modo da non dover mai alzarsi per prendere il mangiare. Ma lui non aveva nessuno a cui delegare quindi prese due cosce di maiale e uno stufato dall'odore ancora invitante si guardò attorno in cerca di un posto. Fu in quel momento che Ser Tybolt fece segno che poteva unirsi al suo tavolo, quello alla destra di quello principale presieduto da Lord Roland ed una manciata di uomini di nobili natali.
Ser Tybolt aveva riunito tutti i capi compagnia alle proprie dipendenze e stava impartendo loro alcune lezioni di strategia mostrano un abilità fuori dal comune. Ma fu Ser Lyle ad attirare maggiormente la sua attenzione. Detestava gli arceri e quello era risaputo. Lo sguardo cagnesco che aveva gli rifilato quando il fratello si stava congratulando per le vittime causate sui merli delle torri Thomas se lo ricordava bene.

Il banchetto non durò più che un paio di ore. Fu uno scudiero ad avvisare i commensali che presto si sarebbe tenuto un concilio di guerra e i non invitati avrebbero dovuto far ritorno ai propri alloggi. Thomas restò seduto al proprio posto quando Lord Roland, prese la parola iniziando di fatto il concilio.

- Ser Jaime ha ritirato le truppe da Lord Harroway's Town signori, ora siamo tra due fuochi, l'esercito nemico avrà sicuramente colto l'occasione per riprendersi il guado con tutte le sue forze disponibili. L'esercito nemico alle spalle, il Nido dell'Aquila fortezza mai espugnata davanti.

Thomas sbiancò. Aveva appena sentito dire dal suo Lord che erano quasi certamente destinati alla sconfitta e cosa ancora più sconvolgente l'uomo non pareva assolutamente curarsi di questo. Come se quanto detto non fossero altro che chiacchere da locanda.
Intorno a lui un pesante brusio sfociò in uno vociare fastidioso. Solo un colpo secco che piegò un asse di legno riportò la quiete nella stanza. Lord Roland sistemò alla meno peggio il tavolo che aveva appena colpito con un pesante destro prima di accarezzarsi il viso e riprendere la parola.

- Il vantaggio numerico del nemico è innegabile ma la Porta Insanguinata non cadrà facilmente se saremo noi a difenderla. Mentre qui parliamo ci sono decine di uomini adetti alla sua manutenzione. I nostri arceri sono validi e i loro archi lunghi. Sarà una campagna di sfinimento.

Il brusio si rifece incessante alcuni nobili approvavano ma qualcuno, notò Thomas, stava schiumando di rabbia. I più loschi stavano già pensando a vendersi al nemico. Lord Roland sorrise vendendo come i più codardi appoggiavano in pieno questo piano. Un piano sensato ma che necessitava di collaborazione.

- Oppure possiamo avanzare e puntare dove a nessuno è mai riuscita l'impresa. Prendere Nido dell'Aquila, dimora del Lord della Valle nonchè fulcro del potere della valle stessa. Una fortezza inespugnabile alta come nessun altra e difesa da un unica via d'accesso che nulla ha a che vedere con il tortuoso passaggio che già abbiamo percorso.

Alcuni non si mossero ponderando bene l'idea appena lanciata dal loro signore. Ma nel silenzio un urlo risuonò forte e chiaro. Ser Lyle Crakehall era balzato sul tavolo gridando con i suoi uomini a favore dell'impresa. Voleva il sangue e non l'aveva ottenuto. Voleva la gloria e sino ad ora gli era stata negata anche quella. Voleva combattere e presto o tardi avrebbe messo in gioco la sua vita per questo. Il sorriso, nuovamente sulle labbra di Lord Roland, non sfuggì a Thomas. Come se l'uomo stesse recitando un copione già scritto, come se sapesse già le reazioni ad ogni sua parola, come se sapesse già di chi fidarsi e di chi no. Ma nel dibattito che si era appena acceso fu ancora la sua voce a rieccheggiare su tutte.

-Infine, un ultima notizia. Ieri, ora o al più domani Approdo del Re cadrà. I mercenari ingaggiati dal Lord Tyrell non mancheranno l'appuntamento e saccheggeranno Approdo del Re, così come fecimo noi durante la ribellione di Robert Baratheon.

Lo stupore era decisamente visibile sul viso di chiunque fosse presente nella sala. Nessuno si aspettava una notizia simile, nessuno avrebbe mai immaginato una tale eventualità. Il vecchio sovrano deposto lasciava ora il trono ad altri. Ma chi avrebbe preso il potere. Lord Tyrell avrebbe reclamato per se il trono oppure l'avrebbe ceduto a Lord Tywin? Queste incognite si insinuavano nella mente di Thomas quando infine il capo della spedizione Lannister seduto al fianco del folletto prese la parola, avvolto dalla sua tunica rosso porpora e dal mantello bianco e oro.

- Potremmo anche attaccare Lord Harroway's e riprendercela proprio come loro hanno fatto con noi. Un azione coordinata non è certo qualcosa che possano aspettarsi, così da marciare su Approdo del Re e consolidare una volta per tutte il trono di spade a nome del Nostro Signore Lord Tywin Lannister e porre finalmente fine al gioco del trono.

Applaudirono tutti con grida di incoraggiamento. Tutti gli invtati Lannister. Mentre Lord Roland e i suoi più fidi collaboratori iniziarono a ridere di gusto.
Thomas si guardò intorno perplesso nel vedere quella scena. Perchè ridevano, cosa c'era di sbagliato?
Un attimo dopo un braccio gli si aggrovigliò attorno al collo. Era quello di Ser Tybolt.

-Vedi Thomas, noi Crakehall non partecipiamo al gioco del trono. Noi giochiamo al gioco dell'oro. E' ben diverso.

LORD MACE TYRELL, SIGNORE DI ALTO GIARDINO, GRAN MARESCIALLO DELL'ALTOPIANO E PROTETTORE DEL SUD

__________________________________________________
Nella scorsa partita: ROLAND "FURIOSO" CRAKEHALL
Nella mia prima partita: THEON IL BELLO DEI GREYJOY
27/04/2013 09:02
 
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Mace Tyrell era seduto nella sala di comando allestita nel suo nuovo qurtier generale, studiava la mappa del Westeros, da solo e pensava....
<< Nuovo quartier generale, ma i miei giardini vengono devastati da quei cervi maledetti.... Ma presto piangeranno anche loro, ammesso che ne siano capaci.....>>

"Padre, Lord Paxter è di ritorno, i suoi compiti svolti, ora attendiamo risposte" disse Garlan entrando nel padiglione

"Bene ora vediamo come reagirà il nostro fu Re, alla perdita del suo scranno, peggio di così non può fare, l'altopiano brucia e lui gode quel sadico bastardo, Notizie da Fossoway?" chiese Mace.

Fu Loras a dargli la risposta, "Si padre Ashford è caduta, ma c'è una complicazione....."

"Si lo so, il Caprone giusto? Ch e si comporti come i 7 comandano o aggiungeremo un nome alla lista nera......" disse cupo Mace

" Purtroppo hanno razziato la città, Ser Fossoway non ci ha potutto fare un granchè, c i sarebbe stato uno spargimento di sangue assurdo a vantaggio solo del Re, che si levava due spine nel fianco in un colpo solo....." rispose Willas, dei tre era il più acuto in strategie militari, malgrado il suo aspetto, ma del resto alcuni grandi condottieri non avevano fatto altro che portare la spada e governare con la mente, Willas era uno di quelli.
"Notizie dai Lannister?" chiese Mace
"Nessuna per ora salvo che la Porta è caduta nelle loro mani e e Lord Harroway's Town è ripassata ai Tully, ma padre, cosa farà ora Robert?" chiese Willas
"difficile darti una risposta, il suo ego è anche più grosso della sua pancia, quindi mi aspetto che riprendano Approdo del Re velocemente, salvo cambi di rotta da parte dei suoi alleati, cmq non mi interessa, vedremo cosa ha intenzione di fare, l'altopiano è casa nostra e ce la riprenderemo, Bronn pagherà caro il suo tradimento, lho giurato sulla tomba di vostra madre...... Dalle indagini fatte dai miei uomini, non è stato un caso, non erano banditi....... Bastardo!!!!!!!" Mace si lascio andare alla collera, rovesciando la sedia alzandosi......
"Che gli dei lo portino alla dannazione!!!!!!!"
Con un fruscio di tende Margaery entrò nella tenda, con rotoli di pergamene in mano, " Padre, i Greyjoy sono liberi, dobbiamo preoccuparci?" chiese porgendo i rotoli al padre.
" Lord Balon sa badare a se stesso, idem Harlaw, se sono assetati ed affamati di cervo, di Trota e Aquile, posso comprenderli, prima o poi tutti pagheranno per questo, Robert su tutti, mi ha diprezzato una volta di troppo assurdo fanfarone, pensa di avere solo lui soldati e e tutto quello che serve per fare la guerra, ma sta sprecando energie, e quando arriverà la resa dei conti pagherà anche lui....." dise Mace cominciando a srotolare le pergamene.
" Bene tutto procede come previsto, presto avremo tutto quello che ci serve, ed andremo a stanare quei figli di buona donna che ci stanno devastando le terre......" concluse Mace, non si fregiava del titolo di Re in privato con i suoi figli, non gli importava nulla del Trono, presto qulcuno di più abile e legittimo lo avrebbe rivendicato e lui si sarebbe fatto da parte, la regina di spine avrebbe voluto che lui sedesse sulla maledetta seggiola, ma non faceva per lui, aveva altre cose per la mente, la vendetta, l'amore e la politca, non proprio in questo ordine, ma non aveva importanza, avrebbe castrato quel bastardo che si era permesso di devastare il suo giardino privato, molto presto, gli avrebbe donato una morte lenta e dolorosa, molto dolorosa......
Loras si lasciò andare ad una risata amara"Padre, abbiamo scambiato la nostra capitale con quella del Re, bell'affare, ad Alto Giardino, avevate il vostro giardino di Rose, ad Approdo avrete il Fondo delle Pulci, non è amle come scambio......" concluse lasciandosi andare ad una risata forte quanto amara.
"Beh Loras, vedila così, avremo la possibilità di dare una ripulita a quella fogna che chiamano capitale, daremo una bella lavata e lucidata, quando avremo finito Approdo del Re sarà scintillante come un diamante..... Robert a parte bere e ingravidare Puttane, negli ultimi 15 anni non ha fatto molto, pensare che gli avevo promesso la mano di Margaery....." disse ridendo e scuotendo la testa Lord Mace.
"Padre io ho semrpe rispettato le tue volontà, ma questa sarebbe stato troppo anche per me, farsi chamare Regina ed avere quel majale nel letto tutte le notti ubriaco e puzzolente, avrei preferito...... altre cose" disse Margaery.
"Non preoccuparti sorellina, ti avrei protetto da quel porco, del Resto lo Sterminatore di Re non lo ha fatto per sua sorella?" disse Loras
"Si ma se la chiavava lui, non m idire che anche tu e marghy fate lo stesso!?!?!?!!?" disse Garlan ridendo sguaiatamente
"No, non abbiamo le perversioni di casa Lannister, e smettiamola di parlare male dei nostri alleati....." dise Loras sorridendo apertamente
Con un leggero fruscio la guardia entrò e schiarendosi la voce disse"My Lord, Lord Paxter chiede udienza, posso farlo entrare".
"Certamente, vieni Pax ti stavamo aspettando, come va? Tutto è pronto?" disee Mace
Lord Paxter Redwyne entro nella tenda, sebbene apparisse come un lord dell'altopiano si vedeva che amava passare più tempo coni piedi sulla tolda di una nave piuttosto che a terra.
"Lord Mace, o meglio vostra Maestà, tutti i preparativi sono ultimati, il pacchetto è in perfetto orario, dovremmo essere pronti a muovere tra due o tre giorni come stimato, sono addolorato per la perdita di Alto Giardino, so quanto ci tenevate alle vostre rose, io con i miei vigneti sono stato più fortunato, i Greyjoy amano bere, quindi me li hanno trattati bene....." concluse con un sorriso triste Lord Paxter.
"Animo Pax, le Rose si possono ripiantare e con la giusta dose di cure ed amore ricresceranno più belle e rigogliose di prima, adesso dobbiamo occuaprci delle erbaccie, o meglio degli animalio selvatici che scorrazzano per l'altopiano seminando morte e distruzione. I pirati sono pronti a muovere dici? Bene ed il pacchetto in orario, quando avremo quello che ci serve il Re si accorgerà di aver fatto molto male a venire fin qua per romperci le palle, capirà chi siamo veramente, perchè lui non ci conosce, non sa cosa siamo capaci di fare, ma forse è un bene, chi è troppo sicuro di se finisce per fare errori madornali.Pax potresti confermare a Ser Fossoway di procedere con il piano cme prestabilito? ZScriverò una lettera a Qyburn per veedere cosa vuole fare il caprone, giusto per non averlo in mezzo alle nostre truppe se non collabora." concluse Mace Tyrell" Ah lascia perdere il vostra maestà, sono sempre il tuo Lord, nulla di più e nulla di menotenere la capitale una settimana non fa di me un Re più di quanto non lo sia più Robert adesso..."
"Come volete My Lord, posso condarmi Lord Mace?" chiese Paxter
"Direi di no, dobbiamo incoraggiare gli uomini, quindi andremo tutti a fare colazione con loro, alla mensa, faremo capire a questi uomini che non morianno per ingrossare le nostred tasche, ma per un ideale ben più alto....." disse Mace e Lord PAxter annui, convinto che fosse giusto incoragiare uomini che avevno perso la famiglia per seguire il prorpio Lord.
"Padre, un dispaccio arrivato ora dai nostri uomini al Nord, sembra che gli Estranei abbiano ammassato un altra armata, più grossa di questa e che si apprestino a colpire la Barriera, chi difende ora la Barriera?"disse Willas, visibilmente preoccupato.
" La banda del Buco difende la Barriera, ovvero gli Uomini Liberi, visto che Stark ed i Guardiani si sono di fatto ritirati molto più a Sud, che i sette ci salvino se quelle bestie immondedovessero superare il muro di ghiaccio........... saremmo tutti morti, maledetto Robert, ha convinto Stark a fare guerra a Sud ed ora rischaimo di perdere tutto...... Stupido vanaglorioso bastardo!!!!!!! Ma io so cosa terrorizza quel puttaniere maledetto, a quanto pare teme di più i draghi che gli Estranei, ma non arriverà mai ad affrontare i draghi di questo passo, se gli Estranei prendono il Nord diventa impossibile fare altro che concetrare tutte le truppe contro di loro..... Rischiamo di svegliarci tutti cadaveri se quei mostri passano l'incollatura, Aerys era folle ma Robert lo batte alla grande...." con lo sguardo cupo guardò ancora la mappa.
"Psossiamo solo sperare che gli Uomini Liberi tengano alla loro vita più che alla nostra e respingano le bestie...... Non possiamo fare altro che questo adesso" concluse Mace.
"Bene ragazzi miei, andiamo a gustarci una buona colazione prima di partire per la guerra, faremo capire di che pasta siamo fatti, tutti ci credono delle nullità, presto piangeranno lacrime amare" concluse Mace, alzandosi ed abbracciando i suoi figli, incrociando lo sguardo di Paxter fu sorpreso di trovarvi approvazione, ma anche rispetto e determianzione a fare pagare i torti subiti.
"Andiamo" disse Mace facendo strada verso il padiglione della Mensa.
[Modificato da Lord Yhon Royce 27/04/2013 09:43]
Lord Yohn Royce

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Nella Prima Partita:Lord Yohn Royce
Nella Seconda Partita: Re Robert Baratheon
Nella Terza Partita: Lord Jeor Mormont
Nella Quarta Partita: Lord Mace Tyrell
02/05/2013 02:27
 
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Dubbi ed incertezze
Erano ormai molti giorni che Jon non passava notti serene sognando qualche bella donna dai fianchi larghi. Le ore notturne avevano ormai
preso un colore sempre più simile alla morte:un'oscurità impenetrabile che celeva molti pericoli.

"Se tanto mi da tanto...gli antichi sono andati a puttane in qualche terra più facile da gestire di questa"disse Jon a Flich,il fedele scudiero.Per pura casualità il Gigante di Ultimo Focolare non era caduto in mano dei Tyrell:il carattere irrequieto di Umber si era rivelato una salvezza poichè grazie ad esso aveva deciso di partire per altri luoghi in cui la sua presenza era richiesta.
La notizia dell'attacco alla capitale aveva scaturito nel lord di Ultimo Focolare diverse sensazioni:prima stupore:l'attacco non era stato minimamente ponderato dal vecchio Jon. Successivamente rabbia poichè lord Bolton era caduto prigioniero in mani cattive:sebbene non
scorresse del buon sangue tra i due era sempre un uomo del Nord.Infine il disgusto più totale:questi Tyrell che si incoronavano arbitrariamente spianandosi la strada verso una capitale disarmate non con le proprie truppe ma con delle truppe mercenarie: erano apparsi ad Umber dotati di palle quanto Varys e valorosi come quello sbava mutande di Pycelle.
"Flich! vieni subito qui." Jon era nervoso. Non erano giornate per cui valesse la pena sforzarsi di essere cordiali....soprattutto con il
figlio del mercante che oramai ronzava sempre intorno a Jon.Il giovane accorse subito. Si fermò a pochi passi dal suo signore e chiese dopo un breve tentennamento: "Si,mio signore?"
Umber stava apprezzando il fatto che quell'imbranato iniziava ad essere sicuro di se. "Magari gli saranno cresciuti i coglioni...ma per adesso, sempre se son cresciuti ,saranno grossi come lenticchie."pensò Umber.Il gigante osservo per un attimo l'alloggio in cui stava con fare pensieroso. Il posto aveva una pianta rettangolare ed era tutto costruito in legno. Sul pavimento erano presenti alcuni pelli, di cuoio bollito, e alcuni sedili trasportabili. Vicino ad una parete c'erano un letto ed una piccola rastrelliera dove erano appoggiate armatura da battaglia ed il formidabile spadone degli Umber.

"Ragazzo mi serve carta e penna...questa storia di Approdo e la guerra nell'Altopiano mi lasciano profondamente perplesso...devo sentire mio figlio."Jon proferì queste parole in un'insolita maniera atona che testimoniava la tensione che provava.Flich,il giovane garzone,portò pergamena e piuma al suo signore e fece per andarsene finchè non si arrestò nell'udire il gigante dirgli: "Ragazzo sai come mi sento? Come nella storia "Il folle,l'illuminazione e la Via". Dove noi tutti siamo i folli che combattiamo tra di noi: tutti individui di uno stesso popolo, la via sono queste barcacce su cui stiamo dalla mattina alla sera e l'illuminazione magari sarà una bella fiammata su per il culo di uno di quei draghi targayren di cui tanto parlano i mercanti delle città libere.Adesso va! non ho tempo da perdere".
Il monologo incupì ancor di più l'umore del Lord di Ultimo focolare che iniziò a scrivere sulla pergamena:

"Caro Jon,figlio mio.
Spero che gestire la nostra nobile casa non si sia rivelato un compito arduo:sei un Umber e governare Ultimo Focolare non può che
essere un nostro compito. Ho scambiato numerosi messaggi con il nostro maestro e conferma le tue abilità di governatore. Spero che tu
sia stato disponibile con la progenie degli Stark...quel Bran di cui ho sentito si è dimostrato prode come il padre poichè ha preso la vita
di un disertore lui stesso come si addice ad un vero uomo del Nord:hai fatto bene a lasciarlo fare. Ora figlio non voglio annoiarti ma è
tempo di aguzzare la vista su ciò che si prospetta per il futuro della nostra casata: le nostre armate sono richieste in altri luoghi:armale
e fai unire i vessilli a quelli del metalupo. In tempi in cui Approdo del Re cade sotto armate mercenarie nemmeno luoghi inespugnabili come Grande Inverno sono al sicuro.Perciò tieniti sempre in contatto con la capitale del Nord.
L'Altopiano è devastato: Aquile,Leoni,Cervi....tutte le fiere più feroci di questo continente si stanno azzannando l'un l'altra senza tregua nè riserva: l'esito degli scontri è ancora dubbio ed il futuro dei sette regni è sempre più un'incognita.Tieni gli occhi rivolti verso Nord: sebbene i bruti sembrino meno pericolosi restano un nemico
imponente.Non scordarti dei guardiani della Notte: un'alleanza con i loro nemici potrebbe significare la nostra fine se decidessero di sguainare le loro armi insieme. Una pace nata così repentinamente non mi convince del tutto..
quindi tieni tutto sotto controllo:è tempo di indossare la cotta e sguainare le spade. é tempo di dimostrare la nostra forza e le nostre
abilità:è tempo di guerreggiare:gli Umber scenderanno in battaglia.
tuo, Jon ."


Dopo aver scritto sulla pergamena il signore di Ultimo Focolare chiamò Flich che accorse.Gli vennero consegnate due pergamente ed
attese ulteriori comandi.Jon riempì un boccale con della birra scura,si chinò verso il ragazzo e disse con tono calmo "Questi due messaggi sono per destinazioni diverse...ti ho già spiegato quali..." fece una breve pausa. Jon osservò la birra e diede una lunga sorsata. Svuotato interamente tutto il contenuto del boccale lo gettò verso la parete della stanza dove andò a sbattere e gridò"Che gli antichi ce la mandino buona!". Vi era un sorriso leggermente sforzato sul volto del gigante.
Le ruote dell'ingranaggio erano state innescate: la sabbia nella clessidra stava già scorrendo: i pesi poggiavano già sulla bilancia:ora era giunto il momento di trattenere il fiato e restare a guardare.
[Modificato da Dwavolin 02/05/2013 02:36]
Il Grande Jon Umber

Alfiere di Casa Stark

Signore della casata Umber

Maresciallo dell'Armate del Metalupo

Portavoce del Regno del Nord

Uomo del Nord




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